Non si può mai star tranquilli, è proprio il caso di dirlo: dopo l’inaspettato divorzio tra Raf Simons e Dior tocca ora a Lanvin creare scalpore.
Aber Elbaz, dopo quattordici anni alla direzione creativa della celebre maison francese, ha lasciato il suo incarico.
A dare per primo la notizia è stato il sito Women’s Wear Daily: secondo rumours fidati, il designer israeliano avrebbe maturato la decisione di abbandonare la maison a causa degli ormai insormontabili contrasti con la dirigenza aziendale del marchio, in primis con Shaw-Lan Wang e Michèle Huiban, CEO di Lanvin.
Classe 1961, Alber Elbaz è nato a Casablanca
Lo stilista israeliano era alla guida della maison dal 2001
Una riunione straordinaria convocata questo pomeriggio tra i vertici del brand e i dipendenti avrebbe visto Elbaz fare già le valigie e lasciare il suo studio in Rue du Faubourg Saint-Honoré. Ora riflettori puntati sul suo successore.
Certo è che questi divorzi in seno alle maison più autorevoli del panorama internazionale non sono passati inosservati agli occhi degli addetti ai lavori. Se è vero che la moda è una tra le più nobili forme d’arte, assai difficile appare talora il connubio tra le strategie di marketing e le ispirazioni -mutevoli e assolutamente scevre dalle logiche di mercato- dei loro direttori creativi. Una piccola rivoluzione che sta suscitando clamore nel fashion biz, ma che auspichiamo possa magari riportare le case di moda a riscoprire la propria essenza più autentica.
Viviamo in un’epoca in cui tutto è pubblico e alla luce del sole. Tutto è concesso, si può vedere e nulla rimane segreto, nemmeno quello che indossi sotto i vestiti.
Stars come Rihanna sono state grandi fan della moda trasparente, lei stessa è stata pure bannata da Instagram per averci fatto vedere troppo…
Il vedo-non vedo adesso è di tendenza sulle passarelle e nei giornali, e sembra lo ritroveremo ancora, date le nuove collezione estive.
Sappiamo tutti che le sfilate sono dei veri e propri show, una specie di mondo surreale. Nel mondo reale ovviamente un look trasparente è difficile da portare, ma allora in che modo riproporli dalla passerella alla vita reale?
Prima di tutto occorre un bel po’ di coraggio, e se accostata nella maniera giusta la trasparenza può essere molto fine e chic.
Anzitutto si potrebbe iniziare con il paneling, ad esempio unire una blusa con un mini top sotto e/o una giacca sopra, una blusa con le maniche trasparenti o un vestitino cocktail con zone trasparenti o che ne dite di una gonna trasparente con una mini sotto? Le combinazione sono infinite…
Ma prima di tutto dovrete fare un piccolo investimento in un negozio di intimo e acquistare tanta bella lingerie – necessaria per questo look!
Nelle prossime stagioni la moda vuole scoprirci e lasciar vedere un po’ di pelle; io dico “se non puoi batterli, unisciti a loro ma solamente alle tue regole”😉
Love B
ENGLISH VERSION
We live in an era where everything is public and out in the open…Everything is out there for everyone to see and nothing is a secret anymore, not even what you wear underneath your clothes. Big stars like Rihanna have been fans of the sheer trend and even got banned of Instagram because of sharing too much info.
We’ve been seeing the transparency/sheer trend for a while now on the runways and in the magazines, and it seems it won’t be going anywhere according to the new summer collections.
But we all know that the runway shows are called shows for a reason, they are some kind of fantasy world. In real life this transparency look is a bit harder to pull off, ‘cause I definitely wouldn’t suggest anyone to wear the sheer trends without anything underneath like they do on the runways..So how can we bring it from the runway to real life?
First of all you’ll definitely be needing some guts, but if done in the right way the sheer trend can be very classy and chic.
You could work with paneling..And single pieces…For example: a sheer blouse with a little top underneath and/or a jacket on top,
a blouse with just see through sleeves or a cute cocktail dress with sheer paneling, or what about a sheer skirt with a mini underneath?
The combinations are endless….
But one thing is for sure you need to drop by the lingerie store and invest in some nice underwear because you will be needing them with this look.
In the upcoming seasons they want us to be showing some skin, I say if you can’t beat’em then join em..but only under your own conditions;)
Love B
Long sheer dress and fur jacket @MARCO BOLOGNA
Lingerie @INTIMISSIMI
Boots @ZARA
Cresce l’attesa per la collezione Balmain per H&M, in arrivo in Italia il 5 novembre 2015. Appena diffuse, le foto ufficiali della collezione in edizione limitata sono già virali.
