Ascetismo e sottrazione per divise che esulano dal frastuono dell’apparire.
E’ la donna della prossima stagione di Lucio Vanotti.
Malinconico brutalismo che distacca dagli eccessi terreni è la regola militare che guida il pensiero creativo di Lucio Vanotti per l’Autunno 2016.
Il fascino dell’uniforme, come prigionia interiore, viene percorso da righe orizzontali beton brut. Svuotati di ogni vezzo i capi sono ridotti all’essenziale, pronti per il guardaroba di un soldato alieno.
A avvolgere l’etereo corpo le coperte, rubate alle brandine di un campo base, che diventano tuniche. Una prigionia immaginata con l’aura del Nord Europa che si manifesta nei motivi trapuntati e nei tessuti grezzi come il panno di lana, gli spigati, il velluto 1000 righe e i cotoni garzati.
Cromaticamente marziale, la riduzione di ogni tono squillante e la ricerca della disciplina sono presenti anche negli accessori: asettici boots con suola slippers.
La favola del duo di designer non smette di stupire trasportando lo spettatore in un nuovo universo onirico che prende spunto dall’immaginario fiabesco di Fedro
E’ il trionfo della realtà ovattata da cui trarre morali inaspettate a narrare la collezione Leitmotiv Autunno Inverno 2016 2017.
Lumache incantate, fiori rigogliosi, cigni incoronati, funghi dispettosi e farfalle variopinte, illuminati da un cielo pieno di stelle, si posano sugli abiti in tulle e sulle proposte dal richiamo boho. Il tutto per sublimare l’immaginario fiabesco che prende spunto dall’universo letterario di Fedro e dal logo del marchio: il cervo.
La ludo-couture, così ribattezzata, si evolve dando spazio a nuove forbite ispirazioni.
Vette incontaminate ma contaminate dalle influenze grunge anni ’90, dal tocco posh, per la passerella autunno inverno 2016 2017 di Aigner
Christian Beck, Direttore Creativo di Aigner, per la prossima stagione immagina montagne, foreste e paesaggi ghiacciati in grado di ispirare cromie ruvide e materiali grezzi. Tale idea è in grado di unirsi all’altissima sartorialità e alle più preziose rifiniture, come i ricami in paillettes fatti su misura.
La silhouette resta fluida per un look rilassato, ma comunque sofisticato, che da molto spazio alle sagome a clessidra. I materiali utilizzati per ispirare la natura selvaggia sono la lana cotta, il pizzo lavorato, la pelle scamosciata, la pelliccia e la flanella.
A decretare il successo della sfilata anche la presentazione della nuova it bag Tonda. Una borsa dalla forma circolare con dattagli innovativi. Un accessorio da indossare all day long per non passare inosservate restando, comunque, avventuriere discrete.
L’Alice pulp di Manuel Facchini vive le sue avventure lasciandosi affascinare da suggestioni stilistiche che la rendono 2.0.
Il lavoro di ricerca visiva di Byblos per il prossimo Autunno Inverno prende spunto dalle grafiche surrealistiche di Rocio Montoya e dall’universo onirico e fascinosamente pulp di Raymond Sepulveda.
La sua Alice nel Paese dei fiori salta di petali in corolle tridimensionali forte del suo imprinting che la conduce ad amare i tessuti del ricordo come il crochet, la lana tricot, il macramè e le lavorazioni patchwork.
Volumi cocoon per i capi che, in alcuni casi, vengono stravolti con l’effetto destroyed.
La palette cromatica abbraccia tutte le sfumature del nero, del rosa, del blu e del verde senza disdegnare il sapore vintage dato dalla corda.
Una donna velatamente nostalgica ma dinamicamente pronta per il futuro prossimo, senza mai perdere di vista lo stile.
Mode, tendenze e stranezze catturate tra le vie della capitale italiana della moda. Una settimana di show a cielo aperto, per non dimenticare che la moda è prima di tutto passione.
