In passerella da Ann Demeulemeester una ieratica dark lady, creatura misteriosa che popola la notte, tra suggestioni romantiche e tocchi dark. La collezione Autunno/Inverno 2016-2017 disegnata da Sébastien Meunier abbonda di abiti sartoriali dal piglio maschile: il classico tre pezzi rivive in una nuova veste più casual, adatta al giorno ma anche alla notte. Basic black all over arricchito sovente da tocchi argentati e metallizzati per pantaloni fluidi e lunghi abiti.
Il direttore creativo del brand belga, che quest’anno festeggia i 30 anni, riesce nell’arduo compito di rispettare il DNA di Ann Demeulemeester pur immettendovi il proprio stampo. Il gessato vede una nuova vita, tra completi rubati al guardaroba di lui e gli outfit tipici dello stile della maison. I capispalla d’ispirazione militare sono impreziositi da cuciture asimmetriche, tra gonne e lunghe tuniche dal sapore monacale. Spiccano redingote e gilet in lurex, tra flanella, lana e lurex. Drappeggi e stampe delavé impreziosiscono la silhouette, che si fa fluttuante e morbida.
Enigmatica e suggestiva la dark lady che calca la passerella, in una sorta di processione funebre, davanti ad uno schermo buio occasionalmente illuminato da lampi di luce metallica e stampe astratte. Il mood prevalente è gotico, l’atmosfera che si respira inquietante e sinistra.
Lusso decadente ed eccentrico quello che sfila sulla passerella di Dries Van Noten alla settimana della moda di Parigi 2016. Devoto a uno stile eclettico e unico, lo stilista belga si lascia ispirare da due figure di spicco del panorama culturale italiano: Gabriele d’Annunzio e l’eccentrica Marchesa Luisa Casati, con la quale ebbe una scandalosa relazione. Lui poeta dandy nell’animo e nell’aspetto, lei stravagante nobildonna che amava circondarsi di animali esotici e indossarne le pellicce.
La collezione autunno inverno 2016-17 gioca sull’ambiguità di genere e un esotismo ostentato. Smokey eyes, cascate di perle e piume, silhouette allungate insieme a faux-fur e stampe animalier ripercorrono l’ossessione per il diverso, l’estraneo, l’esotico dei primi decenni del ‘900. I completi pigiama, le vestaglie, i pantaloni maschili dalla linea fluida sono invece ispirati ai poeti decadenti e al tema, a loro tanto caro, dell’ambiguità dei sessi. Non solo d’Annunzio, ma anche Oscar Wilde e George Sand ispirano la figura del dandy moderno in cui maschile e femminile si fondono. Panciotti e tuxedo, golfini da collegiale e abiti animalier dai colori sgargianti, reinterpretati con la moderna raffinatezza della moda parigina. Definito dal New York Times “uno degli stilisti più celebrali” per le colte citazioni che affollano le sue collezioni, Dries Van Noten sorprende la Paris fashion week con uno stile ancora una volta incantevole e conturbante.
Ad oggi uno dei brand più riconoscibili della moda parigina, Chloé ha assunto ormai un’identità così chiara e precisa da rischiare di ripetersi. Ma il direttore creativo Clare Weight Keller sa bene a chi rivolgersi e come: la giovane donna francese amante di frange, pelle e avventure è l’icona del marchio da anni e continua a funzionare. La musa di questa collezione autunno inverno 2016-17 è Anne-France Dautheville, giornalista e scrittrice francese che nel 1972 attraversò il Medio Oriente in sella a una moto Guzzi 750. Da Parigi all’Iran attraversando l’Afghanistan, strizzata in tute di pelle e guidata dallo spirito avventuroso e hippie dei mitici ’70s, la giornalista è la figura perfetta per ispirare la millenials dallo spirito bohémien a cui Chloé si rivolge.
