Giovanna Battaglia: nozze glamour a Capri

Si sono celebrate pochi giorni fa le nozze vip di Giovanna Battaglia. La celebre fashion editor si è unita in matrimonio (blindato) ad Oscar Engelbert, magnate svedese. Una location da sogno ed oltre trecento invitati famosi hanno fatto da cornice all’evento dell’anno: il Faro di Punta Carena ha illuminato la cerimonia, conferendole quel tocco di magia degno dei due sposi.

Ex modella, musa storica di Dolce & Gabbana e fashion editor di fama mondiale, Giovanna Battaglia vive dal 2011 a New York e collabora da anni a W Magazine e Vogue Japan (qui un pezzo sul suo stile): irriverente ed ironica come sempre, la bella stylist ha sposato Oscar Engelbert, milionario nato in Svezia, titolare della Oscar Properties Holding AB, che si occupa di ristrutturare dimore di pregio.

Tra gli invitati l’immancabile collega Anna Dello Russo, Dolce & Gabbana, Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi. La sposa ha scelto un abito principesco dal grande impatto scenografico: corpetto aderente e maxi gonna stile meringa; il tutto firmato Sarah Burton per Alexander McQueen. Inoltre la Battaglia non ha lesinato in damigelle di rosa vestite, mentre lo sposo ha scelto un classico smoking scuro.

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Giovanna Battaglia si è sposata lo scorso venerdì a Capri (Foto Facebook)


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Il sontuoso abito da sposa firmato Sarah Burton perr Alexander McQueen (Foto: Facebook)


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Un bellissimo ritratto della sposa (Fonte: Harper’s Bazaar)


Giovanna Battaglia con lo sposo (Fonte: Instagram)
Giovanna Battaglia con lo sposo (Fonte: Instagram)


Lanterne romantiche hanno conferito un’aura suggestiva alla location, in bilico tra le rocce e il mare. Mood mediterraneo per il pre wedding, con un esclusivo dinner party organizzato nella celebre Piazzetta di Capri, dove si sono aperti i festeggiamenti. La magia dei faraglioni ha fatto da sfondo alla cerimonia blindata ed extra lusso: pare infatti che il matrimonio sia costato ben 3 milioni di euro.

Modelle, influencer e nomi di spicco del fashion biz e del jet set internazionale tra gli invitati alle nozze dell’anno. E tanti sono coloro che hanno fatto il loro ingresso in elicottero o jet privato. #oscarandgio è stato l’hashtag ufficiale dell’evento, seguitissimo su tutti i social newtwork. Ci uniamo anche noi agli auguri per gli sposi.

(Fonte cover: Habitually Chic)


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Fiori d’arancio per Eleonora Carisi

Fashion trend Estate 2016: stile surf

Le tendenze per l’Estate 2016 ci portano in paesaggi esotici, tra tavole da surf e palme. A metà strada tra Los Angeles e la Giamaica, l’ispirazione per i fashion trend della stagione estiva parla chiaro: una full immersion nel colore, per un look da spiaggia. Stampe all over raffiguranti palme e fiori ma anche caleidoscopici giochi cromatici declinati in colori vitaminici: le passerelle sono state inondate da capi coloratissimi e ricchi di brio.

Largo a bikini lavorati in crochet e dettagli fluo. La Giamaica domina la passerella di Tommy Hilfiger: tra righe e suggestioni caraibiche, veniamo proiettati in spiagge da sogno, tra le note di Bob Marley. Libertà e bellezza acqua e sapone, per una surfista che non rinuncia alla propria femminilità e allo stile.

Crop top da indossare con pantaloni a righe, bikini da portare sotto kimoni e mini caftani stampati e, ancora, mini dress con oblò: in passerella da DSquared2 queste sono le principali tendenze. Da Anna Sui sfila una surfista dalle suggestioni tropicali: attorno al collo corone di fiori hawaiane salutano un’estate ricca di charme.

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Gigi Hadid in passerella per Tommy Hilfiger



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Tanti gli stilisti che hanno scelto un mood surf per le collezioni Primavera/Estate 2016, da Carven a Paco Rabanne. Il miniabito diventa quasi una muta da surf, effetto seconda pelle. Tanto colore visto anche da Custo Barcelona e Paul & Joe. Tra grunge e tropican style House of Holland fa sfilare playsuit coloratissime abbinate a calzini sporty-chic, per una donna atletica ed ironica.

Gisele Bundchen provetta surfista


Constance Jablonski per Air France Madame, giugno/luglio 2016
Constance Jablonski per Air France Madame, giugno/luglio 2016


(In copertina: sfilata Tommy Hilfiger)


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Fiori d’arancio per Eleonora Carisi

Si sono celebrate pochi giorni fa le nozze più glamour del 2016: la bellissima it girl torinese Eleonora Carisi, fondatrice del blog Jou Jou Villeroy, si è sposata. Il fortunato è Paolo Soffiatti, hair stylist italiano residente a Londra molto apprezzato nel fashion biz internazionale.

Ha scelto Elie Saab, la bella influencer, per il giorno più importante della vita di ogni donna: suggestioni romantiche nel principesco abito da sposa in pizzo con strascico a ruota e profonda scollatura sulla schiena. Il velo corto completa un outfit da sogno. Grinta e allure nei tatuaggi a forma di stella che fanno capolino sotto il pizzo bianco sul décolléte di Eleonora, sposa sofisticata e irriverente.

Rose e peonie, lanterne shabby-chic ed eleganza sontuosa nella location scelta: le splendide sale di Villa Ponti, dimora settecentesca alle porte di Varese, si sono aperte per ospitare l’evento. Tra giardini fioriti ed eleganza rococò si è celebrato un garden party, tra poesie e lettere d’amore scritte di proprio pugno dagli sposi. Un’atmosfera delicata e poetica, in cui nulla era lasciato al caso: dai segnaposto alle decorazioni, tripudio di bon ton ed estetica, per il matrimonio più atteso dai fashion addicted d’Italia (e non solo).

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Eleonora Carisi ha scelto Elie Saab per il principesco abito da sposa con strascico a ruota


Eleonora Carisi con il neo sposo Paolo Soffiatti
Eleonora Carisi con il neo sposo Paolo Soffiatti


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Il bacio tra gli sposi nella cornice settecentesca di Villa Ponti


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Il taglio della torta


L’hashtag #mrandmrssoffiatti ha permesso ai numerosissimi followers di Eleonora di seguire l’evento sui principali social, in primis Instagram e Snapchat. Tra gli invitati influencer, socialite e nomi di spicco della moda contemporanea, da Linda Tol a Tamu McPherson.

