Laura Biagiotti, una regina della moda alla Festa del Cinema di Roma
Di Enrico Maria Albamonte
Capelli lunghi corvini, bella, romantica e sorridente ma anche tenera e tenace, tutta forza e dolcezza, ragione e sentimento: gli opposti si attraggono quando si parla di Laura Biagiotti. La ‘Regina del cashmere’ come la definì Bernardine Morris sul New York Times negli anni’80, o la dama bianca come venne pure ribattezzata, è scomparsa nel maggio 2017 a 70 anni dopo una vita lastricata di successi folgoranti e di imprese eroiche. Come lo sbarco in Cina, prima stilista italiana a osare tanto, nell’aprile del 1988 con le sue indossatrici cinesi, fra le quali la bellissima Dong Mei, tutte capitanate dalla top italiana Francesca Ambrosetti, una delle predilette di Laura. Alla fine degli anni’70 Richard Avedon la immortalò in un intenso ritratto in cui la idealizzava come un angelo dall’aria mistica, e così la ribattezzò ‘L’aura’. Oggi la ricorda ‘Laura Biagiotti-L’Aura della moda’, un bel docu-film prodotto da Anele e Gloria Giorgianni in collaborazione con Raicinema e realizzato da Maria Tilli e Anna Pagliano. Presentato il 19 ottobre nel nutrito calendario ufficiale della Festa del Cinema di Roma, il docu-film ripercorre le tappe determinanti della carriera di una signora del Made in Italy che con i suoi abiti-bambola in cashmere, taffetas e organza, i suoi lini ajouré abbinati alle sue inconfondibili collane di corallo o di cammei, e la sua maglieria rivoluzionaria in cashmere, filato nobile di ascendenza british e da lei sdoganato nell’armadio della donna che lavora, ha fatto sognare generazioni di donne ‘normali’ che finalmente potevano essere eleganti e comode senza avere la silhouette di una mannequin da passerella. Il suo motto era qualità e praticità.
“La nostra è una storia di famiglia che si intreccia con la nascita del Made in Italy, al quale mia madre ha dato un impulso determinante – spiega Lavinia Biagiotti Cigna Presidente e CEO di Biagiotti Group Spa – È una storia di lungimiranza e di visioni pionieristiche che ci hanno portati a essere i primi a sfilare in Cina portando la Moda Italiana nel Celeste Impero, e in Russia al Cremlino nel 1995. È una storia di arte e mecenatismo, costellata da importanti restauri e interventi a supporto della salvaguardia del patrimonio del nostro Paese. È una storia di valori testimoniata anche dal forte legame con il mondo dello sport.”
Il film scorre veloce ma efficace attraverso le testimonianze di Santo Versace che ammira la sua determinazione, Vittorio Sgarbi che enfatizza la liaison fra Laura Biagiotti con l’arte e il mecenatismo attraverso la sua collezione di quadri di Balla, Massimiliano Rosolino, l’atleta medaglia olimpica di nuoto che sfilò per Laura Biagiotti in costume da bagno nel 2000 e che paragona Laura a un direttore d’orchestra, e poi Matteo Ceccarini, che curava le colonne sonore delle sue sfilate e che ricorda il suo spirito zen e il suo carattere multiforme aperto a tutte le manifestazioni culturali vicine al fashion. Non mancano Romina Power, Silvana Giacobini, Carla Fracci che ha sfilato per Laura Biagiotti a Milano nel Piccolo Teatro Studio, e Nancy Brilli, che ricorda come Laura Biagiotti riuscisse a vendere i suoi strepitosi modelli alle principesse arabe (fra le sue clienti anche Raissa Gorbaciov), perché la sua era una vera ‘alta moda in maglia’. Il suo segreto era sua figlia Lavinia che riusciva a darle sempre serenità. E poi la affiancava Gianni Cigna, padre di Lavinia, con il quale la grande creatrice di moda convolò a nozze nel 1991 per poi perderlo prematuramente nel 1996, l’anno in cui decise di restaurare il sipario sfarzoso in velluto del teatro ‘La fenice’ di Venezia, riportandolo agli antichi fasti dopo un infausto incendio. Negli anni Laura Biagiotti ha reso omaggio alla sua città non solo con il profumo ‘Roma’ racchiuso in un prezioso flacone disegnato dall’artista Peter Smith, un bestseller fra le fragranze griffate, ma anche restaurando la scala cordonata del Campidoglio, opera di Michelangelo, le fontane di Piazza Farnese ma soprattutto ha ristrutturato il castello Marco Simone di Guidonia nel 1978, anno del suo debutto a Milano Collezioni con la sua linea di ready-to-wear femminile, invitata a sfilare nella città della moda da Walter Albini e dal ‘ministro della moda italiana’ Beppe Modenese, padrino di battesimo degli shogun dello stile, gli stilisti milanesi alla conquista del mondo della moda mondiale.
