La moda ibrida di Guy Laroche

Ritorno alle origini per Guy Laroche, che porta sulla passerella del prêt-à-porter parigino una collezione basata sull’estetica primigenia del brand. L’idea di eleganza classica da sempre prediletta dal brand si unisce alle note inedite di un sex appeal privo però di reali risvolti: adottando un’ottica unisex, si sfoglia ora nell’archivio del brand, citando due foto storiche, raffiguranti l’una una donna strizzata in un maxi dress in crepe di seta e l’altra un fur coat colorato. Si tratta di due uscite tratte da due collezioni couture risalenti ai primi anni Settanta: “L’uso della sessualità come base dell’eleganza”, questo il monito da cui si parte in un excursus affascinante attraverso lo stile di Guy Laroche. Adam Andrascik apre il défilé con una giacca blu impreziosita da due bande in pelliccia che si estendono dal colletto attraverso spirali che circondano la silhouette. Risulta forse un po’ ripetitivo il continuo gioco di flash-back rispetto al passato: ma potenti le silhouette slim si alternano ad abiti con scollo a v, tra crepe di seta asimmetrica declinata nei toni del turchese, del fucsia e del giallo lime. Non mancano combinazioni ardite ed eclettiche, tra decorazioni multicolor e sartorialità nei capispalla. Impalpabili ed eterei certi abitini, alternati a bluse dalle profonde scollature, da indossare con blouson e pantaloni sartoriali a vita alta; audaci accostamenti cromatici caratterizzano molte delle uscite, tra scollature stile Bardot e gonne svolazzanti. Un mix di femminilità brada e note mannish caratterizza i lunghi abiti black smorzati da montoni in chiave mini, mentre fasce bustier nere strizzano il punto vita di chemisier fucsia. Caleidoscopica ed affascinante, la collezione spazia attraverso numerose ispirazioni, che hanno reso il brand iconico. Il capo principe della sfilata è la giacca impreziosita da stola in pelliccia a contrasto, da indossare su pantaloni ampi decorati finemente.

Il workwear sartoriale di Lemaire

Atmosfere monastiche si alternano a note workwear sulla passerella di Lemaire: Christophe Lemaire e Sarah-Linh Tran gettano le basi di una estetica nuova, che intende violare deliberatamente i diktat imperanti: dimenticate il dress code professionale, che qui si arricchisce di spunti inediti, in perenne bilico tra meditazione malinconica e suggestioni timeless. La musa a cui il duo di stilisti si ispira è una fashionista, ristretta entro gli angusti confini di un ufficio: cosa indosserebbe una it girl contemporanea se si trovasse dietro la scrivania? Questo il sunto da cui il duo creativo parte, in una riflessione tutt’altro che banale, che intende anche coniugare le molteplici correnti della moda attuale, dalle ardite sovrapposizioni tipiche dello streetwear alle note sporty-chic fino allo charme evergreen dei capi sartoriali, protagonisti del défilé. La sfilata si apre con uno shirt dress in lana nera con austero colletto bon ton e maniche extra long: domina quindi una classicità dal piglio sartoriale, che trascende i confini fino a toccare vette inusitate, che strizzano l’occhio a certo conservatorismo. Gonne al ginocchio si alternano a cappotti oversize, tra colli alti dal piglio esistenzialista e tripudio di velluto a coste. Largo a blazer senza collo in grigio, tra proporzioni angolari che enfatizzano la silhouette. Il duo creativo addolcisce il mood imperante attraverso tocchi più femminili, come in certe tuniche e nei blouson da indossare con gonna a tubo. Non mancano inediti coup-de-theatre, come la blusa con rouches in suede gigio da indossare con cargo pants, o le sete preziose declinate su gonne e bluse che divengono i nuovi abitini da cocktail.

