Il Festival del Cinema di Venezia è finalmente iniziato, lo omaggiamo con questo cortometraggio prodotto da Snob Srl, interpretato dal grande Sergio Rubini, e scritto e diretto da Peppe Tortora.
Un maestro di scuola elementare, dopo essere stato preso in giro dal direttore, davanti alla classe, decide di raccontare ai suoi bambini il significato della parola “Similitudine“. Lo fa con la storia di un uomo di nome Pernillo, un ignorante ma furbo che decide di aprire una scuola per maiali.
Sergio Rubini è l’attore protagonista che interpreta il maestro, Roberto Ciufoli interpreta il direttore.
L’ambiente è essenziale per dare importanza solo alla narrativa; la musica è composta da Alberto Bof come accento alla narrazione.
Tratto da un racconto di Angelo Tortora
Scritto e diretto da Peppe Tortora
Il maestro: Sergio Rubini
Direttore della scuola: Roberto Ciufoli
Bambino: Romeo Ciufoli
Aiuto Regia: Jacopo Rosso Ciufoli
Direttore della fotografia: Valerio Di Lorenzo
Musica originale di Alberto Bof
Press Agent Rubini: Saverio Ferragina
Supervisione Costumi: Tommaso Basilio
Aiuto Costumista: Paola Ragosta
Acconciature: Concetta Argondizzo @simonebelliagency
Operatore: Andrea D’Andrea
Aiuto Operatore: Vittorio Penna
Correzione Colore: Claudia Pasanisi
Grazie al centro Anziani San Felice di Roma
Una produzione di SNOB Srl
Direttore Responsabile: Miriam De Nicolò
Tag: Venezia
Mostra del cinema di Venezia 74: applausi per «The Leisure Seeker» di Paolo Virzì
E’ stato presentato il 3 Settembre alla 74^ Mostra del cinema di Venezia il primo film italiano in concorso: «The Leisure Seeker» di Paolo Virzì.
Dopo “La Pazza Gioia” il regista livornese racconta la storia commovente dei due coniugi Ella e John che si amano nella malattia fino alla fine delle loro vite. In occasione della prima proiezione, Virzì e i due interpreti stranieri (l’inglese Helen Mirren e il canadese Donald Sutherland) si sono aggiudicati intensi e lunghi applausi.
John è un ex professore di letteratura e un grande appassionato dello scrittore Ernest Hemingway, affetto da un Alzheimer destinato progressivamente ad aggravarsi. La moglie, Ella, è affetta invece da un grave cancro allo stadio terminale. I due scelgono di avventurarsi in un lungo viaggio segreto verso Key West, dirigendosi verso la casa dello scrittore che John aveva tanto adorato ai tempi dell’insegnamento.
Il film, che si apre con l’immagine della campagna presidenziale, è anche la raffigurazione dell’attuale America: un Paese in cui Ella e John stentano a riconoscersi. Esso è al tempo stesso la metafora della fuga da un destino doloroso. L’anziana coppia sceglie il divertimento e l’avventura alle cure ospedaliere. Il loro ultimo viaggio rappresenta dunque la scelta della libertà e della dignità, anche negli ultimi istanti di vita e nella malattia. L’avventura prosegue poi per la Route 1 sulla East Coast degli States e termina a Key West.
Tra le parole e i lunghi silenzi, tra il dipinto della condizione attuale e i ricordi, il regista è riuscito a mettere alla luce con grande sensibilità una tematica così delicata come l’anzianità.
The Leisure Seeker è per Paolo Virzì il primo film girato interamente in America, in lingua inglese e s’ispira all’omonimo romanzo di Michael Zadoorian.
L’uscita al cinema è prevista per il 25 gennaio 2018.
Arte e design in mostra a Venezia
Mobili unici e dialoghi tra arte e design in mostra a Palazzo garzoni Moro, a Venezia. Lo scorso 17 dicembre è stata inaugurata “Connection–L’arte indaga e il design ricerca”, un inedito mix artistico che spazia dalla fotografia a pezzi di design. Fino al 18 febbraio 2017 saranno esposti gli scatti di Letizia Cariello insieme a pezzi di design della collezione MAAM** (Museo delle arti applicate nel mobile) firmati dall’azienda Morelato.