Cala il sipario sulla Milano fashion week 2016. Cinema finito ora tutti a casa. Eppure vi è quel qualche cosa che resta per le vie della città più fashion d’Italia, un qualche cosa che non puoi spiegare ma che se ami la moda, puoi capire. E sarà forse la nostalgia di quelle corse tra una sfilata e l’altra, di quel clima di fibrillazione all’arrivo di un’auto con i vetri scuri che non sai chi scaricherà o la miriade di fotografi per le vie del centro alla ricerca della blogger di turno. O più semplicemente sarà la mancanza di quelle stranezze che, diciamocela tutta, sono capaci di colorire anche una città spenta e piovosa del nord. Perché così ci ha accolto in questi giorni questa Milano della moda, un palcoscenico a cielo aperto che seppur un po’ cupa per il meteo, che non ci ha risparmiato, ha sfoderato comunque tutta la sua adrenalina ed il suo colore. Il colore degli outfit sfoggiati da loro ovviamente, blogger, giornalisti, buyer e star che per sei giorni hanno recitato al meglio il loro ruolo di protagonisti (alcuni), comparse, (altri). Ogni sfilata uno show, non solo quello vero, della passerella, delle collezioni che generano business da miliardi, ma anche fuori per strada. Bello, bellissimo… e chi ama la moda, questo lo sa. E così non puoi non carpire il dettaglio di una fascetta anni 70 tra i capelli, fatta di perle o fiori, abbinata a pelliccette eco colorate, cappotti oversize indossati con disinvoltura e abbinati a cappelli ampi di ogni colore, forma e dimensione. Non da meno le pellicce vestaglia o le cappe in cinigliato, come hanno sfoggiato al loro ingresso da Blumarine Anna Dello Russo e Candela Novembre. Più minimale Kylie Minogue in all black, ma bella come non mai, con i capelli raccolti in una coda e l’occhiale nero da vera star (nonostante la pioggia battente). E poi anticipazioni di primavera per le più temerarie che non hanno temuto freddo ed umidità, come si è visto nel pre-show di Ermanno Scervino e Cividini. Via libera così a cappottini fiorati, pantaloni ambi abbinati a bomber college style, qualcosa di militare che non guasta mai e poi capelli colorati a tutto andare. Sì, avete capito bene: rosa, grigio/azzurro, azzurro, le teste di molti fashion addict si sono tinte di gradazioni di colori così vivaci da contrastare solo loro il grigiore della pioggia. Ma alla fine si sa, la moda è un gioco e forse, in alcuni casi serve proprio per farci divertire e sorridere. Fino alla prossima fashion week, alla prossima passerella, al prossimo show.
Luminescente arcobaleno per la nuova collezione di Cristiano Burani dall’allure urbana e contemporanea.
Lo stilista reggiano Cristiano Burani porta in passerella una collezione variegata nella quale gioca con differenti tipologie di tessuti. Il femminile incontra il maschile nelle proporzioni aderenti e rilassate, degne di un nuovo Studio54. I capispalla sono abbinati a contrapposizioni e lunghezze insolite che danno massimo risalto all’iconica maglieria multicolor che ritroviamo anche nelle gonne in pelle e in cady laminato.
I grafismi anni ’70 e i motivi floreali sono accompagnati da maxi cardigan lavorati a mano e accessoriati con slip on glitterate, stivaletti in nappa, ankle boots in ciniglia e clutch envelope che rendono le modelle pronte per la storica pista da ballo newyorkese.
I grafismi anni ’60 tornano sulla passerelle milanesi grazie ad Anteprima che immagina la sua donna icona come una moderna Jackie ‘O
La nostalgica collezione di Anteprima conduce con teatralità al fascino del ricordo. Evocativo è anche il profumo dei petali di rosa da cui ha estrapolato le cromie e le scelte tattili in fatto di tessuti: sete preziose e cashmere. La silhouette è classica e si concede il lusso di ispirarsi all’icona di stile per eccellenza, Jackie ‘O.
Infatti, le forme a trapezio, tanto amate e indossate dalla Kennedy Onassis, vengono avvolte da cardigan e da lunghi cappotti di stampo military, accessoriate da scenografiche calzature e guanti in pelle.
Un nuovo modo di interpretare il passato con gli occhi del presente.
