Addio alle scollature vertiginose

Se fino ad oggi avete sempre puntato su una scollatura mozzafiato, ebbene sappiate che questa tendenza è stata ufficialmente dichiarata fuori moda. Out of vogue, potremmo dire: e proprio dalle illustri fila di Vogue America parte l’inversione di tendenza.
Bandita ogni scollatura, ritenuta volgare e appariscente: in un inedito panegirico alla sobrietà, uno scollo vertiginoso non è più considerato attuale. Meglio quindi puntare sulla classe, per mise sofisticate che indugiano piuttosto in un sapiente gioco di trasparenze e di vedo-non vedo.

Talvolta lasciare la fantasia a briglia sciolta, facendo solo immaginare le linee sinuose del fisico, può essere anche più sensuale della continua ostentazione. Ma come non ripensare a scollature celebri che hanno sdoganato l’immagine della femme fatale, dalle curve generose spesso evidenziate da bustini o sapienti scolli: correva l’anno 1957 e uno scatto rubato immortalava una esplosiva Jayne Mansfield mentre tratteneva a stento le forme burrose entro la generosa scollatura del suo vestito, sotto agli occhi di una imbarazzatissima Sophia Loren, anche lei degna rappresentante delle maggiorate che andavano tanto in voga in quegli anni.

Da Marilyn Monroe a Liz Taylor fino a Bettie Page, tante sono le dive che hanno puntato anche sulla scollatura. In tempi più recenti anche la splendida Eva Herzigova, che negli anni Novanta iniziava la sua carriera ammiccando dai cartelloni pubblicitari: nello slogan annesso, passato alla storia, la top model esortava gli uomini a sforzarsi di guardarla negli occhi, anziché lasciar cadere lo sguardo più giù.


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Che la bellezza mediterranea esca sacrificata dal nuovo trend imperante è fuor di dubbio: e chi alle curve aveva sempre affiancato uno stile sofisticato dovrà decidere se abbracciare la nuova tendenza o restare piuttosto fedele alla propria personalità. Una tendenza che intende sostenere le donne puntando anche sul comfort: sarebbe questa la motivazione alla base del nuovo trend che abolisce definitivamente lo scollo hot. Meno push up e ferretti per una maggiore libertà: basta costrizioni, quindi, godiamoci una rinnovata comodità.

Matteo Renzi sulla cover di Vogue America

Vogue America sceglie Matteo Renzi per la copertina del numero di ottobre: la rivista patinata immortala il Primo Ministro italiano in scatti realizzati da Annie Leibovitz. Non più top model né divi di Hollywood: stavolta è dalla politica che la Bibbia della moda trae ispirazione per un servizio fotografico che vede il Premier a fianco della moglie, Agnese Landini, e dei loro tre figli.

Insolitamente glamour, la coppia posa per scatti iconici per l’obiettivo della Leibovitz, che ha recentemente immortalato anche la regina Elisabetta II. Le foto corredano una lunga intervista a Renzi, realizzata dal giornalista Jason Horowitz, che inizia con testuali parole: “Il primo ministro italiano Matteo Renzi farà ciò che serve per riformare il governo”. Renzi, salutato come “l’uomo giusto al momento giusto”, posa in capi Armani. Gli scatti di Annie Leibovitz immortalano la quotidianità della famiglia del premier, tra scene di vita domestica e aneddoti inediti.

Si ripercorre quindi il primo incontro tra Renzi e la moglie, e il loro matrimonio, celebrato nel 1999. Infine, nell’articolo firmato da Horowitz, si guarda al lato umano e paterno del premier, focalizzando l’attenzione sul suo rapporto con i tre figli: Francesco, quindici anni, Emanuele, tredici, ed Ester, dieci anni.

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Il premier Renzi con la moglie Agnese Landini e i tre figli (Foto: Vogue.com)

Grace Coddington creative partner per Tiffany & Co.

Dopo trent’anni di onorata carriera, madame Grace Coddington abbandona la direzione creativa di Vogue America, per affrontare una nuova avventura per il brand di gioielleria di lusso Tiffany & Co., ricoprendo il ruolo di creative partner.

 

Grace Coddington è stata per lungo tempo il braccio destro di Anna Wintour (glamobserver.com)
Grace Coddington è stata per lungo tempo il braccio destro di Anna Wintour (glamobserver.com)

 

 

Il braccio destro della temutissima e irrefrenabile Anna Wintour, si appresta dunque a ricoprire un ruolo sino ad ora mai ottenuto da nessun altro.

La campagna pubblicitaria, diretta per il marchio di lusso americano fondato nel 1837, verrà sponsorizzata sulle riviste (cartacee e online) a partire dal prossimo settembre fino alle festività natalizie.

