Suggestioni orientali sfilano sulla passerella di Georges Hobeika, protagonista della settimana dell’alta moda parigina, al suo debutto nel calendario ufficiale della kermesse, reso noto lo scorso dicembre. Un cammino lungo e tortuoso quello che ha portato lo stilista a far parte dopo tanto tempo dell’haute couture parigina: la sontuosa location scelta per il primo défilé di Hobeika nell’ambito dell’alta moda è l’Ecole de Médecine. Sul catwalk si alternano sontuosi abiti da sera, ma anche pantaloni e tuniche, giacche preziose e abiti da cocktail. Il fil rouge della sfilata è l’Oriente, che trova manifestazione nelle preziose decorazioni, cifra stilistica del couturier: ecco origami e pattern floreali impreziosire lunghi abiti da gran soirée e fare capolino come dettagli iconici, tra lavorazioni pregiate ed elaborate tecniche artigianali. Tripudio di alta sartoria ed arte manifatturiera in una collezione che incarna i topos dello stile di Hobeika: in passerella sfilano piccoli capolavori in organza di seta, chiffon, crepe di seta e tulle. Classe 1962, Hobeika è nato in Libano in una famiglia numerosa: la madre di lui e degli altri sette fratelli lavora come sarta e possiede una boutique. Tra i suoi fratelli Georges è quello che sembra essere più portato per la moda e la coltiva come hobby per tutto il corso della sua infanzia. Successivamente il giovane si iscrive alla facoltà di ingegneria civile e studia anche design. Lo scoppio della guerra civile libanese lo costringe a lasciare il Paese per garantire un futuro migliore alla sua famiglia. Hobeika giunge così a Parigi e qui lavora in diverse case di moda, tra cui Chanel. Il primo atelier che porta il suo nome viene fondato a Beirut nel 1995. Nel 2001 la prima sfilata a Parigi segna l’inizio di un sogno a lungo perseguito. Nel 2010 lo stilista apre uno showroom nella Capitale francese. Tra i suoi clienti spiccano le famiglie reali dell’Arabia Saudita, dal Qataer e del Kuwait. La sua clientela inoltre coinvolge Asia, America ed Europa. Tra le sue fan spiccano celebrities del calibro di Diane Kruger, Eva Longoria, Emily Blunt. Uno stile iconico che finalmente trova posto nell’haute couture parigina.
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La signora del West di Givenchy
Si ispira al West americano Riccardo Tisci, per la sua ultima collezione come direttore creativo di Givenchy: dopo 13 anni e quasi 100 collezioni, lo stilista ha detto addio alla maison solo pochi giorni dopo la presentazione della collezione Haute Couture Primavera/Estate 2017. Un’ode al West, la collezione si snoda attraverso 15 look, indossati da top model del calibro di Maria Carla Boscono, musa prediletta da Tisci, Kendall Jenner e Bella Hadid: le modelle sfoggiano capolavori di pizzo, tra preziose lavorazioni crochet e mirabili giochi di trasparenze. La collezione, presentata insieme alla linea maschile, immagina il West americano visto dagli occhi di un bambino: la violenza e gli spari vengono quindi filtrati da un occhio ancora innocente, che cattura invece la bellezza e la poesia di una lady del West, strizzata in abiti dal sapore vittoriano. Largo a pizzi e merletti, che ricoprono la dama immaginata da Tisci: dimenticate la pupa da saloon, qui si immagina invece un’algida presenza, quasi onirica, che rifugge i tradizionali schemi associati al West per tratteggiare una femminilità sofisticata ed eterea. “L’ho fatto a modo mio: grafico, pop e molto più ironico e divertente, come immagino il futuri”, così Tisci ha commentato la sua collezione e il suo personale West. “Per la couture è fondamentalmente lo stesso tema ma mixato con tutte queste fantastiche immagini che ho trovato su queste signore americane che indossavano abiti vittoriani”, ha continuato poi il couturier riferendosi alla donna protagonista della collezione. Chiffon e stampe check si alternano a colli alti corredati da ruches e da gorgiere in pizzo: le spalle sono scoperte. La donna indossa gioielli in madreperla e anelli metallici lungo le maniche degli abiti. La palette cromatica predilige bianco e nero ma non mancano tratti di azzurro. Romantica e femminile, la donna indossa anche capi dal mood rock, come le giacche in pelle e suede, tra frange e decorazioni di foglie lavorate in 3D. Una collezione che profuma già di commiato: “Ho rappresentato le 15 tecniche che hanno davvero caratterizzato il mio tempo e il mio percorso da Givenchy”, ha commentato Tisci, che secondo rumours insistenti sarebbe diretto da Versace.
