Le prossime Fashion Week sono alle porte, trepidanti le amanti della moda, curiose di conoscere le novità e i trend della prossima stagione.
Come ogni anno, le due ondate di novità si tengono nel mese di settembre (Fall ’17), così da presentare le collezioni del successivo autunno/inverno e nel mese di febbraio (Spring ’18), con ciclicità, per presentare le collezioni della successiva primavera/estate.
Il motivo di questa sequenzialità risiede nel fatto che le Fashion Week posseggono il compito di “anticipare” le novità, le collezioni, i trend della stagione successiva, in modo da ottenere un largo anticipo per quanto riguarda la produzione.
Con l’avvento di Internet e con il consolidarsi del “fast fashion“, la concezione sull’anticipo è cambiata radicalmente, anche osservando le necessità del consumatore, e ha dato luogo al “see now, buy now“.
Sono tanti gli stilisti che nelle precedenti Fashion Week hanno aderito a questo nuovo sistema di vendita, degli esempi sono Tom Ford, Nicole Miller e Tommy Hilfiger, o ancora Vivienne Tam, Rebecca Minkoff, e Diane von Furstenberg.
Il “see now, buy now” può avere diversi modi di approccio, uno di questi è l’apertura della vendita online del capo appena visto in passerella.
Le date sono già state stabilite, la settimana della moda di New York avrà inizio il 9 febbraio 2017 e si concluderà il 17 gennaio 2016, la settimana della moda di Londra, invece, vedrà il suo inizio il 17 gennaio 2017 per concludersi il 21 gennaio 2017.
Il ritorno in patria, ovvero la settimana della moda di Milano, avrà luogo dal 22 febbraio 2017 al 28 febbraio 2017 per poi concludere il calendario con la settimana della moda di Parigi che avrà inizio il 1 marzo 2017 e fine l’8 marzo 2017.
Se la NYFW seguirà il modello del “see now, buy now“, ancora non ci è concesso saperlo.
Ma una novità sembra già giungere alle orecchie delle amanti della moda: Calvin Klein riunirà le collezioni uomo e donna in questa occasione.
Raf Simons rivelerà quindi i suoi primi modelli per Calvin Klein nella collezione di prêt-à-porter per l’autunno-inverno 2017/18.
Sono alte le aspettative del nuovo direttore creativo del brand, dopo aver lasciato lo scorso agosto la maison Dior.
Successiva alla NYFW, è la LFW.
La settimana della moda di Londra è ormai riconosciuta come sede di talenti, designer d’avanguardia e tra questi anche culla di volti ormai noti nella moda come Burberry o Vivienne Westwood.
Londra ha concesso per prima il live streaming delle sfilate durante la Fashion Week, ormai visibili e condivisibili da Youtube.
Ma la vera ondata rivoluzionaria della moda si tiene a Milano durante la MFW, con essa s’alternano leggendari brand come Gucci, Prada, Dolce & Gabbana e Fendi a nuovi e talentuosi designer.
Milano, la capitale della moda, ospita lussuose passerelle, eventi imperdibili, modelle internazionali.
Infine, Parigi.
Nonostante Parigi sia l’ultima delle Fashion Week, rappresenta per molti la “madre” di tutte le settimane della moda.
La PFW accoglie infatti l’haute couture, le sfilate d’alta moda e nomi altisonanti come Louis Vuitton, Commes de Garçons, YSL, Balenciaga, Balmain, Valentino, Alexander McQueen, John Galliano, Hermès, Givenchy, MiuMiu di Miuccia Prada, Dior e ancora, non per ultimo ma per intensità, Chanel guidata da Karl Lagerfeld.
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Vivienne Westwood, stilista e attivista alla PFW
La donna dalle mille sfaccettature, Vivienne Westwood, lancia a Parigi una capsule collection ideata con suo marito, Andreas Kronthaler, di cui è sua musa ispiratrice.
“Tutto ciò che so l’ho appreso dalle donne“, ammette Andreas Kronthaler.