La rossa e vulcanica esperta di moda, ha così commentato questa nuova esperienza lavorativa, accolta dopo l’addio a Vogue America avvenuto a gennaio: “Tiffany e la sua famosa Blue Box, ha sempre avuto uno speciale significato per me.”

 

 

 

Fonte cover disneyrollergirl

Yves Saint Laurent: Parigi e Marrakech dedicano due musei al genio della moda

Secondo il New York Herald Tribune, la sua prima collezione era stata la “Più grande orgia dei sensi della storia della moda”. Era il 30 gennaio 1958 e il genio della moda, Yves Saint Laurent, a soli 21 anni  e dopo la morte di monsieur Christian Dior, divenne direttore creativo di una fra le maison di lusso più osannate del sistema.

Saint Laurent, l’algerino approdato a Parigi, conquistò i mercati grazie alla linea trapezoidale, sua chiave di espressione. Il suo motto era “Abbasso il Ritz, viva la strada”, portando la moda a subire il fascino della cultura giovanile. La rivoluzione estetica in casa Dior, fu netta: gonne strette, giubbotti di pelle, maglioni a collo alto, capi tipici del vestiario giovanile e in contrasto con l’eleganza atemporale voluta dal couturier scomparso.

 

Saint Laurent ritratto a disegnare sulla lavagna di maison Dior. 1957
Saint Laurent ritratto a disegnare sulla lavagna di maison Dior. 1957

 

 

Jacqueline de Ribes in YSL by Richard Avedon. 1962
Jacqueline de Ribes in YSL by Richard Avedon. 1962

 

 

Il successo come stilista per Dior fu bruscamente interrotto: con Yves, l’immagine dell’azienda parigina andava controcorrente rispetto alla femminilità imposta dal fondatore del marchio, per questo fu ritenuto non idoneo a restare al comando della maison.

Tornato ad essere ai margini del sistema, Yves fu richiamato al servizio militare: furono settimane davvero difficili per lo stilista, sofferte e allo stremo delle sue forze. Fu grazie al sostegno dell’amico Pierre Bergé che Saint Laurent ebbe modo di rinascere guarendo dalle ferite fisiche e psichiche e trovando un investitore americano per lanciare sul mercato la sua omonima maison.

 

Yves Saint Laurent
Yves Saint Laurent

 

 

Yves Saint Laurent con Pierre Bergé e Ines de la Fressange
Yves Saint Laurent con Pierre Bergé e Ines de la Fressange

 

 

Nel gennaio 1962 l’inaugurazione del marchio Yves Saint Laurent lo consacra genio della moda: una popolarità troppo rumorosa per Yves che si nasconde all’interno di un armadio per arginare la forte emozione sorta come conseguenza al tanto clamore di una folla felice di averlo ritrovato.

Sicuro che l’Alta Moda era ormai agli sgoccioli, nel 1966 inizia a confezionare prêt-à-porter portando a quattro le collezioni presentate durante l’anno.

L’estro creativo di Yves strabordava attraverso inaspettate visioni estetiche introducendo nuovi capi sulle passerelle:  tailleur pantalone, capi trasparenti, sahariane e, soprattutto, lo smoking femminile.

Di lui, Catherine Deneuve disse: “Saint Laurent disegna per donne che hanno una doppia vita. I vestiti del giorno aiutano la donna a stare in mezzo agli estranei, le permettono di andare dappertutto senza attirare un’attenzione non desiderata: grazie alla loro naturalezza un po’ mascolina, le conferiscono una certa forza, la equipaggiano per incontri che potrebbero dar luogo a conflitti. Però per la sera, quando la donna può scegliere con chi stare, Yves la rende seduttrice.”

Negli anni 1983-84, fu il primo stilista vivente cui veniva dedicata una retrospettiva al Metropolitan Museum of Art di New York.

 

Yves Saint Laurent backstage
Yves Saint Laurent backstage

 

 

Ed è proprio notizia degli ultimi giorni, che nell’autunno del 2017 a Parigi e Marrakech verranno aperti due musei dedicati al lavoro del designer. Cinquemila abiti di alta moda che racconteranno la storia della maison, diverse migliaia di schizzi disegnati durante la carriera del couturier, oltre quindicimila accessori e immagini recuperate dall’archivio della maison.

Il museo parigino sarà ospitato al civico 5 di Vanue Marceau, sede storica sartoria della maison ed attuale dimora della formazione di Pierre Bergé. Il museo di Marrakech sorgerà in rue Yves Saint Laurent, non distante dai giardini Majorelle.

Dalle parole di Diana Vreeland, direttrice all’epoca di Vogue America: “ Coco Chanel e Christian Dior erano giganti, ma Saint Laurent è un genio.”

Grace Coddington lascia la direzione creativa di Vogue

Dopo quasi trent’anni alla direzione creativa di Vogue, Grace Coddington si dimette dal suo ruolo. Il braccio destro di Anna Wintour ha deciso di dedicarsi ad altri progetti, pur continuando a collaborare con la Bibbia della moda.

