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La celebrazione dell’unione tra Cocciuto e Coraje in occasione della festa della donna

La celebrazione dell’unione tra Cocciuto e Coraje in occasione della festa della donna

La nascita di CoYCo segna l’inizio di una straordinaria sinergia tra Cocciuto, fondato dalle menti creative di Paolo Piacentini e Michela Reginato, e Coraje di Agustina Gandolfo, moglie del giocatore dell’Inter Lautaro Martìnez. Questa partnership è molto più di una semplice unione culinaria; è la fusione di due mondi gastronomici diversi, quello italiano e quello argentino, che si intrecciano in un tessuto culturale ricco di sfumature e di significato.

In occasione della Festa della Donna, l’8 Marzo CoYCo ha organizzato “Noche de Chicas”, il primo evento speciale, per celebrare tutte le donne, oltre a rivelare al pubblico la straordinaria collaborazione tra Cocciuto e Coraje. Un’opportunità unica di assaporare in anteprima alcune delle deliziose creazioni fusion che uniscono i sapori distintivi dell’Italia a quelli dell’Argentina, presentate sul menu di entrambi i brand. CoYCo offrirà anche una festa speciale con ballerini di tango e DJ italiani, creando un’atmosfera vibrante che riflette lo spirito di questa straordinaria collaborazione.

La partnership tra Cocciuto e Coraje è nata da una conversazione appassionata tra i fondatori delle due aziende, durante una notte qualunque a Milano, in cui hanno condiviso piatti e storie culinarie d’altri tempi. Da questo scambio spontaneo è emersa l’idea audace di unire le forze e creare un’esperienza di gusto che avrebbe celebrato l’incontro di due mondi diversi, in un’armoniosa fusione di sapori e tradizioni che abbraccia la moda, la musica, il design e l’arte, per creare un’esperienza unica e indimenticabile.

COCCIUTO

Cocciuto nasce con l’intento di portare innovazione nel concept della ristorazione moderna. Un’attenta selezione delle migliori materie prime, protagoniste di una carta che insieme alle pizze annovera anche piatti dal twist internazionale, unitamente al mood ricercato ed elegante dei locali e alla professionalità del servizio, ne fanno un’insegna unica nel suo genere. Il nome stesso e il payoff “La Qualità in testa” stanno proprio a incarnare l’ostinazione nel raggiungere il massimo sotto tutti i punti di vista, con un occhio attento anche alla sostenibilità. Con cinque location in luoghi strategici della città di Milano-Via Bergognone (zona Tortona), Corso Lodi (Porta Romana), Via Melzo (Porta Venezia), Via Volta (zona Largo La Foppa) e Via Turati (nel Centro di Milano) Cocciuto è diventato un punto di riferimento per gli amanti della cucina di qualità.

CORAJE

Coraje è un concept dall’anima cosmopolita che porta la cultura culinaria Argentina nel cuore di Milano. Inaugurato nel 2022, il locale nasce con l’idea di essere un luogo speciale, capace, come una sapiente ricetta, di elettrizzare e far sentire completamente a proprio agio nello stesso tempo. Coraje è una sfida, un sogno segreto, una celebrazione multisensoriale che permette di esplorare e scoprire nuovi sapori e ricette originali combinando culture tradizionali diverse – grazie alla creatività dello chef e al talento delle giovani risorse che, con il loro servizio attento e curato, riescono a rendere unica l’esperienza degli ospiti.

Riso Vignola 1880 porta “l’Esperienza Origini” a Identità Golose Milano 2024

Riso Vignola 1880 porta “l’Esperienza Origini” a Identità Golose Milano 2024

Riso Vignola 1880 partecipa alla diciannovesima edizione del Congresso internazionale di alta cucina con uno spazio ad hoc dedicato alla sua linea premium Origini – Capolavori di natura, che ospiterà esclusive esperienze di degustazione guidate da Chef e Pastry Chef italiani e internazionali.

