17 maggio 2016: si celebra anche in Italia la Giornata Mondiale contro l’Omofobia. Una data precisa, per ricordare il giorno in cui, nel 1990, l’OMS rimosse definitivamente l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. Sono passati 26 anni e la lotta contro ogni tipo di discriminazione sembra essere ancora lunga. L’International Lesbian, Gay, Bisexual and Trans and Intersex Association ha infatti reso noto il report annuale che misura diritti e discriminazioni in 125 Paesi del mondo. Mauritania, Yemen, Arabia Saudita e molti altri: ancora in 13 nazioni è prevista la pena di morte per atti omosessuali. In Russia, Ucraina e altri 15 paesi sono state promosse leggi che limitano la libertà sessuale. Intanto, però, cresce il numero di governi che varano leggi contro l’omofobia: in 22 è stato riconosciuto il matrimonio gay, in altri 24 le unioni civili. L’accettazione sociale dell’omosessualità ha fatto passi da gigante. Secondo lo studio dell’associazione che si batte per i diritti lgbt, il 67% della popolazione intervistata pensa che i diritti civili dovrebbero essere riconosciuti a tutti senza distinzioni di orientamento sessuale.
Dopo la legge sulle unioni civili, in occasione della Giornata Mondiale contro l’Omofobia si torna a parlare di leggi per la tutela dei diritti di tutti. L’Arcigay denuncia che nell’ultimo anno gli episodi segnalati di violenza contro gli omosessuali sono stati 104: è necessario che una legge dica no alle discriminazioni. La legge sull’omofobia, approvata dalla Camera il 20 settembre 2013, è ferma da allora. Ne ha parlato oggi il Presidente della Camera Laura Boldrini: “È importante riaffermare la necessità di un impegno culturale, ma anche di efficaci deterrenti. La legge che introduce nell’ordinamento il reato specifico può aiutare il nostro Paese a prendere atto dei cambiamenti già avvenuti nella società. La norma, votata alla Camera e adesso all’esame del Senato, da sola non sarà certo sufficiente ma colmerà un vuoto legislativo che pesa e ci farà fare un altro passo avanti sulla strada dei diritti. Mi auguro che venga approvata in via definitiva al più presto. L’Italia ne ha bisogno“. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha preso posizione. La Giornata Mondiale contro l’Omofobia, ha detto, “offre l’occasione di riflettere sulla centralità della dignità umana e sul diritto di ogni persona di percorrere la vita senza subire discriminazioni. Sulla capacità di respingere ogni forma di intolleranza si misura la maturità della nostra società. L’intolleranza affonda le sue radici nel pregiudizio e deve essere contrastata attraverso l’informazione, la conoscenza, il dialogo e il rispetto“.
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Unioni Civili: ormai a un passo dal voto definitivo, i punti cardine della legge
Poche ore fa, la Camera ha votato la fiducia posta dal governo sul ddl delle Unioni Civili. Si tratta di un momento storico, a un passo dal voto definitivo che avverrà stasera alle 19. Sono stati 369 i voti a favore, 193 i contrari. Solo i deputati Vincenza Labriola e Rudi Franco Marguerettaz del gruppo misto si sono astenuti dal voto. I renziani rivendicano il risultato, ed è lo stesso premier Matteo Renzi il primo a festeggiare con un tweet: “È un giorno di festa per tanti, oggi“. Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, da ieri anche titolare della delega per le Pari Opportunità, si è presentata in aula con una piccola coccarda arcobaleno, e così hanno fatto altri deputati per rendere visibile il proprio appoggio alla legge sulle Unioni Civili. Come previsto, però, il voto di fiducia ha dato il via a reazioni contrastanti. I promotori del Family-Day hanno twittato una poco elegante immagine del fondoschiena della Boschi con la scritta “Unioni Civili: la Boschi ci mette la faccia“. Dalla Chiesa è arrivato ieri il commento del segretario della Cei Nuzio Galantino che ha commentato la decisione di votare la fiducia con un lapidario “è una sconfitta per tutti“.