Stylist di fama mondiale, alle spalle una carriera da modella, Grace Coddington, nata in Galles 74 anni fa, ha dichiarato di aver voglia fare qualcosa di nuovo, di voler mettersi in gioco in progetti esterni. La dichiarazione bomba, che sta facendo il giro del mondo, è stata data ieri alla rivista Business of Fashion (BoF), ed ha trovato in seguito conferma da Vogue: la celebre rivista ci tiene a ribadire che i rapporti tra Grace Coddington e Anna Wintour, celebre direttrice di Vogue America, restano buoni, e che la Coddington continuerà a collaborare alla rivista, realizzando quattro editoriali all’anno e assumendo il ruolo di creative director at large.

«Amo davvero Vogue, ha sempre fatto parte della mia vita da quando mi ha scoperta come modella, a 19 anni. Non me ne sto andando, mi ha aperto così tante strade. Ma sarà bello collaborarci e sarà anche bello uscire fuori e parlare con la gente» –la fashion editor ha motivato così le ragioni della propria scelta, affermando di non aver alcuna intenzione di «restare con le mani in mano» né tantomeno di voler andare in pensione. I prossimi progetti della Coddington vedono il lancio di un nuovo profumo di Comme des Garçons e l’animazione delle sue illustrazioni Catwalk Cats. Intanto per la fashion editor si aprono le porte della celebre agenzia Great Bowery, che rappresenta, tra gli altri, nomi del calibro di Annie Leibovitz, Hedi Slimane e Bruce Weber. Il fondatore, Matthew Moneypenny, si è detto entusiasta del nuovo acquisto.

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Grace Coddington svolgeva da 28 anni l’incarico di creative director per Vogue America
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La fashion editor ha iniziato la sua carriera come modella, all’età di 17 anni

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Grace Coddington è nata ad Anglesey, in Galles, nel 1941


Balzata agli onori delle cronache nel 2009, dopo l’uscita del documentario The September Issue, che tratta della realizzazione del numero di settembre di Vogue, considerato il più importante dell’anno, Grace Coddington ha pubblicato nel 2002 Grace: Thirty Years of Fashion at Vogue, edito da Phaidon, ripubblicato recentemente. Inoltre nel 2012 è uscita la sua autobiografia, intitolata Grace, a memoir.

L’idillio tra Grace Coddington e la moda ha radici lontane nel tempo: ad appena 17 anni Grace Coddington, viso pulito e capelli rossi, iniziò a lavorare come modella, dopo essere stata scoperta grazie ad un concorso ideato proprio da Vogue. Dopo aver rischiato la vita in un incidente automobilistico, all’età di 28 anni il primo incarico come giornalista per l’edizione britannica del celebre magazine. Dopo 19 anni come photo editor per Vogue UK, Grace Coddington si trasferisce a New York, dove inizia a lavorare per Calvin Klein, fino al nuovo incarico per Vogue America, dove diviene il braccio destro di Anna Wintour, che le affida la direzione artistica del magazine. Una carriera sfolgorante durante la quale la fashion editor ha firmato alcuni tra gli shoot più suggestivi degli ultimi anni. Attendiamo di vedere che cosa ci riserverà ora, in questa fase della sua carriera.


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Lo stile di Anna Wintour

Il suo è il caschetto più celebre della moda, la posizione che occupa è la più ambita e prestigiosa per antonomasia e lei incarna da sempre il personaggio più amato e temuto del fashion biz. Il proverbiale sguardo obliquo che incuterebbe soggezione anche alla fashion editor più navigata, quel sarcasmo al vetriolo, l’alone che la circonda è quello di una diva patinata: sì, perché su Anna Wintour sono stati scritti anche dei libri, a partire da quello che è poi divenuto il film cult Il diavolo veste Prada.

Nata a Londra il 3 novembre 1949, dal 1988 Anna Wintour è alla direzione della Bibbia della moda, Vogue America. Una carriera nel giornalismo di moda iniziata ad appena sedici anni: furono questi gli esordi di una donna che il successo lo aveva scritto nel DNA o, più semplicemente, nel carattere, ambizioso e freddo come pochi. Si racconta che quando Anna Wintour si presentò al colloquio per essere assunta da Vogue, Grace Mirabella, all’epoca direttrice della celebre testata, le chiese a quale posto ambisse. Lei rispose gelida, “il suo”. Già, perché le doti che occorrono per fare una simile carriera partono da qui: occorre essere all’occorrenza spietati, calcolatori e disciplinati, parola chiave che in molti tendono a dimenticare. Simbolo della moda a livello mondiale, dopo i fasti di Diana Vreeland si è aperta ufficialmente l’era di Anna Wintour.