Milano, 28 febbraio 2024Riso Vignola 1880, azienda specializzata nella produzione e trasformazione di riso,farine, cereali e legumi di qualità superiore, è presente all’edizione 2024 di Identità Golose Milano, il congresso internazionale di alta cucina, pasticceria, mixology e servizio di sala, in programma dal 9 all’11 Marzo presso l’Allianz MiCo di Milano.

L’azienda di Balzola (AL) sarà presente all’interno dell’Area Espositiva del Congresso con uno spazio interamente dedicato alla linea premium “Origini – Capolavori di natura”, la gamma di pregiati risi italiani e internazionali pensata per offrire a professionisti della ristorazione e appassionati gourmet nuovi percorsi alla scoperta della cultura del riso nel mondo. 

Per l’occasione, saranno presentate in anteprima due nuove varietà che, a partire dal 2024, arricchiscono la collection Origini: Fior d’Himalaya, un basmati dai chicchi eccezionalmente lunghi, aromatici e dalla texture vellutata tipico della regione del Punjab, e Oro di Spagna, un raro e ricercatissimo riso della varietà Bomba, coltivato in Spagna in aree ristrette e altamente selezionate.

Dominato da un grande tavolo centrale, la cui forma richiama quella di un chicco di riso, lo spazio Origini by Riso Vignola vuole essere un punto di incontro e racconto visivo e sensoriale della cultura del riso e del suo percorso dal campo, al chicco, alla ricetta. 

Durante i tre giorni della manifestazione, lo stand sarà teatro di esclusive “Origini Experience”: un calendario di sei degustazioni a numero chiuso, curate da altrettanti Chef e Pastry Chef di altissimo livello, in cui i partecipanti saranno guidati in un percorso gastronomico e sensoriale esaltato dalle eccezionali caratteristiche di aroma, texture e consistenza delle varietà Origini (Nero Verelé, Carnaroli Classico Bio, Basmati e Bomba). Ciascuna Experience sarà completata dall’abbinamento con prestigiosi Champagne.

Gli chef protagonisti delle sei “Origini Experience”

  • Lucrezia Giletti e Luca Pellegrini, Ristorante Condividere Michelin, Torino  
  • Stefano Callegari, Trapizzino, Roma
  • Martino Leone, Ristorante Ristorantino Michelin, Sauze di Cesana 
  • Davide Di Fabio, Ristorante Dalla Gioconda Michelin, Gabicce Monte 
  • Marco Moroni, Ristorante White Marmot, St. Moritz
  • Ariel Hagen e Giulio Izzo, Trattoria Sull’Albero Borgo Santo Pietro Michelin, Chiusdino 

La collaborazione di Riso Vignola 1880 con Identità Golose Milano 2024 si completa con la sponsorship della terza edizione di Bollicine del mondo, la Guida digitale firmata da Paolo Marchi e Cinzia Benzi dedicata all’esplorazione della migliore spumantistica internazionale.

DISOBBEDIENZA alla nuova edizione di “Identità Golose”

Il tema della 19a edizione di Identità Golose a Milano è l’idea dell’innovazione derivata dalla disobbedienza. E di fatto l’aria di novità che si respira all’interno della fiera riguarda numerosi aspetti del settore gastronomico.

Lo spirito innovativo emerge dagli accostamenti desueti offerti dallo chef Thomas Turchi di Divine Creazioni. Questi infatti rovescia su un raviolo alla carbonara del caffè con panna, o racchiude in un semifreddo alla pera uno scrigno alla cacio e pepe. Oppure l’atteggiamento disobbediente si manifesta in una comunicazione trivial-pop come quella del Forno Brisa di Bologna, che scrive sulle bags “Fanciullo la dieta” oppure “Legalize Marinara”. 