La sartorialità scultorea di Nehera

Decostruzioni ardite e sovrapposizioni affascinanti dominano sulla passerella di Nehera: sebbene la collezione autunno/inverno 2017-18 risulti a tratti ermetica, gli elementi che contraddistinguono da sempre l’estetica del brand ci sono tutti. Tra note tailoring e pezzi iconici, Samuel Drira non smette di incantarci, attraverso un excursus iconico nello stile timeless, per pezzi evergreen, da indossare in ogni momento della giornata. Largo a dress impreziositi da stampe floreali, che si alternano a capi dalle suggestioni dichiaratamente workwear: come un aviatore la donna stretta in colletti scultorei, tra linee sartoriali asimmetriche che rivelano audaci dicotomie e mirabolanti virtuosismi stilistici. I capi basic acquisiscono nuova vita, in un continuo gioco di rimandi, che non rinuncia ad un tono intellettuale, per una collezione iconica, in linea con l’estetica del brand. Il défilé si apre con giochi di knitwear tagliuzzato, quasi opera di cimici impazzite, ma l’effetto è affascinante, mai scontato: linee sartoriali asimmetriche si alternano a capispalla in feltro di lana. Le silhouette a trapezio dominano, accanto a trench oversize, che incarnano al meglio lo stile del brand. Capi che ricordano quasi pepli si indossano con maxi guanti a contrasto ed orecchini scultorei; la pelle di trench dal piglio strong non lesina in inediti patchwork, come listini e blocchi bicromatici che attraversano i capi, conferendo loro interessanti spunti artistici. La pelle riveste anche gilet lasciati sbottonati, da indossare sopra inediti kimono: in passerella si alternano volti più o meno giovani, ad incarnare uno stile senza tempo, in una moda che abbraccia il momento attuale, pur mantenendo un’aura fortemente impegnata.

La disco glam rivive sulla passerella di Wanda Nylon

Volumi scultorei e citazioni allo stile degli indimenticabili Swinging Sixties sfilano in passerella da Wanda Nylon: Johanna Senyk per la collezione autunno/inverno 2017-18 gioca su materiali dissonanti, mixati ad hoc in un gioco di contrasti coinvolgenti. Dedicata ad una donna forte, la collezione unisce note argentate che ricordano le uniformi delle cheerleader a design dal piglio glam-rock che profumano di Seventies. Largo a pantaloni cocoon e capispalla oversize declinati in silhouette estreme, dal piglio forte: maglie a collo alto in lurex e vinile conferiscono vibranti echi futuristi ad una collezione in cui l’influenza della disco glam appare predominante. Non mancano suggestioni beach, come nel top ricamato da quadretti vichy e abbinato ad una cappa, tra polo dal piglio sporty-chic e suggestioni che sembrano prese in prestito da una collezione primavera/estate. La stilista, vincitrice del premio ANDAM 2016, mixa con grande nonchalance tessuti sintetici con montone e vitello, tra audaci fur coat in giallo canarino e tocchi di denim, che fanno capolino da black all over. La palette cromatica abbraccia anche i toni del rosso e del turchese, abbinandoli su knit dress dall’aria shabby-chic. Tute in lurex si alternano a maglie in tessuto vichy: dalle gonne escono listini in tessuto, a formare quasi un ventaglio, mentre iconico pied-de-poule in chiave Sixties impreziosisce cappotti vestaglia e pantaloni cargo, abbinati a top che ricordano nettamente note beachwear. Asimmetrie e baschi alla francese decorano una collezione che vede un trionfo di capispalla sartoriali in candido bianco, meglio se abbinati a tute beige. Non mancano chemisier e sovrapposizioni eclettiche, mentre la musa di Wanda Nylon sfoggia ai piedi stringate o furry boots. Chiudono il défilé note siderali nell’argento dominante su tute perfette per un’entrata mirabolante allo Studio 54.

Sfila a Parigi l’étoile in chiave couture di Lanvin

La sensualità senza tempo di capi iperfemminili si sposa con note tailoring, in una collezione eterea: Bouchra Jarrar, alla sua seconda sfilata per Lanvin, sceglie di addentrarsi attraverso atmosfere delicate e sognanti, che uniscono romanticismo e glamour. “Una femminilità tenera e forte”, quella perseguita dalla stilista, che ha commentato:” Non è un atto politico, ma nel mondo in cui viviamo oggi è importante dare bellezza e amore”. La collezione non lesina certo in bellezza allo stato puro, intrisa di note delicate, a partire dalla palette cromatica, che indugia in toni pastello, come il rosa pallido. In passerella parata di top model, dalla giovanissima Vittoria Ceretti a Bella Hadid, solo per citarne alcune. Ma se credevate di venire sopraffatti da un’irrefrenabile ondata di capi dalle suggestioni bon ton, sarete pronti a ricredervi clamorosamente: l’aura leggiadra delle prime uscite della collezione viene sapientemente stemperata da tailleur e suit dalle linee mannish, che bilanciano perfettamente la collezione conferendogli un tocco strong che non guasta. La musa di Jarrar ha un’anima bifronte: la stilista, che ha fatto il suo debutto nella maison la scorsa primavera, dopo il clamoroso addio di Alber Elbaz, resta fedele all’estetica del marchio, con una collezione che non lesina in pantaloni fluidi dal piglio sartoriale e giacche biker. Ma lo swing e la personalità della designer sembrano essere proiettati in un universo patinato che fonda le proprie radici in una femminilità in chiave couture. Ricordano quasi i costumi dell’Opera certi capi che si alternano sulla passerella, impreziositi da stampe iconiche, come i cigni, le fenici e gli uccelli esotici. Come un’etoile, la donna Lanvin ostenta tutù in chiave ready-to-wear, caratterizzati da scollo all’americana, maniche in pizzo e gonna in mousseline. Bluse romantiche si uniscono attorno al collo, in un gioco di silhouette: torna prepotentemente alla ribalta la vita alta, per gonne e pantaloni.