Una conturbante sirena metropolitana, tra suggestioni army-chic e paillettes all over: l’inconfondibile stile di Olivier Rousteing, direttore creativo del celebre brand francese, non si smentisce, per una collezione che si preannuncia già come un evento unico.
Il brand low cost svedese è solito creare interessanti collaborazioni con le maison più in vista del panorama mondiale.
Classe 1985, Olivier Rousteing firma una limited collection con modelle d’eccezione del calibro di Kendall Jenner, Jourdan Dunn e Gigi Hadid. Le foto, rese pubbliche lo scorso maggio, con una campagna social intitolata #HMbalmaination, anticipavano i capi che saranno disponibili dal 5 novembre in 250 store italiani oltre che sull’e-commerce del brand. Capi per lui e per lei assolutamente da non perdere, per un guardaroba di classe, in versione low-cost.
Quello che si prospetta come l’evento fashion più atteso dell’anno sta già conquistando le copertine di mezzo mondo. Fashioniste, pronte ai nastri di partenza.
La catena di caffè più amata dalle star di tutto il mondo sta per arrivare in Italia. Simbolo del lifestyle americano, sdoganato persino sulle passerelle di Milano nel lontano 2009, ora Starbucks apre il suo primo negozio a Milano.
La catena americana di caffetterie starebbe per aprire i battenti nella capitale lombarda: protagonista dell’operazione è l’imprenditore bergamasco Percassi. L’accordo, che dovrebbe essere concluso entro Natale, prevede l’apertura nel 2016 del primo punto Starbucks in Italia.
Numerosi i rumours che si rincorrevano a tale proposito, già da due anni a questa parte. Il famoso marchio americano, leader nella caffetteria, fondato da Howard Schultz, vanta un fatturato di circa 9 miliardi di dollari.
La top model Lara Stone fotografata per Terry RichardsonMagdalena Frackowiak, foto di Terry Richardson per Harper’s Bazaar USCoco Rocha
Una modella con la celebre tazza di Starbucks durante la sfilata di Dsquared2, Milano, marzo 2009, foto di Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
Una nuova sfida, quella di portare il brand in Italia, patria per antonomasia del caffè: e fu proprio l’Italia la location che diede a Schultz l’ispirazione per la sua celebre catena. L’atmosfera dei caffè italiani, in cui ci si rilassa, si legge il caffè e si dibatte dei temi di attualità, portò il manager americano a tentare di adattare la formula al mercato americano. Impresa non facile, data la differenza culturale tra i due Paesi: tante sono le differenze tra il caffè lungo abbinato al latte, che incontra il gusto tipicamente yankee, e la classicità dell’espresso italiano. Largo uso della tecnologia in locali rigorosamente free wifi: su questo puntò inizialmente Schultz per imporsi sul mercato. Genio del marketing, i celebri bicchieroni extralarge in carta per l’asporto di bevande, simbolo del brand, sono entrati così nel mito.
La top model Alessandra AmbrosioLily Aldridge con un cappuccino Starbucks
La top model Heidi Klum per le strade di Beverly Hills con la figlia Leni e cappuccino Starbucks
I bicchieroni extralarge simbolo della catena Starbucks, sono ormai entrati nell’immaginario collettivo americano: numerosissime le celebrities paparazzate con questo status symbol stretto tra le mani. Immortalata anche in numerosi fashion shoots, la celebre tazza di carta è stata fotografata dall’obiettivo di celebri fotografi di moda, in primis da Terry Richardson, dopo aver calcato le passerelle della Milan Fashion Week, grazie all’estro di Dean e Dan Caten, celebri direttori creativi di Dsquared², che la scelsero come accessorio principe della loro collezione Primavera/Estate 2010.
Jessica Alba con buste di Starbucks per le strade di New York CityTaylor Swift con bevande StarbucksMiley Cyrus
Lindsay Lohan esce da Starbucks
Ora Antonio Percassi, bergamasco doc ed ex calciatore, si pone come il franchising partner dell’operazione di lancio del brand nel nostro Paese. La strategia di marketing dovrebbe coniugare al gusto della tradizione italiana le nuove tecnologie. Largo quindi al caffè americano, unito al free wifi e alle suggestioni tipicamente americane. Buon Frappuccino a tutti.
Se pensate che la moda sia ad esclusivo appannaggio di donne alte 1.80 m, dovrete clamorosamente ricredervi. Essere piccole di statura può essere un valore aggiunto, e a sdoganarlo per prima, nei lontani anni Cinquanta, è stata una donna il cui nome è ancora oggi tra le firme più apprezzate della moda francese ed internazionale.
