Rosie Assoulin, Faustine Steinmetz, Emilia Wickstead, Sadie Williams, Tome, Wanda Nylon, Creatures ofthe Wind, Anne Sofie Madsen, Aalto, Arthur Arbesser e Vivetta, sono gli undici designer che Nadja Swarovski e la giuria presente, ha selezionato per il programma Swarovski Collective 2017 (fondato nel 1999 da Alexander McQueen, Nadja Swarovski e Isabella Blow n.d.r.), di Swarovski.
Ai finalisti, verrà concesso il supporto di un programma di mentoring di 12 mesi, un aiuto finanziario ed, infine, i cristalli Swarovski da utilizzare esclusivamente per le loro personali collezioni primavera/estate 2017 (che verranno presentate in occasione delle settimane della moda di Milano, New York, Parigi e Londra) e autunno/inverno 17-18.
Inoltre, nel giugno 2017, uno tra i designers selezionati riceverà un premio pari alla somma di 25.000 euro, da utilizzare per lo sviluppo del proprio brand.
Quella di Swarovski, è una nobile iniziativa concepita per supportare i giovani marchi che si apprestano ad affermarsi nel mondo della moda.
Con Swarovski Collective, infatti, i talenti del fashion trovano terreno fertile per coltivare la loro creatività.
Di Anna Zullian, si percepisce una raffinata predisposizione artistica. Le sue creazioni, travolgono lo spirito e raccontano storie che solo lei riesce a modellare con la sua superba fantasia.
Il contatto con la natura e con l’arte, pizzica la sua creatività che la porta, a sua volta, a creare gioielli indefinibili con l’uso delle parole.
Le sue creazioni sono enigmatiche e mistiche. Legate da una sensazione primordiale che trascende l’opera d’arte fine a se stessa.
Chi è Anna Zullian?
Sono una designer di gioielli con una passione estrema per tutto ciò che riguarda l’atto creativo. Dopo una laurea in arte contemporanea, presso l’Università degli studi di Parma, ho capito subito che il mio percorso non poteva concludersi qui. Sentivo di dover “ampliare il mio bagaglio culturale” e di applicarlo alla mia passione estrema per la moda. Così, dopo la laurea, ho intrapreso la strada del fashion system attraverso due scuole, la prima in Italia, a Milano e l’altra a Berlino. E proprio qui, a Berlino, ho iniziato a creare e progettare gioielli. Berlino è stata, ed è ancora oggi, una città molto importante. Qui ho avuto la straordinaria opportunità di conoscere persone incredibili, che mi hanno spinta verso la sperimentazione estrema e assoluta del mio design. Ma non posso definirmi solo designer. Contemporaneamente all’esperienza berlinese ho iniziato a seguire e collaborare con diverse riviste di moda. La mia primissima pubblicazione e collaborazione è stata con Vogue Italia. Oltre alle diverse pubblicazioni avute nel magazine sia cartaceo che online ho avuto la grandissima opportunità di partecipare alla fashion week milanese come “Giornalista” per Vogue.it! L’emozione è stata ed è ancora indescrivibile. Così, contemporaneamente all’editoria, continuo con la mia attività di designer. Quest’ultima mi ha portata e mi sta portando ad ottenere importanti riconoscimenti e pubblicazioni.
Nel 2012 ho esposto un’opera, Nonna6.19.2010, presso il DesignTransfer di Berlino. Si tratta di una collana composta da tanti petali, petali visti ed elaborati attraverso gli occhi di mia nonna. E’ l’unica opera che vede come protagonista il colore. Infatti, le mie opere successive prevedono il solo uso del bianco e nero. Ora, “Nonna6.19.2010”, è in esposizione permanente presso l’accademia Abadir di Catania. Successivamente ho iniziato ad esporre le mie collezioni durante la settimana della moda di Parigi. Qui ho avuto la straordinaria opportunità di entrare in contatto con una realtà davvero molto importante per il design del gioiello contemporaneo. Diverse poi sono le pubblicazioni avute nel blog di Diane Pernet, A Shaded View Of Fashion. Considero Diane Pernet una mia grandissima icona, oltre che genio assoluto della moda. Il suo stile, la sua figura è di grandissima ispirazione per tutto il mio design.
