Un anno di lutti, dodici mesi di inaspettate morti che hanno etichettato questo 2016 come l’anno nero della musica. L’ultimo ad andarsene inaspettatamente il grande George Michael, icona di una generazione che piange i suoi miti.
“Non troverete mai la pace della mente fino a che non ascolterete il cuore”. Così affermava George Michael in una delle sue turbinose dichiarazioni. Se questa condizione l’avesse o meno raggiunta purtroppo non ci sarà mai dato sapere. Il famosissimo cantante inglese infatti si è spento inaspettatamente la notte del 25 dicembre nella sua abitazione di Goring on Thames, Londra, a soli 53 anni. Una morte inaspettata, causata da un arresto cardiaco confermato dai medici subito sopraggiunti dopo la chiamata del compagno dell’artista, il primo a scoprirne il corpo senza vita.
E così il mondo della musica e dello spettacolo rimpiange l’ennesimo “eroe” perso in questo 2016 denominato, per giusta causa, l’anno nero della musica. Nel giorno in cui il suo Last Christmas veniva suonato nelle case di mezzo mondo George Michael è uscito di scena senza chiedere permesso, un po’ come aveva voluto in questi ultimi anni durante i quali, dopo scandali, arresti e depressioni, aveva optato per l’abbandono della scena pubblica. Suo ultimo grande successo “Symphonia” pubblicato nel 2014, record d’incassi, dopo il quale cause stress, una polmonite e uno stato di depressione si era visto costretto a diminuire le sue apparizioni sul palcoscenico. Una decisione sicuramente non facile per un grande artista che negli ultimi trent’anni ha tenuto testa alle classifiche di mezzo mondo: era il 1981 quanto con Andrew Ridgeley fondò gli Wham! e in breve tempo con la sua zazza bionda divenne l’idolo delle ragazzine al pari del sex symbol Simon Le Bon. In quattro anni gli Wham! pubblicarono quattro album, collezionando un primo posto dietro l’altro con brani quali Club Tropicana, Wake Up Before You Go oltre alla eterna Last Christmas. E fu così che insieme ai Duran Duran e agli Spandau Ballet divennero la colonna di una generazione senza troppi pensieri ma piena di sogni e speranze. Ma la vera natura indipendente di George si fa sempre più sentire e rimanere imprigionato dentro un personaggio che non è più il suo diventa quasi una gabbia per l’artista. Fu così che decise di andare contro tutti, agenti e major comprese, lasciò gli Wham! e decise di continuare la sua carriera da solista. E fu un successo! L’interpretazione ritorna al centro della scena, insieme ad una voce tanto suadente, quanto aggressiva e potente ma allo stesso tempo delicatissima: un mix capace di calamitare l’attenzione dei fans di mezzo mondo. E’ la consacrazione di George Michael come star internazionale, l’inizio di una produzione di successi, sicuramente non tanti come ai tempi degli Wham!, ma incisi ed indelebili.
Cinque album inediti in vent’anni, dall’acclamato Faith, all’ultimo Patience del 2004. In mezzo tantissimi successi tra i quali cover come Somebody to Love dedicata allo scomparso Freddy Mercury o Roxanne dei Police. A tutti questi successi sulla scena si affiancano però i tormenti di una vita personale che lo vede spesso al centro di denunce ed arresti per atti osceni in pubblico, come nel 1998 quando un agente di polizia di Beverly Hill lo condannò per atti scandalosi in un bagno pubblico, così come negli anni per possesso di marijuana e droghe. Una delle cause di tutto questo disagio senza dubbio la difficoltà di dichiarare al mondo la sua omosessualità, così in antitesi rispetto al personaggio pubblico di sex symbol attribuitogli nel corso della vita. Un nodo questo che provocò sempre grande disagio dell’artista, portandolo addirittura ad un litigio con l’amico e collega Elton John che, durante un’intervista, ebbe da ridire circa il tentennamento di George nell’ammettere la sua vera “natura”. Chiaritisi poi nel corso del tempi i due continuarono ad essere legati da amicizia e arte, con un George che, a poco a poco, rivelò al mondo quella verità non troppo facile da dire. Al suo fianco Kenny, il compagno di sempre, lo stesso che due mattine fa ne ha scoperto il corpo esanime. E così un’altro grande della musica se ne va, lasciando il posto al mito che, sicuramente, non ci abbandonerà mai.