Marie-Louise Carven-Grog, all’anagrafe Carmen de Tommaso, della sua altezza aveva fatto un complesso: alta 1.55 m, minuta ma proporzionata, come d’altronde prevedeva la bellezza dell’epoca, madame Carven si diceva “alta quanto un gambo di cavolo” e sembrava soffrire profondamente per quei centimetri in più che Madre Natura le aveva negato.
Ma, forte della propria personalità, si rimboccò le maniche e promise a se stessa che la statura piccola non avrebbe mai più dovuto rappresentare un problema per nessuna donna. Fu così che creò una moda a misura di donne petite, entrando di diritto nell’Olimpo dello stile. Il suo marchio, Carven, ancora oggi è uno dei più seguiti, nell’ambito della settimana della moda di Parigi.
Marie-Louise Carven-Grog, all’anagrafe Carmen de Tommaso, nacque il 31 agosto 1909 a ChâtelleraultAbito da ballo, 1951Mme Carven con Martine Laroche, 1961
Una creazione Carven, 1963
La couturière francese nacque il 31 agosto 1909 a Châtellerault dall’editore di origine italiana Tommaso Carmen. Studiò Architettura ed Interior Design presso l’École des beaux-arts de Paris ed iniziò la sua carriera di designer di moda da autodidatta, confezionando abiti su misura per se stessa e per le sue amiche. Nel 1945 fondò la sua casa di moda sotto lo pseudonimo di Mme Carven, contrazione del suo cognome e del nome di una zia da lei prediletta, che la introdusse alla passione per la moda.
Figlia di una generazione che sfornò talenti del calibro di Elsa Schiaparelli, Coco Chanel, Christian Dior e Pierre Balmain, il successo per lei arrivò appena quattro anni più tardi, nel 1949, quando venne citata nel testo della canzone “Mademoiselle de Paris”, di Jacqueline François.
Ampie gonne a ruota, punto vita segnato e decolleté in vista, in perfetto stile Fifties: questo è il modello Carven, per un abito verde che diviene emblema dello stile della maison. Uno stile all’insegna della leggerezza e del colore, per suggestioni provenzali. Semplicità, pulizia e consigli strategici per donne piccole di statura: evitare il nero, in primis, come anche le maniche a sbuffo e le stampe troppo ampie, ed evidenziare il seno, per accentuare le forme burrose tipiche degli anni Cinquanta.
Un modello del 1953L’Officiel De La Mode, 1957Punto vita in evidenza e colori vivaci: questo era lo stile CarvenUna moda pensata per le donne minute degli anni Cinquanta
La couturière sdoganò la bellezza petite e mise a punto il primo prototipo di reggiseno push-up
Madame Carven non viene cambiata dal successo: ottimista, il suo buonumore è proverbiale come anche la sua simpatia, che la rende vicina alla gente comune. I suoi capi colorati ricordano le uniformi delle hostess, e lei, grande viaggiatrice, adora trarre ispirazione da terre lontane. Tra le sue clienti ci sono nomi del calibro di Martine Carol, Leslie Caron, Michèle Morgan ed Édith Piaf. Realizzò l’abito da sposa di Mme Valéry Giscard d’Estaing e si rivelò brillante manager ante litteram: Madame Carven fu infatti tra i primi designer ad esportare le proprie creazioni all’estero, in particolare in Brasile, Portogallo, Egitto ed Iran. Inoltre fu una vera e propria trendsetter, essendo tra i primi couturier ad arricchire i propri capi di suggestioni etniche, introducendo elementi e materiali tipici di altri Paesi, come le stampe batik e la rafia. Le sue collezioni ottennero un successo incredibile in Giappone, dove le donne sono per antonomasia piccole di statura
Grande rivoluzionaria, madame Carven fu la prima a realizzare collezioni di prêt-à porter e dobbiamo a lei il primo prototipo di reggiseno push-up. Tanti sono i tabù infranti da questa piccola donna dall’enorme personalità, come l’aver fatto indossare una colonia maschile alle donne e l’aver accompagnato in giro per il mondo le sue modelle globetrotter.
Madame Carven era alta appena 1.55 m e fu questo suo complesso ad ispirarne il lavoroTailleur Madame Carven, 1951Tanti i tabù infranti da Madame Carven: fu la prima a fare indossare alle donne la colonia maschileMadame Carven trasse ispirazione dai Paesi dell’Africa e del Medio Oriente
La designer si è spenta l’8 giugno del 2015, all’età di 105 anni
Secondo l’ex ministro francese della cultura Renaud Donnedieu de Vabres madame Carven ha contribuito largamente ad imporre l’eleganza francese come punto di riferimento internazionale. Amante dell’arte, numerosissime sono state le sue donazioni al Museo del Louvre, che nel 1997 ha aperto una sala in suo onore, intitolata Grog-Carven. Madame Carven si ritira dalla scena nel 1993, all’età di 84 anni. Due anni più tardi, nell’ottobre del 1995, ottiene la Legion d’onore. La piccola grande donna si è spenta l’8 giugno del 2015, all’età di 105 anni. Le donne piccole di statura le devono molto.