Accanto ai caftani ricamati, agli abitini svolazzanti e ai poncho sfrangiati, ormai grandi classici del marchio, sulla passerella della settimana della moda di Parigi sfilano riproduzioni esatte delle tute in pelle indossate da Anne-France Dautheville. Lo spirito romantico-hippie della maison si conferma e si rinnova in questa donna avventurosa di cui la moda parigina senza dubbio si innamorerà. Stivali camperos, cinture strette in vita e comode bisacce completano i look, ma il pezzo forte del prossimo autunno inverno è già designato: è la nuova it-bag Lexa. Una cartella-zainetto che conquisterà le fashion victim.
Visionaria e futurista la collezione Paco Rabanne, che ha sfilato oggi nell’ambito della Paris Fashion Week. Il direttore creativo Julien Dossena ha portato sulla passerella una donna bionica, quasi un’aliena, tra suggestioni high-tech e dettagli iridescenti.
Il candore di morbidi abiti dal collo alto viene stemperato dagli stivali argentati, dal mood spaziale. La pulizia e il minimal-chic di camicette vengono impreziositi da trasparenze e linee verticali. Tanto Oriente nei motivi floreali e nei tagli degli abiti, squadrati e corti. La palette cromatica, che vede prediligere nuance delicate e neutrali nelle prime uscite, si arricchisce nella seconda parte del défilé di elementi dark, con tanto nero, e spunti avanguardistici.
Mutante, robotica, la donna Paco Rabanne calca la passerella tra cappucci argentati e calzari bionici: anche il make up sfoggiato dalle modelle omaggia il fil rouge spaziale, tra rossetti fosforescenti en pendant con i colori degli outfit. Jersey, satin, lana e alluminio predominano, tra tessuti metallizzati e sperimentazioni. Suggestioni sportswear nei pantaloni oversize e nei cappucci, mentre i capispalla hanno il sapore avanguardistico di un’odissea nello spazio.
Julien Dossena, direttore creativo della maison dal 2013, si adegua alla nuova tendenza del “see now, wear now”: a partire da oggi una selezione di quattro dei look presentati durante la sfilata odierna, sarà già disponibile sia online che nel monomarca del brand di rue Cambon. “È bello soddisfare subito un desiderio”, ha dichiarato lo stilista a proposito dell’iniziativa. Per una moda immediatamente fruibile.
È il mondo della musica ad ispirare Goga Ashkenazi nella collezione Autunno/Inverno 2016-2017 che ha sfilato ieri sera a Parigi. Il direttore creativo di Vionnet, che suona il piano da quando aveva sei anni, trae spunto dal suo Steinway, per una sfilata emozionante e poetica. La musica, con l’eleganza dei suoi spartiti e l’armonia dei suoi accordi, diviene musa incontrastata di Vionnet, per una collezione ricca di pathos e sentimento.
Drappeggi che ricordano i pepli delle dee dell’antica Grecia, intarsi e imbracature conferiscono al jersey e al lurex brillante nuove leggerezze e suggestioni classiche. La sfilata di Vionnet per la prossima stagione invernale riprende gli archivi storici della maison, in particolare una collezione datata 1932: è così che, in un gioco di geometrie e ricami, passamanerie e trasparenze, sfila sulla passerella una vestale, eterea e celestiale, che cede talvolta alle lusinghe di elementi luxury, come le pellicce.
Eleganza da diva nel satin stampato e nel jersey blu cielo, che si unisce ad un impalpabile chiffon, mentre il lurex conferisce un appeal da gran soirée che non perde di vista la comodità. Gli accordi musicali vengono trasfigurati su linee e cuciture diagonali che impreziosiscono il busto attraverso giochi di alta sartoria; le note musicali si materializzano su abiti da sera e da giorno, decorati con inedite chiavi di violino e note del pentagramma, mentre i tasti del pianoforte divengono stampa inedita black & white che impreziosisce lunghi abiti da sera ma anche abiti da giorno. Pianoforti disegnati come elementi surrealisti fanno capolino da jumpsuit colorate da indossare con colli di pelliccia.
