Un’ode ai favolosi anni Ottanta sfila sulla passerella di Véronique Leroy: è un trionfo di proporzioni over, spalline maxi e sovrapposizioni sperimentali, in un nostalgico déja vù che ci riporta indietro al decennio più controverso ed irriverente. Sulla passerella parigina tornano prepotentemente alla ribalta i trend che hanno reso gli anni Ottanta iconici, tra flashback ed echi di epoche ormai lontane, perdute nei meandri della memoria o nei ricordi immortalati su fotografie sbiadite. Ma, come talvolta accade, il rischio che si corre riportando in auge il passato è di apparire stucchevoli o scontati: Véronoque Leroy cade nel tranello del ricordo falsato, in una parata di capi che non convincono. Sfilano sovrapposizioni iconiche e note grunge che si uniscono a materiali pesanti, come velluto e ciniglia. Apre il défilé una salopette in velluto indossata su una maglietta bianca, con tanto di stivali in velluto ai piedi. La palette cromatica predilige i toni del marrone e del grigio, accanto a sprazzi rosa shocking. Largo a pantaloni con elastico in vita, da indossare con crop top zebrati, stivali grigi e bomber. Pesante ed eccessivo l’accostamento di giacche bomber animalier con minigonne drappeggiate e collant bianchi: la stilista più di una volta oscilla tra suggestioni tendenti all’overdressing e tentativi di emulare certa moda streetwear in cui però l’eleganza resta la più grande incognita. Dimenticate la subcultura yuppie e i paninari: qui sfila un concentrato di tendenze unite solo dal comune denominatore della nostalgia. Tra improbabili pettinature e accostamenti cromatici eccessivi, sfila una collezione che non convince, lasciando l’amaro in bocca rispetto allo stile a cui Véronique Leroy ci ha abituati. Ci si chiede se gli stessi outfit avessero avuto una sorte diversa posti sotto la lente dell’ironia, altro tratto saliente del decennio in questione, dimenticato però dalla stilista.