Eleonora Carisi non smette di dettare tendenza neanche nel giorno delle sue nozze: la bella blogger (qui un articolo dedicato al suo stile) si riconferma sapiente arbiter elegantiae nel forgiare un’immagine della sposa ideale: l’abito da sposa firmato Elie Saab unisce l’eleganza classica di inizio secolo ad un piglio contemporaneo perfetto per una giovane sposa. Le facciamo tanti auguri.

(Tutte le foto sono tratte da Cosmopolitan)


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Luisa Casati: vivere come un’opera d’arte

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Certe donne rifuggono con ogni mezzo dagli schemi di un’esistenza banale e riescono nell’arduo compito di forgiare la propria vita secondo i propri parametri e la propria personale gerarchia di valori: la marchesa Casati è stata una figura quasi mitologica, ribelle ad ogni diktat, anticonformista ed iconica. La sua immagine continua ad ispirare intere generazioni, come anche la sua vita, ricca di fasti, onori ma anche ombre e zone grigie: voleva essere un’opera d’arte vivente, Luisa Casati Stampa di Soncino, ed è certamente riuscita nel suo intento, manifesto dichiarato di una vita degna del miglior romanzo decadente.

Considerata l’antesignana del dandismo in gonnella, la Divina Marchesa incarnava alla perfezione il prototipo della dark lady: enigmatica, misteriosa, a tratti inquietante, sempre seducente, amava indugiare sul suo lato oscuro, dai ménage à trois di cui era protagonista, secondo i rumours dell’epoca, accanto a Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse, a quella sua irresistibile quanto primordiale attrazione per il proibito, che si esprimeva nell’amore per l’occultismo e per il travestimento. Non solo l’adesione alle mode del momento, ma un’esigenza naturale, per lei: il lato torbido di Luisa Amman era estremamente sviluppato e costituirà forse la somma del suo fascino. L’esprit du temps della Belle Époque fa da sfondo alla clamorosa affermazione del suo stile, entrato nel mito.

Luisa Adele Rosa Maria Amman nacque a Milano il 23 gennaio 1881 da una facoltosa famiglia di industriali di origine austriaca: il padre Alberto Amman è un produttore di cotone a cui Umberto I conferisce il titolo comitale, la madre Lucia Bressi era originaria di Vienna. L’infanzia della piccola Luisa, indole timida e fantasia galoppante, trascorre all’insegna della solitudine, tra precettori privati e un amore viscerale per le arti figurative. Rimasta orfana di entrambi i genitori, viene affidata alle cure di uno zio, insieme alla sorella maggiore Francesca. Appena adolescente Ginetta, come viene chiamata affettuosamente, è già la più ricca ereditiera d’Italia. Ma alla ragazza la prospettiva di una vita ordinaria, seppur agiata, appare quasi insostenibile; lei, che era stata iniziata dalla madre alle storie che vedevano protagoniste donne eccentriche come la contessa di Castiglione, Cristina di Belgiojoso, Sarah Bernhardt ed Elisabetta d’Austria, ha già le idee chiare: la sua vita sarà romanzesca. “Bisogna fare la propria vita come si fa un’opera d’arte. Bisogna che la vita di un uomo di intelletto sia opera di lui. La superiorità vera, è tutta qui”: con premesse come queste, c’era da aspettarsi un’esistenza avventurosa.

marchesa Luisa Casati – 1913 by Adolf Demeyer
La marchesa Luisa Casati in uno scatto realizzato dal barone Adolf De Meyer nel 1913


La marchesa Casati Stampa in uno scatto di Man Ray, 1928
La marchesa Casati Stampa in uno scatto di Man Ray, 1928


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Luisa Adele Rosa Maria Amman nacque a Milano il 23 gennaio 1881


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Il fascino enigmatico e quasi spettrale della marchesa immortalato da Man Ray


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Luisa Casati, foto di Man Ray, 1935


Altezza svettante su un fisico androgino, i grandi occhi verdi spiccano sull’incarnato eburneo e su un sorriso sibillino: la bellezza di Luisa è sui generis rispetto agli standard dell’epoca e reca in sé un tocco noir e un fascino sulfureo. Occhi bistrato neri con pupilla dilatata ad hoc tramite colliri al gusto di belladonna e frangetta irriverente, appare onirica, quasi spettrale nelle foto di Man Ray, medusa dall’allure intramontabile ed icona di stile per antonomasia.

Nel 1900, appena diciannovenne, convola a nozze con il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, che aveva conosciuto durante un ballo a cui presenziava la crème della società milanese. L’anno seguente nasce la loro unica figlia, Cristina, nome scelto in onore della Principessa di Belgiojoso. Ma il matrimonio sta stretto all’animo inquieto della marchesa, che strega col proprio fascino il Vate per eccellenza del Decadentismo, Gabriele D’Annunzio, di cui sarà amante e musa. Il primo incontro tra i due avviene durante una caccia alla volpe organizzata dal marito di Luisa: subito scatta il coup de foudre e i due iniziano una relazione destinata a destare scalpore. Fu proprio Luisa ad ispirare al poeta il personaggio di Isabella Inghirami in “Forse che sì forse che no”. D’Annunzio la soprannomina Coré, come Persefone, la Regina degli Inferi. E difatti l’universo della marchesa non è poi così lontano dalle tetre atmosfere dell’Ade: le testimonianze di chi la conobbe, come anche la descrizione delle sue abitudini e delle sue dimore, ci parlano di una donna dall’immagine quasi diabolica. Capricciosa femme fatale, perennemente in viaggio tra gli eventi del jet set internazionale, la mente persa nei fumi dell’oppio, la megalomania e le ossessioni riguardanti la propria immagine: la divina Marchesa sembrava incarnare alla perfezione l’ideale femminile del Vate, che ne adorava il trucco disfatto e l’ambiguità sessuale. “Adoro i capricci di questa donna. Quando cerco di immergermi nel suo mondo sento il suo profumo e vedo le sfumature del suo trucco disfatto”, queste le parole con cui il poeta descriveva il suo sentimento per lei.

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La marchesa a 18 anni


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Lo stile della Belle Époque nello scatto risalente circa al 1905


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La marchesa a Venezia, ritratta con uno dei suoi giaguari


La Marchesa Luisa Casati in uno scatto di Carl L. T. Reitlinger, 1942
La Marchesa Luisa Casati in uno scatto di Carl L. T. Reitlinger, 1942


Nel 1910 Luisa Casati si trasferì a Venezia, dove acquistò l’abbandonato Palazzo Venier dei Leoni, affacciato sul Canal Grande, oggi sede del museo Peggy Guggenheim. Ed è proprio nei giardini di quella che sarà la sua residenza fino al 1924 che Luisa tocca l’apice della sua mondanità e del suo prestigio. La Serenissima non era mai stata così glamour, tra balli in cui la Marchesa esibisce nelle sue dimore lacchè di colore usati quasi alla stregua di schiavi indigeni, sullo sfondo di una Piazza San Marco usata come pista da ballo: si balla il tango, alla corte di Luisa, ballo che intanto era stato proibito nella Capitale per ordine papale. Intanto il suo matrimonio è da tempo naufragato e nel 1914 arriva la separazione dal Marchese Camillo Casati Stampa.

