In passerella da Dsquared2 nell’ultima giornata della Milano Fashion Week ha sfilato un militare vittoriano di grande effetto. Tra bluse in pizzo ricche di costruttivismi spunta il pantalone militare, tipico esempio del mix & match caratteristico del brand.
In passerella una donna romantica e seducente, tra nostalgici tocchi retrò e suggestioni vittoriane, che si sposano mirabilmente alla grinta di dettagli military-chic. In una sfilata caratterizzata dal massiccio impiego di social network, con una telecronaca fotografica realizzata su Instagram, i gemelli canadesi Dean & Dan Caten hanno creato il consueto show per presentare la collezione Autunno/Inverno 2016-2017.
Eccentrici come sempre, gli stilisti hanno fatto sfilare bluse con dettagli in pizzo sangallo e ruches, unite a pantaloni militari con maxi tasche; torna prepotentemente alla ribalta la vita bassa, ormai scomparsa tra le tendenze fashion. Tra i capispalla spiccano giacche con revers profilate a contrasto, quasi delle uniformi, da indossare con gonne ricoperte di paillettes ed accessori iper femminili. Forte impatto scenografico nelle pellicce a strati con stampa patchwork. Tra gli accessori predominano i grandi orecchini con nappine, dettaglio ritrovato anche sui sandali platform. Mood barocco per gli accessori, come bracciali e bangles: dimenticatevi il “less is more”, qui la parola d’ordine è esagerare.
I pantaloni cargo a stampa mimetica sono protagonisti assoluti e il duo di stilisti riesce nel non facile compito di conferire a questo capo nuova femminilità. Eleganza dal sapore vittoriano nel pizzo, mentre numerosi sono gli accenni tribali; taffettà nelle gonne e sex appeal nei sandali a stiletto.
Ha sfilato ieri nell’ambito della Milano Moda Donna la collezione Autunno/Inverno 2016-2017 di Missoni: il patchwork tipico della maison si arricchisce di pattern a zig zag e grafismi 3D per un’eleganza contemporanea e delicata. Electromélange è la definizione della nuova estetica del brand, per nuove geometrie che coniugano l’artigianalità italiana con le vibrazioni più moderne derivanti dalla tecnologia.
La donna di Angela Missoni sfila in uno scenario urban come una fata metropolitana: poetica e a tratti onirica, indossa morbide maglie avvolgenti che sembrano dei plaid, tra stampe caleidoscopiche e la dolcezza di maxi cardigan in lana melange da indossare come vestaglie sopra maxi dress in tinte pastello. Sovrapposizioni e proporzioni oversize scendono sulla silhouette senza costrizioni, fluide e compatte, tra tuniche, maglioni e sciarpe da indossare sulla gamba nuda.
Suggestioni newyorkesi negli outfit dall’appeal metropolitano. Camicie e giacche si uniscono a maglie e dettagli urban-chic per filati di cachemire che sfoggiano inedite stampe a righe verticali, che conferiscono nuova vitalità anche ai capispalla bicolor. Mix & match è la parola chiave e se knitwear è da sempre sinonimo di stile in casa Missoni, ora lo troviamo impreziosito da dettagli iper femminili che ancora una volta testimoniano la maestria tipica del brand nel valorizzare la silhouette attraverso l’amore per i filati e audaci giochi cromatici.
Ispirazioni disco glam negli abiti in pizzo da indossare sopra T-shirt e nei leggings, come anche nel lurex che illumina abiti da sera con frange ed elementi glitter. Cappe come capispalla, rigorosamente in stampa zig zag, e ancora pantaloni morbidi e scollature audaci sotto boleri e maglie plissé, per un’effortlessy-chic spesso in chiave metallizzata. La palette cromatica è iridescente, tra texture preziose e glitter all over: cipria, lime e carta da zucchero predominano. Ai piedi troviamo sneakers o ballerine, o, ancora, stringate con lacci metallizzati.
