Moschino galvanizza la sua community con due sfiziose novità in salsa pop nel segno dell’inossidabile connubio fra couture e streetwear. La prima è una capsule collection creata dal direttore artistico Jeremy Scott in tandem con lo skate brand Palace. La collezione esprime l’unicità e il graffiante sense of humour dei due brand attraverso piumini stampati, giacche in montone, pullover con stampe ludiche, camicie mixate con felpe casual, t-shirt, denim monogram e un cartone del latte che diventa una vera borsa in pelle. Promossa da una campagna scattata da David Sims, la nuova collezione è disponibile in tutti gli store di Palace e di Moschino e online supalaceskateboards.com e moschino.com.
Inoltre il brand tricolore controllato da Aeffe e sinonimo di dissacrazione lancia una precollezione maschile per l’autunno-inverno 2020 che nasce nel segno del potere del linguaggio. Alla base di questo strabiliante guardaroba c’è l’idea di un lettering che è il cemento coesivo della società odierna. “Abbiamo tutti constatato quanto possa essere potente, nel bene e nel male, un messaggio scritto o digitato” dichiara Jeremy Scott. E aggiunge: “A mio avviso si tratta di un fattore cruciale: pensate, l’inglese e moltissime altre lingue sono composte da 26 lettere, 10 numeri e una serie di caratteri. In base però al modo in cui usiamo questi elementi, in un hashtag sui social media o un Tweet nel quale qualcuno dice la verità… questo, seppur limitato insieme di simboli, può cambiare il mondo”. La collezione si apre con un abito dai revers a scialle decorato da numeri stampati in flock su un tessuto che ricorda un check sbiadito. Questo tessuto, insieme al Principe di Galles, aggiunge un tocco nostalgico; assumono un ruolo centrale gli abiti sartoriali, i cappotti e i blazer doppiopetto che conferiscono un’aria dandy a un gentleman autoironico che calza stivali combat dall’allure marziale.
A questa gamma più formale ma sempre assolutamente originale e ricercata, si affianca un motivo che raffigura memorabilia stampati. Ritagli di giornali e magazine sono assemblati in collage marrone-blu-violacei, come un album indossabile fatto di ritagli di tabloid degli anni ’80 e ‘90. Il collage è una componente estetica fondamentale all’interno della collezione che ritorna come leit motiv anche su bermuda, shorts, camicie dal taglio western e cappotti. Scott approda infine all’era digitale: una stampa elettronica, che include parole quali “secure,” “privacy,” “hacked,” “contents,” e “device’, è decodificata in felpe con cappuccio, piumini e zaini. Questi ultimi, secondo lo stilista americano dalla pirotecnica vena pop, sono congeniali a catturare la doviziosa mole di messaggi che incameriamo quotidianamente attraverso i nostri schermi.
I termini appaiono stilizzati e distorti, come se fossero letti attraverso una spessa e deformante lente di ingrandimento in una raffica di testi in tecnicolor. Scott realizza infine la sintesi del suo pensiero con una semplice ma efficace rielaborazione del logo Moschino che si compone dei più comuni simboli presenti sulla tastiera dei computer e dei digital devices, gli stessi diffusi sui social media come il cancelletto e la chiocciola. Ma non finisce qui.
Per la precollezione donna dedicata all’autunno-inverno 2021-22 la maison punta sul collage e l’upcicling con un’ampia gamma di proposte nel segno di una wowness che occhieggia agli anni’80 promuovendo anche però l’economia circolare. Il vulcanico Jeremy Scott rispolvera l’archivio del brand per assemblare capi mosaico nati sotto il segno del teddy bear, l’iconico e tenero orsacchiotto divenuto ormai simbolo dell’estetica dissacrante di questo marchio.
Nel video che introduce la precollezione, la famosa modella canadese Winnie Harlow sfoggia mise spiritose e trasgressive in tinte shock che mixano cadì e jersey, animalier e cachemire, denim e pizzo, nappa e seta, il chiodo rock e il fourreau da languida maliarda. Gli opposti si attraggono, le fogge sono provocanti e ironiche, i volumi appaiono spesso enfatici e teatrali come nelle puffed sleeves o nei maxi fiocchi da gag, i tagli sono spesso asimmetrici e i tailleurs bon ton, volutamente chanellizzanti in perfetto Moschino style, propendono per la parodia del look bon chic ladylike attraverso azzardati accostamenti o con il provocatorio riferimento alle bordure in ocelot sul suit rosso ma in chiave fake fur e rigorosamente pet friendly.
Gli accessori, sempre sfiziosi ed eccentrici, comprendono borsette signature con il chiodo in primo piano oppure stivali neri in patent leather da valchiria sexy tempestati di borchie dorate che riproducono il teddy, mascotte della Moschino community onnipresente anche nelle stampe barocche e sui corpetti bustier, o ancora ampie tote bag basate sul concetto del patchwork, in un gradevole e sempre irriverente connubio di couture e streetwear. Nel segno dell’ottimismo.