L’eleganza faraonica di Elie Saab
Sontuosa e principesca la donna di Elie Saab: lo stilista libanese sfila alla settimana dell’haute couture parigina con una collezione iconica, ispirata allo charme di Cleopatra, nelle rappresentazioni delle pellicole hollywoodiane degli anni Cinquanta. Immaginata come una delle donne più belle del mondo, la regina d’Egitto rivive con la sua dirompente sensualità nella collezione haute couture Primavera/Estate 2017 di Elie Saab: in passerella sfarzo ed opulenza tratteggiano una femme fatale ante litteram, strizzata in lunghi abiti preziosi, tra sete e drappeggi iconici. Lo stilista cita l’attrice Faten Hamama in una scena tratta dal film “I Don’t Sleep”, in cui recita a fianco di Omar Sharif. Ma la mente corre anche all’indimenticabile interpretazione di Liz Taylor nei panni di una splendida Cleopatra, nella pellicola che segnò l’inizio della sua tormentata love story con il collega Richard Burton. “L’Egitto nei suoi giorni migliori, quando regnava l’eleganza”, così Elie Saab ha commentato la collezione, intrisa di simboli allegorici che omaggiano l’Antico Egitto e i Faraoni. Blu profondo e tocchi di gold all over dominano in una collezione ricca di abiti da gran soirée perfetti per una diva contemporanea dall’allure impareggiabile: strizzata in linee a sirena o fasciata in mantelli e strascichi, la regina egizia immaginata dal couturier incanta e conquista. Suggestioni oniriche rimandano ai busti di Nefertari o ancora alla maschera di Tutankhamon, tra sottili citazioni storiche dal sapore millenario. Onirica ed affascinante, la collezione strizza l’occhio alla contemporaneità, per capi perfetti per un red carpet: tripudio di gonne di tulle in pallido azzurro e preziosi ricami argentati che evocano le acque del Nilo, mentre nelle lunghe gonne in satin fanno capolino iconiche rappresentazioni che rimandano all’occhio, motivo tipico dell’iconografia egizia. Largo a geometrici virtuosismi di cristallo prezioso, tra catene d’oro e diamanti: i turbanti e le fasce sfoggiati dalle mannequin strizzano l’occhio alla Hollywood degli anni Cinquanta, e al glamour di icone del calibro di Liz Taylor e Jackie Kennedy. Fascino rétro e citazioni vintage sdoganano un’estetica in cui il glamour imperituro dei bei tempi andati sembra finalmente rivivere in una collezione magica.
Le ninfe bucoliche di Dior
Un paesaggio silvestre fa da sfondo alla prima collezione di haute couture firmata da Maria Grazia Chiuri per Dior: in passerella si alternano giovani ninfe dallo sguardo trasparente, che indossano corone di fiori e boccioli di rosa. Suggestioni di virgiliana memoria si alternano a sottili divagazioni visionarie, in un anno che segna il 70esimo anniversario del New Look: correva l’anno 1947 quando Christian Dior rivoluzionava per sempre il corso della moda femminile. Maria Grazia Chiuri parte proprio dagli albori per una collezione ricca di ispirazioni eterogenee e suggestive. «Ho iniziato approcciando la storia couture di Dior che ha una grande tradizione ma che in questi 70 anni si è evoluta molto, anche seguendo i vari designer che hanno guidato la maison», ha dichiarato la designer. «Monsieur Dior ha messo le basi di un racconto che poi Yves Saint-Laurent e Marc Bohan hanno continuato e che, fino a Gianfranco Ferré, è stato un racconto di couture classica e tradizionale. John Galliano ha spettacolarizzato il tutto rendendola sognante e con Raf Simons il racconto ha esplorato la modernità. Io ho iniziato ora il rapporto con un atelier che ha dovuto mettersi al servizio di anime creative straordinarie e impegnative. E, in questo lavoro, ho cercato di mantenere l’aspetto couture più tradizionale e artigianale, che è proprio del mio essere italiana, insieme al côté più onirico della cultura francese. Il mio è un viaggio dentro il labirinto della couture… Un viaggio misterioso, difficile ma sapendo che alla fine c’è la luce». Nella cornice del parco del Musée Rodin si staglia un gioco di specchi fantasmagorici, che impreziosisce lussureggianti giardini ideali, su cui si staglia il défilé: qui sfilano le ninfe silvestri immaginate da Maria Grazia Chiuri, in bilico tra couture e volumi teatrali, che omaggiano il New Look, come i capi total black che aprono la sfilata. Largo poi a note dolci nelle trame floreali dipinte a mano e condite da note surrealiste: tripudio di tulle e simbologia allegorica che riporta alla mente l’opera di Jean Cocteau, grande amico di monsieur Dior. Boccioli di rosa si alternano a tarocchi e a dettagli presi in prestito dall’astrologia, in un’iconografia che guarda ad icone di stile leggendarie, da Leonor Fini alla marchesa Luisa Casati Stampa di Soncino: figure eteree e misteriose, che hanno sdoganato uno stile destinato a restare impresso nei libri di storia. I gioielli della collezione sono stati realizzati da Claude Lalanne, mentre le corone di fiori sono firmate da Stephen Jones. Largo a caleidoscopici giochi di tulle che si alternano a preziose sete plissé, in bilico tra opulenza e rigore. La sfilata, dedicata a Franca Sozzani, riporta in auge lo stile primigenio della maison Dior, tra note poetiche ed evanescenti.
