Eterea, leggiadra e drammatica, a metà tra una guerriera dal destino tragico e un’eroina romantica, la donna di Sarah Burton per Alexander McQueen travalica i confini della moda, riuscendo nell’assai più arduo compito mai concesso ad uno stilista: emozionare. Una Primavera/Estate 2016 declinata nei candidi toni del rosa cipria per una collezione altamente evocativa.
L’Inghilterra dickensiana, cupa ed inospitale, si respira a pieno nelle anguste redingote e nell’austerità di alcuni abiti merlettati. Ma è l’East End di Londra a rivelarsi protagonista assoluto, in un lungo excursus che inizia nel XVII secolo.
Sarah Burton ci conduce nei luoghi che furono habitat degli ugonotti francesi immigrati in Inghilterra: le atmosfere di Spitalflields Market riemergono nella seta delle balze, delle ruches e dei volants dei lunghi abiti tagliati a vivo, castigati ed austeri, indossati sotto inedite biker jacket in rosa cipria.
Crocevia del mercato della seta, Spitalfields divenne più tardi, in epoca vittoriana, teatro di violenze e barbari omicidi. È un po’ santa e un po’ meretrice, come Mary Kelly, l’ultima vittima di Jack the Ripper, la donna che sfila in mise trasparenti dalle profonde scollature, impreziosite da orli e frange. Quasi una eretica o strega da redimere, poesia e struggente romanticismo si incontrano in quest’eroina che cede alla modernità di sneakers e jeans usati. La redingote adesso è in denim, le decorazioni sono 3D, per un inedito mix di gotico e urban. Largo a blazer smanicati e abiti in un tessuto a rete che sa di antico.
La palette cromatica si arricchisce di qualche tono d’azzurro e di un bianco puro dalle suggestioni mistiche. Ma lo spirito British emerge nelle contraddizioni: suggestivi i dettagli che tendono al punk, come le catene, indossate sulla pelle nuda, che creano suggestivi incroci sul petto e sui fianchi.
Via via la sfilata cede il passo ad un mood più bucolico, per capi dalle romantiche stampe floreali, che omaggiano i giardini all’inglese. Ma i toni sono freddi, più autunnali che primaverili, ed i richiami medievali, per una nuova Joan of Arc a cui Sarah Burton non concede redenzione, decretandone invece l’assoluta perdizione nella sensualità degli abiti da gran soirée: teatrali, maestosi, con una prevalenza di taffetà e velluti, mentre una nuvola di piume emerge nelle lunghe gonne a sirena. Quasi un’armatura nel corpetto lavorato in bicromie black & white, per un effetto altamente scenografico.
Una sfilata memorabile, che omaggia lo stile del compianto Alexander, morto suicida nel febbraio 2011. Perché la moda, a volte, fa ancora sognare.
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