ANARCHYTECTURE: VIAGGIO AL CENTRO DEL ROCK FIRMATO SKUNK ANANSIE

A pochi giorni dalla sua uscita il nuovo disco del gruppo britannico è già in vetta alle classifiche

Poche parole ma tanti sorrisi. Così gli Skunk Anansie, capitanati dalla loro leader indiscussa Skin, hanno incontrato nei giorni scorsi i loro fans italiani, dopo l’uscita ufficiale lo scorso 15 gennaio di “Anarchytecture”, sesto lavoro della band britannica, secondo dopo la loro reunion avvenuta nel 2012 con l’incisione di Black Traffic.


Quest’anno, ancor più di allora, il rock ritorna a battere forte in ogni singolo pezzo cantato dalla “pantera nera”: in ogni brano intensi riff si uniscono alla voce acuta e profonda di Skin, per dare vita ad una compilation che traccia dopo traccia scuote e infiamma l’anima di quanti amano le sonorità rock. Un rock che in perfetto stile Skunk Anansie amalgama heavy metal con influenze punk rock e ibride funk, proprio come piace a loro che, mai come ora, sono apparsi nella loro forma più splendida con Cass al basso, Ace alla chitarra e Mark Richardson alla batteria. La formazione al completo dunque, capitanata da una Skin che, come sempre, trascina il gruppo, sicura e caparbia come non mai, consapevole di quella sua voce inconfondibile alla quale anche David Bowie, il mito, in una sua performance live, riproponendo Milk is my sugar, (uno dei successi supremi degli Skunk Anansie) aveva riservato il giusto onore con uno “Scusate Skin forse l’avrebbe cantata meglio”. Una sorta di benedizione quella di Bowie che diede ancora più forza ed al gruppo rock britannico.


Con Anarchytecture oggi gli Skunk Anansie ritornano e confermano ancora una volta quell’acclamata bravura e la loro unicità come gruppo che ama l’anarchia pur essendo consapevole di come essa, in fondo, non possa esistere nel nostro sistema. Da queste fondamenta trae origine il titolo del nuovo album, perfetta dichiarazione dell’antitesi tra anarchia e architattura. Un concetto interpretabile da ognuno in modo personale, proprio come per ogni singolo membro della band, per il quale “Anarchytecture” assume significati diversi, pur avendo come perno il concetto dello scontro di due cose diverse, capace di generare vibrazioni che gettano il seme della creatività. E in questa sorta di anarchia mista a razionalità e coerenza il gruppo britannico sta già scalando le classifiche di mezzo mondo, collezionando sold out ai concerti ( il 17 febbraio all’Alcatraz di Milano, il 14 luglio a Pistoia, il 15 a Roma e il 17 a Piazzola sul Brenta) e infiammando i cuori dei fans. Come lo scorso sabato allo store Mediaword del Centro Commerciale le Due Torri di Stezzano, in provincia di Bergamo, dove oltre 600 rockers hanno osannato i loro miti. E loro hanno risposto con sorrisi e gentilezza, dimostrando come anche le rock star hanno un lato tenero. Antitetesi perfetta, un’altra volta… in perfetto stile Skan Anansie.

ph: Daniele Trapletti

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YOUTH CULTURE – MODA E RAP : MARRACASH VESTE ANCORA VAR/CITY

Il rapper Marracash ha lanciato il 13 gennaio 2016 il singolo “Niente canzoni d’amore”: cosa insolita per lui, che non scriveva d’amore dal 2008.
Nel video della rap ballad l’antidivo indossa capi del brand Var/City, e non è la prima volta.
Nella lista di celebs che scelgono questo marchio annoveriamo Skin, la rock star britannica nonché giudice di un noto talent show italiano, il cantante statunitense Kid Ink, oltre al nostro Jovanotti.


Scelti da chi ha da sempre fatto della propria indipendenza un tratto distintivo del proprio dna, ovviamente anche in fatto di stile, i capi Var/City sono diventati, nonostante i soli tre anni di vita del brand, status symbol per chi ama essere cool e vestire capi sartoriali ed edgy al tempo stesso. Apparentemente i due aggettivi appena utilizzati per descrivere questi abiti non sono associabili, eppure la chiave di ricerca del brand è stata proprio accomunare materiali innovativi a capi urbanwear iconici, che nascono da forti twist tra tradizione e innovazione.


Il rapper Marracash indossa Var/City
Il rapper Marracash indossa Var/City



Lavorazioni al laser, intarsi, slogan: un’estetica post punk oppure a tratti grunge. Questa la chiave del successo di Var/City, che sigla con il rapper milanese una partnership solida nel tempo, e in cui sicuramente lui avrà riconosciuto espresso al massimo il suo stile “FRESH” e “di strada” che lo contraddistingue.