Teatrale e distopica la collezione Undercover, protagonista della settimana della moda parigina: Jun Takahashi immagina una società utopistica ricca di simbolismi allegorici e di epifanie che profumano di fantastico. A metà tra una fiaba di Anderson e un film di Wim Wenders, lo stilista traccia i contorni di un nuovo universo di valori, codice universalmente apprezzato nella nuova società fantastica: si intitola “Utopie: But Beautiful III” la collezione autunno/inverno 2017-18, e l’utopia percorre la passerella a lunghe falcate, in una processione onirica di figure surreali che segnano l’avvento di una nuova era per la civiltà e il progresso. Teatrali e a tratti inquietanti, i personaggi che si alternano sul catwalk sono precursori di una nuova età: Takahashi dà vita ad una sorta di cerimoniale religioso, in cui in un apogeo di suggestioni a forte impatto scenografico sfilano figure che sembrano rispecchiare tutti i diversi scalini della società. Largo a figure che ricordano soldati, accanto a membri del clero, dell’aristocrazia, agitatori delle folle, nomadi, ribelli ed outsider, che si alternano a suggestioni monarchiche in una moda che accomuna proprio tutti, annullando le distanze e i cliché. “Il mondo ideale sarebbe quello in cui tutti sono uguali, senza differenze di colore o di alcun tipo”, ha commentato lo stilista. “Anche se ci fossero regine e principesse, tutti sarebbero uguali”. Non manca un aspetto teatrale nella sfilata, che somiglia per certi versi ad una perfomance, in cui le mannequin sfilano sulle note di Thom Yorke. A metà tra esseri umani ed insetti, con tanto di antenne sulla testa, le figure oniriche di Takahashi sfoggiano capi in knitwear, tra maschere rituali e poncho bohémien, maniche in pelliccia e stampe patchwork. Non mancano gonne in tapestry, cappotti oversize, cappe scultoree e pelle all over, in un tripudio di homemade e teatralità.
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L’età del jazz in passerella da Undercover
Sulle note di un sassofono sfila alla Paris Fashion Week la collezione primavera/estate 2017 di Undercover. L’atmosfera è intrisa di suggestioni rétro: dominano i Roarin’ Twenties, per volumi rilassati e femminilità moderna. La musica è la protagonista assoluta di un défilé altamente evocativo: Jun Takahashi si ispira ai suonatori jazz, tra modernismo e grafismi dal piglio surrealista. Le note di un pentagramma impreziosiscono cardigan, maxi gonne e baggy pants, insieme a strumenti musicali, declinati in chiave astratta con variazioni cartoon. Il mood dei capi che si alternano sulla passerella è dichiaratamente sporty, anche se non mancano citazioni erudite e sofisticate, come il tailleurino dal piglio bon ton che sarebbe piaciuto a mademoiselle Coco Chanel. Ogni outfit è accompagnato da un cappello: in primis tocca al basco alla francese, anche se ad incantare è il turbante, copricapo iconico per eccellenza a cavallo tra gli anni Venti e i Quaranta. Le modelle sfilano dentro bluse arricchite di ruches, cardigan in tweed e vibrazioni jazz. Fili di perle sbucano stampati su maglie accollate, pattern floreali illuminano vestitini che ricordano lo sportwear, a metà tra polo e prendisole. Largo a citazioni di Man Ray e deliziosa ironia in chiave glossy.