A Venezia fra gara d’eleganza e scivoloni trash
Nuovo cinema fashion. A Venezia, insieme alla settima arte, sfila una grande parata di stelle, soprattutto italiane, per sancire l’ottimismo della ripartenza in grande stile. A dimostrare l’indissolubilità del connubio fra moda e cinema. La palma dell’eleganza nella Serenissima spetta sicuramente a Elodie che si è palesata sul red carpet della Serenissima fasciata in un abito siderale in maglia metallica silver con spacco molto audace e lo scollo fittamente ricamato insieme al compagno Marracash in tuxedo dai dettagli argento: coppia clou e cool inequivocabilmente abbigliata da Donatella Versace e con ‘l’argento vivo addosso’. Inneggia a Eldorado vestita come una sirena da Atelier Versace la bellissima Maya Hawke, figlia di Ethan Hawke e Uma Thurman. La madrina della 77esima edizione della mostra del cinema della città dei dogi, Anna Foglietta, si rivela una vera e propria icona di stile brillando per grazia, talento, ironia e intelligenza. Inaugura il festival con una superba toilette con vaporosa gonna di tulle e top tintinnante di cristalli a cascata, firmata Armani Privé.
Re Giorgio in fatto di stile la sa lunga: oltre ad aver vestito il talentuoso Pier Francesco Favino, il nuovo Vittorio Gassman, che ha calcato il tappeto rosso in giacca da smoking greige insieme alla piccola figlia, attrice in erba nel suo ultimo film ‘Padrenostro’, ha dettato il look della presidente della giuria di quest’anno, l’ineffabile Cate Blanchett, per poi sfoggiare toilette da fulgida sirena griffate Etro, Gucci, Brunello Cucinelli e Alberta Ferretti, una delle attuali regine del Made in Italy che oltre ad aver curato l’immagine in nero assoluto e iridescente della bella Cristiana Capotondi, ha anche abbellito la splendida Arizona Muse, top model impegnata, con un trionfante fastello di rouche di georgette plissettata scarlatta.
Rosso Valentino per la bella Fotini Peluso e per Vanessa Kirby che ha interpretato Margareth di Windsor in ‘The crown’. Rosso sì ma un po’ surreale e francamente molto trash l’abito da bombardona, di Zuhair Murad (che sa fare di meglio…) sfoggiato da una vamp de noantri come Madalina Ghenea, archetipo della starlette di regime (qualcuno sa dirmi per quale motivo è famosa?) che pare la clonazione triste di Gilda.
E’ una donna in rosso ma super chic, fasciata da un abito drappeggiato di Dolce&Gabbana, la florida Vanessa Incontrada, tradizionalmente legata al gruppo Miroglio come stilista e ambasciatrice del brand curvy Elena Mirò. Furoreggia in bianco ottico ohimé l’influencer Giulia De Lellis sulla cui toilette banalotta a forma di meringa tristemente firmata da un oscurissimo atelier di bridal e palesemente ispirata all’abito di Sarah Jessica Parker nella sigla di ‘Sex and the city’, stendiamo un velo. Da dimenticare l’abito con crinolina tricolore di Eleonora Lastrucci, un flop galattico. Inguardabili Ludovica e Beatrice Valli che ostentano due improbabili abiti bianco latte di Rami Kadi al quale chiediamo: perché?
Vola alto come una colomba invece il bianco immacolato della magnetica Tilda Swinton, musa di cineasti ma anche di stilisti, che ritira il Leone d’oro alla carriera con un magnifico e sinuoso abito di candido pizzo di Chanel corredato da una maschera veneziana d’oro, perché la classe non è acqua. Intrigante e sexy chic la tuta candida di Genny in organza sfoggiata da Giorgia Surina e impreziosita da frange d’argento. Bianco etereo il lungo Armani che illumina Greta Ferro ed Emma Marrone in blazer ammaliante e niente altro. Raffinata come sempre come una casta diva la regale Cate Blanchett che apre il festival con un magnifico modello grafico e sensuale nero luminoso del 2015 profilato di bianco di Esteban Cortazar, per poi esibire un top scultoreo brodé di Alexander McQueen di qualche stagione fa, dando un lusinghiero esempio di grande upcicling sulle orme di Jane Fonda che ha ‘riciclato’ il suo abito rosso di Zuhair Murad già sfoggiato prima degli Oscar 2020. E la Blanchett appare di sicuro in tutto il suo splendore fasciata da un mermaid dress nero ricamato effetto bambù disegnato Re Giorgio versione Privé.