È l’arte europea a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento a plasmare la donna icona di Luisa Beccaria sulle passerelle milanesi
Corsetti che segnano il punto vita e gonne ampie accompagnano la figura femminile esaltata da Luisa Beccaria nella sua prossima collezione. L’equilibrio è la chiave dell’ anima boho che si espone senza eccessi. Sovrapposizioni di pesi e motivi donano armoniosità al guardaroba composto da cropped pants e morbide bluse abbinati a maxi cappotti su cui campeggia il richiamo alla natura grazie alle applicazioni raffiguranti volatili.
Velluto, taffetà, broccato, tweed, lurex, tulle e organza sono le tipologie di tessuti scelte per l’Autunno e Inverno prossimi.
Un accenno di velata sensualità è dato dai tacchi alti, con incroci di lacci, e dal collo coker di raso con perle.
Abiti com tela, infatti, la palette cromatica è contestualizzata all’arte del periodo storico a cui si ispira: Liotard, Vigée-le Brun e Hayez, solo alcuni dei mentori che colorano le proposte dal petrolio ai bagliori metallici.
Zigomi pronunciati, labbra a cuore e quel sorriso, semplicemente inimitabile: Kate Moss spegne oggi 42 candeline. Volto storico della moda, icona di stile tra le più copiate, la supermodella è uno dei nomi più celebri del fashion biz. Apparsa sulla copertina di oltre 300 riviste, apprezzata universalmente per il suo stile, che le ha fatto ottenere numerosi riconoscimenti, tra cui quello del Consiglio degli stilisti d’America, che l’ha inserita nella lista delle donne meglio vestite nel mondo, Kate Moss è una vera leggenda vivente.
All’anagrafe Katherine Ann Moss, la modella è nata a Croydon, un sobborgo di Londra, il 16 gennaio 1974. Sua madre Linda fa la barista, mentre il padre Peter è un agente di viaggi. Kate viene scoperta in un aeroporto di New York all’età di 14 anni, dalla fondatrice dell’agenzia di moda Storm, Sarah Doukas. La giovane non rientra in nessuno dei canoni vigenti nella moda: bassa (non arriva a sfiorare il metro e settanta) e ossuta, Kate appare lontana anni luce dai fisici statuari di Claudia Schiffer, Naomi Campbell e Cindy Crawford, le supermodelle degli anni Novanta, perfette ed irraggiungibili. Farle ottenere un contratto sembra una battaglia persa in partenza, ma Sarah Doukas di talenti ne ha visti passare molti ed è convinta che quella smilza ragazza farà strada.
Il primo shoot risale al 1990: è la rivista inglese The Face ad offrire alla nuova modella un servizio fotografico ambientato in una spiaggia a sud di Londra. Incredibilmente le foto ottengono un successo insperato e Kate Moss diviene un volto noto. Considerata un’icona alternativa per il suo aspetto, non conforme ai diktat dell’epoca, Kate Moss viene associata al movimento grunge.
Ma è con la celebre campagna pubblicitaria per Calvin Klein che la modella ottiene la fama internazionale. Scatti bollenti al fianco di Mark Wahlberg immortalano la nuova top seminuda: il fisico acerbo ritratto in topless, le pose ammiccanti e la bellezza acqua e sapone sdoganano Kate Moss come il nuovo volto della moda. Siamo negli anni Novanta, l’epoca d’oro delle supermodelle, algide nella loro perfezione, svettanti su fisici tonici e volti perfetti. Tutto questo venne cancellato dall’avvento di Kate Moss: la rivoluzione Kate fece sì che la nuova modella, bassa e piena di difetti rispetto all’ideale di perfezione allora vigente, si imponesse e spazzasse via ogni residuo del passato. Spartiacque tra le supermodelle e le nuove top, dai fisici sempre più esili, il fenomeno Kate Moss ha portata storica senza precedenti: il fattore preponderante è la personalità, quel particolare lampo negli occhi che fa la differenza in foto, rendendo la Moss un personaggio unico, dall’espressività capace di superare le barriere della carta patinata. Considerata capostipite delle modelle anoressiche, il suo fisico acerbo suscitò aspre critiche e polemiche.