Dolce & Gabbana omaggiano Giuseppe Verdi
E’ il Teatro alla Scala la location scelta da Domenico Dolce e Stefano Gabbana per la sfilata di haute couture Primavera/Estate 2017. Una tre giorni esclusiva per celebrare l’alta sartoria e l’alta artigianalità italiana, nel cuore della lirica. Un défilé poetico che omaggia Giuseppe Verdi e le eroine dei suoi drammi.
«Abbiamo reso omaggio a Giuseppe Verdi, attraverso un ritratto più intimo e personale», così ha commentato il duo di stilisti, dal 2015 soci sostenitori del Teatro alla Scala. Qui sfila tra le poltrone una donna altera ed irraggiungibile, incarnazione verdiana, mentre il palcoscenico è riservato al pubblico, in una inedita collocazione. Non sbagliano un colpo Dolce & Gabbana, da sempre sostenitori dell’italianità, declinata in ogni forma.
E Verdi diviene deus ex machina di una collezione che omaggia non solo il bel canto ma anche la sartoria italiana, che viene celebrata con una vera e propria maratona: non solo l’haute couture ma anche l’alta gioielleria e il menswear vengono consacrati in un evento esclusivo della durata di tre giorni. Fasti imperiali che si sono conclusi con un party al Metropol, che ha visto la presenza tra gli altri di Pixie Lott e Oliver Cheshire.
«Questi momenti servono a raccontare il nostro universo e le bellezze del savoir faire italiano… Qualcosa che ci rende unici nel mondo intero», così gli stilisti hanno commentato la maratona del lusso che li ha visti protagonisti. «Per noi è davvero una grande emozione essere qui oggi…. La Scala è un luogo sacro da trattare con i guanti, con grande rispetto», hanno poi aggiunto. Le prime uscite della collezione sfilano sulle note del Va pensiero: in passerella si alternano 101 look che tracciano il ritratto di un gentleman contemporaneo, che sfoggia dippiopetto nero e una tuba in testa. «Abbiamo voluto raccontare un Giuseppe Verdi inedito e speciale, abbiamo cercato di indagare nel suo privato lasciandoci ispirare dal suo volto più intimo, di raffinato e fascinoso viveur che amava godersi la vita». La figura del grande compositore viene studiata in modo approfondito attraverso alcune ricerche che hanno avuto luogo nell’Archivio storico Ricordi.
Molte stampe della collezione ripropongono le copertine originali delle opere verdiane, come anche i bozzetti del teatro e gli spartiti delle opere. Ecco che i manifesti del Nabucco divengono stampe patchwork che impreziosiscono una felpa, mentre il Falstaff fa capolino da un pull, insieme a stampe tratte dal Rigoletto e dalla Traviata, che si alternano su cappotti preziosi e su coat di pelliccia, tra tessuti jacquard e damasco pregiato di ispirazione barocca: largo a velluto e suggestioni esotiche, sapientemente impreziosite da rimandi all’Aida, all’Otello e ai Vespri siciliani. Sontuosa eleganza e mirabili ispirazioni si uniscono in un suggestivo gioco di rimandi dai risvolti quasi onirici: la storia del Bel Paese si alterna sul défilé. Chapeau.