“Questa collezione la dedico a loro. Rosita che produce da anni e riesce sempre a realizzare quello che voglio. Amo il mare, amo gli italiani ed è attraverso Rosita che ho potuto fare del mondo mediterraneo la mia fonte di ispirazione. Iris mi ha aiutato a sviluppare un sistema di taglio che richiama quelli di Matisse; molto del suo lavoro si focalizza sul Mediterraneo. Abbiamo applicato le sue forme corporee alla modella e cucito insieme pezzi di tessuto per creare la forma. Poi Yasmine: abbiamo lavorato insieme sui costumi da bagno; lei è parigina e disegna lingerie. Abbiamo trascorso le vacanze al mare insieme e nessuno meglio di lei sa come indossare un bikini. Amo la luce, la semplicità e le onde. Sabina, la mia amica di sempre, mi aiuta nello styling e mi riporta all’ordine. Vivienne, la donna che ammiro e amo. Abbiamo preso centinaia di decisioni insieme e imparato l’uno dall’altro. Greenpeace le ha dato un pezzo di stoffa preso dalla prima Rainbow Warrior che affondò in battaglia contro le autorità, un tessuto di un blu talmente bello che l’ho ripreso in collezione. Infine mia mamma che mi ha sempre incoraggiato e fin da bambino ha chiesto la mia opinione su qualsiasi sua scelta“.
Il defilé si svela con l’incedere delle modelle, scoprendo ciò su cui ha fatto leva: il jersey.
“Andreas Kronthaler for Vivienne Westwood” non è solo un elogio alla donna, è anche attivismo e amore per l’Italia.
Infatti, l’intera collezione supporta www.weareprojectzero.org per la protezione dell’Oceano.
Il lento progredire degli abiti sulla passerella, mette in scena il barocco della moda.
Le iconiche giacche sartoriali si prensentano in jacquard floreale, gli abiti fanno luce su un’attenta ispirazione greca, linee morbide e oversize tagliano il segno ai cardigan, mini abiti in duchesse nera fanno dai contrasto ai bomber jacket.
Il ricordo di una Vivienne bambina è dato dalla senza tempo t-shirt rosa con una sua foto stampata.
Infine il tema europeo della collezione raggiunge l’apice con una maxi shopper in cotone con scritta “Destination Italy”.
KENZO a Parigi, è amarcord e diversità
La sfilata di Kenzo si presenta sin da subito con un grande salto all’indietro.
Un flashback o un ritorno al passato che affonda le sue radici nel 1977, anno in cui Kenzo Takada compone la sua sfilata allo studio 54.
È un amarcord che nasce dal desiderio di riportare in vita gli anni ’80, una rivisitazione della prima donna Kenzo che sfila sicura sulla vetta del successo.
Con una differenza, però. A vestire sono i due direttori creativi della maison Carolin Lim e Humberto Leon.
Il passato è affascinante, il primo incontro con esso è dato dalle statue e sculture de La Cité de l’architecture et du patrimoine dove si è tenuta la sfilata.
Riecheggia maestosità e imponenza, ma soprattutto diversità.
Ad accogliere il defilé è una vera e propria scultura umana composta da performer di ogni tipo: una donna rivestita delle sue grandi curve, un uomo altissimo, un uomo al quale manca un braccio, corpi sproporzionati e truccati ad arte.
Bello è esser diversi, questo il messaggio o forse la conclusione di una sfilata senza tempo.
È l’elogio della scomposizione, della deformazione, dell’anticonformismo.
L’intero corpo di capi è pensato in correlazione a Antonio Lopez, dal quale è tratta l’ispirazione, che documentò Parigi nello stesso momento in cui Kenzo sviluppava il suo brand.
La donna Kenzo è versatile e composta, a lei sono dedicati lunghi abiti lucidi, maxi t-shirt, fantasie stampate, poncho, parka, impermeabili militari e giochi di luce in una commistione pop di camouflage.
E ancora denim per affrontare il giorno, tute mimetiche per decifrare il pomeriggio e paillettes colorate per illuminare la notte.
Gli accessori, sul calar dell’evento, sono l’ennesima conferma del genio disincantato di Kenzo: tacchi a spirale su scarpe dai riflessi metallici.
#StandingOnStardust, Elie Saab a Parigi
“We are all made of stars“, o quasi.
L’atmosfera anni ’70 della collezione Primavera Estate ’17 di Elie Saab presentata alla Paris Fashion Week, è stellare.
La superhero chic dello stilista è un appello coinvolgente alla vita mondana compensato da tocchi di metallo sul nero che danno vita a un catwalk rock glam.
L’american dream sancito dalle stelle applicate e disegnate sui capi è protagonista assoluto.
