L’Evoluzione Post-Futurista: Coevoluzione dell’Umanità e della Tecnologia
“Né gli esseri umani possono creare mutazioni, né possono impedire che avvengano mutazioni. Gli esseri umani semplicemente conservano e accumulano mutazioni che sono già avvenute.“
— Charles Darwin, “Sull’Origine delle Specie”
Nel 1859, Charles Darwin pubblicò l’importante opera “Sull’Origine delle Specie,” discutendo dell’evoluzione della vita. Affrontò principalmente due argomenti: le diverse forme di vita sulla Terra che si sono evolute, e l’evoluzione biologica che è guidata dalla selezione naturale. Infatti credeva che la specie umana non fosse un’entità invariabile ma che cambiasse in risposta ai cambiamenti ambientali, e che l’evoluzione fosse un processo graduale e continuo.
L’evoluzione umana segue una via simile. Dopo aver acquisito saggezza, abbiamo costruito la civiltà e inventato la tecnologia, mirando a plasmare il nostro futuro destino. Brian Arthur, un pensatore americano, presentò una prospettiva sull’evoluzione umana nel suo libro “La Natura della Tecnologia.” Suggerì che la tecnologia, come la biologia, può evolversi attraverso “aggiornamenti,” “miglioramenti” e “sviluppi.” Proprio come gli organismi biologici subiscono “mutazioni” come risultato di cambiamenti fondamentali, Arthur credeva che la tecnologia esistesse da sempre per servire agli scopi umani.
Negli ultimi dieci anni, i drastici cambiamenti nell’ambiente naturale, nelle dinamiche politiche globali e il rapido avanzamento della tecnologia, guidato dall’arrivo dell’intelligenza artificiale, ci hanno spinto a riflettere sull’era dell’informazione in rapida evoluzione e sul futuro incerto dell’umanità. Basandosi su questo contesto, la designer Anna Yang osa immaginare cosa succederebbe se gli esseri umani e la tecnologia co-evolvessero. Se processi come l’autoriparazione, le connessioni emotive e l’autocoscienza si verificassero contemporaneamente nella relazioni tra umani e tecnologia, e se gli esseri umani possedessero attributi sia meccanici che biologici, potrebbe ciò portare a nuove “mutazioni”? Con il coinvolgimento della tecnologia, il corpo umano potrebbe subire cambiamenti inediti, dando origine a forme di vita straordinarie?
La collezione Primavera/Estate 2024 di ANNAKIKI, intitolata “Alian Body,” è la risposta della designer a queste domande introspettive. Rappresenta i pensieri e riflessioni di Anna Yang sull’ambiente dinamico e incerto in cui gli esseri umani vivono e sul futuro ambiguo che ci attende. La designer immagina che le mutazioni genetiche possano scatenare “anomalie” umane future. In un mondo post-futuristico in cui tecnologia ed esseri umani coesistono, il corpo umano potrebbe subire nuovi cambiamenti, evolvendo in forme che offrono autodifesa contro minacce esterne, creando così una prospettiva futura completamente nuova. L’elemento predominante di questa stagione è la “spina”, Anna Yang ha tratto ispirazione dalle intricate forme delle mutazioni cellulari e le ha tradotte in sporgenze appuntite che ricordano spine argentate futuristiche. Realizzate in materiale PET rivestito d’argento, ogni spina è meticolosamente tagliata a mano e cucita dagli artigiani a creare un senso di profondità. Il nylon rigenerato dalla tecnologia è utilizzato per creare fitte boscaglie di spine, realizzate attraverso imbottiture e cuciture manuali, adornate con stampe a righe e pois. Perni metallici conici neri sono distribuiti in modo uniforme sugli abiti, simboleggiando l’irremovibile armatura del futuro dell’umanità nel mondo visionario di ANNAKIKI.
Allo stesso tempo, Anna Yang mira a creare un nuovo ordine dal caos. Utilizzando tessuto denim con bordi sfilacciati, preservandone la natura grezza e ruvida, contrapposta a tessuti in maglia elasticizzati sfrangettati e forati per incarnare i cambiamenti costanti della divisione cellulare. Tratto d’ispirazione dalla struttura a doppia elica del DNA, utilizza elementi circolari per scolpire varie forme, utilizzando tazze spiraliche e strutture circolari in 3D come base per creare un secondo corpo architettonico. Disserta la struttura a doppia elica, estendendola e trasformandola artisticamente, evolvendola in vari elementi mutati come punti e strisce, infusi con l’iconico logo di ANNAKIKI, simile a un esperimento di intervento genetico. La stella a quattro punte, emblema del brand, ispirata all’estetica dell’arte frattale, subisce una trasformazione e si fonde armoniosamente in abiti dal design minimalista dalle spalle larghe, simili a invincibili armature futuristiche.