Una esplorazione cognitiva delle diverse prospettive di analisi: da un lato viene indagata la “dimensione ripetitiva e ossessiva per indagare il mondo degli affetti e dell’identità”, raffigurata nelle fotografie dell’artista Letizia Cariello; dall’altro viene esplorato il senso di unicità rappresentato dai pezzi del MAAM, testimoni dell’evoluzione del design dal secolo scorso fino ad oggi.
Palazzo Garzoni Moro, edificio risalente alla metà del XV secolo, affacciato sul Canal Grande, accoglie al piano terra, nella suggestiva corte interna, il progetto, che consiste in un allestimento permanente, costituito dalle opere del MAAM, che verrà affiancato a collettive e/o personali di artisti, incontri e workshop.
Sotto la direzione artistica di Manon Comerio, arte e ricerca si fondono in un percorso di esplorazione unico e suggestivo. Protagonista della mostra l’opera di Letizia Cariello: nata in una famiglia dedita all’arte da più di duecento anni, la fotografa è laureata in Storia dell’Arte. Dopo esperienze nel cinema in Italia e negli Stati Uniti, attualmente l’artista vive e lavora tra Milano e Pontresina.
Per Sempre, il corto alla moda di Paolo Genovese e Twinset
La moda incontra il cinema nel corto Per Sempre di Genovese, interpretato da Giulia Bevilacqua, Chiara Mastalli e Claudia Potenza.
La scena si apre con l’incertezza del look, la protagonista deve scegliere l’outfit adatto per incontrare “l’uomo della sua vita” e chiede ausilio al gruppo delle sue amiche.
Le tre, vestite da Twinset Simona Barbieri, propongono all’amica in difficoltà una forte riflessione, ovvero non cedere a idealizzare l’uomo con cui uscirà ancor prima del loro incontro.
“Le aspettative uccidono l’amore“, spiega la protagonista in un monologo diretto alle sue interlocutrici.
Una donna sogna e sa immaginare, è così che cede ad un’idea relegandola nella sua perfezione, chiedendosi se sarà apprezzata, se sarà accettata ed amata.
Pone così tante speranze sull’altro da rimanere delusa nel caso in cui, poi, non coincida con la realtà.
Così vive nell’aspettativa che sia diverso, che cambi, che le presenti gli amici, sua madre, che la porti a cena fuori o al cinema, che le chieda di andare a vivere assieme, che le porti la colazione a letto.
Presa da quello che vorrebbe, ha difficoltà ad accettare l’altro per quello che è.
Genovese sa parlare al cuore delle donne e lo fa attraverso la moda.
Cos’è la moda se non la rappresentazione più evidente di come vorremmo che ci vedessero?
Lo stile e l’eleganza di Twinset incontra perfettamente il messaggio di Genovese in una commistione che fa del cinema italiano un vero e proprio modo di comunicare.
Colpo di scena inatteso: l’uomo dei sogni è un bambino e il vero e centrale nucleo del corto è il tema dell’affidamento.
Stringe la mano alla sua nuova mamma e assieme si incamminano verso la vita.
Il corto termina con un’immagine nera con scritte bianche ben in rilievo:
“Affidamento, sostantivo maschile. Fare affidamento su qualcuno, fidarsene pienamente, contare su di lui“.
Cos’è l’amore, allora?
È prendersi cura dell’altro, accettandone pregi e difetti, contandoci, affidandosi.
È questa la vera magia del “Per Sempre“.
Riccardo Paternò Castello in mostra a Venezia
Dall’1 al 31 maggio 2016, Imaginacafè Art Gallery , in Rio Terà Canal a Venezia, ospita l’esposizione SPIRITO URBANO/LANDSCAPES METROPOLITANI del pittore Riccardo Paternò Castello.
Vedute aeree di agglomerati urbani, disegnate con tratti spezzati. Un groviglio di palazzi e strade e ancora calle e canali, raffigurati come un reticolo di ragnatele confuse e, al contempo, chiarificatrici.