Nel 1995 le foto della campagna per il profumo Obsession di Calvin Klein divengono addirittura un caso nazionale negli States, suscitando polemiche e muovendo persino accuse di pedofilia nei confronti dello stilista americano. Dopo che il dipartimento di giustizia, su ordine dell’allora presidente Bill Clinton, avviò un’inchiesta, la campagna fu ritirata dopo appena tre settimane. Intanto la modella divenne a tutti gli effetti una top model, calcando le passerelle dell’alta moda di Parigi, New York e Milano, e ottenendo le cover dei magazine più prestigiosi, da Elle ad Harper’s Bazaar, da Vogue ad Allure. Kate Moss sfila per tutti i grandi nomi della moda, da Gucci a Versace a Burberry, da Calvin Klein a Dolce & Gabbana, fino a Chanel, Roberto Cavalli, Louis Vuitton, Missoni, Dior, Yves Saint Laurent, Stella McCartney.
SFOGLIA LA GALLERY:
Viso pulito e aria innocente
Kate Moss ritratta da Ellen von Unwerth per Vogue Italia, 1992
Kate Moss in uno scatto di Arthur Elgort
Kate Moss e Mark Wahlberg nella campagna scandalo di Calvin Klein Jeans, 1992. Foto di Herb Ritts
Kate Moss per Calvin Klein, 1993
La magrezza di Kate Moss suscitò aspre polemiche
La top model iniziò la carriera nella moda casualmente
Lontana dagli ideali di bellezza degli anni Novanta, Kate Moss non sembrava adatta alla carriera di modella
Kate Moss è considerata una delle più influenti icone di stile contemporanee
La modella negli anni Novanta
Kate Moss ha sfilato per nomi del calibro di Chanel, Louis Vuitton, Dior, Stella McCartney, Yves Saint Laurent
La modella ebbe una storia con l’attore Johnny Depp
Kate Moss è figlia di una barista e di un agente di viaggio
In pelliccia e abbigliamento casual
Kate Moss in orecchini Christian Dior Haute Couture, fotografata da Annie Leibovitz for Vogue America, ottobre 1999
La top model in passerella negli anni Novanta
Kate Moss nel2012 ha preso parte alla Cerimonia di chiusura dei Giochi della XXX Olimpiade di Londra
Kate Moss durante una sessione di trucco
La modella in passerella
Kate Moss vista dall’artista Allen Jones
Kate Moss sulla copertina di Vogue UK, dicembre 2001, foto di Mario Testino
Kate Moss ritratta da Herb Ritts per il Calendario Pirelli del 1994
In passerella per Christian Lacroix
Una giovanissima Kate Moss
La sensualità di Kate Moss
Foto di Arthur Elgort per Vogue, Aprile 1995
Uno scatto di Patrick Demarchelier
Lo stile di Kate Moss
Kate Moss ritratta da Herb Ritts nel 1994
La top model posa per Juergen Teller, 1998
In passerella per Tom Ford per Gucci
Kate Moss come Faye Dunaway
Cuissardes e minigonna
Vogue America, 1995, foto di Ellen von Unwerth
Kate Moss come Marlene Dietrich, ritratta in Dior Homme da Mert & Marcus per Vanity Fair, 2006
Kate Moss ritratta da Mario Testino
Kate Moss per Peter Lindbergh
Kate Moss su Playboy, 2014
Il matrimonio con Jamie Hince
Kate Moss ritratta da David Bailey per Vogue Paris, agosto 2013
Kate Moss per Mario testino
Kate Moss per Mario Sorrenti, 1993
Kate Moss in passerella per Chloé, 1998
Foto di Albert Watson
Kate Moss all’Hotel Raphael, camera 609, Parigi, 1994, foto di Arthur Elgort
Kate Moss per Vogue UK, dicembre 2014, foto di Mario Testino
Kate Moss per Vogue UK, giugno 2013, foto di Patrick Demarchelier
Testimonial di Rimmel, Bulgari, Versace, Missoni, Balenciaga, Chanel, Burberry, è apparsa ben 24 volte sulla cover di Vogue, ottenendo copertine anche su Vanity Fair, W, The Face e su molte altre riviste patinate. Intanto anche il gossip si scatena sulle sue storie d’amore, a partire da quella con l’attore Johnny Depp. Musa di nomi del calibro di Mario Testino, Mario Sorrenti e Peter Lindbergh, che l’ha inserita nel suo libro 10 Women, nel luglio 2007 Kate Moss viene nominata dalla rivista Forbes la seconda modella di maggior successo al mondo.