Mecenate e musa di artisti, la Marchesa vive tra opulenza sfrenata ed eccessi di ogni sorta, a partire dagli animali esotici di cui ama circondarsi: usa boa costrittori come collane e porta al guinzaglio scimmie, pavoni e levrieri, come quello con cui la immortala Giovanni Boldini. Eccentrica e fieramente sopra le righe, non era raro incontrarla per le calli veneziane in piena notte, nuda sotto un ampio mantello di pelliccia, mentre portava al guinzaglio il suo amato ghepardo: è così che la immortala Erté. Stupire è la parola d’ordine, nonché il fil rouge di un’intera esistenza. Jean Cocteau disse di lei: “Aveva saputo crearsi un ‘tipo’ all’estremo. Non si trattava più di piacere o non piacere, o tantomeno di stupire. Si trattava di sbalordire”.

La marchesa in un abito Paul Poiret, circa 1913
La marchesa in un abito Paul Poiret, circa 1913


La marchesa Casati indossa il celebre costume "Queen of the Night" disegnato per lei da Léon Bakst (1922)
La marchesa Casati indossa il celebre costume “Queen of the Night” disegnato per lei da Léon Bakst (1922)


La marchesa con un abito a cascata interamente ricoperto di diamanti, creato per lei da Paul Poiret (anni Dieci)


La marchesa ritratta da Man Ray come l'imperatrice Elisabetta d'Austria (1935)
La marchesa nei panni dell’imperatrice Elisabetta d’Austria, foto di Man Ray (1935)


La marchesa in compagnia degli artisti Paul César Helleu e Giovanni Boldini, Venezia, 1913
La marchesa in compagnia degli artisti Paul César Helleu e Giovanni Boldini, Venezia, 1913


Il suo stile spazia dai fasti della Belle Époque, tra pizzi e broccati, alle suggestioni orientaleggianti di capi unici, creati appositamente per lei dai più grandi couturier dell’epoca: largo a pepli e tuniche plissé, suggestioni maschili, copricapi svettanti alternati a turbanti d’ispirazione Twenties, tripudio di animalier e piume all over, con una predilezione per il black and white e per lunghissimi fili di perle. Poi il gusto per le masquerade: la ritroviamo quindi vestita di piume d’airone, o, ancora, con una coda di pavone in testa e il sangue di un pollo appena sgozzato che le scorre lungo il braccio. Camaleontica, la sua visione della moda è istrionica e teatrale, non solo un vezzo ma uno strumento per dare vita ad una vera e propria catarsi, che le permette di impersonare le donne che tanto aveva amato, come Elisabetta d’Austria, salvo poi calarsi anche nei panni di Arlecchino e Cesare Borgia. La marchesa divenne una delle forze motrici dell’haute couture del Ventesimo secolo ed investì esorbitanti cifre di denaro per acquistare le migliori stoffe e i materiali più pregiati. Paul Poiret, Mariano Fortuny, Jean Patou, Léon Bakst sono solo alcuni dei nomi che la vestirono. Celebre il costume passato alla storia come “Queen of the Night” disegnato per lei da Bakst nel 1922, indossato dalla marchesa ad un ballo in maschera a Parigi: furono necessari oltre tre mesi per completare l’abito, interamente ricoperto da una cascata di diamanti. In un’altra occasione, la marchesa si presentò vestita come il martire cristiano San Sebastiano, con un’armatura in metallo con tanto di frecce che si sarebbe dovuta illuminare, grazie ad un presa elettrica a cui era attaccata. Ma un corto circuito quasi la uccise e fu costretta a lasciare il party a metà serata. Tra i gioielli preferiti dalla Marchesa quelli di René Lalique e Cartier, maison a cui ispirò la celebre pantera.

La marchesa Casati vista da Erté
La marchesa Casati vista da Erté


La marchesa in uno schizzo di Joseph Rous Paget-Fredericks, anni Quaranta
La marchesa in uno schizzo di Joseph Rous Paget-Fredericks, anni Quaranta


La marchesa Luisa Casati ritratta da John Augustus Edwin, 1919
La marchesa Luisa Casati ritratta da John Augustus Edwin, 1919


Giovanni Boldini, Ritratto di Luisa Casati, 1914
Giovanni Boldini, Ritratto di Luisa Casati, 1914


Giovanni Boldini, ritratto di Luisa Casati con levriero, 1914
Giovanni Boldini, ritratto di Luisa Casati con levriero, 1914


Nel 1919 un’epidemia di influenza spagnola le porta via l’amatissima sorella Francesca. Nello stesso anno lei si trasferisce nella Villa San Michele di Capri, inquilina dello psichiatra svedese Axel Munthe. Nel 1923 decide di acquistare una casa a Parigi: è il sontuoso Palais Rose, da lei soprannominato Palais du Rêve, maniero appartenuto a Robert de Montesquiou. Intanto si rende conto con non poco stupore che le sue risorse finanziarie stanno per esaurirsi. Edonista ed incapace di rinunciare alle innumerevoli manie che facevano ormai parte del suo modus vivendi, inizia a collezionare oggetti appartenuti alla Contessa di Castiglione, eroina della sua infanzia. Nel 1924 prende parte a Les Bals du Grand Prix proprio vestita dalla celebre contessa. Nello stesso anno ottiene a Budapest il divorzio dal marito, entrando nella storia, in quanto prima donna divorziata italiana della chiesa cattolica.

La marchesa in uno scatto di Man Ray, 1922
La marchesa in uno scatto di Man Ray, 1922


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Eccentrica e sopra le righe, la marchesa Casati è stata una delle prime vere icone di stile


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Celebre la liaison tra la marchesa e Gabriele D’Annunzio, di cui fu musa


La marchesa con uno dei suoi serpenti al Beaumont Ball, Parigi, anni Venti
La marchesa con uno dei suoi serpenti al Beaumont Ball, Parigi, anni Venti


La marchesa negli anni Venti
La marchesa negli anni Venti


All’età di 50 anni ha accumulato debiti per oltre 25 milioni di dollari: è sull’orlo del baratro, costretta a vendere il Palais con tutti gli arredi, che vengono battuti in un’asta che vede come acquirente anche Coco Chanel. La marchesa decide allora di trasferirsi in Gran Bretagna, dove risiede la figlia Cristina, neo sposa del Conte di Huntingdon e mamma della piccola Moorea. La coppia sostiene Luisa economicamente, ma per la marchesa è già iniziata irrimediabilmente la sua parabola discendente: divenuta la copia sbiadita di se stessa, la nobildonna vaga per le strade di Londra con abiti logori e veletta nera. I cosmetici, parte integrante del suo maquillage, sono ormai troppo costosi, e deve quindi ripiegare sul lucido da scarpe per disegnare il contorno occhi nero, da lei tanto amato.