Perfetta incarnazione dello stile parisienne, modella internazionale e musa di Lancôme, nonché produttrice musicale, dj e autrice del bestseller che insegna a tutte come copiare il look da perfetta parigina.
Lei è Caroline de Maigret: quarant’anni, sangue blu nelle vene, la modella discende da un ramo dell’aristocrazia della Borgogna da parte di padre e dai principi polacchi Poniatowski dal ramo materno. Ribelle ed anticonformista, da giovanissima Caroline molla tutto per andare a New York a fare la modella.
Bellezza anticonvenzionale, naso importante su un volto dai lineamenti marcati, la modella è una delle icone di stile della Parigi più chic. Mamma di Anton, 8 anni, impegnata sul fronte umanitario ed ambasciatrice dell’eleganza francese, il suo look parisienne l’ha portata a scrivere con le amiche Anne Berest, Audrey Diwan e Sophie Mas una guida alla “femminilità parigina”: “Come essere una parigina. Ovunque tu sia” è uscito in Italia lo scorso 31 marzo per Mondadori. Il libro è stato subito bestseller, tradotto in 32 lingue e paragonato ad un Sex & the City versione francese.
Caroline de Maigret è nata a Neuilly-sur-Seine il 18 febbraio 1975Caroline de Maigret per Vogue, luglio 2014Caroline de Maigret è una modella ed icona dello stile parisienneAutrice del bestseller “Come essere una parigina. Ovunque tu sia”, uscito in Italia lo scorso marzo
Uno scatto per Vogue Spagna
Effortlessly chic è la parola d’ordine per acquisire il look da parigina doc: quell’aria apparentemente acqua e sapone, capelli finto spettinati e poi, d’improvviso, il coup de foudre di un rossetto rosso lacca, a conferire un tocco di charme. La bellezza da Ville Lumière è alla portata di tutti, afferma Caroline, citando all’inizio del libro icone come Jane Birkin e Romy Schneider, divenute icone dello stile francese pur essendo nate altrove. Non temere di invecchiare è la regola numero uno per donne che credono nel loro potenziale seduttivo indipendentemente dall’età e dai canoni estetici vigenti. Forse nuove femministe, come la stessa autrice si dichiara, perché l’andare controcorrente è chic.
Effortlessy chic è la parola d’ordine per imitare lo stile pariginoLa modella è musa iconica di LancômeCaroline de Maigret in Chanel durante la Fashion WeekAncora la modella in total look ChanelLa top model è mamma di Anton e impegnata sul fronte umanitario
Icona di stile e modella, la carriera di Caroline de Maigret è iniziata a New York
Altra regola di stile esige il reggiseno nero sotto la camicia bianca. Alleggerire, adottare un look bohémien, facendo propria la massima di stile per eccellenza del “less is more”. Bando ai loghi, assolutamente vietati in un guardaroba sofisticato, come pure i mezzi tacchi e in generale le mezze misure. Tagliarsi i capelli da sole è un’altra abitudine da acquisire, infine, essere sempre “trombabili” (parole testuali), anche per andare a fare la spesa. Le parigine dominano la moda, sostiene Caroline de Maigret. E noi ne siamo assolutamente convinte.
Vogue SpagnaUn altro scatto per Vogue SpagnaNel suo libro “Come essere una parigina. Ovunque tu sia” Caroline de Maigret svela i segreti del suo lookChiodo e clutch per un look bohémienA Parigi durante la fashion week A/I 2014-2015
Stelle, righe marinière e proporzioni oversize in passerella da Max Mara, nella collezione per la Primavera/Estate 2016.
Una sfilata ricca di spunti e suggestioni: tanto bianco, alternato a rosso e blu, per righe, pois e stelline.
Un mood che ricorda Popeye; con Max Mara salpiamo per un viaggio in barca a vela, con un’unica meta: lo stile. Capispalla fluidi e oversize, all’insegna del comfort, tailleur pantalone dalla linea sartoriale, il caban regna incontrastato per conferire un tocco evergreen: declinato nei toni del blu, rigorosamente doppiopetto e impreziosito dai bottoni dorati, per una full immersion nello stile marinaretto.
Stampe che rappresentano i nodi delle barche su comodissime gonne longuette, oblò e piccole barche a vela, Mary Jane stringate per un look alla marsigliese. Trench classici su pantaloni palazzo e pullover costellati di stelle, per una full immersion nella classe più autentica. Vestivamo alla marinara, e lo facciamo ancora.