D’altronde alcuni giovani hanno dimostrato di avere una lettura lucida riguardante la reputazione attuale della cucina italiana. A tal proposito è interessante l’opinione di Lorenzo, 25 anni, che lavora con la propria famiglia nel Caseificio Gennari di Collecchio in provincia di Parma. Dopo aver vissuto un’esperienza in Francia, il settore della ristorazione parigino possiede “un’ottima capacità di presentarsi, ma poca sostanza.” Mentre quello italiano è esattamente il contrario. Tuttavia sostiene che “negli ambienti di lusso l’eccessiva formalità non è ciò il cliente va cercando oggi. La gente non va fuori per mangiare ma per vivere un’esperienza piacevole. E anche il turista medio cerca la sostanza italiana e il sorriso.”

Anche la volontà di sottrarsi in modo indisciplinato agli standard qualitativi della produzione è stato un leitmotiv della fiera. Ad esempio il Caseificio Sorì, con sede a Roccamonfina in provincia di Caserta, produce personalmente il proprio lievito madre e prodotti caseari per realizzare pizze dalla straordinaria leggerezza. O ancora l’organizzazione pugliese Spirito Contadino, Valore alla Terra, con il lavoro di contadini autoctoni, produce verdure benefiche certificate per piatti di eccellente pregio nutrizionale ed etico.

Oltre ad interrogare e visitare gli stand, c’è stata l’occasione di partecipare agli eventi pomeridiani intitolati Identità Vegetali e realizzati in collaborazione con Velier, la tradizionale azienda genovese di importazione di vini e liquori che ha come portavoce il Mixology Manager Angelo Canessa. In questa serie di conferenze, i grandi chef dei ristoranti stellati si sono raccontati sottolineando in cosa consistesse la loro disobbedienza culinaria, e preparando per il pubblico assaggi di alcuni piatti dei loro menù.

A tal proposito il ristorante Saporium di Borgo San Pietro in Toscana, con il team del suo executive chef Ariel Hagen, ha illustrato la propria realtà, della quale il ristorante è solo una piccola parte. Infatti a Saporium fanno capo orti, pollai, stalle, cioccolaterie, un laboratorio di fermentazione e centoventi ettari di coltivazione, dei quali undici di agricoltura biologica. Lo chef afferma di seguire il più possibile il principio del biologico, che consiste nel rispettare l’ambiente anziché manipolarlo. Il menù La stagione che non c’è di Saporium si basa su dieci portate che variano a seconda del periodo dell’anno. Esiste infatti una progettazione del raccolto e dei piatti, ma che risponde alle condizioni climatiche e ai ritmi della natura. 

Uno dei tre assaggi preparati per Identità Vegetali ha come ingrediente principale delle lumachine. Per la preparazione è stata disposta alla base una crema di bieta che conferisse mineralità, vino bianco a crudo per un tocco di acidità, trifoglio, acetosa, sanguigna, olio al prezzemolo, all’erba cipollina, e punte di menta. Accompagna il piatto una bevanda a base di mela, sambuco e melissa.

Dopo Saporium di Borgo San Pietro, è stato ospite il team del pugliese Michele Cobuzzi, resident chef del ristorante Anima dell’Hotel Milano Verticale. In uno dei due piatti proposti, questi ha ripreso la tradizione della propria terra natale preparando un raviolo di pasta di panzerotto fritto riutilizzando gli avanzi delle materie prime. Infatti l’interno del raviolo è a base di verza e soffritto di scarti vegetali. La pasta di panzerotto inoltre proviene dal mulino Casillo che riesce a conservare il germe di grano, la parte più preziosa del chicco, con proprietà antiossidanti. Questa è stata per molto tempo scartata poiché difficile da conservare, ma il mulino Casillo è riuscito a recuperarla donando vantaggi ai professionisti del settore e ai consumatori.

Come accompagnamento a questo piatto, Angelo Canessa di Velier, ha proposto il rum Clairin, prodotto ad Haiti usando puro succo di canna da zucchero della varietà Hawaii con aggiunta di erbe locali, tra le quali anice e citronella.