Il primo giugno del 1957 arriva la morte, a causa di un’emorragia cerebrale. La marchesa viene sepolta al Brompton Cemetery con il suo mantello nero bordato di pelle di leopardo, le immancabili ciglia finte e occhi bistrati, e, ai suoi piedi, l’amato pechinese imbalsamato. La nipote sceglie i versi di Shakespeare per l’epitaffio da incidere sulla lapide. Il commiato dalla donna più iconica del Novecento è affidato alla descrizione di Cleopatra, tratta da “Antonio e Cleopatra”: «L’età non può appassirla, né l’abitudine rendere insipida la sua varietà infinita».

Marisa Berenson nei panni della marchesa Casati al Rothschild Proust Ball, foto di Cecil Beaton, 1971
Marisa Berenson nei panni della marchesa Casati al Rothschild Proust Ball, foto di Cecil Beaton, 1971


Carine Roitfeld truccata come Luisa Casati, foto di Karl Lagerfeld
Carine Roitfeld truccata come Luisa Casati, foto di Karl Lagerfeld


Georgina Chapman come la marchesa Casati, foto di Peter Lindbergh per Harper's Bazaar, marzo 2009
Georgina Chapman come la marchesa Casati, foto di Peter Lindbergh per Harper’s Bazaar, marzo 2009


Tilds Swinton immortalata da Paolo Roversi come la marchesa Casati su Acne Paper, 2010
Tilda Swinton immortalata da Paolo Roversi su Acne Paper, 2010


La marchesa nel corso della sua vita fu anche musa di alcuni esponenti storici del futurismo, come Marinetti, Depero e Boccioni. Inoltre un narcisismo senza precedenti la spinse a commissionare una mole incredibile di opere che la ritraessero: dagli scatti di Man Ray, Cecil Beaton e Adolph de Meyer ai ritratti di Giovanni Boldini, Augustus John, Kees Van Dongen, Romaine Brooks, Ignacio Zuloaga, Drian, Alastair, Giacomo Balla, Catherine Barjansky, Jacob Epstein e Alberto Martini, suo ritrattista ufficiale.

La moda le ha dedicato innumerevoli tributi: già nel 1960 il famoso designer americano Norman Norell presentava una collezione interamente basata sul ritratto della marchesa eseguito dal pittore olandese Kees van Dongen. La collezione in questione venne anche immortalata da Milton H. Greene sulla copertina di Life Magazine. Tom Ford ha definito Luisa Casati come “la prima dandy europea del Ventunesimo secolo”, dedicandole la sua collezione P/E 2004 disegnata per YSL Rive Gauche. Ma, in quella che è stata additata come la peggiore in assoluto delle collezioni dello stilista, tra le modelle mezze nude che si alternano sulla passerella, della marchesa resta solo il make up. Prima ancora, c’era stata la sfilata Dior Haute Couture P/E 1998 in cui, sullo sfondo dell’Opéra Garnier di Parigi, John Galliano si ispirava alle mise sfoggiate dalla Divina Marchesa, tra cui il celebre costume di Cesare Borgia indossato nel lontano 1925. Nel 2010 fu la volta di Karl Lagerfeld, che omaggiò la marchesa con la collezione Chanel Resort. Location scelta: il Lido di Venezia, ça va sans dire. E tante sono le donne del fashion biz ad avere reso omaggio alla figura di Luisa Casati, da Georgina Chapman, ritratta nel 2009 da Peter Lindbergh, con tanto di giaguari al seguito, a Carine Roifeld, fotografata da Lagerfeld per il New Yorker nel 2003, fino a Tilda Swinton, che nel 2010 interpreta la nobildonna in un editoriale ad alto tasso di suggestione firmato Paolo Roversi. Della Divina Marchesa restano gli innumerevoli ritratti che immortalano una donna profondamente sola. “Essere diversa significa essere soli. Non amo ciò che è ordinario. Quindi sono sola”, così diceva lei stessa, dall’alto di un’esistenza vissuta in nome dell’estetismo più sfrenato.


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Buon compleanno, Brooke Shields

Ha incarnato gli anni Ottanta, tra pellicole scandalose e celebri campagne pubblicitarie: enfant prodige della moda e del cinema, Brooke Shields spegne oggi cinquantuno candeline.

Brooke Christa Camille Shields è nata a New York il 31 maggio 1965 in una famiglia che vanta una relazione con la nobiltà italiana. Origini inglesi, italiane e tedesche, il padre di Brooke era Francis Alexander Shields, membro del partito repubblicano, funzionario della casa cosmetica Revlon e fratello di Marina Shields, e la madre Teri Shields (nata Maria Theresia Schmon) era un’ex attrice e poi manager della figlia.

Forse pochi sanno che la nonna paterna della piccola era la principessa Donna Marina Torlonia di Civitella-Cesi, metà italiana e metà americana, sorella di Alessandro Torlonia, V principe di Civitella-Cesi, marito dell’Infanta Beatrice di Spagna (zia del Re Juan Carlos I). Brooke Shields è inoltre cugina di secondo grado dell’attrice Glenn Close.

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Brooke Shields è nata a New York il 31 maggio 1965


Brooke Shields in uno scatto di Patrick Demarchelier, 1983
Brooke Shields in uno scatto di Patrick Demarchelier, 1983


Uno scatto di Francesco Scavullo, 1983
Uno scatto di Francesco Scavullo, 1983


Foto di George Hurrell, 1981
Foto di George Hurrell, 1981


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La carriera di Brooke Shields è iniziata ad appena 11 mesi, e sua madre Teri è stata il suo manager


Da una ricerca compiuta nel 1995 dal genealogista William Addams Reitwiesner si sarebbe accertata la discendenza dell’attrice americana dalle più importanti famiglie italiane, in particolare di Roma e di Genova, tra cui i Grimaldi, i Carafa, i Doria, i Doria Pamphili Landi, i Chigi-Albani e i Torlonia.

L’infanzia della piccola Brookie -soprannome con cui veniva chiamata dalla mamma- è segnata dal divorzio dei genitori ma anche dalla sua incredibile bellezza: con un volto come quello, la strada del cinema e della moda appare quasi scritta nel DNA. La bambina ad appena 11 mesi appare su numerose riviste, immortalata in alcune campagne pubblicitarie. A soli 11 anni è la più giovane modella a firmare un contratto con la celebre agenzia Ford di New York. Tre anni più tardi, non ancora adolescente, è già una star e vanta oltre 300 cover di riviste patinate, tra cui Vogue e Cosmopolitan.