Milano e Venezia e ancora Parigi. L’asfalto e la laguna. Il romanticismo. Tre città a confronto, raccontate nella eclettica visione del pittore catanese.
Riccardo Paternò Castello, formatosi presso le Accademie di Belle Arti di Roma, Firenze e Brera, in queste opere elabora tutto il suo sapere. La fotografia incontra la carta, così come la pittura, il disegno ed ancora la tela, i gessetti, le matite e gli oli. Contaminazione di un’arte pura, manipolata da conversazioni private nei meandri di città vissute.
La città si smaterializza e si carica di messaggi evocativi di cui ognuno di noi, da la sua personale interpretazione.
Poliedrico come il suo percorso artistico, Riccardo Paternò Castello, con l’esposizione in atto a Venezia, dimostra la sua vena artistica ricca di percorsi intuitivi e di contaminazioni stilistiche.
La mostra è curata da Luisa Turchi e Myriam Zerbi.
Photo courtesy Press Office
Helmut Newton in mostra a Venezia
Helmut Newton approda a Venezia con una serie di scatti che ci illumineranno sul percorso artistico del fotografo tedesco.
Dal 7 aprile al 7 agosto 2016, sarà possibile esplorare i cunicoli mai pretenziosi delle fantasie erotiche (ma non solo) dell’artista, nella sede espositiva Tre Oci.
La mostra “Helmut Newton. Fotografie” è stata organizzata ponendo l’attenzione sul focus dell’interesse artistico di Newton, la donna, e si suddivide in tre macro sezioni: White Women, Sleepless Nights e Big Nudes, entrambe nate dopo la supervisione dei volumi pubblicati alla fine degli anni settanta, inizi anni ottanta.
Il volume White Women, composto da 42 immagini a colori e 39 in bianco e nero, è definito da tutti la prima rappresentazione di nudo artistico legata alla moda. Corpi sinuosi e nudi, fotografati con maestria senza avvolgere la donna di un benché minimo alone di volgarità.
In Sleepless Nights ( volume pubblicato nel 1978) una serie di contaminazioni stilistiche ergono la vena artistica del fotografo a livelli di eccezionale visione estetica. Ritratti superbi, che catalizzano l’attenzione non solo sulle modelle ma anche sugli abiti, tanto che, l’editoria di moda si contende i suoi scatti.
Con Sleepless Nights, Helmut Newton si aggiudica un’onorificenza del tutto meritata divenendo il primo fashion photography che la storia della moda abbia mai elargito ed onorato.
Infine, con Big Nudes (volume pubblicato nel 1981) l’acclamato e osannato fotografo, “sbarca” nei musei e nelle gallerie più importanti del mondo con gigantografie di nudo integrale, ispirati dai manifesti diffusi dalla Polizia tedesca per rintracciare alcuni esponenti di un gruppo terroristico del RAF.
Per tutte le informazioni inerenti alla mostra, visitate il sito www.treoci.org
Per la cover fonte 10thstreetrevival
E dove sono le fucine di talenti creativi Made in Italy?
Alle soglie dell’apertura degli anni accademici e, a seguito di una nazione, l’Inghilterra, nominata al top delle classifiche mondiali per le migliori università di moda, D-Art porta gli aspiranti professionisti alla scoperta dei piani formativi delle realtà italiane.
The Business of Fashion, nella sua top ten annuale riguardante le scuole di moda mondiali, mette ai primi posti le realtà britanniche dei record.
Tra tutte la Central Saint Martins, seguita dalla Kingston, dalla Westminster e dal London College of Fashion.
Un panorama dinamico e eclettico quello della prima scuola di moda al mondo che, da anni, sforna talenti destinati alle luci della ribalta, come Alexander McQueen, John Galliano, Stella McCartney e Riccardo Tisci.
Il suo è un piano formativo variegato e allettante, coadiuvato da costanti iniziative, opportunità e sinergie.
Fashion, Fashion Design With Knitwear, Fashion Design With Marketing, Fashion Design Menswear, Fashion Design Womenswear, Fashion Print, Fashion Communication, Fashion Journalism, Fashion Communication and Promotion sono i corsi di laurea di primo livello che vanno a ampliarsi con due master ad hoc.