Da cornice, invece, fanno i mantelli, le rouches, le gonne borchiate in pelle, i bomberini in b/w, le frange e le trasparenze.
Gli anni ’70 padroneggiano la scena in completi in lamè metallico, in lunghi pantaloni a zampa d’elefante e in occhiali da sole dalle lenti tonde e scure.
La sensualità, mai dimenticata, è ben definita dagli spacchi inguinali, dalle scollature profonde e da lunghi collari di raso al collo.
La silhouette è esaltata dalla luminosa grand soirée dai colori tenui come il rosa laminato e dalle calde fantasie a righe. Gli intrecci lasciano spazio a lunghi abiti rossi in stile Jesica Rabbit ben bilanciati da sportivi cappelli con visiera.
Le eroine della collezione di Elie Saab non temono la luce, il glitter glam si fa vivo e intenso su capi esibiti da volti noti come Gigi Hadid e Karlie Kloss.
Infine, la notte francese contornata da solide stelle, è in perfetta sintonia sparkling.
Non è facile dimenticare il romanticismo spassionato dello stilista che ha lasciato il segno nelle precedenti collezioni per dar vita a un nuovo volto più teen e insolente.
La rapidità del cambiamento lascia di stucco: dove sono gli abiti eleganti e principeschi che fanno sognare?
“Life in technicolor”, per stavolta.
Alle donne non basta un’esplosione di paillettes per far vibrare il cuore, neppure sotto un cielo tempestato di stelle.
La moda concettuale di Hussein Chalayan P/E 2016
Intellettuale, astratta e concettuale la collezione Primavera/Estate 2016 di Hussein Chalayan.
Innovazione e tecnologie all’avanguardia hanno caratterizzato il défilé dello stilista britannico di origine turco-cipriota. Messaggi subliminali e performance dal vivo per una collezione nel pieno segno della tradizione Chalayan.
Appena nominato direttore creativo della linea demi-couture di Vionnet, il designer resta fedele al suo stile, ermetico, altamente concettuale e politicamente orientato, che ora trae nuova vita dall’apporto della tecnologia.
Lunghezze midi su capi dall’appeal sartoriale, per tagli asimmetrici, decostruzioni e drappeggi su stampe astratte figurative: la palette cromatica è tenue, si va dal rosa chiaro al verde, al giallo, fino ai toni del blu notte e del marrone. Una moda intellettuale quella di Chalayan, e anche socialmente utile, che si unisce ad una sartorialità delicata.
A metà sfilata il colpo di scena: due modelle in piedi su un podio al centro della passerella vengono inondate d’acqua: quella inaspettata doccia svela sotto i cappottini sottili come carta, dei preziosi abiti da cocktail impreziositi di intarsi e cristalli. Citazioni della sfilata moda uomo P/E 2016 dedicata a Cuba si alternano alla collezione femminile. Lo stilista sembra voler sottolineare il carattere talvolta troppo effimero della moda: la sua sfilata si pone ancora una volta come uno dei momenti più interessanti della settimana della moda di Parigi, per suggestioni impegnate e mai banali.
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Iris van Herpen P/E 2016: la magia del 3D
Iris van Herpen P/E 2016: la magia del 3D
Una sfilata-evento quella di Iris van Herpen, nell’ambito della settimana della moda parigina. Scenografia 3D, suggestioni cibernetiche e una performance dal vivo con l’attrice di Game of Thrones Gwendoline Christie come protagonista.
La Primavera/Estate 2016 firmata Iris van Herpen si apre nel segno della tecnologia: un connubio interessante mixa un live show di grande impatto scenografico alla moda per la prossima stagione primaverile.
Suggestiva ed altamente evocativa la passerella: su una piattaforma circolare giace in un sonno profondo la star de Il trono di Spade, mentre braccia robotiche in 3D la vestono, tessendo sul suo corpo un abito circolare dalle intricate geometrie. Il défilé è intitolato Quaquaversal: un nome altisonante, che rende onore alle stampe 3D, che si stagliano su tutte le direzioni.
Proprio come le radici degli alberi che a volte diventano dei ponti, come in India: questa, l’ispirazione alla base della sfilata. Una collezione ispirata alle piante e agli altri organismi viventi capaci di creare architetture, come le intricate trame che i capi che si alternano sulla passerella tessono sul corpo delle modelle.