Le corde di una chitarra risuonano tra i meandri della memoria, a formare una melodia country, le cui note attraversano i decenni. A volte un’ispirazione può venire così, improvvisa ed inaspettata, da una ballata folk impressa nei ricordi. “Jolene, I’m begging of you please don’t take my man“, cantava così nei lontani anni Settanta Dolly Parton, in pantaloni scampanati e riccioli d’ordinanza, descrivendo il più classico dei triangoli amorosi ed implorando la rivale, bella e giovane, di non portarle via il suo uomo, in nome di una solidarietà femminile spesso sottovalutata.
È questo lo spunto primigenio da cui trae ispirazione Gaia Trussardi per la collezione Autunno/Inverno 2016-2017 del brand di famiglia. Una bellissima giovane, ancora acerba e inconsapevole del proprio fascino, dai lunghi capelli castani lasciati selvaggi e dagli occhi verde smeraldo: la immaginiamo così Jolene, il piglio aristocratico nei modi da ragazza perbene e una vita divisa tra la città e la campagna.
La donna Trussardi ricorda una moderna rampolla blasonata, eccentrica e naïf: nessuno snobismo però nelle giacche doppiopetto e nei pantaloni da fantino, che raccontano del suo amore per la campagna e per la natura; solo la classe senza tempo di una personalità che unisce il fascino country al glamour più sofisticato, senza mai perdere di vista la femminilità. È così che troviamo inedite stecche stile guêpiere sulle giacche e nei pantaloni in suede dalla vita altissima, ove spicca una sorta di corsetto ad enfatizzare le curve.
Suggestioni folk anni Settanta si uniscono al bohémien più chic per una collezione ricca di spunti e stili eterogenei. Gaia Trussardi, alla direzione creativa della maison, riporta in auge elementi caratteristici degli archivi del brand, per una donna dandy, che ruba al guardaroba maschile il tre pezzi, sdoganando il gilet come nuovo incontrastato must have per la prossima stagione invernale. Dagli shorts alle gonne, spicca il velluto a coste, a conferire un’allure da lady dell’alta società a questa fanatica country.
Camicie di seta stampata richiamano i pattern delle cravatte Trussardi, mentre jacquard e Principe di Galles dominano nei capispalla, tra cappe e mantelle profilate con asole in camoscio, blazer doppiopetto e velluti a coste. Il giubbotto di jeans viene ora rivisitato con inserti in montone rovesciato e tagli a vivo. Tra le stampe torna in auge il tartan tra frustini e levrieri, simboli della maison, mentre gli impalpabili maxi dress a stampa paisley sono in georgette di seta, tra tocchi delicati di tulle e ruches. Gonne, shorts e pantaloni palazzo stampati conferiscono suggestioni boho-chic stemperate dal cappello da cowboy; si prosegue con cardigan con cintura ad enfatizzare il punto vita e cappotti vestaglia, fino ad abiti in raso che ricordano un négligé, da indossare sotto maxi cardigan. Infine, maxi fur coat ci riportano negli anni Settanta.
Nel mood country-chic predominante c’è posto per dettagli sofisticati, come il foulard in testa e gli occhiali da diva, a conferire mistero e classe d’altri tempi a questa aristocratica immersa nella natura. La palette cromatica riprende i toni della campagna, tra borgogna, blu scuro, ruggine, cuoio, grigio, lilla e rosso, mentre suede e pelle predominano tra i materiali usati. L’artigianalità e la cura per il dettaglio offre spazio a spunti che profumano di vintage, come le borse postina in coccodrillo e patchwork di pelli montate. Trussardi appare nostalgico, deciso a portare sulla passerella un’eleganza discreta e aristocratica oggi tristemente in disuso. Tutto appare in mirabile equilibrio, in un’intrinseca perfezione. Ad accompagnare il défilé una performance dal vivo di giovani musicisti che intonano le note di Elvis Presley. Il levriero continua a brillare.
Un’imponente carrozza sfavillante fa da sfondo alla sfilata di Dolce & Gabbana, che ha avuto luogo oggi, nell’ambito della Milano Fashion Week. Non la vedremo trasformarsi in zucca ma, al contrario, ci prenderà per mano per condurci in un viaggio nell’immaginifico mondo delle favole.
