Mare Fuori 5 ha totalizzato più visualizzazioni streaming nella storia di Rai Play. Un successo che è diventato internazionale, ma quando una serie diventa successo di massa, è difficile replicare. Quali sono quindi gli escamotage delle nuove puntate? Cosa succederà ai personaggi e come si evolverà la storia?
Donna Wanda, Mare Fuori 5 foto Sabrina Cirillo
Dai primi appuntamenti abbiamo scoperto che le new entry nel carcere minorile di Nisida sono tante, a partire dal duo “i milanesi“, gratuitamente violenti; da Simone, che è entrato in contatto con Donna Wanda per capire i movimenti di Rosa Ricci, la quale ha scoperto le bugie del padre sulla presunta morte di sua madre. Mentre Carmela, moglie di Edoardo Conte scomparso e ucciso, veste i panni della nuova boss della camorra a fianco di Rosa, nel carcere i tumulti aumentano e Donna Wanda, accusata da Mimmo per aver comandato lo stupro sulla moglie del comandante, sta ritirando le energie dal mondo. Le manca terribilmente il figlio Carmine e la nipote Futura, che accudiva lontana dal suo mondo camorrista. Sostituisce il rapporto filiale con Simone, nell’illusione di tornare ad essere madre. Ma capiamo insieme a Pia Lanciotti, la protagonista, quale strada sta percorrendo la storia del suo personaggio.
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Ludovico Di Martino, classe ’92, è il nuovo regista di Mare Fuori 5. Qual è il suo approccio alla serie? Ludovico Di Martino è un regista audace ed anche irriverente. Sono qualità pregevoli in un artista, anche rare purtroppo. Pur essendo giovanissimo ha molta forza, una carnalità che rende il suo stile misterioso, anche nelle scene più crude e più oscure. Ivan Silvestrini, da buon acquario, cercava e donava armonia al set e alla storia. Carmine era il pericolo costante dietro l’angolo. Ludovico sceglie invece di tornare all’origine e firma un dark violento e senza sconti.
Una violenza che si sente anche nel tuo personaggio, Donna Wanda? La zampata, la graffiata, ce l’ha sempre. Ma l’energia percepita è di resa. Questo lo spettatore attento e sensibile lo capirà, come succede con i cani che aiutano i pazienti epilettici e li avvertono prima che il fatto accada, intercettando il campo elettromagnetico, così chi ha un intuito più forte sentirà che qualcosa in Donna Wanda sta cambiando.
Questa dimensione invisibile l’attore come può interpretarla? Connettendosi profondamente a ciò che vuole raccontare. La natura umana abita tante dimensioni, pensiamo al sonno, al sogno, all’immaginazione, alla memoria. Gli attori hanno lì la capacità, se allenata, di accedere a particolari zone dell’anima e un’immaginazione che può offrire autenticità di sentimento. Quello dell’attore è un mestiere meraviglioso.
Wanda Di Salvo è uno dei personaggi più amati di tutta la serie. I ragazzi ti fermano per strada chiamandoti Donna Wanda? Tre anni fa ero vicino Napoli, sono andata a trovare un’amica e chiacchieravamo al bar, i ragazzi di Napoli mi hanno seguito fino al binario del treno di ritorno! Trovo tutto molto divertente, certo dovevo calcolare venti minuti in più sulla tabella di marcia per fare qualsiasi cosa. Durante la Milano Fashion Week, in via Montenapoleone, addirittura qualcuno recitava le mie battute. I personaggi risuonano e dialogano con il pubblico, in qualche modo quelli che più amano o odiano gli somigliano. Succede la stessa cosa agli attori: ogni volta è il tuo sangue a parlare. Anche quello che ancora non conosci.
Cosa succederà a Donna Wanda? Forse troverà quel che cerca. Il nostro dna ha un’impronta, una luce, quando nasciamo. Il personaggio di Wanda Di Salvo ha svelato molti lati, anche quello materno carnale e protettivo, anche una madre camorrista ama il proprio figlio. Ma Carmine è lontano e quest’assenza la sta uccidendo. In fondo quel che cerchiamo, energicamente, lo attiriamo a noi.
(foto di copertina Sabrina Cirillo, dal set Mare Fuori 5, su gentile concessione)
Siamo così abituati a “leggere” un attore in base al personaggio che interpreta, che talvolta ci dimentichiamo della sua vera natura. Pia Lanciotti, attrice che ha raggiunto la fama internazionale con “Mare Fuori”, la serie televisiva distribuita in più di venti paesi del mondo dove interpreta Donna Wanda, boss di un clan camorrista, si spoglia dell’arroganza del personaggio, e veste i panni di se stessa, sul set, un elegante palazzo milanese in stile Liberty.