Tra festeggiamenti e critiche, la verità è che per molti cittadini italiani non è ancora chiaro cosa comporti esattamente la legge sulle Unioni Civili. Il ddl introduce due nuovi istituti civili, per le coppie omosessuali e per le coppie etero non sposate. Come nel matrimonio, l’unione tra due persone dello stesso sesso verrà celebrata “di fronte all’ufficiale di stato civile e alla presenza di due testimoni” e poi registrata nell’archivio dello stato civile. Anche gli obblighi reciproci dei partner saranno simili a quelli di una coppia sposata: “dall’unione deriva l’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione” ed entrambi dovranno contribuire ai bisogni comuni in base alle loro possibilità lavorative, sceglieranno insieme l’indirizzo da dare alla famiglia e si impegneranno a rispettarlo. Non è previsto invece l’obbligo alla fedeltà. Il regime ordinario è la comunione dei beni, la pensione di reversibilità e il Tfr maturato spetteranno al partner. Per la successione valgono le norme in vigore per il matrimoni: al partner superstite va la “legittima”, cioè il 50%, e il restante va agli eventuali figli. Per un eventuale scioglimento dell’unione si applica la legge sul divorzio del 1970, ma senza il periodo di separazione obbligatorio. La stepchild adoption, uno dei punti più critici della legge sulle Unioni Civili, rimane di fatto nell’ambiguità. Con la dicitura “resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozioni dalle norme vigenti”, i Tribunali avranno il potere di concedere o meno la stepchild adoption in base ai singoli casi.
L’altro punto focale della legge sulle Unioni Civili è la convivenza tra partner di sesso opposto non sposati. Nella legge questo rapporto viene definito come convivenza tra “due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile”. Anche in questo caso, la coppia acquisisce alcuni diritti equivalenti a quelli di un matrimonio. L’assistenza in carcere o in ospedale e le decisioni in materia di salute e di donazione degli organi, nel caso in cui uno dei due non fosse capace di intendere e di volere, saranno garantiti tra i conviventi come tra marito e moglie. In caso di cessazione della convivenza, un giudice può decidere che uno dei due debba ricevere gli alimenti dall’altro, in base alla durata della convivenza e alla capacità economica di entrambi.
Rimane ormai solo un ultimo passo affinché la legge sulle Unioni Civili diventi realtà in Italia così come in molti altri Paesi Europei, e tante coppie vedano finalmente rispettati e garantiti i propri diritti.
Gucci: si alle ferie matrimoniali per coppie omosessuali
In un momento così delicato per la società italiana che ancora oggi si dimostra restia ad accettare le unioni di fatto, una lancia scoccata in favore delle famiglie arcobaleno arriva dalla maison fiorentina Gucci che permetterà alle coppie omosessuali il diritto di ferie matrimoniali.
La conferma arriva dalla stessa azienda, resa pubblica dopo un incontro con l’Unione Sindacale di Base (USB) : <<Gucci ha manifestato l’intenzione di estendere l’istituto delle ferie matrimoniali anche ai dipendenti che vivono rapporti di coppia con persone dello stesso sesso e contraggono matrimonio all’estero […]Sebbene ancora in corso nell’ambito del rinnovo complessivo del contratto integrativo, è un’ulteriore conferma dello spirito di inclusione e modernità del marchio fiorentino>>.
L’accordo, sebbene non ancora firmato, ha accolto l’unanimità dei dipendenti che si sarebbero detti favorevoli alla scelta dell’azienda.
Maison Gucci si dimostra, ancora una volta, vicina alle esigenze dei suoi dipendenti e sempre attenta alle tematiche sociali di importante portata.
Un’apertura mentale unica nel suo genere in Italia, che si spera possa essere da esempio per altre aziende nostrane.
Immagine copertina geniusloci-arch