La couture digitalizzata di Maison Margiela
Echi nostalgici ed ispirazioni digitali sfilano sulla passerella di Maison Margiela, protagonista dell’haute couture parigina. John Galliano indaga sulla realtà contemporanea, esplorandone i risvolti legati alla rivoluzione digitale, che ha stravolto vecchi codici comunicativi sdoganando un’estetica dominata dall’apparenza. L’Artisanal di Maison Margiela parte da una riflessione sul mondo che ci circonda, per creare una collezione che rispecchi la realtà attuale: Galliano si mostra interessato alle infinite possibilità offerte dai media digitali, ma al contempo alquanto spaventato e restìo ad appropriarsi dei nuovi codici comunicativi. “Mi chiedo solo se tutti siamo geneticamente predisposti per assorbire così tante informazioni”, ha commentato lo stilista. “Sono grato per la possibilità che mi viene data di comprendere quanto sia importante vivere nel presente”, ha continuato poi, riferendosi alle molteplici sfaccettature di un mondo sempre più digitalizzato. E proprio in quest’universo si muove la donna Maison Margiela, tra un selfie e un filtro, a modificare la realtà: le emoticon e i disegni sdoganati dai nuovi social media, in primis Snapchat ed Instagram, divengono ora i dettagli che impreziosiscono i capi che si alternano sulla passerella. In una nuvola di tulle dal grande impatto scenografico sfila una vestale, nascosta sotto tuniche drappeggiate in cui sbucano i simboli della comunicazione digitale. Largo a pizzo sangallo e sovrapposizioni, in un tripudio di cuciture ardite e tessuti maschili. Non mancano note folk, che rendono omaggio a culture lontane dai risvolti arcaici, forse unico antidoto ad una realtà sempre meno umana. Struggente teatralità nella collezione sfornata da Galliano, che si riconferma mirabile interprete della contemporaneità: voce fuori dal coro, Galliano è considerato un outsider per antonomasia nel panorama del fashion system. Il suo estro ancora una volta dà vita a speculazioni filosofiche mai sterili che divengono ispirazione privilegiata per una moda intesa come specchio dei tempi.
Suggestioni orientali in passerella da Ralph & Russo
Sontuosa e principesca la collezione Ralph & Russo, che ha sfilato alla Paris Haute Couture. Una Primavera/Estate 2017 all’insegna della raffinatezza, per una moderna Cenerentola, pronta per il ballo. Largo a corsetti, lunghi abiti da fiaba e linee che enfatizzano la silhouette femminile. Non mancano spunti inediti, come i nude look, ma il focus è sullo charme. Il bianco domina la palette cromatica, che prevede però anche tocchi di rosso e nero, in un tripudio di sensualità ed eleganza timeless. Fondata nel 2007 da Tamara Ralph e Michael Russo, la maison è abbastanza recente ma si è già contraddistinta per il suo stile divenuto iconico: la prima maison britannica negli ultimi 100 anni ad essere inserita nel calendario ufficiale dell’haute couture parigina, Ralph & Russo si caratterizza da sempre per uno stile effortlessy-chic che strizza l’occhio alla contemporaneità senza rinunciare ad un gusto evergreen. Uno charme da red carpet per capi perfetti per la donna di oggi: “Le donne di oggi hanno molti volti e così tante donne ci ispirano che vogliamo davvero focalizzarci sul potere delle donne e offrire qualcosa per tutte”, così ha commentato Tamara Ralph. Un’eleganza che si lascia ispirare dai fasti hollywoodiani, come è evidente nei lunghi abiti da sera. Largo a dettagli preziosi, come frange, perle e fiori, in un tripudio di tulle ed organza, in cui riecheggia il glamour della vecchia Hollywood. Un’eleganza semplice eppure sfarzosa, che trae ispirazione anche dall’Oriente, per capi che ricordano i kimono e per piccoli dettagli dal sapore orientale. Sofisticate come una dea, la donna Ralph & Russo predilige lurex, sete preziose ed organza, tra chiffon e pizzo. Non mancano stampe botaniche ed applicazioni in latex, tra piume e frange. Fluida e chic, la collezione pone l’enfasi sulle spalle, sulla vita e sul busto, in un’estetica che unisce mirabilmente la bellezza della natura e l’architettura moderna. s