La donna che calca la passerella è una moderna Cenerentola che sfoggia il classico abito da principessa nei toni di un candido azzurro ricoperto di listini paillettati. Romantica, leggiadra, la collezione Autunno/Inverno 2016-2017 disegnata dal duo di stilisti omaggia l’infanzia e la sua capacità di sognare attraverso le fiabe: dai topini amici di Cinderella si passa allo specchio della regina di Biancaneve. Rispondere al celebre quesito su chi sia la più bella del reame non è mai stato tanto facile: basta indossare uno dei tubini neri, simbolo della maison, e la femminilità innata di ciascuna donna subisce un vero incantesimo.
Si continua con capispalla impreziositi da maxi fiori ricamati, in un’esplosione di colore e allegria, fino agli abiti da sera interamente ricoperti di paillettes. Un mood fiabesco, dai gatti che fanno capolino da chemisier in seta, alle teiere e candelabri animati de La bella e la bestia, ovunque è un tripudio di colore e di elementi cartoon che decorano giacche e capispalla, ma anche maglioni e cardigan.
Il velluto illumina abiti dal piglio bon ton, per una donna infantile e nostalgica di un’infanzia lontana nella memoria ma ancora presente. Come una principessa, la donna protagonista del défilé ostenta il suo lato più innocente, tra fiocchi e merletti. Tra minidress sparkling spicca la scarpetta di cristallo, simbolo fiabesco per antonomasia. In passerella Vittoria Ceretti, giovanissima top model volto della maison.
Sfila tra spighe di grano e rimandi ad un remoto passato la donna Antonio Marras: ma dimenticatevi ameni scorci silvestri di virgiliana memoria. L’atmosfera prevalente sulla passerella di Marras è lugubre, a tratti funerea, più simile al ritmo parossistico di una processione o di un rito pagano. Inquietudine, sacrificio, disperazione: queste sono le emozioni predominanti della sfilata Autunno/Inverno 2016-2017 presentata oggi dallo stilista sardo nell’ambito della Milano Fashion Week.
La donna di Marras è pallida e austera: quasi un fantasma, la veletta a coprirle il volto, avanza in una marcia che non lascia scampo. Come in una fotografia sbiadita dal tempo, ella sembra rivivere attraverso i ricordi di un amore ormai lontano, peccatrice condannata alla perdizione eterna, vedova inconsolabile.
Il consueto folclore, parte integrante dell’identità primigenia dello stilista sardo, si arricchisce di nuovi spunti: suggestioni escatologiche nel pizzo nero e negli accessori che questa madonna pagana esibisce tra i capelli, mentre il Mediterraneo tanto caro a Marras rivive nel collo alto di capi castigati, nelle borse a mano rigide, da devota beghina di paese, e nelle calze a rete, declinate anche in versione calzino. I volumi dei colli sono altamente scenografici e barocchi, e si uniscono alle ispirazioni anni Venti degli inserti in pelliccia, vezzi di una femminilità repressa che rivendica la sua ragion d’essere. Cammei come gioielli, piume e nappine barocche, che stridono con la contemporaneità.
Austeri e gotici sono i capispalla, che ricordano certa Inghilterra vittoriana, con il suo carico di pruderie e il marchio infamante a segnare intere esistenze. Cappe ricamate e cappotti dal sapore militare con ampi revers predominano, come le giacche senza struttura che scivolano sul corpo. Sedotta e abbandonata, la donna che calca la passerella attinge a rimandi Ottocenteschi, come i volumi teatrali e gli elementi dark. Tenui fantasie floreali impreziosiscono gli abiti leggeri, ricamati con ruches e bottoni, fino ai broccati di seta.
È una tragica eroina la donna di Marras, appassionata e struggente, proprio come Adele H, celebre protagonista dell’indimenticabile pellicola di François Truffaut. E da questo mix -di cinema, arte, musica, letteratura e teatro- lo stilista sardo trae ispirazione per sfilate che sono dei veri inni al bello, declinato in ogni forma.