Nel giugno del 2015 ho vinto un prestigioso concorso internazionale indetto dalla Swarovski, Swarovski Sparkling Future, presentando un anello in Corian bianco, dal titolo “Memento”. Si tratta di un’elaborazione del cristallo Swarovski in chiave contemporanea. Questa vittoria è stata illuminante. Mi ha permesso di entrare in contatto con una realtà e con un mondo davvero straordinario, iniziando così a progettare una piccola linea, utilizzando questo affascinante cristallo.
Qual è stato il momento in cui hai capito che il design era il tuo mondo?
Fin da bambina disegnavo e creavo abiti per l’iconica Barbie. Mi piaceva l’idea di creare dei veri propri outfit, e proporli poi alle mie amiche. Inoltre adoravo i gioielli di mia nonna, in modo particolare, un anello in stile barocco. Era incredibile il modo in cui quel designer lo aveva creato ma soprattutto il modo in cui aveva incastonato i diversi brillanti con una tecnica e una maestria davvero unica. Interrogavo spesso mia nonna, portandola quasi allo sfinimento chiedendole se mai sarei riuscita a creare una cosa simile. E lei, con il suo sorriso, accarezzava le mie piccole manine e mi sussurrava: “Basta crederci”. Quelle parole sono state e sono ancora oggi illuminanti.
Tu, in tre aggettivi.
Resiliente, forte e tenace.
Il tuo marchio in tre aggettivi.
Introspettivo, poetico, estremo.
Un’opera d’arte che ti rappresenta.
Domanda difficilissima. Sono davvero molte le opere d’arte che mi rappresentano ma in questo momento più di tutte, “Quadrato nero su fondo bianco” 1913-‘15 di Kasimir Malevic.
La tua ispirazione.
La natura, in modo particolare le mie Dolomiti, la roccia millenaria, l’assenza di vegetazione, il paesaggio duro con le sue forme spigolose. Tutto questo per me è sinonimo di rifugio, dove affondare e allo stesso tempo ricercare la propria pace interiore.
Altra importantissima fonte d’ispirazione per il mio lavoro, è la luce. Amo osservare e meditare sulla luce, spesso vista e letta in senso metaforico.
Altra fonte è il cielo. Sono due le fasi che più mi affascinano. Il cielo nelle primissime ore della giornata e il cielo notturno. Questa riflessione sarà alla base del mio ultimo lavoro.
Il tuo mentore.
Me stessa.
L’essenza delle tue creazioni.
Vorrei definire l’essenza del mio lavoro, delle mie creazioni, attraverso questa splendida citazione di Wassily Kandinsky: “La vera opera d’arte nasce dall’Artista: una creazione misteriosa, enigmatica e mistica.Separata da lui acquista una vita autonoma, una personalità, diventa un soggetto indipendente, animato da un respiro spirituale. Il soggetto vivente di un’esistenza reale”.
Il tuo presente.
Attualmente sto lavorando a due progetti, il primo è legato a Swarovski. Una sorta di “progetto sperimentale” che mi sta portando ad utilizzare materiali davvero differenti tra loro ma assolutamente affascinanti. Il secondo invece è un mio progetto personale, sempre legato all’uso del Corian.
Il tuo futuro.
Continuare il mio percorso creativo attraverso la sperimentazione estrema dei materiali e delle forme.
Talento e creatività, un binomio imprescindibile per Giancarlo Petriglia: l’eclettico designer milanese che, attraverso un raffinato gusto estetico, è riuscito a creare la sua omonima collezione di borse realizzate come veri cimeli artistici.
Studia presso l’Accademia di Belle Arti di Milano e stringe un’intensa e duratura collaborazione con maison Trussardi. Altre importantissime collaborazioni professionali coinvolgono Giancarlo e Nicolas Ghesquière, Vincent Darré e Mariuccia Casadio.