Del dialetto napoletano nemmeno l’ombra, Pia Lanciotti ha una dizione perfetta, d’altronde arriva dalla Scuola di Teatro fondata da Giorgio Strehler, uno dei più grandi teatranti del ‘900; si muove come una ballerina e, quando posa davanti all’obiettivo, sembra entrare dentro ogni gesto, ogni sguardo, impersonando chissà quale animale, un cigno, o quale entità; sembra aria, leggera, eppure potentissima.
I contorni del viso netti, gli zigomi altissimi, un girovita da far invidia alla Principessa Sissi, che ha dedicato la sua esistenza a ridurlo al limite; un collo del piede che forse solo Dita Von Teese ha sottolineato nei suoi spettacoli di burlesque, e un côté civettuolo nel chiedere le cose, un po’ Lolita, un po’ bambina.
Se Pia Lanciotti è di quelle attrici che si paragonano ad un foglio bianco, capaci cioè di entrare in ogni ruolo con grande facilità, difficile è invece dimenticarsi del suo modo bonario e affabile, quando concede foto ai fan che incontriamo sul set, quando parla con un cane che cerchiamo di far posare per un’immagine, quando stremata dalla mancanza dei taxi persi in mezzo al traffico di Milano, decide di prendere i mezzi come una liceale pronta per lo shopping con le amiche, ironica e divertita. Stringe la cintura del cappotto malva in vita, sistema i grandi occhiali da sole per coprire quegli occhi verdi, penetranti ed umidi, e saluta tutto il team con un divismo inconsapevole, mentre di spalle scende le scale di un metrò, come in un film di Truffaut dove la protagonista lascia il suo amato con fare affettato “Ti lascio perchè ti amo”.
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Cosa dobbiamo aspettarci dalla prossima stagione di Mare Fuori? Il finale di quest’ultima stagione non è stato un amore incompiuto ma un cambio di rotta dell’universo, la delusione feroce di tanto pubblico chiede un risarcimento per questa fitta dolorosissima. Quindi mi piace pensare che gli sceneggiatori che stanno componendo il destino di tutti i personaggi stiano disegnando traiettorie sorprendenti. Anch’io non ne so ancora nulla.
Donna Wanda è visto come il personaggio cattivo della serie, io invece leggo una donna che ama e vuole proteggere il proprio figlio, è così? Non ho mai pensato fosse una donna cattiva. Ho sempre tentato di raccontare un dolore incapace di respirare nell’amore che prova. Nella quarta stagione si vede qualche frammento del rapporto dolcissimo che avevano Wanda e Carmine. La vita poi scrive addosso alle persone; gli eventi, le scelte ci definiscono e possono anche farci fare un giro larghissimo prima di ricongiungerci a noi stessi. In uno degli ultimi episodi Wanda urla a suo figlio la sua verità profonda : “Sono diventata una bestia per non farti diventare come quelli che hanno cresciuto me“. Ma lui intercetta appena questa confessione e le infligge il colpo di grazia lasciandola a se stessa e al suo buio.
Il tuo personaggio preferito della serie? Adoro Pino: la sua incontenibile purezza e il suo incendiarsi di vita, sempre: per il suo amico, per la sua Kubra, per sua madre, per i cani, per i suoi sogni e anche per le ingiustizie.
Aneddoti dal set di “Mare Fuori”. Mi ricordo il mio primo giorno: avevo il terrore si scoprisse che non fossi napoletana. Mi venne incontro Milos (Antonio) e gli chiesi di pronunciare le mie battute per essere sicura che non suonassi proprio come una schiappa. E poi ricordo il penultimo giorno di questa stagione con Maria (la scena del regalo): due soli take e divertimento sublime.
Il tuo rapporto con la città di Napoli. Napoli resta per me misteriosa, gloriosa. Non mi oriento fra le sue strade eppure non mi perdo mai. E’ lontanissima da me ma mi sento a casa. E poi parla la lingua più prodigiosa: il napoletano scolpisce l’invisibile.