Non offre fianco a critiche (ma non convince del tutto) Carolina Crescentini con il suo toy boy Francesco Motta, avvolta in un abito glamour che la fa sembrare una fata turchina versione 5G. Alessandro Michele per Gucci sul red carpet alza il tiro con l’abito di gala a balze multicolori, molto garbato, indossato da Gia Coppola, figlia d’arte. Non passa inosservata la caduta di stile del nude look di Matilde Gioli con un top francobollo che lascia troppo poco all’immaginazione. Interessante l’evoluzione del look della cantante Levante che, grazie a Re Giorgio, si trasforma in una signora di classe, anche per farsi perdonare lo scivolone del look sanremese targato Marco De Vincenzo. Sexy ma elegantissima in blazer con cintura la bella Adèle Exarchopoulos che ha scelto Prada come pure la magnifica Jasmine Trinca, star di ‘La dea fortuna’ di Ozpetek avvistata all’ultima, suggestiva sfilata femminile del brand a Milano. Nero, elegantissimo l’abito di velluto solcato da tagli e frange indossato da Catherine Waterston. Scintilla come caviale prezioso l’abito di Baby K firmato da Moschino by Jeremy Scott. Non convince affatto il look premaman anch’esso total black, di Arisa che ha pur scomodato un grande come Marras ma ci vuol altro purtroppo per convertire la signora al buon gusto.
E’ una piacevole sorpresa invece la splendida Miriam Leone, una delle nuove dive del nostro cinema, ammiratissima nella trilogia Sky su Mani pulite 1992-1993-1994, che abdica finalmente a Gucci che non le donava granché, per sfoggiare un tuxedo nude laminato d’oro firmato Blazé Milano, marchio emergente italian style affidato alla matita di tre giovani designer e amato anche da Margherita Missoni e Giorgina Brandolini D’Adda. Largo ai giovani. E i maschi? Non stanno certo a guardare. E anche qui si contano varie bucce di banana. Come i fratelli d’Innocenzo che appaiono piuttosto inquietanti come le gemelle di Shining targati Gucci crivellati da doppie G e uno styling davvero sbagliato. Scelgono Prada invece James Norton e Dario Yazbek Bernal. Di Marracash e Favino abbiamo già parlato. Bello e sempre più interessante come un vero divo hollywoodiano, nonostante abbia superato le 50 primavere, giganteggia Matt Dillon, giurato di Venezia 77 che ricordiamo per il grandioso ‘Rusty il selvaggio’ di Coppola ma anche per l’estremo ‘La casa di Jack’ di Lars Von Trier. Per non sbagliare si è affidato a Re Giorgio che fra i gentlemen della settima arte si è accaparrato le vere star. Nella scuderia veneziana dei purosangue vestiti da Re Giorgio spiccano una leggenda come Almodòvar che ha presentato la sua ultima fatica ‘The human voice’, Anthony Delon, Daniele Luchetti e il sex symbol Miguel Angel Silvestre, star di Almodovar e di Netflix, griffato Emporio Armani al pari di Diodato trionfatore di Sanremo, ma anche Alessandro Gassman che ha esibito un completo nero illuminato da t-shirt rossa per il photocall di ‘Non odiare’, film meritorio pervaso da un vibrante impegno civile sulla denuncia della aberrante rimonta antisemita nel nostro paese, anticamera del neofascismo digitale. Su tutti svetta senza dubbio l’elegante e fascinoso attore Diego Boneta che si fa notare, ma con classe, con il suo blazer da gran sera di Atelier Versace ricamato di cristalli che scendono in degradé dalle spalle, epitome di superba e glamourous couture maschile aggiornata ai codici odierni.