“Io vivo di contaminazioni, mutazioni, relazioni. Ma, soprattutto, penso che il mio lavoro, la moda, abbia bisogno, anzi necessità direi, di intrecciare arte, cinema, musica, video, letteratura e teatro per poter restituire le tensioni dello spirito del tempo. Di questo tempo. Dunque fenomeni, stili, tendenze di una dimensione in continua mutazione”: questo è quanto Antonio Marras ha dichiarato. Da Alghero, sua città natale, lo stilista si è imposto come uno degli interpreti più amati della moda, che proprio in essa, luogo ibrido per antonomasia, riesce ad esprimersi pienamente, attraverso inedite contaminazioni tra stili, epoche, luoghi e culture diverse. Il vintage si pone altresì come precisa scelta stilistica che intende enfatizzare l’importanza della contaminazione e della memoria, tra sovrapposizioni temporali e culturali.
Maxi gonne a ruota enfatizzano la femminilità retrò, mentre le scarpe sembrano quelle di una contadina. Intarsi, volants, merletti e pannelli plissettati ed asimmetrici spiccano sui capi, le stampe sono sfocate, volte a rappresentare bouquet di fiori di campo ma anche rovi, rose canine e volti. Presenti anche quadri e gessati, mentre la palette cromatica abbraccia nuance sbiadite e usurate dal tempo, come il verde salvia, il rosa sbiadito e un giallo pallido che sembra rubato alle foto di un album rilegato in pelle che ci parla di un passato ormai lontano. Marras propone una magistrale lezione di stile per una delle sfilate più suggestive della stagione.
Personalità, brio e tanta, tanta ironia: sono elementi come questi a fare della sfilata Autunno/Inverno 2016-2017 di Marco de Vincenzo un riuscito esperimento stilistico.
Enfant prodige della moda italiana, dopo aver trascorso 15 anni al dipartimento accessori di Fendi, Marco de Vincenzo presenta alla Milano Fashion Week una collezione ironica, ricca di suggestioni surrealiste e grafismi psichedelici: mood glossy nelle stampe cartoon, audaci e irriverenti, che contribuiscono a sdoganare l’ultimo fashion trend, ossia la pelliccia ecologica.
“È come indossare un orsacchiotto”: è così che lo stilista descrive le sue ecopellicce con stampa a forma di cuore. Trattasi tutt’altro che di un eufemismo, dal momento che gli originali cappottini che si alternano sulla passerella sono stati prodotti in una fabbrica abitualmente adibita alla creazione di orsacchiotti.
Camaleontica, giocosa e a tratti infantile, la collezione per la prossima stagione invernale di de Vincenzo vede un maculato ironico protagonista assoluto dei capispalla, tra inedite stampe animalier e zebrate effetto cartoon, che ricordano Dino de “I Flintstones”. Nelle faux furs spicca un bestiario riprodotto in chiave cartoon: coniglietti, mucche, dinosauri e volpi si abbarbicano sul pelo di questi nuovi pelouche da indossare: inoltre ad animare gli outfit anche fiori e foglie d’edera, per un surrealismo che osa senza mai eccedere.
Nonostante i pelouche, i fiocchi e i richiami ad un’infanzia non troppo lontana, non c’è spazio per lasciarsi andare a richiami nostalgici: al contrario il teddy bear diviene fil rouge di una collezione eccentrica e carica di ironia, per una donna eclettica e sopra le righe, che i pelouche decide di indossarli. Abbondano materiali sintetici, in primis finto pitone, mentre il nylon colorato tipico dei vestitini delle bambole brilla ora sulle scarpe.
Genio ribelle, fresco di un nuovo successo ottenuto nell’ultima edizione del Festival di Sanremo, dove i suoi capi indossati da Virginia Raffaele sono stati protagonisti assoluti dell’ultima serata della manifestazione, Marco de Vincenzo entusiasma con la scelta di grafismi arditi e tinte acide, come il verde bottiglia, il blu elettrico, l’arancio e l’azzurro, tra tocchi di giallo limone e guizzi cromatici mai fuori posto. Tra i cappottini in tweed e le bluse con ruches, ecco i tubini profilati con paillettes.
Ironia nel completo bon ton in crêpe de chin che riprende il motivo animalier rivisitato. Mood ladylike anche per la borsa lanciata dallo stilista siciliano, che vanta una lunga esperienza in materia: una patta a forma di zampa d’orso decora la sua handbag. De Vincenzo secondo i rumours si starebbe preparando per l’apertura della sua prima boutique monomarca a Parigi, attesa per la prossima estate. Intanto la sua sfilata è stata accolta con un’ovazione da parte del pubblico, con il collega Fausto Puglisi ad applaudire in prima fila.