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Brooke Shields posa per i più grandi fotografi del mondo, da Richard Avedon a Francesco Scavullo a Patrick Demarchelier, solo per citarne alcuni. Ma sotto gli abiti e il trucco da diva c’è solo una ragazzina indifesa: quella carriera diventa croce e delizia della giovanissima Brooke, la cui infanzia è segnata dall’ingombrante figura materna, che la inizia al mondo del cinema. Acerba veste i panni di una baby squillo nella controversa pellicola Pretty baby, diretta da Louis Malle (1978), scandalizzando intere generazioni. Torbida figura della notte appena 13enne, l’attrice entra nel mito grazie a quella scabrosa interpretazione. La rivediamo poi in Laguna blu, immersa in un paradiso esotico, quasi un mitologico Eden, in cui scopre i primi turbamenti d’amore accanto al biondissimo Christopher Arkins. È il 1980 e la regia del celebre film, simbolo della generazione nata negli anni Ottanta, è di Randal Kleiser.

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L’attrice in uno scatto del 1983


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La nonna paterna di Brooke Shields era la principessa Marina Torlonia di Civitella-Cesi


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La celebre campagna pubblicitaria per Calvin Klein Jeans, in cui la baby modella dichiarava che tra lei e i suoi jeans non c’era che la nuda pelle


Brooke Shields in "Laguna blu", 1980 (Foto di Michael Ochs Archives/Getty Images)
Brooke Shields in “Laguna blu”, 1980 (Foto di Michael Ochs Archives/Getty Images)


Musa di numerosi stilisti, da Valentino a Versace a Calvin Klein, indimenticabile è la campagna pubblicitaria per quest’ultimo brand, in cui la splendida baby modella ammicca, dichiarando che tra lei e i suoi jeans vi è solo la barriera della pelle nuda. Presenza fissa dello Studio 54 e intima amica di Michael Jackson, forse quel suo volto perfetto e l’immagine che i registi forgiano per lei, in perenne bilico tra innocenza e perdizione, l’hanno privata dell’innocenza dell’infanzia.

Ma Brooke dimostra di essere una ragazza con la testa sulle spalle: nel 1983 si laurea in Letteratura francese alla prestigiosa Princeton University, prendendosi una pausa dalla sua carriera di attrice. Inoltre ha dichiarato di aver conservato la propria verginità fino ai 21 anni. Le sue storie d’amore divennero argomento succulento per i tabloid di tutto il mondo, a partire dal matrimonio con il campione di tennis Andre Agassi. Nel 2005 l’attrice ha dichiarato pubblicamente di aver sofferto di una grave forma di depressione post-partum, dopo avere dato alla luce la sua prima figlia, Rowan Francis.

Brooke Shields in "Pretty Baby" (1978)
Brooke Shields in “Pretty Baby”, scandalosa pellicola diretta da Louis Malle, in cui lei interpretava il ruolo di una baby prostituta (1978)


Su Vogue, foto di Richard Avedon, 1980
Su Vogue, immortalata da Richard Avedon, 1980


Brooke Shields in Valentino, foto di Vittoriano Rastelli, 1981
Brooke Shields in Valentino, foto di Vittoriano Rastelli, 1981



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Della Valle: in casa Tod’s lo stilista non serve più

Della Valle: in casa Tod’s lo stilista non serve più

La dichiarazione è forte, e sembra destinata inevitabilmente ad aprire orizzonti nuovi ed inusitati nel fashion biz. In casa Tod’s, dopo l’addio di Alessandra Facchinetti, il direttore creativo sembra ormai una figura destinata a scomparire. Ridimensionata la sua importanza, lo stilista sarebbe quindi considerato oggi non essenziale ai fini della messa a punto delle nuove collezioni. A dirlo è Diego Della Valle, patron del gruppo marchigiano. Così l’imprenditore si è espresso durante il Luxury Summit organizzato dal Il Sole 24 Ore.

La dichiarazione intendeva commentare l’addio della stilista Alessandra Facchinetti, che all’inizio del mese corrente ha abbandonato dopo tre anni la direzione creativa di Tod’s. Ma Della Valle non ha mezze misure nel proferire parole dalla portata storica, che hanno profondamente sconvolto il mondo fashion e che gettano scenari inquietanti sul futuro della moda: “Lo stilista, a noi, nel senso classico, non serve più perché credo sia diventato, tranne in alcuni casi, un po’ un rallentatore dei progetti”, ha affermato Della Valle, annunciando nuovi progetti di sviluppo previsti per il mese di giugno.

“Il fatto di andare ogni mese nei negozi è già un’antitesi. Lo stilista se è bravo è un pensatore, ha bisogno dei tempi, ha le sue comprensibili incertezze, vuole rifare le cose, tutto questo non è più contemplato nella velocità che noi oggi dobbiamo avere nelle aziende”, ha poi aggiunto. “Se voi osservate i nuovi stilisti, di stile praticamente non sanno niente, sono fenomeni tra pr e socialite. Mai avrete visto un marchio di rilevanza mondiale senza lo stilista. E qualche volta, quando è capitato, è stato un dramma. Oggi si avverte che il mercato si orienta da un’altra parte”.

Il presidente di Tod's, Diego Della Valle
Il presidente di Tod’s, Diego Della Valle


Se da una parte viene quindi rinnegata la figura stessa del direttore creativo, che, secondo Della Valle, oggi sarebbe reo di rallentare la velocità e i tempi di produzione, tuttavia mancherebbe a tutt’oggi una reale strategia per modernizzare il brand e renderlo capace di tenere il passo in una società in cui la velocità sembra essere diventata condicio sine qua non. A suo dire Tod’s non aderirà infatti alla filosofia del “see now-buy now” che oggi domina il mercato della moda: le collezioni del celebre brand italiano non verranno quindi messe in vendita subito dopo la loro presentazione. Un approccio che risulta quasi antitetico alle dichiarazioni circa la figura del direttore creativo del brand. Della Valle ha inoltre auspicato razionalità e buon senso come base su cui sviluppare le nuove strategie aziendali che saranno messe a punto entro qualche settimana. Resta da chiedersi se si possa considerare valido un simile approccio, e se dovremo quindi aspettarci l’avvento di una nuova era per la moda, intrisa di qualunquismo e rea di non aver dato il giusto valore alla creatività del singolo, un’era in cui la stessa figura dello stilista sarà drammaticamente soppiantata dalla spersonalizzazione e dalla meccanizzazione dominanti nelle logiche di mercato.