Per i wannabe che non hanno modo di provare con il plus ultra mondiale non resta che virare verso ciò che offre il nostro Paese.
Unico rappresentante nella top five di The Business of Fashion è il Polimoda.
L’istituto fiorentino offre una formazione e una metodologia di lavoro altamente specializzate.
Suddiviso in due dipartimenti, Design & Technology e Business & Communication, il Polimoda forma competenze professionali come il Brand e Communication Manager, il Buyer, o quelle più creative come l’Art/Creative Director, il Fashion Designer, il Fashion Illustrator, il Fashion Stylist, il Footwear & Accessories Designer, senza dimenticare le nuove figure per il web, il Digital Strategy Planner, il Web Content Curator, il Social Media Manager, fino a quelle più vicine alla produzione e allo stile, come il Product Development Manager, il Patternmaker e il Samplemaker.
Forte del suo primato non può che spianare la strada agli altri istituti italiani che, seppur non menzionati nella classifica, riescono a mantenere alta la qualità formativa, documentata dai placement e dalla soddisfazione degli ex allievi.
Per citarne di storici approdiamo nell’universo dello IED Moda a Roma che, come la Central Saint Martins, vanta ex diplomati di tutto rispetto.
Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli, direttori creativi di Valentino, Giambattista Valli e Marco De Vincenzo, sono solo alcuni degli allievi che hanno elaborato manufatti nelle proprie aule.
Fashion Design, Fashion Stylist E Editor e Designer Del Gioiello, i corsi triennali che vanno a affiancarsi ai master in Comunicazione E Marketing Per La Moda, Luxury Marketing Management, Fashion Design Management, Jewelry Design e ai corsi di formazione avanzata in Costume Design e Stylist Per La Moda.
Un’offerta ampia che troviamo anche presso l’Istituto Marangoni di Milano, un luogo dove da sempre la teoria si affianca alla pratica e dove la creatività viene costantemente nutrita e stimolata.
Nascono così corsi, prevalentemente in inglese, aperti agli studenti di tutto il mondo. Luoghi dove la sinergia e il networking rendono la scuola fiore all’occhiello del patrimonio italiano.
Fashion Design, Fashion Styling, Fashion Business, Fashion Communication E New Media e Accessories Design anticipano i master e le specializzazioni in Fashion Design Womenswear, Fashion Design Menswear, Knitwear Design, Fashion Styling & Portfolio, Fashion Photography & Film, Fashion Promotion, Communication & Media, Fashion & Luxury Brand Management, Fashion Buying, Fashion Product & Production Management, Fashion Retail Management, Fashion & Law, Digital Fashion Design, Luxury Accessories Design & Management, Fashion & Luxury, Business Administration e Fashion Elite.
Unica università statale presente nell’excursus, con i suoi corsi triennali e magistrali in Design Della Moda e Moda E Arti, è lo IUAV di Venezia.
Quella che più spesso è stata definita come la “piccola Anversa” offre agli studenti costanti e importanti opportunità, non ultima la collaborazione con le manifatture Bonotto e Riopele.
In occasione di Milano Unica, infatti, 4 selezionati neodiplomati, Alessia Beraldin, Giovanni Nordio, Gregorio Nordio e Filippo Soffiati, hanno realizzato installazioni tessili in bilico tra performance e opere d’arte, esposte durante un evento presso Palazzo Durini.
Come la Central Saint Martins molte delle realtà appena illustrate offrono la possibilità di interagire grazie a corsi brevi. Un modo per orientarsi, approfondire già consolidate esperienze e subire l’imprinting emanato da ognuna di esse.
La Mostra di Venezia omaggia la carriera di Bertrand Tavernier con la proiezione de “La Vie et Rien d’Autre”
Martedì 8 settembre la Mostra del Cinema di Venezia ha consegnato il Leone d’Oro alla Carriera al regista francese Bertrand Tavernier. In occasione della consegna di questo prestigioso riconoscimento, è stato proiettato, Fuori Concorso, il film La Vie et Rien d’Autre (La Vita e Nient’Altro) che Tavernier girò nel 1989 con protagonista uno straordinario Philippe Noiret, il magico Alfredo del Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Al fianco di Noiret, Sabine Azéma.