Suggestioni anni Settanta sono state protagoniste della collezione firmata Veronica Etro per la prossima stagione invernale, che ha sfilato oggi nell’ambito della Milano Moda Donna. Indomito spirito bohémien negli impalpabili abiti in chiffon, caratterizzati da stampe paisley e cachemire, simbolo della maison. L’Autunno/Inverno 2016-2017 di Etro supera la barriera stagionale e propone capi leggeri, capispalla reversibili e inedite stampe patchwork.
Il tartan sposa il paisley, tra sovrapposizioni e giochi mix & match che strizzano l’occhio al grunge anni Novanta. La donna Etro è una ninfa urban che indossa anfibi e parka di canvas che si trasformano in kimono di raso di seta da indossare sopra lunghi abiti stampati, e, ancora, chiodi di pelle impreziositi da revers in broccato.
Tra capispalla in tartan e maglie ricamate dai bordi sdruciti, tessuti devoré e stampe floreali fanno capolino elementi punk e dettagli orientali di raffinata eleganza; il minimalismo si unisce al romanticismo e a suggestioni vittoriane rubate alle atmosfere londinesi. Profumano di Londra anche certe giacche decorate di ispirazione militare, tra oro all over e cosmopolitismo. Alla base della collezione vi è una ricerca stilistica che ripercorre diversi decenni e tendenze eterogenee, dalla fine degli anni Sessanta fino agli anni Novanta.
Le linee sono fluide, tra cardigan oversize e accostamenti arditi che rivelano grande nonchalance. Tra le stampe floreali spiccano elementi delicati come il pizzo, la cui dolcezza viene sapientemente smitizzata da suggestioni punk, righe e anfibi dal piglio aggressivo. Gli accostamenti rivelano maestria e disinvolta eleganza, per una collezione femminile e sofisticata.
È stato finora il défilé più controverso, quello che più ha animato le discussioni della seconda giornata della Milano Moda Donna: sfila sulla passerella di Prada una nuova estetica, che trova incarnazione in una incallita viaggiatrice dall’animo curioso, un po’ bohémien e un po’ globetrotter, sempre pronta ad abbracciare nuove sfide e nuovi orizzonti.
A calcare la passerella è una donna dissoluta, ai margini della società, stretta in corsetti che profumano di antichi boudoir e segreti inconfessabili; poi ecco il lusso del broccato di seta ad impreziosire capi dal sapore retrò, vagamente Fifties, reliquie di un passato lasciato ad attecchire tra la naftalina degli armadi, tra ricordi custoditi con cura in soffitte polverose.
La donna immaginata da Miuccia Prada per la collezione Autunno/Inverno 2016-2017 è una vagabonda di lusso, che sembra quasi provare un autentico piacere nell’inedito mix & match a cui si lascia andare. Gli accostamenti sono arditi e surreali, audaci prove stilistiche che catturano l’occhio e la fantasia. È un patchwork di lana e broccati preziosi, tra calze ricamate e abiti da sera, tartan e velluti. Sovrapposizioni, cappotti in stile militare, capispalla dall’allure classico in tweed con il collo di pelliccia a contrasto. Gli accessori sembrano rubati dal guardaroba della nonna, mentre decorazioni surrealiste fanno capolino ovunque, ed inserti in velluto come spalline completano abiti da sera che ricordano un passato mai vissuto o mai dimenticato.
Protagonista indiscusso della sfilata è un casual mood perfettamente studiato in ogni dettaglio, nel segno di un effortlessy chic che strizza l’occhio a certe suggestioni barocche e sopra le righe da indossare con disinvolta allegria accanto alla mise più sobria. Largo ad accostamenti borderline ed accessori iperbolici, per un’eleganza nuova, che fa di questa originale clochard extra lusso una trendsetter ante litteram. Ribelle, anticonformista, complessa ed individualista, la donna Prada non teme il giudizio altrui e sfila dall’alto di una invidiabile self-confidence.