Le sfilate della London Fashion Week si sono da poco concluse: una settimana che ci ha fatto vivere di inedite suggestioni che caratterizzeranno la prossima Primavera/Estate 2016. Melting pot di grande stile, Londra non si smentisce neanche questa volta, proponendosi nuovamente come fucina artistica e crocevia di fashion trend che non mancheranno ad imporsi.
Burberry Prorsum ha presentato una collezione in cui il romanticismo incontra inedite suggestioni 2.0: largo a pizzi, trasparenze e delicati merletti, da indossare sotto il trench d’ordinanza, simbolo della maison, che rivela un nuovo piglio con sfumature vagamente fetish.
Mood bucolico e suggestioni provenzali, tra stampe floreali e fantasie tapestry da Erdem. Holiday mood da Temperley London che incanta Londra con stampe etniche, pizzo sangallo e lunghi abiti romantici dal sapore mediterraneo.
Sullo sfondo delle proteste anti-fracking, la sfilata di Vivienne Westwood Red Label ha visto drappeggi, corsetti, il tartan simbolo del brand e capi dal taglio sartoriale.
BurberryErdemTemperley London
Vivienne Westwood Red Label
La Disco-glam anni Settanta è stata protagonista della sfilata di Gareth Pugh: maschere che ricordano band come i Kiss, lustrini e paillettes su righe e colori accesi, rosso protagonista e grinta da vendere, per una collezione che rende omaggio alla vita notturna di Soho. Il designer, tornato a sfilare a Londra, impressiona e affascina descrivendo il senso di euforia mista a pericolo tipici della Londra anni Settanta/Ottanta.
Da Versus sartorialità scomposta e destrutturata: Anthony Vaccarello ha saputo interpretare mirabilmente lo spirito del brand, con una collezione romantica e rock. Urban mood, tagli e spirito rock per un “sartoriale rivoluzionato”, come lo stesso designer ha definito la collezione.
La Primavera/Estate 2016 di Holly Fulton si tinge di suggestioni surrealiste: Art Deco mixata a stampe psichedeliche prese in prestito ai Seventies, ruches retrò e dettagli tratti dal Surrealismo. Una femminilità ironica e sofisticata per una collezione originale ed accattivante.
Gareth PughVersus
Holly Fulton
Pringle of Scotland trae ispirazione dalla sua Scozia: mirabili capi a lavorazione crochet, bianco virginale che profuma di moderno. Outfit che ricordano una rete da pesca, per la realizzazione dei quali il designer Massimo Nicosia si è ispirato all’installazione artistica di Ernesto Neto.
Antonio Berardi indugia in un romanticismo sartoriale, tra abiti in seta a stampa floreale e tuxedo classici; Barbara Casasola propone un minimalismo sexy, votato al comfort e alla praticità ma impreziosito da audaci trasparenze su brassière vedo non vedo. Suggestioni Nineties nelle tuniche e nei crop top, la designer brasiliana si rivela maestra nel conferire alla sua donna una femminilità discreta ma hot.
Fotografie come schizzi, in cui il colore tratteggia scene di un’antica e forse perduta eleganza. Mistero, allure e glamour, la filigrana spessa che sa di antico, l’arte di padroneggiare con disinvoltura l’esposizione e le sfumature: gli scatti di Lillian Bassman ci portano in una dimensione onirica in cui moda e arte si incontrano, in un mirabile gioco di chiaroscuri.
Un profilo appena illuminato da un raggio di luce, la curva delicata di un cappellino, l’ombra di un fiocco, e ancora la suggestione dei viaggi in treno, gli sguardi persi fuori dal finestrino, i pensieri che vagano: le foto di Lillian Bassman raccontano delle storie. Scatti intimi e delicati, all’insegna di un buon gusto oggi tristemente in disuso e di una femminilità che sa ancora di trine e vezzi. Fotografie che sanno di magia, l’artista Bassman riesce ad emozionare ad ogni scatto.
Mary Jane Russell fotografata da Lillian Bassman per Harper’s Bazaar, Le Pavillon, New York, 1950Barbara Mullen con un cappotto di Ben Khan, Harper’s Bazaar New York, Novembre 1954Suzy Parker, Harper’s Bazaar, New York 1955Lillian Bassman nasce a New York il 15 giugno 1917
Nella sua lunghissima carriera Lillian Bassman ha lavorato a lungo per Harper’s Bazaar
Nata il 15 giugno 1917 a Brooklyn da due intellettuali ebrei immigrati dall’Ucraina, Lillian studia alla Textile High School di Manhattan con Alexey Brodovitch e consegue il diploma nel 1933. Durante i suoi studi conosce il fotografo Paul Himmel, con cui convola a nozze nel 1935. Lillian Bassman è stata una delle fotografe di moda più longeve in assoluto: la sua lunghissima carriera inizia negli anni Quaranta, dapprima come assistente dello stesso Brodovitch, all’epoca direttore artistico di Harper’s Bazaar. Lillian firma un contratto per Junior Bazaar e successivamente per la rivista principale.