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Stokton: sneaker tra arte e moda

Talvolta la moda riesce a coniugare i fashion trend attuali con suggestioni tratte dall’arte: è il caso di STOKTON, brand da sempre attento alle nuove tendenze, che ha appena presentato la nuova collezione di sneaker per l’Estate 2016.

Suggestioni barocche ed ispirazioni Basquiat si sposano alle principali tendenze moda per la stagione Primavera/Estate. Elementi decorativi barocchi vengono stemperati da una visione contemporanea del gym style impreziosito dalla cura nei materiali usati, che spaziano dai macro pitoni crackle alle stampe cocco perlate e traslucide declinate in nuances lunari e raffinate. La palette cromatica abbraccia i toni dell’acqua, dell’incenso, del safari e del nirvana.

Nelle forme sfilate che esaltano il piede fanno capolino elementi decorativi di pregio, come puntalini metallici ricoperti da gemme mono e multicolor. Ricordano l’impressionismo italiano i pizzi e ricami della collezione pensata per lei, in un mood femminile e mediterraneo che si snoda attraverso delicate trasparenze.

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Per i modelli unisex spruzzi multicolor a rilievo, superfici graffiate, all’insegna dell’effortlessy-chic, e, ancora, pennellate e scolature di vernice. Striature di colore scalfiscono la pelle, in un gioco di rimandi, in perenne bilico tra arte e moda. I pattern tipicamente estivi prevedono stampe macro e floral nei toni tropical, che ricordano i quadri di Paul Gauguin e il post impressionismo, reinterpretato attraverso una visione naturalistica animata da colori densi e nuance dal piglio strong.

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Suggestiva, ricercata e sofisticata la collezione STOKTON per l’estate 2016: sia la donna che l’uomo potranno calzare un accessorio che vanta un grande studio stilistico ed un invidiabile background tecnico, all’insegna di un’artigianalità italiana che, ancora una volta, si dimostra un valido passepartout per un successo su scala internazionale.

Cannes 2016: i migliori look

Si è appena conclusa la 69esima edizione del Festival del Cinema di Cannes: tanti, come sempre, i look che hanno monopolizzato l’attenzione e i flash dei fotografi. Le dive che hanno calcato la croisette e il red carpet ci hanno fatto spesso sognare anche se non è mancato qualche scivolone in fatto di stile. Tantissime le attrici protagoniste del Festival di Cannes 2016, ma ad incantare sul red carpet ci hanno pensato anche top model e fashion blogger.

E se osare si è rivelata talvolta la parola d’ordine, c’è chi, come Charlize Theron, riesce ad incantare tutti anche col più classico dei tuxedo maschili. Nessuna provocazione gratuita, solo la classe di una vera diva. Chapeau. Icona fashion sempre impeccabile Kate Moss: la top model è apparsa raggiante in un abito Halston dalle suggestioni Seventies, accompagnata dalla sorelline Lottie, in un rosso Christian Dior. Una magistrale lezione di stile, direttamente dalle passerelle. Occhi puntati sulla futura mamma Blake Lively, che ha brillato sul red carpet in un abito drappeggiato firmato Atelier Versace. Le forme rotonde della gravidanza hanno accentuato ulteriormente la bellezza dell’attrice hollywoodiana.

Ma forse la vera protagonista di quest’edizione del Festival è stata Bella Hadid: la splendida top model diciannovenne ha fatto tanto parlare di sé, complice un abito che poco o nulla lasciava all’immaginazione. Audace scollatura e spacco vertiginoso, la modella è apparsa sexy come non mai sul red carpet, sfoggiando un fisico perfetto. Opinione pubblica letteralmente divisa sull’eleganza dell’abito con spacco inguinale, prontamente copiato dalla collega Izabel Goulart, che ha sfoggiato lo stesso capo in un diverso colore.

Charlize Theron in Christian Dior (Photo by Luca Teuchmann/WireImage)
Charlize Theron in Christian Dior (Photo by Luca Teuchmann/WireImage)


Kate Moss in vintage Halston e gioielli Chopard.  (Photo by Antonio de Moraes Barros Filho/FilmMagic)
Kate Moss in vintage Halston e gioielli Chopard. (Photo by Antonio de Moraes Barros Filho/FilmMagic)


Blake Lively in Atelier Versace. (Photo by Gisela Schober/Getty Images)
Blake Lively in Atelier Versace (Photo by Gisela Schober/Getty Images)


Bella Hadid in Alexandre Vauthier Couture  (Photo by Danny Martindale/FilmMagic)
Bella Hadid in Alexandre Vauthier Couture. (Photo by Danny Martindale/FilmMagic)


Allure da diva e piedi nudi per la sempre splendida Julia Roberts, mentre Susan Sarandon ha sfatato ogni tabù sul tempo che passa, apparendo in forma smagliante. Ironica e sicura di sé, la diva di “Thelma & Louise” ha indossato un abito Jean Paul Gaultier e uno smoking Saint Laurent. Tante le dive che hanno scelto l’opulenza regale di Zuhair Murad, mentre Alexandre Vauthier è balzato agli onori delle cronache grazie alla mise rosso fuoco sfoggiata da Bella Hadid, tra spacchi hot e scollature mozzafiato. Giorgio Armani veste la giurata Valeria Golino, fedele al suo stile minimal-chic.


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Protagoniste del red carpet e icone di stile, le blogger Eleonora Carisi e Kristina Bazan sono state tra le più ammirate. Kendall Jenner, top model classe 1995, nuova protagonista dello spot Magnum Double (qui un pezzo sulla campagna pubblicitaria che la vede testimonial del celebre gelato), è stata tra le più fotografate, insieme alle colleghe Adriana Lima, Alessandra Ambrosio e alla bellissima Barbara Palvin, nuova testimonial del profumo Acqua di Gioia di Giorgio Armani.

Doutzen Kroes in Brandon Maxwell. (Photo by Samir Hussein/WireImage)
Doutzen Kroes in Brandon Maxwell. (Photo by Samir Hussein/WireImage)


Susan Sarandon in Jean Paul Gaultier. (Photo by Harvey/FilmMagic)
Susan Sarandon in Jean Paul Gaultier (Photo by Harvey/FilmMagic)


Kristen Stewart in Chanel, gioielli Messika. (Photo by Mike Marsland/Mike Marsland/WireImage)
Kristen Stewart in Chanel, gioielli Messika. (Photo by Mike Marsland/Mike Marsland/WireImage)


Kendall Jenner in Elie Saab Haute Couture. (Photo by Venturelli/Getty Images)
Kendall Jenner in Elie Saab Haute Couture (Photo by Venturelli/Getty Images)


Occhi puntati su Kristen Stewart, che ha sfoggiato un abito firmato Chanel e un make up originale. Tanti i look riusciti, da Katy Perry in un Marchesa rosso fuoco ad Adèle Exarchopoulos in Louis Vuitton. A contendersi la Palma d’Oro dello stile Amal Clooney, raggiante in Atelier Versace, e le già citate Kate Moss, Blake Lively e Julia Roberts, a riprova del fatto che la personalità è sempre glamour.