Le stampe firmate da Christophe Chemin profumano di viaggi in paesi lontani, di valigie mai riposte e di un bagaglio culturale che trae linfa vitale dalla mera osservazione del mondo, tra popoli e culture lontane che affascinano questa cittadina del mondo, più a suo agio on the road che entro i ristretti limiti delle feste glamour. Proustiana nel suo approccio al viaggio, curiosa e decadente, è una donna che ha un vissuto da raccontare, che trova espressione nelle collane con libri e chiavi come ciondoli, tra oro all over e stoffe pregiate.
Il cappello marinère si accosta alla camicia hawaiana, gli stivaletti da montagna accompagnano l’abito da sera, mentre sotto a paletot dall’aria vintage sbucano corsetti semi slacciati. I capispalla sposano astrakan e lana patchwork, per suggestioni globetrotter; il mood è casual e folk, per peregrinazioni ricche di aneddoti, ricordi e souvenir di viaggi, racchiusi nell’immancabile handbag che fa capolino quasi ad ogni uscita. In passerella brilla Stella Tennant, blasonata top model britannica, oggi splendida quarantacinquenne, mirabile testimone dell’estetica di Miuccia Prada.
Futurista, colorata, geometrica, la collezione Emilio Pucci disegnata da Massimo Giorgetti, già direttore creativo di MSGM, si apre nel segno della modernità. Suggestioni high-tech segnano l’attualizzazione dello stile della mitica maison italiana: e se già la scorsa stagione Giorgetti aveva dato il via alla tendenza, ora la rilettura delle ispirazioni che hanno fatto grande il marchio creato dal marchese Pucci si attua attraverso il mood sporty-chic, che caratterizza la collezione Autunno/Inverno 2016-2017.
Suggestioni post atomiche caratterizzano lo spazio industriale scelto per la sfilata, che solo apparentemente si pone come un segno di rottura con la gloriosa tradizione del passato. Giorgetti ha infatti dichiarato di aver voluto rendere omaggio alle origini del brand, seppur nel tentativo di riattualizzarne i codici.
Abbondano capispalla in cui la celeberrima stampa foulard diviene codice passepartout dal mood optical che caratterizza cocoon coat ma anche tailleur e abiti. Sportiva e comoda, la donna Pucci calca la passerella in jumpsuit in Lycra, che ricordano le tute da sci, uno dei primissimi capi con cui si cimentò il marchese Emilio, quando vestiva il jet set internazionale nelle più esclusive località sciistiche del mondo, immortalato in scatti dal sapore evegreen, come quelli firmati da Slim Aarons, il fotografo dei divi.
La comodità diviene protagonista assoluta di una sfilata in cui le proporzioni sono over, a partire dai maglioni con scollo a V e ai dolcevita con zip. La palette cromatica abbraccia i toni pastello, mentre si torna al logo in evidenza. Scuba, lurex e nylon prevalgono tra i materiali usati, per un mood futurista, tra leggings e tute da sci. Tra felpe e piumini, trovano posto dolcevita e chemisier caratterizzati da tagli a vivo. Lo sportswear diviene di lusso, per il marchio fiorentino, oggi appartenente al gruppo Lvmh. Giorgetti sembra aver acquisito sicurezza e maturità, in una collezione fresca e giovane, intrisa di citazioni che guardano al passato ma portatrice di nuova linfa vitale.
Cascate di paillettes inondano pantaloni e giacche, dentro le morbide pellicce bicolor l’aria della notte berlinese è frizzante; sotto al trucco marcato la nuova Lili Marleen sorride enigmatica, consapevole del proprio fascino. Forti eppure fragili, indipendenti, lavoratrici: alla Milano Fashion Week Max Mara omaggia le donne, con un défilé interamente dedicato alla figura femminile, che viene riproposta nelle sue infinite sfaccettature.