Un ritratto di Lillian BassmanEvelyn Tripp per Harper’s Bazaar, New York 1954Barbara Vaughn in abito Ficol, New York, 1956
Dovima. New York, 1954
Le prime foto sono a colori; sotto la guida di Brodovitch inizia invece a scattare prevalentemente in bianco e nero, dando vita a degli insuperabili capolavori stilistici. Tra i suoi maestri vi furono anche Richard Avedon e George Hoyningen-Heune, che la iniziò ai segreti della camera oscura. Dalla fine degli anni Quaranta fino ai primi anni Settanta il lavoro di Lillian Bassman nella fotografia di moda è incessante: la fotografa è mirabile testimone del glamour anni Cinquanta.
Le sue modelle in lingerie incantano e seducono con classe, le donne da lei ritratte mentre viaggiano da sole a bordo di eleganti vagoni di prima classe sono donne indipendenti, molto diverse dall’angelo del focolare tipicamente anni Cinquanta. Donne forti, come forti sono i contrasti delle sue foto.
Lillian Bassman studiò presso la Textile High School di Manhattan con Alexey BrodovitchSuzy Parker fotografta da Lillian Bassman per Harper’s Bazaar, luglio 1955Il treno è una costante nelle foto di Lillian Bassman, dove sofisticate signore viaggiano in eleganzaDelusa dalla fotografia di moda, negli anni Settanta la celebre fotografa distrusse i negativi che aveva conservato durante la sua vita
Barbara Mullen in giacca Pauline Trigère e cappello Lilly Dachè. 1955
Presto delusa dalla fotografia di moda contemporanea, alla quale si sente via via più estranea, negli anni Settanta la Bassman distrugge tutti i negativi che aveva messo da parte: è il lavoro di una vita, e sarebbe stata una irrimediabile perdita se quegli stessi negativi non fossero stati ritrovati, nel corso degli anni Novanta. Un patrimonio smisurato dal valore incommensurabile, che testimonia quasi mezzo secolo.
Negli ultimi anni della sua vita Lillian Bassman si dedica alla pittura e all’insegnamento alla Parson’s School of Design. L’artista fa un ritorno trionfale nella moda solo negli anni Novanta, dove coniuga la camera oscura alla fotografia digitale. Sicura di sé, l’avvento del digitale non la spaventa e l’artista padroneggia con naturalezza anche Photoshop per manipolare le immagini.
Mary Jane Russell, Le Pavillon, New York, Harper’s Bazaar, aprile 1955Uno scatto risalente al 1955Ancora il topos del viaggio in treno in uno scatto che cattura il glamour anni CinquantaCappellino Philipp Treacy, Vogue Germania, 1998Celebrazione della femminilità Fifties, i corsetti e le piume
La lingerie anni Cinquanta protagonista degli scatti di Lillian Bassman
Nonostante gli anni di assenza dalla scena, Lillian Bassman viene acclamata come un guru della fotografia di moda ed è ricercatissima: John Galliano le commissiona diversi lavori, così come le riviste Vogue e New York Times. Nel 2009, dopo una vita trascorsa insieme e ben 73 anni di matrimonio, muore il marito Paul Himmel. La fotografa si spegne a Manhattan tre anni più tardi, il 13 febbraio del 2012, all’età di 94 anni. Ma i suoi scatti sono ricordati come degli assoluti ed originalissimi capolavori.
La fotografa si è spenta nel febbraio del 2012Suzy Parker in turbante, 1952La fotografia di Lillian Bassman vede un delicato gioco di luci e una femminilità antica e sofisticataAncora protagonista la lingerieBarbara Mullen, 1958
Spegne oggi 35 candeline Mariacarla Boscono, una delle più famose top model italiane degli ultimi anni. Sguardo profondo, lunghi capelli scuri e fisico androgino, la top model ha già all’attivo una lunga carriera costellata di successi internazionali.
Nata a Roma il 20 settembre 1980, Mariacarla nella sua infanzia viaggia moltissimo a causa del lavoro del padre. Prima della sua nascita i genitori vivevano in Thailandia e in America, prima a Providence e poi a Key West, Florida. Mariacarla inizia a frequentare la scuola negli States, salvo poi rientrare in Italia per volontà dei genitori, che pensano sia opportuno che la bambina torni a casa. Ma questo dura poco: quando Mariacarla ha appena 9 anni la famiglia si trasferisce in Kenya, tra Malindi e Mombasa. La top model ricorda questo come il periodo più fantastico della sua vita.