Per l’ultimo appuntamento del pomeriggio è stata ospite l’Enoteca Pinchiorri, sita a Firenze, che ha raccontato i piatti del menù Terra Madre. Questo si basa su ciò che si può tirare fuori dalla terra rispettando le condizioni ambientali. Il piatto preparato dai due chef Riccardo Monco e Alessandro Della Tommasina è stato un brillante accostamento di lumachine di semola di grano di duro con succo di rabarbaro. In questo modo la parte dolce della pasta viene contrastata da quella acida del succo. Viene aggiunto poi del gelato di cavolo viola fermentato, e gocce di pino marittimo per una nota balsamica. Non avendo la pasta alcun condimento, il gelato funge così da salsa.

Come accompagnamento, Angelo Canessa, ha proposto un Dry Martini composto dal gin italiano biologico piemontese Engine che riprende l’acidità del rabarbaro e da un vermouth secco Vergano in assonanza con la parte botanica del vino.

E’ intervenuto anche Alessandro Tomberli, maître e direttore di sala, spiegando di non avere la pretesa di fornire degli abbinamenti perfetti o di dettare le regole del mangiare o bere bene, piuttosto seguire i gusti e le esigenze del cliente, seppur vegetariano, che desidera abbinare un classico rosso a delle verdure, anziché seguire delle regole non scritte sull’accostamento delle carne.  Inoltre attraverso un suggestivo viaggio immaginario dalle Azzorre all’Argentina, e dal Sud Africa al Cile ha descritto alcuni dei vini più caratteristici della selezionatissima e rifornitissima cantina dell’Enoteca Pinchiorri.

Valentino Vintage, il ristorante della Belle Époque, nel centro di Milano

Al personaggio più romantico e ambiguo che conosciamo, è intitolato il ristorante Valentino Vintage sito in Corso Monforte a Milano.

Di Rodolfo Valentino qui troverete tutto, le foto in bianco e nero con quelle che furono le sue mogli (chissà quante altre amanti ha avuto in segreto), le immagini di backstage con trucco e parrucco appena fatto (qualcuno spiffera che la liason fosse con il make up artist di allora), quelle con lo sguardo magnetico a cui nessuno sapeva resistere.
E alle pareti, i più bei manifesti della Belle Époque, quel periodo dove i ristoranti erano immensi saloni a festa, l’eleganza era educazione, e c’era ancora il buon senso della leggerezza.

Da Valentino Vintage, varcando la porta, si cambia epoca; le grandi colonne in stile dorico sotto le grandi arcate, creano uno spazio arioso e maestoso, le poltrone in velluto rosso, le cornici dorate e il pianoforte a coda, regalano un’atmosfera da grande soirée (il grammofono suona ancora le canzoni dell’epoca, ed è subito magia).

Qui m’immagino deliziose cene alla Babette, e non verrete delusi perchè a stuzzicarvi il palato c’è lo chef Emanuel Menna, classe ’98 di origini campane (che è di per sé una garanzia) a Milano da cinque anni. Porta al Valentino Vintage un omaggio all’Italia e alla cucina toscana; da non perdere la tartare di Chianina con funghi pioppini, fonduta di pecorino toscano e tartufo nero, le tagliatelle fatte in casa al caffè Nannini con ragù bianco di cinghiale e cacao, e il tiramisù servito direttamente nella moka classica, rimando alla sua terra d’origine.
Per i nostalgici, la “Costoletta alla milanese con maionese allo zafferanno e bietole saltate”, un regalo alla città meneghina; e per gli amanti di Bacco, una bella selezione in cantina, consigliata dal maître Raffaello Rizzi, Antinori e Piccini, pregiati champagne francesi, vecchie annate e vini che non potrete bere altrove, come il Brunello di Montalcino 2015 di Caffè Scudieri Firenze, bottiglie della proprietà che vi consiglio di assaggiare.

Una location di rara bellezza ed eleganza, un’atmosfera magica e una cucina che vi farà sentire a casa, così come il servizio; Valentino Vintage è il nuovo place to be di Milano, da scegliere quando avrete voglia di fare un tuffo nel passato, indossare l’abito da cocktail e immaginare di vivere in un film…con Rodolfo ça va sans dire!