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Kendall Jenner nuova testimonial Magnum

Kendall Jenner nuova testimonial Magnum

È stato presentato nell’ambito della 69esima edizione del Festival di Cannes il nuovo spot Magnum che vede come protagonista d’eccezione la giovanissima top model Kendall Jenner. Occhi e capelli scuri e volto perfetto, la piccola di casa Kardashian è la modella del momento. Classe 1995, Kendall Jenner ha già al suo attivo numerose copertine e campagne pubblicitarie. Star della tv, supermodella e musa di fotografi e stilisti, Kendall Jenner è uno dei volti più volti più iconici del fashion biz.

Tripudio di gusto ed estasi di piacere sono gli ingredienti del nuovo Magnum Double, il gelato con lo stecco più famoso del mondo: e quale perfetta testimonial per incarnare il lato wild del piacere se non Kendall Jenner? La top model è il volto del nuovo spot pubblicitario, realizzato da due maestri della fotografia di moda, quali Mert Alas e Marcus Piggott. Il duo ha presentato in esclusiva una mostra che celebra il piacere. “Release the Beast“, questo il titolo dell’esposizione: un vero e proprio monito per liberarsi dalle convenzioni sociali e dare sfogo al proprio istinto. Cogliere l’attimo, godere dei piccoli piaceri della vita, e, perché no, concedersi qualche vizio anche a tavola, è il leitmotiv della campagna pubblicitaria firmata Mert & Marcus.

In #ReleaseTheBeast la top model è immortalata acqua e sapone, in canotta bianca, pronta ad addentare il gelato più glamour. Poi la vediamo pronta a tuffarsi in acqua in un paio di hot pants ad alto tasso erotico e con una tavola da surf animalier sottobraccio. Tra gli outfit indossati dalla modella anche un lungo abito con spacco vertiginoso e un tubino rosso fuoco, su uno sfondo da cui fa capolino un divano zebrato.

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Kendall Jenner è la nuova testimonial di Magnum Double


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La top model è nata a Los Angeles il 3 novembre 1995


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Kendall Jenner in uno scatto della campagna “Release The Beast”, realizzata da Mert & Marcus


Sexy e scatenata, Kendall Jenner incarna alla perfezione il mood della campagna. “Dare to be wild”, recita lo spot. E lei riesce benissimo ad incarnare il lato selvaggio della vita. Concedersi delle trasgressioni e assaporare il piacere: per meglio interpretare questo messaggio la modella ha dichiarato di essere andata indietro con la mente alla ricerca di episodi che hanno caratterizzato la sua vita. Autentica e determinata, la top model, dopo un’infanzia trascorsa sotto i riflettori, ha iniziato a calcare le passerelle ad appena 14 anni. L’abbiamo vista incantare tutti anche sulla croisette del Festival del cinema di Cannes, durante la presentazione di “Release the Beast”. Splendida, irriverente ed autoironica, la top model nel nuovo spot.



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Buon compleanno, Naomi

Spegne oggi 46 candeline Naomi Campbell: top model di fama mondiale, entrata nella storia negli anni Novanta. Dagli amori da copertina agli eccessi (denunce comprese), fino all’affidamento ai servizi sociali: la bellezza della Venere nera splende ancora oggi, nonostante una verve talvolta esplosiva. Pelle d’ebano, volto perfetto e fisico atletico, la modella è stata inserita dalla rivista People tra le 50 donne più belle del mondo. Con un patrimonio di 48 milioni di dollari, è una delle modelle più pagate della storia.

Naomi Elaine Campbell è nata a Streatham, Londra, il 22 maggio 1970. Sua madre è la diciottenne Valerie Morris, una ballerina di origini giamaicane. Sconosciuta è invece l’identità del padre, che abbandona Valerie quando quest’ultima è incinta di 4 mesi. Nel certificato di nascita l’uomo non viene nominato e la top model, in accordo con le volontà della madre, non lo ha mai incontrato. Il cognome Campbell è quello del secondo marito di Valerie. Nel 1985 è nato Pierre, il fratellastro della modella.

Ultimamente un certo Errol Campbell, che ha da poco scontato una condanna per stupro, ha rivendicato la paternità, chiedendo a Naomi di sottoporsi al test del DNA. Le affermazioni dell’uomo sono state prontamente smentite dalla madre della top model, la quale invece si è astenuta dal commentare la notizia. Tuttavia secondo alcune fonti la modella vanterebbe origine giamaicana e antenati cinesi.

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Naomi Elaine Campbell è nata a Streatham, Londra, il 22 maggio 1970


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La bellissima modella è da sempre impegnata nella causa contro le discriminazioni razziali


Naomi Campbell, foto di Herb Ritts, 1990
Naomi Campbell, foto di Herb Ritts, 1990


Foto di Michel Comte, Vogue 1994
Foto di Michel Comte, Vogue 1994


Naomi Campbell, foto di Ellen von Unwerth, 2004
Naomi Campbell, foto di Ellen von Unwerth, 2004


Naomi Campbell, foto di Herb Ritts, Hawaii, 1989
Naomi Campbell, foto di Herb Ritts, Hawaii, 1989


Dopo aver vissuto a Roma, dove la madre lavorava come ballerina, la piccola Naomi viene spesso affidata alle cure dei parenti mentre la madre viaggia in tutta Europa. Dall’età di 3 anni la bambina frequenta la Barbara Speake Stage School e all’età di 10 anni viene ammessa alla Italia Conti Academy of Theatre Arts, dove studia danza.

La sfolgorante carriera di Naomi Campbell inizia nel 1978, ad appena 8 anni, quando viene scritturata per il videoclip di Is This Love, di Bob Marley. E numerosi saranno i videoclip di artisti che, in seguito, ne immortaleranno la bellezza, da Madonna a George Michael, da Michael Jackson a Puff Daddy. Ad appena 15 anni inizia a lavorare come modella. In breve il suo volto e la sua bellezza unica si impongono sulla scena del decennio Ottanta/Novanta. Naomi Campbell diviene una delle sei modelle della sua generazione per cui è stata coniata l’espressione di “supermodelle”. Carismatiche e capricciose come vere e proprie dive, iconiche muse per stilisti e fotografi, le supermodelle non sono semplici mannequin ma si impongono all’attenzione dei media come dei personaggi. Nell’aprile 1986 Naomi appare sulla copertina di Elle e, sempre nello stesso anno, è tra le modelle che posano per Terence Donovan per il calendario Pirelli 1987. Nell’agosto 1988 è la prima donna di colore ad apparire sulla copertina di Vogue (prima in Francia e successivamente in Inghilterra) e di Time Magazine.


