Intervista a Sofia Bertolli Balestra, nuovo direttore creativo di Balestra

Sofia Bertolli Balestra riporta in alto la bandiera BLU

COLLEZIONE FALL WINTER ‘23-24

Lo sapevate che non è il rosso ma il blu il punto più caldo della fiamma? Il blu Balestra per l’esattezza, quello che scalda la Collezione Fall Winter ’23-’24 di questa storica maison, oggi sotto la direzione artistica di Sofia Bertolli Balestra, terza generazione che introduce il prêt-à-porter contemporaneo.

Una collezione materica, con tessuti seconda pelle come il lamè, ricami daily, il blu colore dell’energia,
tessuti nuovi e nuove sperimentazioni per un mercato veloce ma attento ai dettagli e alla qualità.

Ai trench tecnici sono collegate delle mantelline, il velluto cattura luce e calore, e l’effetto rettile dato dalle paillettes ci riporta nelle terre selvagge dentro cui sono stati inseriti i disegni delle ginestre, l’unico fiore che cresce in territori ostili come quelli vulcanici. E’ il fuoco il filo conduttore della collezione Autunno Inverno ’23/’24, che scioglie metalli argentati come il jersey effetto pelle e che prende vita nei long dress di raso cinzato.

Abbiamo incontrato Sofia Bertolli Balestra che ci ha raccontato così la collezione:

Sofia Bertolli Balestra, terza generazione della grande maison, lei è cresciuta tra bozzetti, creatività, e abiti couture, questo è anche il futuro che desiderava?

Mi sono diplomata prestissimo, a 17 anni, e a quell’età sognavo di fare la giornalista, ma da sempre ho avuto la passione per l’arte, ciò che mi ha accomunato a Renato, mio nonno, per cui ho scelto, dopo la critica, di diplomarmi anche in Storia dell’Arte Contemporanea. Solo successivamente sono entrata in azienda con lo scopo di andare a ritroso nell’archivio Balestra, e di creare un puzzle importantissimo della storia della moda italiana.
In questo bellissimo viaggio sono gli anni ’60 /’70 ad avermi affascinato maggiormente, e quel coraggio avventuriero di nonno Renato, che aveva di prendere la valigia da Trieste e cercar fortuna altrove, da Milano a Roma per poi arrivare al successo che tutti conosciamo.

Sofia Bertolli Balestra

Quali sono le grandi novità all’interno della collezione FW ’23/’24?

Dall’haute couture siamo passati ad una collezione prêt-à-porter contemporanea, mantenendo il grande bagaglio sartoriale della maison, tutto quello che passa dall’ideazione alla costruzione di un abito d’alta moda, background che ci ha permesso di essere sempre molto attenti al dettaglio, alla qualità del prodotto, fondamenta imprescindibili.

Abbiamo però inserito tessuti del tutto nuovi e stiamo lavorando al fine di ottenere un prodotto che sia competitivo anche rispetto al prezzo, che risponda ad un mercato totalmente diverso dal passato, più veloce.
Oggi la moda è democratica, un tempo era privilegio di pochi.

I cambiamenti sono quindi prettamente scelte di mercato?

Si tratta delle scelta di voler e poter vestire tutte le donne e in tutte le occasioni. Mentre prima le scelta di un abito importante ricadeva sull’occasione speciale, oggi vorrei offrire al pubblico dei capi che possano durare nel tempo ed essere indossati nel corso degli anni e delle proprie giornate, magari inserendo dei pezzi contemporanei per alleggerire un abito da sera.

I capi Balestra sono totalmente made in Italy?

Assolutamente, ho impiegato un anno nella ricerca perfezionistica delle giuste aziende ed ho trovato una filiera di realtà umbre, toscane, laziali, romagnole, per la scelta della lavorazione dei pellami più pregiati fino alle rifiniture e ai drappeggi sartoriali.

Il capo di questa collezione a cui è più legata?

Forse il chiodo in pelle, a cui dovevo però regalare la personalità e il carattere Balestra, per cui è un insieme di tessuti tra cui pelle laminata, resine colate e ovviamente l’iconico colore blu.

Ma anche l’abito che chiamo “metallo fuso”, una second skin con spacco, l’idea è nata pensando al metallo che si scioglie sul corpo e su cui il materiale viene lavorato con drappeggi per ottenere tridimensionalità e bellissimi giochi di luce. Sembra davvero argento colato.

Progetti futuri?

Una collezione scarpe probabilmente nella prossima Primavera, vorrei dare alle donne un total look Balestra, e raccontare una sartorialità italiana e tutte quelle che sono le grandi eccellenze del settore.

Ci può raccontare un aneddoto di lei bambina?

Mi divertivo come una pazza a provare gli abiti nella stanza al piano superiore quando non c’era nessuno, ci andavo di nascosto, avevo dodici anni e mi infilavo il tacco 12 davanti a questi grandi specchi dorati, ed io piccina piccina dentro queste meraviglie che mi stavano enormi. Una collezione couture con quell’immagine di me sdoppiata per il riverbero degli specchi, era un momento magico, un sogno, e la cosa più piacevole per me non era immaginare di essere una modella, ma capire cosa si provava ad indossare un abito così speciale e avere la fortuna di sentire il tessuto, avvicinarlo alla pelle, farlo mio.

E un’altra immagine che conservo è quella delle disegnatrici con tutte le mani piene di brillantini. Anche quello “sporcarsi” fa parte del processo creativo; io dipingo ancora e sentire la materia mi aiuta ad avvicinarmi al colore e a capirlo nel profondo.

Cosa rappresenta per lei la moda?

Un modo di espressione. Io sento la necessità dell’atto creativo, è una forma d’arte, un racconto. 

Com’ è cambiata dal passato ad oggi?

È più show che prodotto, si è più attenti a chi presenzia ad una sfilata rispetto al lavoro che c’è dietro.

E cosa c’è dietro il suo marchio?

Forza e passione. C’è la voglia di raccontare una storia che non si è fermata ma è stata dimenticata; c’è la voglia di creare un marchio internazionale, e di portare il made in Italy in giro per il mondo.