New York celebra la cucina italiana

Ci sono cose alle quali non si può rinunciare facilmente, neanche in vacanza: tra queste, al primo posto si trova la cucina italiana. Ci si adatta al letto un po’ scomodo in albergo, a uno spostamento più lungo del previsto, alla calca, al clima così diverso da casa propria, ma a un cattivo abbinamento cibo vino proprio no. E così l’italiano in vacanza all’estero, magari dopo aver provato e anche apprezzato la cucina locale, finisce inevitabilmente per entrare in un ristorante italiano. Ma come trovare quello giusto? A New York ci pensa l’Italy-America Chamber of Commerce (Iacc) che stila la lista dei migliori ristoranti italiani nella Grande Mela. I parametri da valutare sono diversi: l’uso di prodotti genuini DOP o IGP, un ottimo abbinamento cibo vino con bottiglie italiane, l’uso di olio extravergine di oliva 100% made in Italy. Infine, la cortesia e la buona conversazione con i clienti sono un ottimo lasciapassare per ottenere la prestigiosa certificazione “Ospitalità Italiana“.


Quest’anno sono 25 i ristoranti selezionati dall’Italy-America Chamber of Commerce per ottenere il marchio di qualità in una cerimonia ufficiale al Metropolitan Pavillion a Manhattan. “Gli obiettivi del progetto sono quelli di supportare e valorizzare i ristoranti italiani nel mondo, creare un network che consenta la realizzazione di eventi per valorizzare i territori di provenienza dei prodotti tipici, utilizzare la rete RIM per garantire l’autenticità dei marchi DOP e IGP, promuovendo le nostre eccellenze“, ha spiegato il segretario generale Iacc, Federico Tozzi. “Noi come Italy America Chamber of Commerce – ha aggiunto – siamo impegnati 360 giorni all’anno per monitorare e verificare che gli standard ‘Ospitalita’ Italiana’ siano rispettati“.


I ristoranti certificati “Ospitalità Italiana” negli Usa sono oltre 300, portabandiera della cucina italiana nel Paese a stelle e strisce. Come educatori del gusto, proprietari e cuochi di questi ristoranti italiani sentono una vera responsabilità verso i preziosi prodotti e le centenarie ricette che utilizzano e che reinventano in versione contemporanea, senza mai snaturarle. “L’importanza di queste sentinelle del made in Italy in territorio americano e’ notevolissima – ha sottolineato il presidente di Iacc Alberto Milani – poiché svolgono una continua educazione del consumatore Usa al cibo e vino tricolore“.

Un week-end culinario al verde

D-Art vi porta alla scoperta dei 4 ristoranti “green” più in voga nella Milano dell’Expo. Tra sperimentazioni culinarie e stili di vita sani siete pronti per una 48 ore da vegetariani?

Una popolazione al verde e non parliamo del PIL ma dei cittadini che scelgono sempre più l’alimentazione vegetariana e vegana. A oggi, secondo i dati Eurispes, sono circa 4,2 milioni gli italiani che decidono di non mangiare carne.
Una tendenza alimentare che, nel centro nevralgico dell’Expo, ha visto nascere realtà satellite interessanti e sperimentali dal punto di vista culinario e visivo.
Luoghi da visitare nei weekend estivi e autunnali, per avvicinarsi all’alimentazione “green” o semplicemente per deliziare il palato già forte della sua scelta.
Per il pranzo con gli amici del sabato, tra una retata di shopping e l’altra, essendo collocato in una delle rare zone pedonali in città, si consiglia Radice Tonda. Un luogo in cui si esaltano i sapori e i colori degli alimenti provenienti da agricoltura biologica e biodinamica. Gli utensili sono totalmente biodegradabili così come l’arredo di recupero sapientemente studiato. Vasta è la scelta tra le specialità dolci e salate con una particolare selezione di zuppe e vellutate. Le combo proteine, verdure e cereali vi consentono di scegliere tra deliziose opzioni intente a sfatare il mito che la cucina vegana, quindi addirittura senza alcun ingrediente di origine animale, è triste e poco gustosa.
Anche le bevande sono proposte con cura, vini e birre bio, tisane, caffè, cappuccini con latte di soia, digestivi alle erbe e centrifugati di frutta e verdura completano il menù per chi vuole fermarsi da Radice Tonda pure per la colazione e le brevi pause.