Ad aprire la Paris Fashion Week, nella giornata odierna, è stata una delle maison più antiche e prestigiose della moda francese, dagli anni Sessanta ad oggi: Courrèges. Protagonista assoluto della sfilata Autunno/Inverno 2016-2017 è stato un inedito minimalismo tecnologico dal forte impatto scenografico.
Arnaud Vaillant e Sébastien Meyer ci avevano già sorpresi lo scorso settembre con la loro prima collezione per il celebre brand francese. Oggi il duo di stilisti non si smentisce, tenendo alta la bandiera in quello che è stato il primo défilé dopo la scomparsa di André Courrèges avvenuta lo scorso gennaio (qui un tributo allo stilista).
Il brand, da sempre in prima linea nel proporre una moda avanguardistica, proiettata verso un audace futurismo, propone un interessante connubio di suggestioni Swinging Sixties, che strizzano l’occhio al glorioso passato, ed elementi tecnologici, destinati a rivoluzionare il corso stesso della moda. Sulla passerella si consuma un inedito sodalizio tra il marchio francese e Apple: sfila il cappotto high-tech, che unisce la sartorialità alla tecnologia. Per la prima volta nella storia l’high-tech diviene parte integrante della moda, con la creazione di un cappotto dal taglio sartoriale dalle linee classiche, che contiene però una rivoluzione al suo interno: l’innovativo iCoat contiene infatti una piccola batteria che può essere caricata con il carica batterie dell’iPhone. Un trucco semplice per una novità di portata storica: basterà infatti premere un pulsante perché le spalle e le tasche dei capispalla brevettati si riscalderanno immediatamente. La tecnologia diventa fashion, dalla Silicon Valley proiettata direttamente sulle passerelle di Parigi.
Il futurismo della maison si snoda attraverso la vernice, che impreziosisce le minigonne e il tipico abitino a trapezio, passepartout d’ispirazione Sixties, come i grafismi optical nei toni del bianco e nero, che riprendono il filone Mod. Il corpo è ora in primo piano, tra tute aderenti e shift dresses. Il focus è tutto in un pezzo unico che cattura l’occhio dello spettatore: la minigonna in colori fluo, i pantaloni aderenti o i cappotti. I materiali innovativi si accompagnano a una palette cromatica tecno, che vede in primo piano nuance plastiche come il rosso, il blu elettrico e il verde. Dalle giacche biker ai capispalla optical, spiccano i pantaloni trompe l’oeil, mentre cut out innovativi si aprono sui capi, con pannelli tagliati come un diamante, che impreziosiscono il busto. La collezione sarà immediatamente disponibile online nelle boutique del marchio: un approccio, questo, che strizza l’occhio alle strategie di marketing, come dichiarato da Jacques Bungert e Frédéric Torloting, che hanno acquistato il brand lo scorso in 2011. Un programma che si preannuncia vincente, come l’avvento della tecnologia nella costruzione stessa dei capi che hanno calcato la passerella. Il futuro è qui.
È stata in assoluto la sfilata più discussa e controversa della settimana della moda di Parigi. Ha monopolizzato l’attenzione dei media e ha diviso l’opinione pubblica, tra detrattori convinti ed ammiratori entusiasti. Certo è che in tempi come questi, in cui la spettacolarizzazione è divenuta un valore assoluto da perseguire con tutti i mezzi, la moda sembra essersi adattata a tale meccanismo. Purché se ne parli, sembra essere il mantra dominante; e il confine che separa l’avanguardia artistica dal mero sensazionalismo sembra divenire sempre meno netto.
Dissacrante, alternativa, ermetica, la collezione Primavera/Estate 2016 di Rick Owens è stata protagonista assoluta della fashion week parigina. C’è chi ci ha visto espliciti richiami sessuali, chi non ne ha compreso il significato e chi, semplicemente, ha deciso di godersi lo show, dalle coreografie assolutamente inedite.