L’esotismo in chiave chic di Jour/né

Eccentrica e suggestiva la collezione di Jour/né, protagonista della settimana della moda parigina. L’India diviene protagonista assoluta sulla passerella, in bilico tra suggestioni British e rimandi alla pellicola di Wes Anderson “Il treno per il Darjeeling”: in un melting pot culturale, Léa Sabban e Jerry Journo sfornano una collezione eclettica e ricca di input, intrisa di note coloniali e atmosfere esotiche dal fascino timeless. In un caleidoscopio cromatico si alternano sul catwalk tailleur sartoriali in tweed, pervasi da suggestioni mannish, a partire dal calzino maschile: le silhouette sono slim, in un sapiente mix di sete preziose, cappotti in lana pregiata con cintura in vita, cardigan in jacquard. Largo a completi in stile collegiale, che alternano pantaloni classici a minigonne: le gambe divengono protagoniste assolute, tra calzini maschili e scarpe stringate dalla sobrietà evergreen. Garbata e chic, la donna che sfila sulla passerella non teme poi di esibire una sfacciata sensualità, sfoggiando bluse impreziosite da balze e rouches. I colori pastello dominano nella palette cromatica, accanto ad inediti sprazzi dalle note pop, come l’arancio che impreziosisce gonne e maglie, o il blu, il turchese, il mostarda, che si alternano come note speziate in capi dal sapore sporty-chic. Ecco che note mannish lasciano il posto a bluse dal piglio iperfemminile: i pantaloni baggy sono ora declinati in lurex rosa pallido e si indossano con maxi bluse intervallate da romantiche balze. Il focus si sposta sul punto vita, strizzato in inedite cinture a serpente, che attraversano la silhouette enfatizzandone le curve. Non mancano suggestioni tailoring e note bon ton, nelle gonne a vita alta con cintura, da indossare con sobrie bluse in seta: esotismi in chiave boho-chic nei cappotti vestaglia, che ricordano un kimono. Ai piedi sneakers ricoperte da fili di perle, frutto della collaborazione con Nike: trattasi delle Nike VaporMax 2017, nuova scarpa culto per appassionati dello stile sporty.

L’estetica borderline di Louis Vuitton incanta Parigi

Dimenticate i confini ed ogni status quo: Nicolas Ghesquière propone alla settimana della moda parigina una collezione che mixa le differenze, in un melting pot ad alto tasso scenografico. Che si tratti di confini geografici o delle differenze tra i generi, o ancora del code dress in chiave day e night, da Louis Vuitton la parola d’ordine è osare: sulla passerella della collezione autunno/inverno 2017-18 vige la più totale anarchia, in un esercizio stilistico che regala all’heritage della maison del lusso una nuova linfa vitale. Ecco alternarsi sul catwalk bomber in pelliccia caratterizzati da patchwork cromatici, mini borchie strong su giacche biker, maxi fur coat da diva contemporanea, tute da motociclista con impunture a contrasto che strizzano l’occhio a note workwear, e ancora satin e sete preziose nei maxi dress dal piglio iperfemminile, accanto a catene e decorazioni ad effetto. Dominano note sportswear, declinate però in chiave luxury, per una valchiria contemporanea che ama esplorare il mondo a bordo della sua motocicletta. Nella cornice della Cour Marly, al Museo del Louvre, sfila un capitolo nuovo per il brand, che attinge ad immagini eterogenee, in uno stile Magpie: il risultato è una moda nomade, on the road, che intende travalicare ogni confine sdoganando un’estetica che elimina i confini tra le stesse stagioni, offrendo una vasta gamma di proposte perfette per affrontare tanto il rigore invernale quanto le stagioni miti. Tripudio di giacche in pelle, che si preannunciano già must have indiscusso della prossima stagione invernale, accanto a pellicce di ispirazione boho-chic, impreziosite da audaci patchwork cromatici, in un mix & match che non smette di affascinare. Largo anche a sete preziose e broccati, il cui romanticismo viene sapientemente smitizzato dagli ankle boots indossati ad ogni uscita dalla modelle.