Pioniera della tecnologia, Iris van Herpen fa interpretare la sua collezione alla Brienne of Tarth di Game of Thrones: i robot che vestono in diretta la diva sono coperti da un materiale particolare e vengono mossi attraverso dei magneti ideati dal designer Jólan van der Wiel, che ha precedentemente collaborato con Iris Van Herpen nella creazione di capi e scarpe usando la medesima tecnica.
Protagonista assoluto della collezione è il pizzo, declinato in chiave 2.0. Pizzo trasparente con decorazioni di cristalli, delicato come gocce di pioggia, si erge su tuniche senza maniche con cut-out in vista, da indossare sopra gonne plissettate in un argento quasi fiabesco. Diversi tipi di pizzo sono stati usati per creare i capi: un materiale proveniente da Calais ed un tipo di pelle cosparsa da decorazioni in ceramica, firmata Swarovski.
La palette cromatica indugia sui toni del bianco, tra cui il nude, il grigio, l’argento e i toni del nero. Un mood spaziale per suggestioni futuriste che hanno caratterizzato il défilé. Un connubio riuscito per la designer olandese, non nuova ad eventi di questo genere. Le stampe 3D vengono realizzate con l’ausilio della tecnologia, per capi in cui prevale la tecnica di taglio al laser. Capi in un pizzo argentato che ricorda il lattice e gonne che ondeggiano ad ogni gradino: infine, le scarpe, ankle boots platform realizzate in collaborazione con Finsk. Si chiamano Airborne, e danno l’illusione ottica di donne sospese nell’aria: la passerella è pervasa da un senso di mistero e magia, per un mood surreale che ci svela le meraviglie e il potenziale della tecnologia.
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Louis Vuitton P/E 2016: manga e hi-tech
La collezione Louis Vuitton Primavera/Estate 2016 è un’esplosione di hi-tech. La celebre maison francese si apre al digitale e vede sfilare in passerella un’eroina dei manga: sembra uscita direttamente dal videogioco cult degli adolescenti, “Mine Craft”, la guerriera futuristica che calca la passerella tra luci cibernetiche, giochi di neon e maxischermi.
Alla Fondazione Louis Vuitton la mirabile scenografia firmata Es Devlin, pluripremiata set designer britannica, ricorda le atmosfere di Matrix: una realtà fantascientifica viene ricreata sulla passerella, che accoglie principesse degli anime dai lunghi capelli rosa e dai diademi cibernetici. L’hi-tech si mixa al monogramma tipico della maison, per una collezione dalle suggestioni cyber-punk.
La pelle è protagonista, per top, minicappe, gilet: il monogramma della maison diviene must-have incontrastato, per nuove rivisitazioni futuriste.
Stratificazioni e stampe optical, il Giappone e Internet regnano nella collezione di Nicolas Ghesquière, che ha più volte sottolineato come la frontiera del digitale sia ormai una realtà consolidata entrata di diritto a far parte della nostra quotidianità. Bermuda e pantaloni, collier tribali e pelle declinata in chiave manga, tra chiodi rosa e tute, per una donna bionica.
La tecnologia è il fil-rouge della sfilata, a partire dalla colonna sonora, firmata Daft Punk e presa in prestito dal film “Tron Legacy”. Il logo LV ora è borchiato e digitalizzato, mixato ad altre fantasie, per inedite stampe patchwork, in un mood alla Blade Runner: tra 3D all over ed accessori che ricordano i meteoriti, con Louis Vuitton entriamo nel futuro della moda.
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Contrasto è la parola d’ordine che caratterizza la collezione Primavera/Estate 2016 di Miu Miu: Miuccia Prada si rivolge ad una donna dalla personalità forte e dallo spirito anticonvenzionale, che attinge a piene mani dal guardaroba maschile, per un mood quasi transgender.
Quasi timorosa della propria femminilità, o forse costretta dal mondo di oggi a celarla, la donna Miu Miu si districa tra un mood boyish e una sfrontata anima muliebre: perché essere donne a volte può essere la parte più difficile del gioco.
Poli opposti sfilano al Palais D’Iéna, per una donna dall’anima duplice: leziosità e dolcezza nelle sottovesti orlate di bordi frou frou che fanno capolino da austeri capispalla sartoriali dal taglio maschile o da polo rubate all’armadio di lui.
Sotto una corazza da signorina Rottermeier, la donna che sfila da Miu Miu nasconde un candore infantile, che viene fuori nei dettagli, come il cerchietto indossato da tutte le modelle.