Lo stilista statunitense non è nuovo ad audaci provocazioni: lo scorso gennaio fece sfilare uomini fieramente senza slip, destando scalpore, nel segno di quell’unione tra rock e concettuale che da sempre caratterizza il suo stile. Ribelle, anticonformista, Rick Owens è uno che il sistema lo combatte davvero: la sua linea stilistica è talvolta una critica neanche troppo velata nei confronti di certo fashion biz patinato. I lustrini di Los Angeles erano lontani da lui, nella sua infanzia vissuta tra tossicodipendenza e solitudine: da qui la sua moda intellettuale e scandalosa.
Si intitola “Ciclope” la collezione che sfila a Parigi per la Primavera/Estate 2016, e l’ispirazione attinge alla mitologia greca. Una sartorialità decostruita, per capi essenziali e basic. Ma quel che colpisce l’occhio, prima ancora degli outfit che sfilano in passerella, sono le “imbracature umane”: donne che indossano altre donne, per una coreografia forte e provocatoria. Le modelle sfilano a testa in giù, abbarbicate a cavalcioni le une sulle altre. Rigenerazione, solidarietà femminile, fratellanza universale e un pensiero per il grembo materno, a cui si deve la vita: questi sembrano essere i temi dominanti.
I capi sono essenziali: cappotti dalle linee sartoriali, crop tops, asimmetrie sfilano addosso a modelle che si alternano a ginnaste professioniste. La palette cromatica varia dal grigio al nude, fino al verde e all’arancione. Tra i materiali usati spiccano il nylon, la seta, il cotone e la maglia, alternata alla pelle e al jersey, per interessanti giochi di luce.
Secondo il casting director Angus Munro, Rick Owens è maestro nel raccontare storie che nessun altro vi racconterà: genio del politically uncorrect, il vestito umano sembra essergli stato ispirato da una foto di Annie Leibovitz raffigurante Leigh Bowery, eclettico rappresentante del fashion biz nonché artista concettuale. Non più donne bambole, sembra implorare Owens, ma donne forti capaci di andare oltre le rivalità, in un disegno di fratellanza universale. Il dibattito sulla controversa coreografia resta tuttavia aperto, e sono molti coloro che continuano a chiedersi se se ne sentisse realmente il bisogno.
Intellettuale, astratta e concettuale la collezione Primavera/Estate 2016 di Hussein Chalayan.
Innovazione e tecnologie all’avanguardia hanno caratterizzato il défilé dello stilista britannico di origine turco-cipriota. Messaggi subliminali e performance dal vivo per una collezione nel pieno segno della tradizione Chalayan.
Appena nominato direttore creativo della linea demi-couture di Vionnet, il designer resta fedele al suo stile, ermetico, altamente concettuale e politicamente orientato, che ora trae nuova vita dall’apporto della tecnologia.
Lunghezze midi su capi dall’appeal sartoriale, per tagli asimmetrici, decostruzioni e drappeggi su stampe astratte figurative: la palette cromatica è tenue, si va dal rosa chiaro al verde, al giallo, fino ai toni del blu notte e del marrone. Una moda intellettuale quella di Chalayan, e anche socialmente utile, che si unisce ad una sartorialità delicata.
A metà sfilata il colpo di scena: due modelle in piedi su un podio al centro della passerella vengono inondate d’acqua: quella inaspettata doccia svela sotto i cappottini sottili come carta, dei preziosi abiti da cocktail impreziositi di intarsi e cristalli. Citazioni della sfilata moda uomo P/E 2016 dedicata a Cuba si alternano alla collezione femminile. Lo stilista sembra voler sottolineare il carattere talvolta troppo effimero della moda: la sua sfilata si pone ancora una volta come uno dei momenti più interessanti della settimana della moda di Parigi, per suggestioni impegnate e mai banali.
Una sfilata-evento quella di Iris van Herpen, nell’ambito della settimana della moda parigina. Scenografia 3D, suggestioni cibernetiche e una performance dal vivo con l’attrice di Game of ThronesGwendoline Christie come protagonista.