Come racconta a noi di D-Art.it, la sua creatività è il riflesso del suo spirito e della sua mente.
Giancarlo, come descriveresti la tua creatività?
La mia creatività è il riflesso del mio spirito e della mia mente. Uno spirito leggero e versatile, una mente eclettica ed innovatrice.
E le tue creazioni?
Le mie borse nascono come nuovi giocattoli per una donna che non teme il proprio lato ironico ed anticonformista. Una donna colta, elegante, che sappia apprezzare l’arte in tutte le sue forme e declinazioni.
Quale icona o donna del tuo presente ispira il tuo progetto creativo?
Tre donne dell’arte e della cultura del secolo scorso, Vanessa Beecroft, Peggy Guggenheim e Paloma Picasso, diventano ispirazione per le tre nuove linee della collezione P/E16 : sono le “Lady P.”, saggio di altissima pelletteria con lavorazioni esclusive e preziose
Raccontaci la collezione primavera/estate 16: cosa ha stimolato il tuo estro creativo?
Con la collezione p/e 2016 ho voluto affermare in modo inequivocabile che le mie creazioni sono sinonimo di arte, modernità e lusso. Un lusso sempre ironico e colto, un lusso diverso. Come nei disegni di René Gruau che in maniera antesignana è riuscito a rappresentare uno sfarzo sarcastico, moderno e colorato.
Se tu non fossi diventato un designer quale mestiere avresti intrapreso?
Sin da piccolo ammiravo mia madre realizzare dei meravigliosi abiti sartoriali e a 5 anni la mia icona era Gianni Versace, quindi non riesco ad immaginarmi lontano dal mondo lavorativo a cui appartengo oggi, molto probabilmente avrei canalizzato la mia creatività nell’ambito sartoriale.
Oltre alla borsa, cosa non deve mancare assolutamente nel guardaroba di una donna?
L’eleganza e l’ironia (tutto ciò che rappresenti lo stile, l’anima e la cultura di una donna).
La bellezza è…
Manifestazione dell’arte.
Ti disgusta?
La menzogna e tutto ciò che violenta l’autenticità.
Progetti futuri?
Da marchio, al momento accolto come accessorio di lusso e ricercato, a Brand che mantenga le stesse caratteristiche di esclusività e lusso ma che si completi con il mondo della calzatura e dell’alta sartoria.
Una primavera/estate 2016 che tocca ispirazioni africane con l’omaggio al canto popolare Bantù dove desiderio e amore diventano il cuneo della vita.
Tessuti nobili come il duchesse, il tulle e il cady , modellano linee geometriche e slim, giochi di strutture e di tagli che portano la collezione a livelli estremi di eleganza.
Sylvio Giardina, l’eclettico e sentimentalista designer italiano, conferma la sua generosa e sensibile arte attraverso la linea “sculpture dress”: pezzi unici e couture che prendono vita attraverso studi perfezionistici dei volumi e di proporzioni.
È recente, la collaborazione con l’illustratrice spagnola Elga Fernandez Lamas che con premura ed altrettanto talento, ha illustrato la collezione S-K-I-N.
Sylvio Giardina
Fashion Designer
Parigi l’origine.
Si! Sono nato a Parigi, con questa città ho un legame affettivo ma è anche luogo di ispirazioni e stimoli creativi.
Roma la continuità.
Roma è la città degli studi accademici, delle prime esperienze lavorative, dei progetti di vita. Ho un bellissimo ricordo della couturierFernanda Gattinoni, è stata un grande riferimento sia nel lavoro che nella mia vita. Lei mi ha insegnato il “mestiere”, andando a toccare tutte le fasi, dalla progettazione alla realizzazione di una collezione Haute Couture.
Un ricordo lontano.
Mia madre acquistò una rivista di moda per scegliere nuovi capi da cucire per lei. Ho rubato la rivista, Elga Fernandez Lamas tagliato i figurini e mi sono divertito a modificarli secondo il mio gusto. Tutto iniziò da lì, ed è stato un percorso naturale.