A metà tra le suffragette e le eroine del cinema muto, sulla passerella di Max Mara si respira la frenesia dei cabaret berlinesi e la magia delle ispirazioni dadaiste: tra capi glitterati e dettagli sparkling, i favolosi Roarin’ Twenties rivivono in una collezione che segna un punto di rottura con la tradizione del brand emiliano. È un commiato in piena regola quello che si respira in casa Max Mara: un punto di rottura con il passato, per cui si abbandona lo stile più classico, da sempre simbolo della maison, per abbracciare una nuova estetica, in cui confluiscono suggestioni dadaiste, costruttiviste e moderniste.
L’Autunno/Inverno 2016-2017 pensato dal direttore creativo Ian Griffiths vede una donna forte, energica, come le prime donne lavoratrici, pioniere dell’epoca, come Gertrud Grunow, Natalia Goncharova e Hannah Hoch: avanguardistica, modernista e intrisa di suggestioni femministe, la collezione Max Mara guarda al futuro.
Il classico cappotto maschile, da sempre capo principe della maison, cede ora il passo a tute da lavoro in versione luxury. Il movimento artistico del Bauhaus ispira capi in color-block. E se le silhouette sono ancora maschili, protagonista assoluto della sfilata è un inedito patchwork in chiave glitter, tra scacchi, righe, vernici, lane plastificate e pelli lucide.
Lo Zeitgeist si incarna in una donna moderna, che ostenta la sua personalità dall’alto di preziose jumpsuit ricoperte di paillettes. I colori sono accesi e brillanti, come il blu, il verde, il giallo e il rosa; grafismi e forme geometriche attraversano i capispalla dal taglio sartoriale, ma anche gli shorts in maglia, le tute da lavoro con grandi tasche. Il classico cappotto ora è declinato in materiali quali cashmere, shearling, cavallino e alpaca lavata, ha le spalle arrotondate e la zip laterale. Non mancano trench dorati, lunghi guanti in pelle, maxi occhiali dalle lenti rotonde, mentre le scarpe hanno il tacco grosso o sono le classiche stringate maschili.
Tra gli accessori spicca la Whitney Bag, it bag simbolo della maison, che si preannuncia già must have indiscusso della prossima stagione invernale. Protagonista del front-row l’attrice Natalie Dormer, conosciuta per i ruoli ne “Il Trono di Spade” e “Hunger Games”. L’attrice britannica è stata insignita del Women In Film Max Mara Face of the Future Award® 2016, che le sarà consegnato il prossimo 15 giugno nella splendida cornice di Beverly Hills, in California.
Protagonista indiscusso della prima giornata della Milano Fashion Week è stato Fausto Puglisi, che si riconferma come una delle personalità più forti del fashion biz.
Istrionico, barocco e geniale, l’universo creativo dello stilista trae nuova linfa vitale dal carattere già evidenziato nelle ultime collezioni. La donna che calca la passerella è una guerriera in colori fluo e spacchi vertiginosi. Una femminilità ribelle, quasi esplosiva, caratterizza l’Autunno/Inverno 2016-2017 di Fausto Puglisi, che non teme la falcata più seducente e felina di questa valchiria metropolitana.
Elementi sporty-chic si sposano mirabilmente a suggestioni che sembrano provenire direttamente dallo streetstyle. Bicromie accese ed elementi grafici si snodano su gonne, maxi cardigan, maglie a righe e gonne da cheerleader. Mosaici e quadretti ritornano come fil rouge a caratterizzare una collezione che trae ancora una volta spunto da certo barocco siciliano unito a suggestioni classiche. Si respira un’aria da Antica Grecia negli abiti peplo, coniugati in chiave rock, come anche nei calzari da gladiatore.
Fiocchi si snodano su abiti impalpabili dagli spacchi audaci. Minigonne impreziosite da stelle e decorazioni barocche vengono indossate su anfibi: è così che Bianca Balti, nuova musa dello stilista, attraversa la passerella. La diva rock di Puglisi sembra provenire dalle spiagge californiane, o dal più esclusivo party in piscina di una villa hollywoodiana.
La palette cromatica attraversa colori fluo, in primis rosa, viola, rosso, tocchi di azzurro e righe. Tra i materiali usati spicca la pelle nei leggings e nei dettagli di capispalla che cedono alla tentazione di borchie e pietre preziose, mentre maestosi sono gli arabeschi cromatici che si disegnano su gonne e maglie a listini e blocchi di colore.