Il 2005 è l’anno dello scandalo: nel settembre la rivista britannica Daily Mirror pubblica in prima pagina alcuni scatti che ritraggono la supermodella nell’atto di consumare cocaina, insieme al compagno di allora, il controverso musicista Pete Doherty. Lo scandalo è servito. L’occhio di chi legge l’articolo non può non indugiare sulla foto che ritrae la modella intenta a sniffare; la firma di quel pezzo rivela che sono ben cinque le strisce di cocaina consumate da Kate Moss in appena 40 minuti. Per la top model è il declino; quasi tutti i contratti vengono annullati. Da Stella McCartney a Chanel e Burberry, nessuno sembra più interessato a lei come testimonial. La situazione è difficile, al punto che è la stessa Kate Moss alla fine a chiedere scusa pubblicamente ai milioni di fan e di persone che si ispirano a lei: lo fa in una conferenza stampa in cui ammette pubblicamente le proprie responsabilità.
A schierarsi in sua difesa sono in pochi: le colleghe Naomi Campbell e Helena Christensen, l’attrice Catherine Deneuve, l’ex-fidanzato Johnny Depp e lo stilista Alexander McQueen. Christian Dior continua a volerla come volto della maison e la rivista W le dedica la cover nel novembre 2005, a soli due mesi dalla bufera mediatica scatenata dal servizio del Daily Mirror. Intanto termina anche la relazione con Doherty, che la definisce una “stalker”. La top model viene anche indagata per uso di sostanze stupefacenti. Ma Kate Moss, novella Araba fenice, risorge dalle proprie ceneri: nel novembre 2006 è lei a ricevere il riconoscimento di “modella dell’anno” dal British Fashion Awards. Lo scandalo è dietro l’angolo ma lei è tornata, più forte che mai, e i designer se la contendono: nuovi contratti includono brand del calibro di Rimmel, Agent Provocateur, Belstaff, Dior, Louis Vuitton, Roberto Cavalli, Longchamp, Stella McCartney, Bulgari, Chanel, Nikon, David Yurman, Versace, Calvin Klein Jeans e Burberry. Secondo la rivista Forbes la Moss dopo lo scandalo avrebbe triplicato i propri guadagni, divenendo ufficialmente la modella più pagata al mondo, seconda solo a Gisele Bündchen.
Nel 2014, al compimento dei 40 anni, la top model si è regalata un servizio senza veli per la celebre rivista Playboy, in cui ammicca come coniglietta. Le foto, realizzate da Mert Alas e Marcus Piggott, celebrano il 60º anniversario della rivista. Una rinnovata consapevolezza sul volto e un fisico cui il trascorrere del tempo ha regalato una nuova sensualità nell’esplosione di curve sinuose, Kate Moss appare oggi ancora più bella. Icona di stile dal gusto raro, capace di passare con disinvoltura dallo stile bohémien all’eleganza più sofisticata, onnipresente nelle classifiche delle donne meglio vestite al mondo, Kate Moss è stata anche stilista per la catena britannica Toshop, per cui ha firmato nel 2007 una collezione in esclusiva, mostrandosi come manichino umano nelle vetrine di Oxford al lancio della linea recante il suo nome.
Dopo la fine del matrimonio con il chitarrista dei The Kills Jamie Hince, sposato nel 2011, oggi la modella appare serena e in forma smagliante. Qualche chilo in più che non ne offusca minimamente la straordinaria bellezza, Kate Moss sorride nelle foto che la ritraggono accanto alla figlia Lila Grace, nata nel 2002 dalla relazione con Jefferson Hack, editore della rivista Dazed & Confused.
Icona di stile tra le più apprezzate al mondo, i suoi look ispirano quotidianamente milioni di donne: amante del boho-chic, ha indossato spesso capi vintage. Forte di un fisico capace di esaltare qualsiasi mise, la modella incanta ad ogni uscita pubblica.
Dopo l’amarcord attraverso le emozioni suscitate da John Galliano per Christian Diorqui, D-Art, in occasione del decennale del designer italiano per la maison di moda francese, vi conduce, grazie a 5 video, nel ricordo delle sfilate più memorabili.
Ci si aspettava un designer con una forte impronta italiana, ricco di positivismo e opulenza quando, circa dieci anni fa, Riccardo Tisci debuttò sulle passerelle parigine dell’Haute Couture, lasciando tutti senza fiato.