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Nel corso della sua carriera, Naomi Campbell è stata testimonial nelle campagne pubblicitarie di molte case di moda, tra le quali Fendi, Prada, Roberto Cavalli, Dolce & Gabbana, Chloé, Emanuel Ungaro, Guess, Escada, Pinko. Volto storico di Valentino, Versace, Roberto Cavalli, Yves Saint Laurent, con la sua falcata ha calcato le passerelle delle più grandi case di moda al mondo. Nel 1988 inizia la carriera di attrice, prendendo parte a tre episodi della serie I Robinson. Intanto debutta anche al cinema, nel 1991, nel film Cool as Ice. Nel 1999 è protagonista in Testimone scomoda.

Naomi Campbell, foto di Irving Penn, Vogue,1 gennaio 1992
Naomi Campbell, foto di Irving Penn, Vogue, gennaio 1992


Foto di Albert Watson,  Vogue, febbraio 1994
Foto di Albert Watson, Vogue, febbraio 1994


Naomi in passerella per Yves Saint Laurent
Naomi in passerella per Yves Saint Laurent


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Naomi Campbell è soprannominata la “Venere nera”


Foto di Jean-Paul Goude per Harper's Bazaar, 2009
Foto di Jean-Paul Goude per Harper’s Bazaar, 2009


Ritratta da Richard Avedon per il Calendario Pirelli 1995
Ritratta da Richard Avedon per il Calendario Pirelli 1995


Al culmine della carriera, nel 1994, Naomi scrive anche un romanzo, ma si rivela un clamoroso fiasco. Nello stesso anno pubblica l’album Baby Woman,che si rivela invece un successo commerciale, soprattutto in Giappone. L’anno seguente si butta in un’avventura imprenditoriale insieme alle colleghe Claudia Schiffer, Christy Turlington ed Elle Macpherson: le top model investono in una catena di ristoranti chiamati Fashion Cafe, ma solo tre anni più tardi l’azienda è sull’orlo della bancarotta. Nel 1998 dalle pagine del Time viene annunciata la notizia che segna uno spartiacque indelebile nel fashion biz: è la fine dell’era delle supermodelle. Naomi intanto si è già quasi totalmente ritirata dalle passerelle mentre continua a posare per i magazine patinati. E nel 1999 firma il suo primo contratto per un’azienda di cosmetici, la Cosmopolitan Cosmetics (una divisione di Wella). Mai dimenticate e senza degne eredi, nel 2008 le supermodelle daranno vita, dalle pagine di Vanity Fair, ad una reunion, per nostalgici orfani di un capitolo sfavillante della storia del costume.

Durante la sua carriera, Naomi ha dichiarato guadagni nettamente inferiori rispetto alle sue colleghe. In prima linea nella causa contro il razzismo, la top model ha denunciato più volte i pregiudizi del fashion biz nei confronti delle modelle di colore. Impegnata sul sociale, la modella supporta il Nelson Mandela Children’s Fund, per cui, nel lontano 1998, ha anche organizzato una sfilata di Versace a scopo benefico.

Personalità ribelle ed eccentrica, la top model ha sofferto di dipendenza da cocaina e per ben quattro volte è stata giudicata colpevole di atti di violenza commessi nei confronti di impiegati e camerieri del suo entourage ma anche paparazzi ed estranei, tra il 1998 e il 2009. Affidata ai servizi sociali di New York, bandita dai voli British Airways, i suoi exploit ce l’hanno resa anche più umana e forse meno irraggiungibile. Forte di un’infanzia trascorsa senza un riferimento paterno, per la top model padri putativi sono stati Quincy Jones, Chris Blackwell e Nelson Mandela. Tra i suoi amori il pugile Mike Tyson, l’attore Robert De Niro, il bassista degli U2 Adam Clayton, l’italianissimo Flavio Briatore e il miliardario russo Vladislav Doronin.


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Culture Chanel in mostra a Venezia

Culture Chanel in mostra a Venezia

È stata la donna che, da sola, ha cambiato il corso della moda, inaugurando l’era moderna. Personalità granitica e stile inconfondibile, di Gabrielle Coco Chanel sappiamo quasi tutto, dalla sua infanzia disagiata agli amori turbolenti (qui un articolo sulla sua vita). Ma che cosa amava nella vita di tutti i giorni questa donna a cui dobbiamo tanto? Quali erano le sue letture preferite, quali i testi che componevano la sua biblioteca? Finalmente una mostra risponderà ad ogni curiosità sulla donna che più di ogni altra ha segnato la storia del costume.

Dal 17 settembre 2016 all’8 gennaio 2017 a Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia, si terrà la mostra Culture Chanel, La donna che legge. Un evento imperdibile, che segna una nuova tappa nel ciclo di esposizioni inaugurate dalla maison nel 2007. Dopo Mosca, Shanghai, pechino, Canton e Parigi, ora la maison sceglie l’Italia per il nuovo imperdibile evento dedicato a Coco Chanel.

Culture Chanel è il settimo episodio di questo percorso, fortemente voluto da Jean-Louis Froment: un progetto unico che intende indagare alcuni aspetti della vita della celebre stilista, in questo caso il rapporto con i libri, con un occhio di riguardo per la poesia. Dalle opere classiche di Omero, Platone, Virgilio, Sofocle, Lucrezio e Dante fino ai poeti a lei contemporanei, da Jean Cocteau a Stéphane Mallarmé, verrà rivelato l’archivio di letture predilette dalla stilista. Libri ma non solo: anche alcuni oggetti d’arte provenienti dal suo storico appartamento di rue Cambon 31, Parigi, saranno esposti per la prima volta, insieme a gioielli e profumi, per un totale di circa 350 pezzi.

Gabrielle Coco Chanel nel suo appartamento, Parigi, 1965  (Foto di Cecil Beaton)
Gabrielle Coco Chanel nel suo appartamento, Parigi, 1965
(Foto di Cecil Beaton)


“Dediche, archivi, fotografie, quadri, disegni, si mescolano con un vestiario di creazioni di moda che svelano, al pari di una biblioteca, il vocabolario estetico di Gabrielle Chanel, il suo gusto per il classicismo e per il barocco, l’amore per la Russia e per gli ori di Venezia”, così la maison descrive la retrospettiva di Ca’ Pesaro. Una mostra esclusiva che intende tracciare un ritratto intimo, attraverso le sue letture e gli oggetti che la circondavano, di una donna che è entrata nel mito.

(Foto cover: Gabrielle Chanel, 1962. Foto di Douglas Kirkland)


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