“L’AIDS è di moda”? Polemica sulla presunta campagna di Convivio

Un alone di mistero e il moltiplicarsi di polemiche, annebbiano una manifestazione davvero importante per quanto riguarda la lotta contro l’AIDS: il Convivio.

In rete, da ormai qualche ora, circola il presunto Manifesto di presentazione della mostra/mercato a favore dell’Anlaid  che permetterà di utilizzare i proventi, in favore della ricerca contro l’AIDS.

Il progetto, che vedrà il suo debutto l’8 giugno a Milano e che si protenderà fino al giorno 12 del medesimo mese, in questi giorni è oscurato da una serie di controversie mosse dagli internauti, che coinvolgerebbe lo slogan utilizzato per sponsorizzare il progetto che cita testualmente: “L’AIDS è di moda”.

Il manifesto, vede protagoniste due icone della moda italiana, il direttore di Vogue Italia, Franca Sozzani (promotrice dell’evento ormai da anni n.d.r.)  e la stilista Donatella Versace che, da quanto emerge dalla locandina, inciterebbero l’acquisto dei prodotti messi in vendita proprio per incrementare le potenzialità di riuscita della causa: “In Italia, ci sono 120.000 persone sieropositive e ogni anno si registrano 4000 nuovi casi di contagio. ‘Io ci metto la faccia, a te chiedo di fare shopping, meglio Fasion VIctim che Aids Victim.”

Quello che non è piaciuto agli utenti dei maggiori social network è l’associazione della pericolosa malattia alla parola moda e, seppur Donatella Versace si dica all’oscuro di tale manifesto, a tanti questa “trovata” poco felice, pare una sgradevole caduta di “stile”.

Roma. Ristoratore vieta l’ingresso ai bambini e scoppia polemica

«Vietato l’ingresso ai bambini di meno di 5 anni.» No, non è uno scherzo, avete letto bene. Marco, proprietario di “Fraschetta del pesce” (un ristorante della Capitale), ha infatti interdetto l’ingresso ai bambini al di sotto di un lustro di vita perché disturberebbero la quiete del locale e intralcerebbero il lavoro dei suoi dipendenti.

Un polverone sollevato solo in questi giorni ma pare che nessuno se ne fosse accorto prima, visto che il veto è stato imposto almeno due anni addietro. Resta il fatto, comunque, che sia lecito infastidirsi  per una simile decisione. Perché limitare l’ingresso ai solo adulti o, ad ogni modo, ad individui con una formazione sociale quantomeno consolidata?

In realtà, lo stesso proprietario lancia un monito importante: «Come fai a capire se un genitore è educato o meno? Perché è su questo che insisto: sulla maleducazione. Io non ce l’ho con i bambini, io devo lavorare».

 

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Riflettori puntati dunque sull’educazioni impartita ai figli dai genitori. Secondo Marco, infatti, sarebbe la maleducazione a seccare il resto dei clienti con una considerevole perdita di denaro.

Questa decisione ha comunque diviso l’opinione pubblica. Se da un lato in molti hanno aderito alla pagina Facebook “Far chiudere la Fraschetta del Pesce di Casal Bertone” dall’altro, pare che il locale non abbia perso credibilità, ma al contrario, abbia attirato a sé una sempre più crescente clientela.

Peccato che un ristoratore non possa selezionare i propri clienti. Una legge italiana obbliga il proprietario di un esercizio pubblico ad accogliere qualsiasi individuo senza tener conto della sua estrazione sociale, razza o pregiudizio.

Le polemiche degli ultimi giorni vanno ad inasprirsi ma Marco ha le idee chiare giurando che non si fermerà di fronte ad alcun tipo di richiesta o peggio ancora, insulto: “…venendo incontro a tanti clienti che mostrano di apprezzare, dopo aver fatto la guerra alla maleducazione per due anni, perché dovrei smettere ora?» ha dichiarato senza remore.