La nuova couture firmata Chanel
Sulla passerella di Chanel si consuma una rivoluzione silenziosa, che svincola la haute couture dalla sua identità primigenia: ad attuare la nuova rivoluzione è ancora una volta Karl Lagerfeld, che, intercettando un sentimento nuovo nei confronti dell’haute couture da parte del mercato, propone un’inversione di tendenza, tra tailleurini bon ton perfetti per il giorno e capi piumati da gran soirée. Nella cornice del Grand Palais sfila un’haute couture dai risvolti inediti: apre il défilé Arizona Muse, mannequin amatissima da kaiser Karl. Inizialmente è un tripudio di tailleur che sarebbero piaciuti a mademoiselle Coco. Tanta moda ma poca couture, forse. Ma ci piace e ci convince. Il tailleur si arricchisce di virtuosismi inediti, tra cinture alte che strizzano il punto vita e il filo di perle, che ora si porta alla caviglia. Con o senza colletto, il tailleur si indossa ora con cappello in stile Fifties e décolléte argentate. Il taglio è sartoriale e la tradizionale lana bouclé si arricchisce ora di fibre tessili che strizzano l’occhio alla sperimentazione. Moderno eppure evergreen, il tailleur rivendica il primato di una nuova couture, pensata ora anche per il dailywear. Poco dopo è la volta degli abiti lunghi: tra inedito minimalismo di lunghi abiti impreziositi da cintura in vita, si snoda una nuova “alta moda”, non più alla ricerca smodata del coup de theatre, ma amante delle silhouette pulite ed essenziali. Largo infine al genio Lagerfeld, che riporta in auge una moda scintillante, in un tripudio di cristalli e paillettes che illuminano lunghi abiti da red carpet. Sfila una donna che ama il lusso, a partire dalla scenografia, illuminata da un gioco fantasmagorico di specchi. Qui viene ricreato ad hoc l’atelier di Rue Cambon, che diviene location privilegiata per una parata di corsetti interamente ricoperti di paillettes e micro cristalli e piume di marabù, che bordano lunghi abiti a sirena ma anche abitini corti con gonna a ruota. Chiude il défilé l’abito da sposa, indossato da Lily-Rose Depp, giovanissima musa di Lagerfeld. In una nuvola di tulle sfila una sposa principesca e romantica.
Azzaro: la magia della disco glam
Nel 50esimo anniversario dalla fondazione della sua fondazione, maison Azzaro crea una capsule collection esclusiva firmata a quattro mani dalle due socialite Bianca Brandolini d’Adda ed Eugénie Niarchos: una partnership annunciata poche settimane fa e molto attesa: giovani, belle e blasonate, le due influencer incarnano da anni due dei nomi più influenti e seguiti nel fashion biz. Finalmente il risultato della loro collaborazione è stato presentato a Parigi nell’ambito dell’haute couture: la collezione PE2017 di Azzaro si contraddistingue per suggestioni glam che ci riportano indietro nei mitici anni Settanta. In un tripudio di drappeggi e scollature audaci impreziosite da lustrini e paillettes rivive una donna iconica, che attinge a piene mani all’estetica glam. Ricordano certe mise sfoggiate in quel decennio da icone del calibro di Bianca Jagger i capi disegnati dal duo Brandolini d’Adda/Niarchos, che sono andate a ripescare i pezzi cult dell’archivio della maison Loris Azzaro. Irriverente e spumeggiante, la collezione si snoda attraverso jumpsuit e abiti in jersey, organza, seta e pizzo. Non mancano dettagli ad alto tasso di seduzione, come cut out e linee geometriche, che enfatizzano la silhouette. Femminilità e glamour si incontrano tra pattern animalier e organza preziosa, jacquard e scollature hot che sottolineano le curve. Dominano atmosfere che evocano gli eccessi dello Studio 54, tra serate disco e feste memorabili che vedevano la partecipazione del jet set internazionale. Ora queste stesse atmosfere rivivono da Azzaro, in una collezione che ci riporta indietro nel tempo. La palette cromatica comprende il nero, l’arancio, il rosa cipria, il verde smeraldo, il grigio e tocchi di argento e oro. Eleganza e sensualità dominano in una collezione magica. Una riuscita prova per Bianca Brandolini d’Adda ed Eugénie Niarchos, che si confermano it girl contemporanee dall’innato gusto.