Suggestioni retrò nelle camicette e nel tweed di gonne midi da segretaria, che sembrano indugiare un po’ nella linea a sirena; ma laddove l’anima femminile sembra voler avere la meglio, arrivano la polo maschile e il cappotto oversize dal taglio rigorosamente sartoriale, a bilanciare gli equilibri.
Una dicotomia che diviene il fil rouge dell’intera sfilata: lo styling è forte e ricco, come nelle sottovesti da indossare sopra la camicia. La lingerie diventa protagonista, per audaci trasparenze che in realtà svelano solo l’outfit che si nasconde sotto. Stampe forti, in linea col mood strong, a partire dalle labbra rosso vinaccia.
Stole dai colori fluo impreziosiscono austere giacche, il rigore si stempera nello chiffon delle camicie da notte fluttuanti indossate come grembiuli sopra i capi. Quasi una schizofrenia, il maschile e il femminile si rincorrono costantemente, tra grintose biker jacket che svelano inediti ricami, stampe metallizzate e argentate e dettagli in vernice su capi rigorosi.
Le scarpe flat un attimo dopo divengono sfiziose francesine dal tacco platform. La palette cromatica non teme di osare e unisce un pied-de-poule viola al verde smeraldo di dettagli che non stonano affatto. Largo a pullover a rombi, pantaloni a sigaretta dai dettagli fluo, giacche oversize e dettagli sporty-chic.
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Alexander McQueen P/E 2016: Joan of Arc, eroina struggente
Eterea, leggiadra e drammatica, a metà tra una guerriera dal destino tragico e un’eroina romantica, la donna di Sarah Burton per Alexander McQueen travalica i confini della moda, riuscendo nell’assai più arduo compito mai concesso ad uno stilista: emozionare. Una Primavera/Estate 2016 declinata nei candidi toni del rosa cipria per una collezione altamente evocativa.
L’Inghilterra dickensiana, cupa ed inospitale, si respira a pieno nelle anguste redingote e nell’austerità di alcuni abiti merlettati. Ma è l’East End di Londra a rivelarsi protagonista assoluto, in un lungo excursus che inizia nel XVII secolo.
Sarah Burton ci conduce nei luoghi che furono habitat degli ugonotti francesi immigrati in Inghilterra: le atmosfere di Spitalflields Market riemergono nella seta delle balze, delle ruches e dei volants dei lunghi abiti tagliati a vivo, castigati ed austeri, indossati sotto inedite biker jacket in rosa cipria.
Crocevia del mercato della seta, Spitalfields divenne più tardi, in epoca vittoriana, teatro di violenze e barbari omicidi. È un po’ santa e un po’ meretrice, come Mary Kelly, l’ultima vittima di Jack the Ripper, la donna che sfila in mise trasparenti dalle profonde scollature, impreziosite da orli e frange. Quasi una eretica o strega da redimere, poesia e struggente romanticismo si incontrano in quest’eroina che cede alla modernità di sneakers e jeans usati. La redingote adesso è in denim, le decorazioni sono 3D, per un inedito mix di gotico e urban. Largo a blazer smanicati e abiti in un tessuto a rete che sa di antico.
La palette cromatica si arricchisce di qualche tono d’azzurro e di un bianco puro dalle suggestioni mistiche. Ma lo spirito British emerge nelle contraddizioni: suggestivi i dettagli che tendono al punk, come le catene, indossate sulla pelle nuda, che creano suggestivi incroci sul petto e sui fianchi.
Via via la sfilata cede il passo ad un mood più bucolico, per capi dalle romantiche stampe floreali, che omaggiano i giardini all’inglese. Ma i toni sono freddi, più autunnali che primaverili, ed i richiami medievali, per una nuova Joan of Arc a cui Sarah Burton non concede redenzione, decretandone invece l’assoluta perdizione nella sensualità degli abiti da gran soirée: teatrali, maestosi, con una prevalenza di taffetà e velluti, mentre una nuvola di piume emerge nelle lunghe gonne a sirena. Quasi un’armatura nel corpetto lavorato in bicromie black & white, per un effetto altamente scenografico.
Una sfilata memorabile, che omaggia lo stile del compianto Alexander, morto suicida nel febbraio 2011. Perché la moda, a volte, fa ancora sognare.