L’ispirazione:
L’Arte. Ogni forma d’arte, dalla pittura all’architettura, passando per la scultura e la fotografia: queste materie sono le mie principali fonti d’ispirazioni. Sono stimoli per la mia ricerca stilistica per creare nuove forme attraverso le quali posso tradurre le mie emozioni.
La moda è…
Un processo di cambiamento e di evoluzione del sistema, continuo. Il mio lavoro subisce una forte influenza che arriva dall’arte e quindi non è solo un’esigenza legata alla creazione di un prodotto ma bensì l’espressione di un concetto.
La moda può a volte…
Cambiare la percezione del mondo esprimendo ideologie e rivoluzioni culturali, segnando la nostra esistenza.
Di cosa si arricchisce il tuo progetto?
Si arricchisce di una linea di gioielli. Tutto è iniziato lo scorso anno, avevo voglia di realizzare grandi orecchini da poter usare per le foto della collezione ready-to-wear, da lì sono arrivate diverse richieste per editoriali e a queste si sono aggiunte le richieste di acquisto.
Sei un…
Sono un perfezionista. Sì! E’ necessario. Sono un perfezionista ossessivo, ma solo se parliamo del mio lavoro… L’amore è…
Un sorriso che non ti aspetti.
Se potessi…
Riporterei in vita la mia famiglia, mio padre, mia madre, mio fratello. Il vuoto è senza fine.
I miei sogni…
Non ricordo mai quello che sogno, mi capita spesso di sognare ad occhi aperti.
Federica Tosi nasce a Roma nel 1978. Precedentemente al suo lavoro nell’ambito della moda, studia Lingue e accumula esperienze in ambito commerciale.
Nel 2013 lancia il suo omonimo brand, l’evoluzione del marchio Luxury Fashion fondato nel 2007.
Federica Tosi è un brand dalla visione innovativa e contemporanea. Minimalismo e carattere sono gli elementi base della collezione, arricchita da elementi Swarovski per effetti sparkling sorprendenti.
Un viaggio negli States si rivela un’importante svolta nella tua vita: raccontaci di questa straordinaria esperienza che ti ha cambiato la vita.
Era il 2006 e camminando per le vie di Miami ho notato una certa calca attorno alla bancarella di una ragazza che customizzava cellulari con pietre e piccoli dipinti. Osservandola, ho pensato che il segreto di tanto successo derivasse dalla scelta di un oggetto di uso comune e quotidiano. Così, una volta tornata in Italia, ho provato a replicare il fenomeno, utilizzando però pietre più preziose come gli Swarovski. In seguito al passaparola, le mie creazioni sono state notate da Eleonora Sermoneta, titolare di una celebre boutique romana. E’ stata lei la prima persona a vedere del potenziale in me: mi ha spinta a trasformare quello che era un hobby in un lavoro. Ho così iniziato a personalizzare moltissimi oggetti secondo il gusto e le richieste delle clienti, inclusi alcuni bijoux. Di lì a poco ho fondato una vera e propria società con un’amica, che in breve tempo ha catturato l’attenzione degli addetti del settore e non.
Il tuo omonimo brand è in realtà l’evoluzione di Luxury Fashion, progetto sartoriale nato nel 2007. Cosa ti ha spinta in questo cambio di rotta?
Il cambio di rotta è avvenuto nel 2013 in seguito alla proposta da parte di una nota azienda di produzione di realizzare una capsule di abbigliamento in licenza. E’ scaturita, da qui, l’idea di affiancare alla bigiotteria anche alcune proposte ready to wear. Nel 2015 ho deciso poi di intraprendere più concretamente questa strada che mi appassiona, abbandonando l’identità societaria in favore di un progetto più personale.
Da cosa trai ispirazione?
Traggo ispirazione da tutto ciò che mi circonda: dalla mia città (Roma) e dai tutti i luoghi che ho la fortuna di visitare grazie al mio lavoro, ma anche e soprattutto dalle donne: amiche, clienti o sconosciute incrociate per strada. Penso che lo stile sia oltre la passerella e che gli spunti più stimolanti arrivino dal vivere quotidiano.