Dice Laura Biagiotti nel programma ‘King’ nel 1987: “ Oggi nella moda c’è troppo protagonismo e si perde di vista ciò che è la moda, qualcosa di divertente che però dà lavoro a tante persone, un’industria che fattura miliardi”. Laura Biagiotti è stata una visionaria, come ricorda la giovane e radiosa attrice Serena Rossi, voce narrante e protagonista del film che viene guidata da Lavinia Biagiotti Cigna attraverso le sale del castello a poche ore dalla sfilata autunno-inverno 2019-20, un antico maniero cinquecentesco tuttora quartier generale dell’azienda di famiglia, in un itinerario della memoria. Curiosa e coraggiosa, Laura Biagiotti dedicò la sua vita al suo lavoro che svolgeva con grazia e semplicità ma anche con un polso di ferro a livello imprenditoriale che le ha consentito, pur con molti sacrifici, di mantenere la proprietà nella sua famiglia, una vera e propria dinastia dello stile. La nonna di Lavinia e madre di Laura era Delia Biagiotti, un’altra pioniera che dopo essersi affermata in un’azienda editoriale decide, per stare vicino alla famiglia, di aprire un atelier a Roma in via Salaria. Delia fu una delle prime creatrici di moda italiane a disegnare le divise delle hostess Alitalia. Nei primi anni’60 la giovane Laura, allora studentessa di archeologia cristiana a Roma, muove i primi passi nel laboratorio sartoriale della mamma. “Decisi, dopo la laurea in Lettere Antiche, di seguire le orme di mia madre che mi mandò a fare la gavetta prima da Loewe e poi da altri grandi stilisti fino a quando nacque nel 1965 il gruppo Biagiotti con la Biagiotti Export e cominciammo a produrre il prȇt-à-porter di Emilio Schubert, Capucci, Litrico e Rocco Barocco”, si scopre nel documentario. E ancora:” Ho scelto la moda invece dell’archeologia perché mi avrebbe dato la possibilità di viaggiare e di conoscere gente nuova”. Parallelamente, per unire le sue due passioni, la moda e la sua famiglia, Laura Biagiotti rileva la tenuta Marco Simone di Guidonia alle porte di Roma, dove con Gianni Cigna crea la base del suo impero (oggi 90 milioni di euro di fatturato), divenendo la castellana della moda: nel maniero dell’undicesimo secolo, aristocratica magione della famiglia Cesi, visse anche Galileo Galilei. Con il suo restauro la stilista mecenate riportò alla luce degli affreschi di inestimabile valore. “Mia madre collezionava profumi, in questa sala ce ne sono oltre cinquemila esemplari con i flaconi originali di varie epoche storiche”, dice Lavinia nel film, guidando Serena Rossi in un tour che ripercorre il cuore pulsante della maison, dall’ufficio stile, alla sartoria, regno del ‘premier’ Filippo, decano dell’atelier che lavora da 50 anni per l’azienda, fino allo studio della madre. Laura Biagiotti è stata, insieme a Krizia, Alberta Ferretti, Rosita Missoni e alle sorelle Fendi, una delle prime donne imprenditrici di successo nella moda italiana, una delle ‘regine della moda’ come la definì nel 1985 Nora Villa nel suo libro ‘le regine della moda’ edito da Rizzoli. Era come dice di lei Sgarbi nel film: “una moderata in un plotone di estremisti come gli stilisti di moda, vestiva delle donne eleganti e borghesi come lei, e con Balla ha estetizzato la moda rinnovando il legame fra quest’ultima e l’arte”. Per usare le parole della grande stilista che ha vestito Mara Venier e Renzo Arbore, ma anche Sandra Mondaini, Gabriella Ferri, Pamela Villoresi, Raissa Gorbaciov e la moglie di Mubarak e che ha avuto il coraggio di convertire in beneficienza il compenso astronomico di Naomi Campbell che era arrivata, more solito, in clamoroso ritardo a una sua sfilata negli anni’90:“Preferisco essere una donna femminile che lavora in un mondo dominato dagli uomini, piuttosto che un uomo di serie B”. Una vera regina sì. Ma in fondo poi come ha scritto un grande poeta: ”Un cuore gentile vale più di mille corone”, un cuore che lei indubbiamente possedeva.