Teatro e Cinema, le differenze. Da spettatrice o da spettattrice? Sono cresciuta con le storie. Il cinema mi ha incantato sin da bambina, mi ha letteralmente dato una forma. Ha forgiato il mio cuore, i miei sogni, e le storie continuano a cambiarmi la vita. Non faccio differenza, da spettatrice, tra cinema e teatro: è sempre lo stupore che mi abita, al buio di una sala cinematografica o nell’oscurità di un teatro. Sempre che la storia e coloro che me la raccontano siano magici. Da attrice, data la mia giovane esperienza dietro la macchina da presa, posso solo dire che il tempo che ci è dato nella costruzione di uno spettacolo teatrale è un’avventura potente di trasformazione inimmaginabile che passa dall’analisi di un testo, al comporsi di relazioni fra personaggi, attori, spiriti, anima, ombre e battiti di mani. A teatro l’anima si lancia in una cavalcata con gli dèi.
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Si può realmente entrare e uscire da un personaggio? Non c’è il rischio di ritrovarsi “confusi” sulla propria identità? Più che “confusa” nell’accezione peggiorativa del termine direi che la propria identità può invece correre il felice rischio di essere ‘circonfusa’ da altra luce. L’incontro con un personaggio può aggiungere nuova conoscenza di sé, nuove risonanze, insperati risvegli. Studiare, avvicinare, assumere, ospitare, danzare con un nuovo personaggio, soprattutto con quelli apparentemente più distanti; ci rende più capienti proprio grazie anche agli inevitabili attriti e inciampi durante il percorso. Possiamo solo incontrare ciò che ci somiglia ma quando questo accade noi non lo sappiamo. Solo alla fine, forse, potremmo averne una qualche consapevolezza. Ma la maggior parte di noi penserà sempre di aver avuto a che fare con qualcosa fuori di noi.
Potessi scrivere, dirigere e interpretare contemporaneamente, quale film/personaggio vorresti essere? Di quelli che ho visto, tantissimi. Posso dirti quello che mi è appena venuto in mente… il personaggio di Daniel Day Lewis in “Phantom Thread” di Paul Thomas Anderson. “La pazza gioia” di Virzì e il personaggio di Valeria Bruni Tedeschi. E mille altri. Mi piacerebbe scrivere di Marlene Dietrich, il suo rapporto con la maternità, la costruzione “necessaria“ della sua androginia, il suo essere soldato, Lola, la sua voce libera e la tragica decomposizione della sua mitica Beltà in un letto di Parigi divenuto una specie di discarica di ricordi e telefonate deliranti.
Le difficoltà del mestiere di attrice? Quelle della vita: la paura del fallimento, il mancato riconoscimento, la volgarità violenta del mercato.
Cosa rappresenta per te il Teatro? Il Teatro è la Terra dei Maghi.
Fiction e Reality sono i macrotemi del prossimo numero di SNOB. Cosa è finzione e cosa realtà nel cinema? Se ti dicessi che sono solo apparentemente due cose tremendamente differenti?! Ma questa è un’altra storia.
I tuoi lati nascosti. Tutto ciò che ancora è nascosto è perché anch’io non ne sono ancora al corrente. Tutto di me è visibile all’occhio che sa guardare.
Chi è Pia Lanciotti fuori dal set? Tutto quello che non può essere sul set per esigenze di copione più quello che è sul set.
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Pregi e difetti. Mi piace studiare il ‘funzionamento’ di noi umani: come amiamo, come ci ammaliamo, come guariamo, come inventiamo, come sogniamo, come manipoliamo, come attraversiamo i mondi. Sono troppo impaziente talvolta, discuto con gli déi se qualcosa non mi va.
Come sarebbe il tuo mondo ideale? Il tuo Paradiso? Una danza felice con il mondo, con il mare, con il fuoco, senza paura della paura, dove la parola ARMA compare solo nell’inizio della parola armonia. E basta. Il mio Paradiso: il mio uliveto, i miei gatti, il mio Amato, Champagne e zabaione caldo.
L’AI influenzerà anche il mondo del cinema? In che modo? Influenza già tutto, occupando i nostri pensieri. Comprometterà tutto. Diminuirà il potere umano pur essendo il suo frutto più prodigioso. Ma la hybris non ha mai portato bene. Ac-COR-gersi (per me, prendere coscienza con il cuore) di quanto DIVINI possiamo scoprirci da semplici umani sarebbe un cammino di gran lunga più entusiasmante.
Quanto sei SNOB? Nella vostra accezione sono SNOBbeRRRRRRrrima…ah! Ah! Ah!
(Foto in copertina Total look Hermès, Jewels Pianegonda)