La lirica struggente di Alexander McQueen: viaggio nel folclore della Cornovaglia

Suggestiva ed affascinante la collezione autunno/inverno 2017-18 di Alexander McQueen, tra le sfilate più attese nel calendario della settimana della moda parigina. Un viaggio in Cornovaglia ispira a Sarah Burton una collezione che guarda al passato, lasciandosi ispirare da echi millenari: il folclore della Cornovaglia, con le sue antiche leggende e l’artigianalità costituiscono ispirazione privilegiata, che dà vita a mirabolanti virtuosismi stilistici, in bilico tra passato e presente. La stilista diviene deus ex machina, inedita voce narrante di un racconto epico: nessuna novità fin qui, dal momento che l’heritage del brand da sempre predilige un’estetica intrisa da contrasti vibranti, in bilico tra punk ed echi vittoriani di antica memoria. L’immenso patrimonio storico del Regno Unito viene questa volta visualizzato in tutta la sua forza, fatta di storie dal fascino millenario, che trovano degna rappresentazione in paesaggi ancora vergini. Come un’eroina maledetta, un’eterea creatura in bilico sulle impervie scogliere della Cornovaglia, la musa di Sarah Burton sembra voler rivelare allo spettatore la magia di universi sconosciuti, leggende millenarie tramandate nel silenzio di Bedruthan Steps, impostasi come principale meta turistica già durante l’età Vittoriana. La leggenda tramanda la triste parabola di Bedruthan, gigante buono che trovò la morte in quell’angolo paradisiaco. La mitologia pagana e le tradizioni arcaiche della Cornovaglia trovano nuova incarnazione nel défilé: è in particolare la tradizione del Cloutie ad ispirare la stilista, che si cala quasi in un’osservazione partecipante dei riti del folclore locale, toccando vette inusitate pervase dagli echi romantici di una lirica struggente. Sfila una guerriera pagana strizzata in una sorta di armatura tribale, in bilico tra pelle dal mood aggressive e mirabolanti giochi cromatici che omaggiano la più fine artigianalità manifatturiera. Largo a stampe patchwork dal forte impatto scenografico che impreziosiscono prezioso jacquard; le silhouette sono lineari e indugiano talvolta alla più sfrontata sensualità, tra body in knitwear ed effetti grafici caleidoscopici che raffigurano la fauna e la flora in chiave simbolica. Chiudono il défilé capi da gran soirée tempestati da piume e da una pioggia di pietre preziose, a strizzare l’occhio a note couture.

Decostruzioni e sperimentazione in passerella da Anne Sofie Madsen

Echi futuristi e suggestioni sportswear caratterizzano la collezione autunno/inverno 2017-18 di Anne Sofie Madsen: la designer danese esplora numerose ispirazioni in una collezione iconica, che non lesina in mirabolanti virtuosismi stilistici che danno vita ad effetti altamente scenografici. In costante bilico tra le tendenze imperanti nella moda contemporanea e la sua estetica, la stilista mixa capispalla sartoriali e costruzioni ardite con inedite sovrapposizioni degne di una masquerade ad affetto. Ricordano le sculture dell’artista danese Esben Weile Kjær i capi che mixano dettagli di carta con nastri argentati, mentre le mannequin che calcano la passerella assomigliano quasi a delle creature aliene, grazie agli occhiali dal mood spaziale. Echi galattici si uniscono a note streetwear in un’estetica forte, quasi sfrontata: ripudia tutti i diktat precostituiti Anne Sofie Madsen, proponendo il più sensuale bustier accanto a pantaloni sporty, mentre dress con collo alto sembrano ispirati da certo folclore dallo charme timeless. Volumi scultorei si alternano a tocchi di una sartorialità destinata a non passare mai di moda, tra giacche biker e trench classici. Decostruzioni ardite e caleidoscopici giochi danno vita ad una collezione che colpisce al primo impatto: se il più classico collo di volpe impreziosisce cappotti neri dal piglio gotico, i trench sono invece declinati in chiave oversize e i capispalla sono impreziositi da stampe check, così come le maxi sciarpe che avvolgono la figura, immancabile must have della prossima stagione invernale. Il poncho sfoggia cuciture in vista, mentre le balze e le rouches decorano capi dal piglio vittoriano. Femminilità e sperimentazione si alternano con garbo e squisita inventiva, in un défilé iconico.