Influenzata dalla cultura americana e da quella africana, poliglotta e cittadina del mondo, Mariacarla a diciassette anni viene notata da un fotografo amico di famiglia, durante una cena. La madre è favorevole ad una carriera della figlia nella moda ma la ragazza preferisce terminare prima gli studi. La scelta si rivela saggia e nonappena conseguita la maturità la futura top model vola a New York City, dove firma immediatamente un contratto con la DNA Model Management.
Mariacarla Boscono è nata a Roma il 20 settembre 1980Mariacarla Boscono ritratta da Zoe Ghertner per Hermès, autunno 2013Fisico androgino e volto unico per la top model romana
Mariacarla Boscono in una foto di Txema Yeste per Harper’s Bazaar Spagna, marzo 2015
Gli occhi scuri, il viso affilato e drammatico, lo sguardo intenso: in breve la Boscono diventa la modella prediletta da Karl Lagerfeld ed una diva a livello internazionale. Regina delle passerelle, contesa dai brand più prestigiosi, Mariacarla Boscono ottiene numerose cover di Vogue e prende il posto di Kate Moss come testimonial di Hennes & Mauritz.
Musa di Riccardo Tisci e amata da Karl Lagerfeld, Mariacarla Boscono è una delle top model più famose al mondo
La top model da piccola ha vissuto tra Stati Uniti e Africa
Musa di Riccardo Tisci per Givenchy, amata dai più famosi fotografi al mondo, Mariacarla è una delle top model più famose al mondo: in pochissimi anni diventa il volto di Chanel, Blumarine, Etro, Moschino, Yves Saint Laurent, Alessandro Dell’Acqua, Marc Jacobs, Dolce & Gabbana, Roberto Cavalli, Salvatore Ferragamo, solo per citarne alcuni. Inserita nel 2005 da Forbes nella classifica delle modelle più pagate al mondo, tre anni dopo diventa testimonial di Emilio Pucci, Hermès, Moschino e John Galliano.
Fotografata da Peter Lindbergh per Vogue Italia, febbraio 2014La Boscono è stata selezionata da Vogue Paris tra le trenta modelle più famose degli anni Duemila
Nel 2006 la modella ha debuttato come attrice teatrale a New York
Divisa tra Roma e New York -sua seconda patria- la modella ha all’attivo anche tre edizioni del calendario Pirelli, precisamente l’edizione del 2003, 2004 e 2009, scattata dal grande Peter Beard e ambientata nell’Africa che l’ha vista crescere. Inserita da Vogue Paris tra le 30 modelle del 2000, l’espressività del volto della supermodella non lascia indifferenti: nel 2006 Mariacarla ha debuttato come attrice teatrale con uno spettacolo di Jean Genet presso il Lee Strasberg Theatre Institute di New York. Sposata con l’imprenditore italiano Andreas Patti, dal quale ha avuto una figlia, Marialucas, Mariacarla Boscono è una delle italiane più famose all’estero. Una bellezza decisamente interessante.
Tra le icone di stile è la più aristocratica e famosa, è stata musa di numerosi fotografi, socialite internazionale e vedova dell’indimenticabile avvocato Gianni Agnelli. La principessa Marella Caracciolo di Castagneto ha incarnato la quintessenza dello chic italiano, universalmente riconosciuto.
La classe nella figura eterea, il lunghissimo collo eburneo, che incantò artisti di tutto il mondo, da Richard Avedon a Truman Capote, che la ribattezzò “The Last Swan”: Marella Agnelli è un’icona di stile tra le più ammirate, per la sua eleganza discreta e raffinata. Mai sopra le righe, spesso low profile, caratteristica di chi non ha bisogno di ostentare nulla. Ça va sans dire, sembra dire con il suo sguardo tagliente e il portamento austero. Una donna di grande spessore, ultima erede della dinastia torinese che più ha fatto discutere l’Italia.
Nata a Firenze il 4 maggio del 1927, il padre di Marella è il principe napoletano Filippo Caracciolo di Castagneto e la madre è l’americana Margaret Clarke, originaria dell’Illinois. Marella trascorre l’infanzia in giro per l’Europa al seguito del padre, diplomatico. La bellezza eterea della giovane spicca nei saloni dei palazzi dell’aristocrazia romana e nei circoli più esclusivi, ma la sua è un’eleganza diversa, fatta di sottrazioni e di un autentico charme. La fanciulla, alta e filiforme, fa il suo ingresso in società in lunghi abiti in impalpabile chiffon di seta: tra i couturier prediletti dalla principessa spicca il genio partenopeo di Federico Forquet, Balenciaga e Courrèges.