Il brand prevede anche una selezione di gioielli creati da te: parlaci di questo progetto.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i gioielli costituiscono il vero fulcro di ogni collezione. Ogni pezzo è caratterizzato da un design minimale ed è realizzato con l’ausilio di materiali preziosi – quali oro e argento – e cristalli Swarovski. Questa scelta stilistica è dettata proprio dalla volontà di “fondere” il gioiello con ciascun capo di abbigliamento in un unicum sofisticato e non convenzionale.
Qual è il momento della tua giornata in cui ti senti più creativa?
Sicuramente la sera, dopo cena. E’ il momento della giornata in cui posso rilassarmi e dar sfogo a tutta la mia creatività.
Se tu non fossi diventata una fashion designer, cosa saresti oggi?
Se non avessi intrapreso questa strada, mi sarei sicuramente accostata all’ambito commerciale. Ho sempre avuto un certo spirito imprenditoriale. In realtà faccio già un altro lavoro al quale dedico tutte le mie energie: sono madre di tre figli.
Chi è la donna che indossa le tue creazioni?
E’ una donna alla ricerca del nuovo, degli ultimi trend. Una donna che può avere trenta, ma anche cinquant’anni, e che ama vestire con stile.
Guardiamo al futuro: come ti vedi da qui a cinque anni?
Mi vedo super impegnata con il mio brand. Spero davvero che diventi una realtà di riferimento nel fashion system!
Laura Forte è una giovane jewerly designer che matura la sua predisposizione artistica in età adolescenziale.
La sua arte è primitiva, emozionante. Nasce da un viaggio interiore, dal silenzio ma anche dal caos della vita quotidiana.
Laura, parlaci della tua passione per il gioiello: quando ha avuto inizio?
È una passione che mi accompagna fin dall’adolescenza e che, come ogni cosa che ci appartiene, è maturata nel tempo e si è ampliata. Quello che da sempre mi affascina è la possibilità di trasformare pensieri e visioni in immagini, oggetti che trasudano anima. In questo senso l’oreficeria fonde in sé arte ed immaginazione, motivo per cui è divenuta la traduzione della mia natura, della mia interiorità.
Come definiresti le tue creazioni?
Come dicevo, la possibilità di dare forma alla mia natura, alla mia interiorità ha fatto dell’oreficeria una calamita. Le mie creazioni raccontano di me, delle emozioni che vivo, del modo in cui percepisco ciò che mi circonda. Sono la mia prospettiva, il mio sguardo sul mondo.
Chi potresti definire tuo mentore?
Tutti e nessuno. Sono spesso ispirata dal mondo, dalla vita, dalla natura, ma anche dal nulla, dal vuoto, dalla noia evidentemente. Dal gioco della vita che sempre, allo stesso modo, interferisce con i miei pensieri, con le mie emozioni. Fondere l’arte per creare nuovi concetti espressivi, questo è il mio gioiello.
Da cosa ti lasci ispirare?
Sono un’ attenta osservatrice di ciò che mi circonda e di chi mi circonda. Delle assenze percepite negli sguardi, degli scorci, dei colori, dei suoni, del bianco e nero. Traggo idee dalle mie passioni come la fotografia innanzitutto, ma anche la letteratura, la poesia, la musica.
Di recente ti sei classificata prima al concorso JEVELEVENT-TERRA con il gioiello “Origin”: ci spieghi da cosa hai tratto ispirazione e quale messaggio vuole inviare la tua opera?
“Origin” rappresenta per me il punto di inizio, la rinascita. Nella sua nuda essenzialità racchiude una travolgente ed inaspettata forza vivificante. Una terra arida, all’apparenza sterile, eppure gravida, capace di dare vita alla vita.
Cosa stai progettando, attualmente?
È certamente un magma in continua evoluzione, fa parte dello stupore e dell’osservazione. Attualmente sto lavorando allo studio di forme e colori in relazione al mondo della moda.
