Si è spento ieri sera nella sua casa di Milano Umberto Veronesi, circondato dalla moglie e dai figli. L’oncologo e uomo politico avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 28 novembre e da alcune settimane le sue condizioni di salute si erano aggravate. Per decenni ha lavorato alla ricerca per la prevenzione e la cura dei tumori, con particolare attenzione per il carcinoma mammario che è la prima causa di morte per tumore nelle donne. Da chirurgo quale era, ha saputo estirpare la medicina dal controllo della religione, portando avanti campagne con il suo lavoro di oncologo e con le battaglie per l’eutanasia, per la cultura scientifica, per la visione laica ed empirista della malattia. Umberto Veronesi non ha soltanto dato un grandissimo input all’oncologia in Italia, formando i suoi studenti all’Istituto Nazionale dei Tumori, ma ha introdotto per primo il concetto di medicina integrata, è stato il primo a suggerire che la malattia, soprattutto nel caso di un male così complesso come il cancro, va affrontata in equipe.
La notizia della morte di Umberto Veronesi ha scosso la comunità scientifica, il mondo della politica (Veronesi è stato Ministro della Sanità per un breve periodo dal 2000 al 2001) e tutte le persone che ha curato o alle quali ha contribuito a donare una nuova speranza. «Anche grazie a lui non parliamo più di male incurabile. Umberto Veronesi ha saputo dare a tanti uomini e donne nuove speranze di vita» ha scritto su twitter la presidente della Camera Laura Boldrini. «Tutti i malati oncologici, e Airc in particolare, devono molto alla sua lungimiranza di medico e scienziato – così lo ricorda il presidente dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, Pier Giuseppe Torrani – e alla sua instancabile tenacia nel perseguire l’obiettivo di terapie più umane, efficaci e accessibili a tutti». Una perdita dolorosa per tutti coloro che, grazie alle cure e dalle ricerche di Umberto Veronesi, possono parlare della propria malattia senza associarla alla parola incurabile.
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Il grande amore supera la morte: lo conferma la scienza
L’amore supera tutto, anche la morte: una di quelle frasi che si possono trovare in un romanzo rosa, in una fiaba per bambini o nel bigliettino di un amante un po’ banale. Invece è il risultato di una ricerca scientifica appena pubblicata sulla rivista Psychological Science, condotta tra gli altri da Kyle Bourassa, ricercatrice in psicologia alla University of Arizona. Lo studio dimostra che l’influenza di un coniuge continua ad avere effetti positivi sulla vita dell’altro, anche dopo la propria morte. “Le persone che ci sono state vicino nel corso della nostra vita – spiega Kyle Bourassa – continuano a influenzare la nostra qualità della vita anche dopo la loro morte. Abbiamo scoperto che la qualità della vita di un vedovo o di una vedova risente dell’influenza del coniuge deceduto proprio come se questi fosse ancora in vita“.
Lo studio è partito dall’osservazione dei dati forniti dallo Study of Health, Ageing, and Retirement in Europe (Share) analizzando 80 anziani di 18 Paesi europei. Ricerche precedenti avevano sottolineato come la qualità della vita di uno dei due partner influisca positivamente su quella dell’altro e sull’affinità di coppia. Il benessere fisico e psicologico di due persone che si amano sembra essere quindi interdipendente. In particolare uno studio della Routgers University pubblicato nel 2014 aveva dimostrato come il benessere della donna sia fondamentale nella vita del partner e nella stabilità della coppia, mentre non è stato dimostrato il contrario. Questa nuova analisi si è spinta più in là, scoprendo che anche dopo la morte di uno dei due il vedovo o la vedova ottiene un’influenza positiva dal grande amore del partner deceduto. I dati riguardano 546 coppie in cui uno dei partner era morto durante il periodo dello studio e 2566 coppie in cui entrambi i partner erano viventi. Il risultato è che l’affinità di coppia dopo la dipartita di uno dei due coniugi è scientificamente indistinguibile da quella tra due innamorati entrambi viventi, indipendentemente da età, stato di salute o anni di matrimonio.
Ciò che conta, a quanto pare, è solo un legame intimo, forte e indissolubile tra due persone: quello che, al di fuori delle ricerche scientifiche, chiamiamo semplicemente “amore“.