L’estate vitaminica di Julien Fournié
Se nelle passate stagioni Julien Fournié ci aveva accolti nella mirabile location dell’Oratoire du Louvre per la presentazione delle sue collezioni haute couture, a partire da questa stagione tante sono le novità dalla portata storica: per la prima volta il brand si è infatti aggiudicato il titolo di maison haute couture e Fournié è ufficialmente entrato nell’Olimpo dei couturier. Intitolata Première Cinétique, la collezione haute couture primavera/estate 2017 firmata Julien Fournié evoca immagini estive: sullo sfondo di spiagge assolate e notti al chiaro di luna veniamo proiettati in atmosfere dal fascino evergreen. Una discoteca notturna di Miami sembra costituire ispirazione prevalente per un défilé iconico e suggestivo. Da capi pensati per il giorno ad outfit perfetti per occasioni più formali, la parola d’ordine è energia, per una collezione vitaminica, che non lesina in dettagli audaci, a partire dai tagli vedo non vedo e dagli hot pants da indossare con giacche declinate in colori al neon, come rosa e arancio. Dopo essere stato insignito, lo scorso 16 dicembre, dell’appellativo di maison Haute Couture dalla Fédération française de la couture, una sorta di Sacro Graal per ogni stilista, Julien Fournié si sente finalmente libero di osare, in una collezione che si libera da ogni imposizione celebrando la più spumeggiante stagione estiva ed una femminilità esplosiva. Di origine castigliana da parte di madre e di padre francese, Fournié inizia a coltivare la passione per il disegno fin da bambino. Dopo il liceo sceglie però di iscriversi alla facoltà di medicina, che poco dopo abbandona per inseguire il suo sogno di fare moda. Nel 2000 si diploma presso l’Ecole de la Chambre Syndicale de la Couture Parisienne. Già durante gli anni della scuola il giovane vanta collaborazioni con case di moda come Nina Ricci, Christian Dior e Givenchy Haute Couture. Nel 2001/2002 viene ingaggiato da Jean-Paul Gaultier come assistente stilista per l’alta moda. Nel 2003, all’età di 28 anni, viene assunto dalla casa di moda Torrente come direttore dello stile per il prêt-à-porter. Nel 2009 Julien Fournié fonda la maison che porta il suo nome. Le sue prime collezioni rivelano già un amore per la storia: da allora lo stilista non ha mai smesso di cercare nuovi spunti mai scontati. La collezione haute couture PE2017 si distingue per colori audaci,
dettagli pop e sensualità all over. Una riuscita prova per il couturier, che sfoggia personalità da vendere.
La moda scultorea di Stéphane Rolland
Per la collezione haute couture PE2017, Stéphane Rolland si lascia ispirare dalle sculture di artisti come Constantin Brancusi, Michelangelo e Rodin. Suggestioni neoclassiche e linee scultoree dominano una collezione sofisticata e moderna, che guarda al passato e all’arte: il couturier cerca di evocare emozioni inedite, attraverso volumi nuovi, che enfatizzano le linee del corpo costruendovi intorno un’espressività nuova. L’armonia neoclassica diviene protagonista assoluta dell’estetica di Rolland, che ora indugia in line pulite e strutture voluminose, per capi ad alto impatto scenografico.
“Brancusi, con le sue sculture ovoidali, mi ispira a perseguire con quella precisione anatomica l’asimmetria della nascita del mondo”, ha commentato Rolland, che ha definito i capi che compongono la collezione PE2017 monumentali. Dominano silhouette sublimi per capi da gran soirée che lasciano senza fiato: ripudio di crepe di seta e ardite combinazioni di lana e seta, per creazioni scultoree. Non mancano inoltre tra i materiali prediletti dal couturier chiffon, gazar e organza, perfetti per conferire profondità ai tagli e ai volumi scultorei. Allure e morbidezza si uniscono tra capi strutturati e tagli asimmetrici dallo charme immortale.
Stéphane Rolland trasfigura la pittura astratta in una collezione altamente evocativa, presentata in una galleria d’arte, sulle scia di Brancusi e Rodin. Giochi caleidoscopici di organza asimmetrica creano petali e calle, in una palette rigorosamente monocromatica che predilige bianco, nero e rosso, tra tocchi gold. Alcuni dei capi ricordano quelli indossati da Grace Jones negli anni Settanta, tra volumi esagerati e rosso passione. “Questa collezione estiva è scultorea, eterna e senza tempo ma mai rigida né nel tempo né nello spazio”, ha commentato lo stilista.