Parata di mannequin storiche in passerella da Dries Van Noten

Nel centesimo défilé della maison, Dries Van Noten sceglie di portare sulla passerella del prêt-à-porter i capi e i volti che hanno incarnato la maison dagli albori, contribuendo a renderne iconico lo stile. Un femminismo in chiave fashion diviene protagonista assoluto della collezione autunno/inverno 2017-18. Correva l’anno 1992 quando lo stilista sfilava per la prima volta: un’anniversario che Van Noten decide di celebrare in grande stile, senza lasciarsi andare ad echi nostalgici ma giocando molto con le ispirazioni eterogenee che hanno contraddistinto gli ultimi venticinque anni della sua estetica. Calcano la passerella parigina le top model che hanno incarnato al meglio lo stile del brand, alternandosi come vestali strette in maxi dress e tailleur oversize in stampa floreale: ecco Kristina de Conick, che apre il défilé seguita dai volti più celebri degli anni Novanta, come Amber Valletta, Anne Catherine Lacroix, la sempre splendida Carolyn Murphy, Alek Wek, Cecilia Chancellor, Élise Crombez, Erin O’Connor, Esther de Jong, Guinevere Van Seenus, Kirsten Owen, Liya Kebede e Nadja Auermann —che si sono alternate ai volti di oggi. Una collezione pervasa da note strong, che omaggia una femminilità audace che non lesina in self-confidence. Bella e consapevole, la donna di Van Noten utilizza l’abito come mezzo per esprimere se stessa. Potenti gli echi immaginativi veicolati dalle stampe che si alternano in passerella, tra silhouette costantemente in bilico tra i gender, in una mirabile bilancia tra note mannish ed audace femminilità: se le spalle tendono ad essere oversize, impregnate da tagli sartoriali ad alto impatto scenografico, le maniche in fake fur che impreziosiscono certi capispalla accanto a grafismi optical indugiano invece ad una dolcezza tipicamente femminile. Velluti preziosi e sete si alternano a pellicce, rigorosamente fake, tra capispalla sartoriali e note teatrali, che trovano apogeo nel finale del défilé, che vede circa 50 mannequin invadere la passerella, come in una marcia iconica, che celebra la valchiria di Dries Van Noten.

Valentino incanta Parigi, in bilico tra arte ed echi vittoriani

Un crogiolo di ispirazioni variegate attraversa la passerella di Valentino per l’autunno/inverno 2017-18. Sono tanti i filoni che ispirano Pierpaolo Piccioli in un racconto che si pone come un’ode all’estetica del brand: tra echi vittoriani e stampe optical di ispirazione Sixties veniamo proiettati anche in inediti scorci di ispirazione Eighties, con un omaggio al movimento di design del Gruppo Memphis, fondato nel lontano 1981. “Cosa c’è di nuovo oggi?”, questa la domanda da cui è partito Piccioli, un quesito quasi esistenziale in tempi come quelli attuali, in cui tutto sembra già stato proposto. Lo stilista giunge quindi ad una conclusione: è compito della moda riportare in auge il bello, riproponendolo in chiave sempre nuova, senza però rinunciare ad evocare un passato pregno di mirabolanti suggestioni, che risultano potenti anche oggigiorno. “Nuovo è quando vedi cose che conosci già e le unisci in modo diverso”, questo l’assunto da cui parte Piccioli per la collezione per la prossima stagione invernale. Il romanticismo intriso di echi rinascimentali cui ci aveva già abituati la coppia Piccoli-Chiuri viene qui riproposto in un tripudio di sete preziose finemente lavorate: ma occhio alle decorazioni, del tutto inedite. Accanto a stampe vittoriane si uniscono inediti cromatismi optical che strizzano l’occhio al Gruppo Memphis, celebre movimento di design protagonista sulla scena internazionale dagli anni Ottanta. Lunghi abiti con colletto bon ton dalla grazia virginale si uniscono alla grinta di stampe e grafismi audaci, declinati in caleidoscopici blocchi bicromatici, con netta prevalenza di rosso e nero e rosa e rosso. Quest’ultimo accostamento viene proposto più volte nel mix maxi dress e cappottini cocoon, per un inverno all’insegna del colore. Non mancano echi vittoriani nei lunghi abiti impreziositi da rouches e balze, anche qui caratterizzati da colletto virginale con tanto di nastrini. Arte e romanticismo si alternano in modo potente, tra silhouette monastiche e giochi di sete sovrapposte, decorate in un tripudio di artigianalità manifatturiera. Tulle e gemme impreziosiscono maxi dress dal fascino timeless, in una collezione che rielabora un’estetica evergreen, aggiungendovi suggestioni sempre nuove, in un ricercato esperimento stilistico.