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Se l’intenzione è stupire gli amici con originali idee per il sabato sera Mantra Raw Vegan è il posto che fa per voi. Parliamo del primo ristorante vegano crudista in Italia, la cui filosofia è intenta a fornire un’esperienza culinaria alternativa e a trasmettere una sensazione di benessere spiriturale attraverso piccole opere di food design.
I crudisti vegani consumano solo cibi crudi o preparati a temperature al di sotto dei 45 °C, affinché gli enzimi e le proprietà nutritive degli alimenti non vengano perse.
Mantra, però, non è affatto integralista, il suo spirito di condivisione si estende al mini market, alla caffetteria e al laboratorio culinario, dove è possibile vedere la preparazione dei piatti grazie a innovativi macchinari statunitensi. Un viaggio per gli occhi che esplode nel minimalismo del design interno, caratterizzato da linee semplici, pulite e colori pastellati.
Spaghetti di zucchine al pomodoro e lasagne con ricotta di Macadamia sono solo alcuni degli alimenti, della cucina tradizionale italiana, rivisitati dallo chef Alberto Minio Paluello. Diplomato come Raw Vegan Chef alla Matthew Kenney Accademy di Santa Monica, con all’attivo significative esperienze nell’ambito internazionale, Paluello opera mirando alla conoscenza dell’alimentazione crudista nel nostro Paese.

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Il brunch domenicale in un’atmosfera che sa di casa può aver luogo solo da Orto Erbe e Cucina.
Un bistrot focalizzato sulle immense proprietà delle piante aromatiche che dà ampio spazio ai vegetariani e al rispetto delle materie prime.
Orto è un progetto nato dall’estro di alcuni professionisti di origini siciliane, appassionati nel mixare le erbe di stagione con i piatti tradizionali dell’isola più profumata del Belpaese. Un excursus plurisensoriale che guida il cliente a toccare, odorare e gustare le erbette che si ritrovano nei piatti, composti al massimo da quattro ingredienti.
E tra le idee più originali ci sono il premio fedeltà, vale a dire una piantina in omaggio a seguito di 3 pranzi, e il picnic da Orto. Da settembre, infatti, ogni domenica sarà animata da giochi, cestini di vimini e tovaglie a quadretti.


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Per concludere in bellezza il week end l’ideale è rifugiarsi in un angolo country presente nella cintura urbana. Parliamo di Erba Brusca, un’ ex cascina del 1600, sulla sponda del Naviglio Pavese, circondata dal proprio orto, con la vista che spazia sul verde dei campi e un’area relax sulla sponda del fiume.
Il ristorante, opera prima di Danilo Ingannamorte, sommelier, e di Alice Delcourt, chef, nasce dall’istintività fresca e passionale di chi lavora nell’eccellenza da molti anni.
La Delcourt, forte della sua nazionalità mista e delle innumerevoli esperienze professionali, rivisita la cucina italiana con richiami francesi, inglesi e americani.
Massimo il rispetto per la stagionalità dei prodotti, molti dei quali coltivati presso la cascina stessa, con ampia dedizione nei confronti dei vegetariani, senza disdegnare, però, chi mangia la carne che è prevalentemente bianca e proveniente da allevamenti controllati.

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Vegetariani e non alla ricerca di suggestioni per il palato e per gli occhi, di sicuro non resteranno delusi dai luoghi proposti e saranno pronti per altri week end tematici all’insegna del gusto.