La pellicola è ambientata nel 1920, a due anni dalla fine della Prima Grande Guerra. La Francia, distrutta su un quarto del suo territorio, cura le proprie ferite dedicandosi alla ricostruzione. In ogni luogo i sopravvissuti si impegnano e combattono accanitamente per dimenticare quattro anni di incubo. Con cuore e passione, vi riescono. E in questo clima di riscatto, due donne, di classe sociale molto diversa, inseguono lo stesso scopo: ritrovare l’uomo che amano e che è scomparso. Mentre la borghese Irene cerca il marito, la provinciale Alice è alla ricerca del fidanzato. Una ricerca che le porta inevitabilmente alla medesima fonte di informazione, il comandante Dellaplane, capo dell’Ufficio Ricerca e Identificazione dei Militari Uccisi o Scomparsi. Allo stesso tempo la nazione avvia l’iter che designerà alle generazioni future le spoglie di colui che ancor oggi riposa sotto l’Arco di Trionfo: il milite ignoto.
Per Bertrand Tavernier, La Vie et Rien d’Autre “non è un film di guerra, ma è un film sulle conseguenze della guerra, sul modo in cui un paese riconquista la pace”. Nel suo film, i soldati scomparsi arrivano ad essere addirittura trecentomila: una marea. Uomini sperduti, senza più traccia. Per il cineasta francese “quest’epoca ha fortemente condizionato il seguito della nostra storia politica, sociale e culturale. Da qui sono nati il pacifismo, il nazionalismo, il surrealismo: volevo mostrare come l’anima della gente fosse stata segnata dalla guerra”.
Tavernier, che il Direttore Artistico della Mostra veneziana Alberto Barbera definisce “figura centrale della scena cinematografica francese”, oltre a ricevere il riconoscimento alla carriera, ha avuto – ed è la prima volta che accade alla Mostra – a disposizione una “carte blanche”, con la quale ha selezionato quattro titoli da presentare, prima delle proiezioni, in veste di Guest Director della sezione Venezia Classici.
Marisa Laurito presenta la collezione di vasi “Corpi Estranei” per difendere gli emarginati
Dall’8 settembre all’11 ottobre è aperta al pubblico Corpi Estranei, l’esposizione dei recenti lavori che Marisa Laurito ha progettato e realizzato con Berengo Studio 1989. Questa nuova collezione, che sarà presente anche alla Biennale di Venezia nel Padiglione Guatemala, rappresenta l’esito di una sperimentazione che si è basata sulla traduzione in vetro di Murano di quanto la Laurito ha manualmente realizzato in silicone. Una traduzione che rispetta cromatismi e forme ma che racchiude la secolare tradizione vetraria della fornace di Berengo Studio a Murano.
In occasione dell’apertura di ieri, presso la Galleria Berengo Collection (San Marco 412, Venezia), c’è stata anche una performance in cui i Corpi Estranei rappresentati nei vasi hanno preso vita coinvolgendo il pubblico. Obiettivo era porre una riflessione sul tema dell’emarginazione sociale e delle difficoltà di interazione tra ‘corpi’ e ‘corpi estranei’.
“I Corpi Estranei, i filamenti, i pezzi di vetro, di alluminio o di rame, le girandole rotonde o allungate, vagamente decó, che schizzano fuori dalle mie opere, le rendono “diverse”, non classiche, come “diversi” sono “i corpi estranei” che, ieri come oggi, invadono la nostra società: corpi rifiutati, maltrattati… vomitati dai più”. Parole che Marisa Laurito utilizza per spiegare il senso della sua collezione.
La Laurito, artista a tutto tondo, intende così difendere gli emarginati: “tutti coloro che la società vede come ‘diversi’ e quindi come un pericolo, con occhio sbagliato, senza valutare tutto il bello che è contenuto in loro, senza valutare che la differenza, la diversità è bellezza, non certo l’omologazione che tenta ormai di inghiottire ogni nostro slancio di creatività”.