Magda: contrapposizioni e capi strutturati per una collezione dal sapore androgino, che trae ispirazione dal folklore ponendo un’attenta indagine visiva sul fenomeno del Tarantismo. Capi asimmetrici che sfruttano la netta rigidità della pelle e la fluidità della seta e del cady.
Ilaria Fiore, la giovane fashion designer di Altamura vincitrice del premio Talents 2016 indetto da Accademia di Costume e Moda con il patrocinio di Altaroma, Camera Nazionale della Moda Italiana, Regione Lazio e Roma Capitale, racconta la collezione che le ha permesso di aggiudicarsi il premio, definendola: energica, sofisticata e sperimentale.
Ilaria, innanzitutto ti faccio i miei complimenti per la meritata vittoria. Facciamo un passo indietro nel tempo: quando hai iniziato ad interessarti di moda?
Il mio interesse per la moda lo definirei abbastanza recente. Fin da piccola ho sempre amato l’arte, in tutte le sue forme e quando qualcuno mi chiedeva cosa volessi fare da grande, io rispondevo che volevo diventare un’artista. Crescendo, poi, durante gli anni del Liceo, mi sono accorta che non ci fosse nulla di più affascinante che abbinare la bellezza alla funzionalità: il design. Dopo la maturità ho scelto di studiare design di moda, perché ho sempre trovato interessante l’essere umano e i suoi mille modi di comunicare la propria personalità: attraverso l’abbigliamento, per esempio.
Raccontaci della collezione, da cosa hai tratto ispirazione?
Il mio punto di partenza è stato il “Tarantismo”. La mia analisi si è concentrata sull’aspetto psicologico della donna “tarantata”, afflitta da un malessere interiore che la porta ad una lotta fra perbenismo e anticonformismo, dando forma così alla rinascita di un’espressione sensoriale elegantemente femminile. Si tratta di un percorso mentale ambivalente che si traduce in capi spesso asimmetrici: costruiti e rigidi da una parte e drappeggiati e fluidi dall’altra. Materiali che vanno da pelli di vitello liscio accoppiate con neoprene a cady di seta e panni cachemire.
Qual è l’elemento principe che compone l’idea progettuale?
L’elemento principe è l’accessorio dalla forte valenza estetica e funzionale. Tutto inizia da un concetto d’abbigliamento che racconta di un donna pronta ad infrangere l’ordinarietà. Mentre elaboravo il total look, ho pensato : “Ma che genere di borsa indosserebbe la mia donna?”
Di certo non l’avrei mai immaginata con una borsa bon ton ed è così che alcune parti rigide e costruite che avevo disegnato in contrasto con i drappeggi, diventano borse strutturate anatomicamente sul corpo. Un interessante compromesso da cui nasce uno zaino indossato come se fosse un gilet e che mantiene al tempo stesso la sua funzione, quindi sganciabile!
Tre aggettivi per definire la tua collezione.
Energica, sofisticata, sperimentale.
Sono curiosa di conoscere come hai vissuto i momenti prima della proclamazione.
Prima della proclamazione ero in balia di troppe emozioni, impossibili da scandire una per una. Mi guardavo intorno sorridente tra i miei compagni d’Accademia e pensavo: “Assurdo, mesi e mesi di lavoro, che si esauriscono in così pochi indimenticabili minuti.”
Quanto contavi di vincere?
Non mi aspettavo affatto di vincere. Suppongo sia stato abbastanza evidente, a giudicare dalla mia espressione facciale immediatamente dopo la proclamazione. Che ridere. E’ stata una sorpresa perché ero circondata da altre 14 collezioni validissime, che hanno messo in seria difficoltà tutta la giuria.
Ed ora, cosa speri possa accadere in futuro?
Spero tanto di continuare ad imparare. Imparare dai grandi, per poi dare del mio. Dopo più di tre anni in Accademia, il coronamento di un percorso terminatosi così splendidamente, sarebbe quello di iniziare a lavorare per i brand più importanti del settore.