La Maison Givenchy stava fallendo e l’unica ancora di salvezza era risollevarne le sorti affidandosi a un talento che stava proiettando la sua personale visione sul mondo.
Scoperto alla settimana della moda milanese, nell’autunno 2004, Tisci decise di portare in passerella il lato oscuro della moda, sperimentando materiali innovati e volumi decostruiti, ricchi di riferimenti al mondo dell’arte sacrale e al gotico grottesco. Un anticipatore di tendenze in grado di spianare la strada a quello che sarebbe stato il trend degli anni a seguire.
La melanconia, la forte religiosità, l’infanzia segnata dalla perdita del padre e l’aura della femminilità che pervade le sue giornate, grazie alle otto sorelle, mix esplosivo e fonte ispirazionale costante. Il designer è riconosciuto anche per l’italianismo soffuso, mai invadente, che, però, ha sempre celato una critica al panorama politico e sociale.
E’stato lui stesso a sdoganare il fenomeno “no gender” iniziando, anni orsono, a giocare con l’ambiguità e la varietà razziale.
Sin dalla sua prima collezione, 8:30, The Procession, elaborata come progetto finale per la Central Saint Martins School di Londra, frequentata grazie a una borsa di studio, ha, inoltre, denotato una forte sensibilità per il mondo delle arti.
Proprio per questo motivo, sceglie da sempre la collaborazione di Marina Abramović, Antony Hegarty, Vanessa Beecroft e Erykah Badu.
E grazie alla sue forte identità, i riconoscimenti da parte del mondo dello spettacolo sono cresciuti a dismisura. Maria Carla Boscono, Madonna e Donatella Versace che, nonostante fosse una concorrente, ha posato per una delle ultime campagne Givenchy, solo alcune delle sue estimatrici.
La moda di Tisci, inoltre, è democratica. Basti pensare che, dieci anni dopo il suo ingresso nell’ufficio stile, è diventata anche social: 1200 gli inviti estesi alla gente comune per la sfilata celebrazione a New York, lo scorso 11 settembre.
Una notizia che spiana la strada all’excursus attraverso i 5 show evento che, in questi anni, hanno fatto breccia nella collettività:
Un video inedito per ricordare il debutto per la casa di moda con l’Haute Couture Primavera/Estate 2006.
Il leitmotiv è il leopardato. Una giungla pagana, quella di Tisci, che bandisce la religiosità portando in passerella, per la prima volta, un transgender: Lea T.
Con l’utilizzo dell’iconografia neo gotica dà il via a uno dei trend dell’ultima decade.
E’ Path McGrath, make up artist di fama mondiale, a celarsi dietro ai volti tribali visti in passerella. Una scelta stilistica che, tutt’oggi, identifica gli show Givenchy.
Haute couture e Ready to wear si fondono in un’unica visione. E’ il percorso della casa di moda negli ultimi dieci anni. La femminilità viene mixata agli elementi del guardaroba maschile bandendo il technicolor.
Il duo di designer si lega ad una delle storiche icone Pop italiane: il fustino Dash.
L’irriverenza diAu Jour le Jour, per lanciare segnali positivi e esularsi dalla crisi economica, celebra una delle icone pop nazional popolari: il fustino Dash.
In occasione del cinquantenario, infatti, il brand stringe una partnership con la Procter&Gamble dando vita a una collezione tematica.
Nato negli anni del boom economico, il detersivo ha segnato intere generazioni promuovendo l’innovazione e la ricerca nell’ambito della pulizia e della cura dei tessuti.
Un concetto affine alle idee del giovane marchio che, in passerella, fa sfilare un vero e proprio “omaggio allo sporco da lavare”. Le macchie di tutti tipi si ritrovano nelle intessiture jacquard, nelle spalmature gommate, nelle trasparenze del fil coupé nei trompe l’oeil sull’ecopelle effetto alligatore.
Le paillettes trionfano sui tessuti e il concetto di riutilizzo degli accessori vede i pendenti staccarsi dagli abiti per diventare gioielli da indossare.
A completare i look stravaganti calzature che invadono la scena pronte per graffiare la cinepresa di moderni Andy Warhol.