A talk with Patrizia D’Anzuoni, costumista scaligera.
Patrizia D’Anzuoni è una costumista che ha collaborato con i più grandi costume designer e registi mondiali. Da sempre molto determinata (Re Giorgio la scartò dall’inserirla all’interno dei suoi negozi come commessa in quanto le disse che avrebbe frenato il suo sogno di realizzare abiti per il teatro), grazie a una grande preparazione culturale e alla sua risolutezza lavora da 30 anni in uno dei più importanti teatri del mondo: la Scala di Milano. Abbiamo avuto l’onore di conversare con lei su come sia evoluto il mestiere di costume designer nel tempo e anche di riflettere sulla moda contemporanea e sui giovani secondo il suo assai influente punto di vista.
Come sono cambiate le esigenze oggi? il costumista come si rivolge oggi nel 2020 nel proporre un bozzetto e soprattutto un figurino per il balletto e l’opera?
Tutto questo dipende dalle esigenze della regia. Dall’idea che uno ha e che poi sviluppa con scenografo e costumista. Queste componenti portano al prodotto finale dell’idea. Se torniamo un po’ indietro nel tempo le tipologie e lo sviluppo del costume sono cambiati. Prima c’era una ricerca storica, un elaborato. Si cercava minuziosamente fino i piccoli particolari al fine di rappresentare il periodo storico, il tema dell’opera che occorreva rappresentare. Oggi non è proprio così. Si fa molto riferimento nel costume design al periodo storico attuale. La moda condiziona l’idea e soprattutto il progetto. Perché? La moda rappresenta il tempo stesso di oggi e si proietta sull’opera, sul filmato, sullo stato sociale di quel momento e del periodo rappresentato. Alcuni costumisti nel corso del tempo arrivano con piccoli schizzi, altri invece portano anche riviste come Vogue, Marie Claire, Glamour. Da lì iniziano a dirti cosa vorrebbero. Poi magari vengono fatte delle modifiche. Il costume di una modella non sempre può essere indossato da un’artista del coro o una solista. Alla base ci deve comunque essere una manualità, un costume dove si può muovere il ballerino. Dipende anche dal tipo di balletto, ma in assoluto il ballerino è movimento. Dipende dalla rappresentazione. Se è un’opera moderna si può anche acquistare presso retailer del mass market oppure se necessita anche acquistare capi e stoffe da cui confezionare l’abito. Questo cambia dalla tipologia di opera e dall’idea del regista. Il regista è fondamentale.
“Anche i ragazzi di oggi che escono e hanno studiato scenografia e scuola del costume quello che devono fare è avere l’idea, qualcosa che esca fuori dagli schemi. All’interno di una società come la nostra che è in crisi per una serie di motivi, non occorre abbattersi. Occorre avere una visione, occorre saper cercare la strada giusta. Affiancarsi a persone più esperte di noi significa crearsi un bagaglio. Lavorare come assistente. Nella sartoria. Nell’elaborazione, ossia le tinture.”
“Il costume è cambiato – dichiara Patrizia D’Anzuoni – è al passo con il tempo. Siamo in continua evoluzione, stiamo cambiando. La moda influenza molto il teatro. Rappresenta il quotidiano: alcuni costumisti che sono anche i registi che lavorano sui film, in particolar modo quelli che noi vediamo nelle sale cinematografiche, sono molto attenti a ciò che indossiamo ogni giorno. Il regista Martone ad esempio si rifà al giorno d’oggi e esige che il costumista adotti questa visione. L’opera similmente è maggiormente proiettata al capo del giorno d’oggi. I giovani d’oggi sono molto attenti alle celeb, vogliono emulare i loro look. Oggi c’è un grande mix, la differenza di ceto sociale non è più una prerogativa nella differenza del look. Inoltre si è anche quasi azzerata la differenza tra maschile e femminile. La moda riporta dei canoni, dei clichè di ciò che ha rappresentato. Tornano gli anni Ottanta, Settanta, Novanta. Sfogliando le riviste di oggi ci si rende conto che i trend non esistono più. Si fa riferimento al cultural mix, o per meglio dire, ci si ispira a un determinato periodo storico e ne escono fuori nuovi codici e canoni estetici.”