Il tutto viene rappresentato con l’unione tra vetro e silicone, due materiali totalmente estranei tra loro: “attraverso questa unione voglio sottolineare l’importanza dei Corpi Estranei che con le loro differenze e il loro fascino arricchiscono la nostra cultura” ha concluso Marisa Laurito.
Antonello Sarno racconta la Biennale con “Venezia Pop: L’Arte in Bianco e Nero”
Nel 120° anniversario dalla sua Fondazione, il giornalista cinematografico Antonello Sarno ha realizzato un documentario che racconta la storia della Biennale: “Venezia. Pop. L’Arte in Bianco e Nero”. L’anteprima mondiale avverrà il 9 settembre presso il Teatrino di Palazzo Grassi a Venezia, mentre il 10 settembre verrà trasmesso su Sky Arte HD.
Quello di Sarno è un film documentario che, in armonia con lo sviluppo ed il progresso della Biennale, non vuole essere un “manuale” di storia per immagini, bensì un evocativo e suggestivo montaggio di interviste a commento degli straordinari documenti dell’Archivio Storico del Luce dai primi anni del secolo scorso al 1978 (anno in cui i cinegiornali d’ogni testata di fatto scompaiono a causa delle mutate condizioni della legge che li tutelava e dell’esercizio cinematografico, profondamente cambiato dopo la Grande Crisi del 1976). Immagini restaurate nel loro splendido bianco e nero.
Venezia Pop. L’arte in Bianco e Nero abbraccia il mezzo secolo più produttivo, creativo e geniale dell’arte contemporanea: 1928-1978, anni “coperti” dai servizi dei cinegiornali dell’Istituto Luce prima, della Settimana Incom e delle altre testate poi. Dalle Mostre più tradizionali d’inizio 900, inaugurate dal Re con la corte al gran completo, ancora senza sonoro, alle Biennali del ventennio fascista. E poi ancora lo scioccante biennio 1943-1945 seguito dalla successiva resurrezione della Biennale libera, e il movimento del ’68, con la rivolta degli artisti. Un viaggio che raccoglie le interviste a personalità eccellenti: Marina Abramovic, Francesco Clemente, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Luigi Ontani, Francesco Bonami, Michelangelo Pistoletto e con l’amichevole partecipazione di un fan d’eccezione come George Clooney.
Ne esce un quadro d’insieme, corale, realizzato allo scopo non di celebrare ma di divulgare, rendendo accessibile a tutti la storia della Biennale d’Arte, ricchissima ed affascinante come emerge dai 70 minuti del film, il primo dedicato alla manifestazione d’arte più importante ed antica del mondo da 120 anni eccellenza della cultura del nostro Paese.
In anteprima a Venezia il film di Emilio Briguglio sul gioco d’azzardo
All’Hotel Excelsior di Venezia, nel pieno della 72esima Mostra del cinema, sabato 5 settembre verrà presentata Una Nobile Causa, pellicola prodotta da Running Tv International e diretta da Emilio Briguglio. Nel cast, numerosissimo, spiccano grandi nomi del cinema e del teatro italiani, come Giorgio Careccia, Rossella Infanti, Antonio Catania, Roberto Citran, Francesca Reggiani e Nina Senicar.
Di scottante attualità, il film, esplora, con consapevolezza e una vena di lucida ironia, le storie e le vite di quanti cadono nella compulsività del gioco d’azzardo – problematica che condiziona l’esistenza di intere famiglie e impatta fortemente a livello sociale – e lo fa utilizzando il codice espressivo della commedia drammatica con l’obiettivo di avvicinare a questo tema un pubblico allargato e trasversale.
Nel film si segnala anche la partecipazione straordinaria di Simona Marchini, celebre attrice e conduttrice radio e tv e di Massimo Foschi, eccezionale attore teatrale, televisivo e cinematografico che ha lavorato con i più importanti registi italiani tra cui Giorgio Strehler, Luca Ronconi, Franco Zeffirelli. Dopo questa anteprima veneziana, Una Nobile Causa parteciperà all’Artelesia Film Festival di Benevento il 19 settembre 2015 dove Antonio Catania e Francesca Reggiani riceveranno anche un premio alla carriera.