Temuta e riverita, odiata e venerata, presenza fissa dei front-row delle sfilate, la Wintour è molto amica di Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia. Il carattere della giornalista britannica ha ispirato alla sua ex assistente Lauren Weisberger (sebbene quest’ultima non abbia mai dato conferma ufficiale) il bestseller Il diavolo veste Prada, scritto nel 2003 e poi diventato un film cult. Celebre l’interpretazione di Meryl Streep nei panni di Miranda Priestley, personaggio modellato ad immagine e somiglianza di Anna Wintour. Impossibile dimenticare le maniere brusche e il tono saccente con cui si rivolgeva alla timida ed insicura assistente Andrea Sachs, interpretata da Anne Hathaway. Secondo rumours il direttore di Vogue America non avrebbe assolutamente gradito il film incentrato sul romanzo della Weisberger e avrebbe addirittura intimato molti designer di non prendervi parte. Inoltre è chiaramente ispirato alla Wintour il look del personaggio di Fey Sommers nella serie televisiva Ugly Betty.

Anna Wintour ritratta da Ellen von Unwerth per Interview,1993
Anna Wintour ritratta da Ellen von Unwerth per Interview, 1993
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Anna Wintour è nata a Londra il 3 novembre 1949

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Dal 1988 la giornalista britannica è alla direzione di Vogue America


La direttrice di Vogue America è da sempre al centro di infinite polemiche: nota per favorire gli stilisti americani, tra i suoi protetti spiccano John Galliano, Marc Jacobs e Plum Sykes, un’assistente di Vogue diventata poi scrittrice di successo, contesa dall’élite modaiola di New York. Nella sua lista dei magnifici sette del fashion system spicca solo un nome italiano ed è quello di Miuccia Prada: vediamo spesso la Wintour indossare le sue creazioni.

Anna Wintour è protagonista del documentario The September Issue, che descrive il lavoro che sta dietro la pubblicazione del numero di settembre di Vogue, considerato il più importante dell’anno. Il documentario è opera del regista R. J. Cutler ed è stato premiato al Sundance Film Festival.

Spietata nei confronti delle persone in sovrappeso, la Wintour è spesso attaccata per le sue posizioni ferme e rigide. Pare che anche la celebre Ophrah Winfrey sia stata costretta a perdere ben venti chili per apparire sulla copertina di Vogue America. La stessa Grace Coddington, fashion editor sottoposta alla Wintour nella redazione del magazine, avrebbe ammesso che i canoni estetici della sua direttrice nel selezionare modelle e celebrities da fotografare sono obiettivamente estremi.


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Ma le polemiche non finiscono qui: la Wintour non ha mai nascosto il suo amore per le pellicce, attirandosi il malcontento di numerosi gruppi di animalisti, che più volte le hanno lanciato addosso vernice, uova e quant’altro. Accusata da molti stilisti italiani di privilegiare sfacciatamente la moda americana a danno di quella italiana, la Wintour ha più volte preteso (e spesso ottenuto) che i giorni della settimana della moda milanese venissero ridotti da sette a cinque. Ma ogni guerra ha i suoi combattenti: dichiaratamente schierati contro lo strapotere della Wintour sono stati Roberto Cavalli e Krizia, recentemente scomparsa, ma anche Giorgio Armani.

Apparentemente rigida e snob, nella vita privata la Wintour ha alle spalle un matrimonio fallito, con lo psichiatra David Shaffer, da cui sono nati i due figli Charles e Katherine (detta Bee), che la giornalista ha più volte tentato invano di convincere a lavorare nell’ambito moda. Intima amica di Ralph Lauren e Diane von Fürstenberg, pare che la giornalista conduca una routine giornaliera molto metodica, che prevede sveglia prestissimo al mattino, pasti estremamente ridotti e una passione per i cappuccini bollenti. La Wintour, per contratto dalla Condé Nast (la casa editrice che gestisce Vogue), ha uno stipendio annuo che supera i 2.000.000 di dollari, oltre ad avere un autista personale e –dulcis in fundo– un budget annuale di 200.000 dollari interamente destinato a coprire le spese di abbigliamento. Il sogno di ogni fashion victim, insomma.

La giornalista nel front row della sfilata Erdem
La giornalista nel front row della sfilata Erdem

Anna Wintour alla New York Fashion Week 2016
Anna Wintour alla New York Fashion Week 2016


Lo stile prediletto dall’algida giornalista prevede cappottini e tailleur dall’appeal bon ton; e se da giovane la celebre direttrice di Vogue non lesinava in lustrini e paillettes, oggi appare più sobria. Largo a stampe all over e gonne plissettate passepartout, sotto gli occhiali da sole e il caschetto d’ordinanza. Spesso in pelliccia -rigorosamente Fendi, Dior o Chanel– la Wintour sfoggia spesso capi firmati Prada, come nel titolo del film a lei dedicato. Ça va sans dire.


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