Geniale, aspro, accademico e anticonformista allo stesso tempo, inclassificabile, questi alcuni degli aggettivi che possiamo usare per tentare di definire un artista come Balthus, che a 15 anni dalla sua scomparsa, in una mostra di enorme spessore per quantità di opere e del racconto attraverso le stesse, lo celebra in una mostra dislocata fra due location, le Scuderie del Quirinale e Villa Medici a Roma.
L’esibizione, visitabile fino al 31 gennaio e curata dall’illustre storica dell’arte Cécile Debray, ci regala una retrospettiva necessaria e ricchissima del pittore di origine polacca, la cui arte fu profondamente influenzata anche dall’arte italiana, in particolare quella rinascimentale ma anche dal periodo delle avanguardie in cui Balthus maturò.
Presso le Scuderie del Quirinale la mostra ci regala quasi 150 opere d’arte, disegni, fotografie, provenienti dai più importanti musei del mondo e da collezioni private. Dal MoMa di New York infatti, arriva il primo grande capolavoro riconosciuto da pubblico e critica, La Rue (La via), dipinto risalente al 1933, nel quale si intravedono chiarezza compositiva e capacità narrativa, ma anche una rappresentazione incisiva delle figure dipinte, tipiche dell’arte moderna.
L’arte di Balthus è di fatto inclassificabile, indefinibile, perché ora tendente all’accademismo classico, ora proiettata verso una chiave metafisica, surrealista, avanguardista. Già negli anni 30’ il critico Antonin Artaud definì la sua pittura come “una rivoluzione incontestabilmente rivolta contro il surrealismo, ma anche contro l’accademismo in tutte le sue forme. La pittura rivoluzionaria di Balthus riscopre una sorte di misteriosa tradizione”.
Il percorso espositivo, ampio e organizzato in modo cronologico, si sviluppa attorno a delle tematiche quali l’eredità rinascimentale, l’infanzia, l’influenza letterarie ove ritroviamo splendide rappresentazioni, disegni, e bozzetti ispirati a “Cime Tempestose” di Emily Bronte o a “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll. Non mancano poi dipinti che sembrano quasi essere precursori dello stile cubista, come ad esempio il dipinto “Grande paesaggio con l’albero” (1960), realizzato durante il suo periodo a Chassy, che fu prolifico e momento di ampie sperimentazioni.
L’universo balthusiano davvero ricco e ampio, ci porta dipinto dopo dipinto a ripercorrere in un’unica esposizione, stili e filoni diversi, dal surrealismo, al classicismo, dal cubismo al pointillisme, dal metafisico al ritorno alla tradizione. Un ‘esposizione e un’esperienza unica, eclettica, imperdibile, che cerca di ripercorre e definire il discorso pittorico di un autore che ha pochi termini di paragone nel panorama dell’arte moderna.