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Balmain P/E 2016: valchirie e supermodelle
Parata di stelle in passerella per Balmain, per la sfilata Primavera/Estate 2016. La maison francese propone una donna selvaggia e ribelle, per una collezione dalle suggestioni tribali che ha incantato Parigi, rivelandosi l’evento più esclusivo della settimana della moda francese.
Chi ha detto che l’era delle supermodelle è finita da un pezzo forse sarà costretto a ricredersi: bellezza e (incredibile ma vero!) curve da capogiro si sono alternate in passerella, valorizzando con falcate e grinta le creazioni Balmain per la prossima Primavera/Estate. Sulle note di Michael Jackson hanno sfilato nomi del calibro di Doutzen Kroes, Alessandra Ambrosio, le sorelle Gigi e Bella Hadid, Kendall Jenner, Joan Smalls, Lily Donaldson, Isabeli Fontana e ancora Jourdan Dunn, Lily Aldridge e Stella Maxwell: le top model più famose del momento sono state regine incontrastate del défilé. Femminilità allo stato brado per indomite valchirie in tacchi alti e catene.
Olivier Rousteing propone una collezione sexy ed aggressiva, dai tocchi eccentrici e dall’appeal sofisticato. Maglie di metallo che ricordano il Paco Rabanne degli anni Sessanta, gemme ricamate su audaci pencil skirt che valorizzano la silhouette femminile o su lunghi abiti da sera di gran lusso. Gioielli etnici e mood da amazzoni contemporanee per capi interamente lavorati in crochet con audaci corpetti ricamati e mirabili arabeschi in chiave tribale. Balze e volants si rivelano l’unica componente romantica a cui questa valchiria metropolitana si lascia andare. Women have the power: questo sembra essere il mood predominante della sfilata, per una donna che si riappropria della propria arma più pericolosa, la seduzione.
La collezione trae spunto dalla serie televisiva “Empire”, incentrata sull’universo discografico dell’hip hop e dell’R&b. Una femminilità dai toni aggressivi eppure sofisticati, che valorizza la silhouette e la personalità. Tra i materiali usati spicca il mousseline di seta, per pantaloni e gonne con volants romantici, che ricordano il flamenco. La palette cromatica vede in primo piano i toni scuri, come cioccolato, cognac, sabbia e oro, misti ai toni del verde e del nero.
Un clamore eccezionale ha caratterizzato il défilé, divenuto immediatamente protagonista sui principali social network. La notte firmata Balmain è continuata col blindatissimo party after-show organizzato al ristorante Laperouse e si è conclusa con maxi festeggiamenti all’Hôtel Costes. Un grande successo messo a segno dal giovanissimo designer Olivier Rousteing, appena trentenne, dopo la riuscita collaborazione di Balmain con H&M, protagonista incontrastata dell’Autunno/Inverno 2015-2016.
(Foto Madame Figaro)
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Il peplo greco rivisitato come nuovo abito da sera, unito a drappeggi sartoriali e impalpabile chiffon: sfila a Parigi la Primavera/Estate 2016 di Vionnet.
La parola d’ordine è una: sognare. E la collezione di Vionnet incanta, portandoci in una dimensione quasi onirica in cui la donna è protagonista di una fiaba moderna, tra abiti scultura dalle suggestioni couture e dettagli di grande qualità e ricerca stilistica.
La delicatezza di tulle, veli e chiffon si unisce alla femminilità più genuina, che vuole ancora una donna dall’eleganza sofisticata. Come una principessa, sfila una visione fatata in leggiadre creazioni dall’intramontabile appeal, accompagnata dalle soavi note di un violoncello.
La celebre maison francese rilancia una visione couture della moda, per capi dal grande impatto scenografico. Trasparenze, veli, plissé e materiali come l’organza e lo chiffon, per nuance delicate e abiti peplo dal sapore classico. Strascichi e mantelli trasparenti per una diva d’altri tempi.
Goga Ashkenazi propone una collezione fiabesca in cui il tocco di Hussein Chalayan -new entry della maison- bilancia l’appeal iperfemminile. L’imprenditrice kazaka ha messo a segno un altro colpo, proprio a ridosso dell’inizio della fashion week parigina,aprendo il primo monomarca al 31 di rue François-1er nella Ville Lumiere. Un progetto ambizioso, curato dall’architetto Renato Montagner, che si sviluppa partendo dallo storico atelier di Madame Vionnet.
(Foto Madame Figaro)
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