Marella Agnelli ritratta da Erwin Blumenfeld, 1950Marella Agnelli, foto di Horst P. Horst, 1967Un altro scatto di Horst P. Horst, 1967
Marella Caracciolo di Castagneto è nata a Firenze il 4 maggio del 1927
Inserita da Vanity Fair nella Hall of Fame dell’International Best Dressed List creata da Eleanor Lambert, insieme al marito Gianni Agnelli e al controverso nipote Lapo Elkann, la sua bellezza così diversa dai canoni vigenti negli anni Cinquanta la portò a divenire musa di fotografi del calibro di Richard Avedon e Henry Clarke; inoltre fu immortalata da Clifford Coffin e Andy Warhol.
Dopo aver ultimato gli studi superiori in Svizzera, la giovane studia presso l’Académie des beaux-arts e poi presso l’Académie Julian di Parigi. Successivamente inizia a lavorare a New York, come fotografa: sarà l’assistente del celebre fotografo di moda Erwin Blumenfeld. Successivamente al suo rientro in Italia, Marella Caracciolo lavora come fotografa e redattrice per la Condé Nast, celebre casa editrice di Vogue.
Marella Agnelli in posa per Philippe Halstman, abito Balenciaga, Villefranche sur Mer, Villa Leopolda, 1963Nata in una famiglia dell’antica aristocrazia napoletana, Marella Agnelli è designer e collezionista d’arteRitratta da Richard Avedon, 1953
Marella Caracciolo Di Castagneto in un ritratto giovanile di Arturo Ghergo, abito di Federico Forquet, Vogue, 1945
Nel 1953 sposa l’erede della Fiat Gianni Agnelli, nella sfarzosa location del castello di Osthoffen, a Strasburgo, in Francia. L’unione sancisce la scalata sociale del celebre avvocato, eccentrico protagonista della Dolce Vita. Dalle nozze nascono i figli Edoardo, morto suicida, e Margherita, madre di John e Lapo, componenti dell’attuale board di FIAT e della Juventus. Intima amica di Truman Capote, indimenticabile il suo ingresso al celebre Black & White Ball organizzato da quest’ultimo in un caftano in seta firmato Mila Schön e scenografico copricapo di piume nere. Amica di John e Jacqueline Kennedy, spesso fotografata con loro a Capri e Positano, a differenza del marito Gianni non fu mai presa d’assalto dai paparazzi, forse in virtù del suo aristocratico savoir-faire, roccaforte assai ardua da espugnare.
Dopo aver studiato Arte, Marella Agnelli ha lavorato come assistente fotografa per Erwin BlumenfeldIl 19 novembre del 1953 Marella Caracciolo di Castagneto ha sposato Gianni AgnelliUn ritratto del 1955Uno scatto della vita dei coniugi AgnelliMarella Agnelli indossa un abito da sera di Jean Patou, foto di Henry Clarke, 1956
Ritratta da Richard Avedon, 1976
Nel 1973 Marella Agnelli intraprende l’attività di designer di alta moda, specializzandosi nella realizzazione di disegni per stoffe d’arredamento, attività questa che la principessa continua tuttora. Tra le passioni coltivate dalla vedova Agnelli il giardinaggio è al primo posto: un pollice verde di notevole talento, il suo, al punto che la principessa ha curato personalmente la progettazione dei giardini nelle sue dimore, da Villa Frescot sulla collina di Torino a Villar Perosa nei pressi di Torino fino alla sua abitazione a Marrakech in Marocco, dove si è trasferita nel 2005.
Marella Caracciolo in uno scatto di Riccardo Moncalvo risalente agli anni SettantaRitratta ancora da Avedon, che ne adorava il lunghissimo collo, che le fece ottenere il soprannome di “cigno”In uno scatto di Pasquale de Antonis, la principessa indossa un abito di Carosa, Palazzo Torlonia, 1948Marella Agnelli in posa per Andy Warhol, 1972Marella Agnelli per Harper’s Bazaar, 1965
La principessa Marella Caracciolo di Castagneto in posa per Henry Clarke, 1962
Marella Agnelli è autrice di numerosi libri di giardinaggio e fotografia. Membro dell’International Council del MOMA di New York, del Tate International Council di Londra, del Board degli Amici dei Giardini Botanici Hanbury, nonché presidente dell’Associazione Amici Torinesi Arte Contemporanea, la principessa è anche una grande collezionista d’arte: famosa la collezione posseduta dai coniugi Agnelli, che includeva opere di Canaletto, Bellotto, Canova, Manet, Renoir, Picasso, Matisse, Severini e Modigliani. La classe non è acqua.