La Primavera/Estate 2016 firmata Iris van Herpen si apre nel segno della tecnologia: un connubio interessante mixa un live show di grande impatto scenografico alla moda per la prossima stagione primaverile.
Suggestiva ed altamente evocativa la passerella: su una piattaforma circolare giace in un sonno profondo la star de Il trono di Spade, mentre braccia robotiche in 3D la vestono, tessendo sul suo corpo un abito circolare dalle intricate geometrie. Il défilé è intitolato Quaquaversal: un nome altisonante, che rende onore alle stampe 3D, che si stagliano su tutte le direzioni.
Proprio come le radici degli alberi che a volte diventano dei ponti, come in India: questa, l’ispirazione alla base della sfilata. Una collezione ispirata alle piante e agli altri organismi viventi capaci di creare architetture, come le intricate trame che i capi che si alternano sulla passerella tessono sul corpo delle modelle.
Pioniera della tecnologia, Iris van Herpen fa interpretare la sua collezione alla Brienne of Tarth di Game of Thrones: i robot che vestono in diretta la diva sono coperti da un materiale particolare e vengono mossi attraverso dei magneti ideati dal designer Jólan van der Wiel, che ha precedentemente collaborato con Iris Van Herpen nella creazione di capi e scarpe usando la medesima tecnica.
Protagonista assoluto della collezione è il pizzo, declinato in chiave 2.0. Pizzo trasparente con decorazioni di cristalli, delicato come gocce di pioggia, si erge su tuniche senza maniche con cut-out in vista, da indossare sopra gonne plissettate in un argento quasi fiabesco. Diversi tipi di pizzo sono stati usati per creare i capi: un materiale proveniente da Calais ed un tipo di pelle cosparsa da decorazioni in ceramica, firmata Swarovski.
La palette cromatica indugia sui toni del bianco, tra cui il nude, il grigio, l’argento e i toni del nero. Un mood spaziale per suggestioni futuriste che hanno caratterizzato il défilé. Un connubio riuscito per la designer olandese, non nuova ad eventi di questo genere. Le stampe 3D vengono realizzate con l’ausilio della tecnologia, per capi in cui prevale la tecnica di taglio al laser. Capi in un pizzo argentato che ricorda il lattice e gonne che ondeggiano ad ogni gradino: infine, le scarpe, ankle boots platform realizzate in collaborazione con Finsk. Si chiamano Airborne, e danno l’illusione ottica di donne sospese nell’aria: la passerella è pervasa da un senso di mistero e magia, per un mood surreale che ci svela le meraviglie e il potenziale della tecnologia.
La collezione Louis Vuitton Primavera/Estate 2016 è un’esplosione di hi-tech. La celebre maison francese si apre al digitale e vede sfilare in passerella un’eroina dei manga: sembra uscita direttamente dal videogioco cult degli adolescenti, “Mine Craft”, la guerriera futuristica che calca la passerella tra luci cibernetiche, giochi di neon e maxischermi.
Alla Fondazione Louis Vuitton la mirabile scenografia firmata Es Devlin, pluripremiata set designer britannica, ricorda le atmosfere di Matrix: una realtà fantascientifica viene ricreata sulla passerella, che accoglie principesse degli anime dai lunghi capelli rosa e dai diademi cibernetici. L’hi-tech si mixa al monogramma tipico della maison, per una collezione dalle suggestioni cyber-punk.
La pelle è protagonista, per top, minicappe, gilet: il monogramma della maison diviene must-have incontrastato, per nuove rivisitazioni futuriste.
Stratificazioni e stampe optical, il Giappone e Internet regnano nella collezione di Nicolas Ghesquière, che ha più volte sottolineato come la frontiera del digitale sia ormai una realtà consolidata entrata di diritto a far parte della nostra quotidianità. Bermuda e pantaloni, collier tribali e pelle declinata in chiave manga, tra chiodi rosa e tute, per una donna bionica.
La tecnologia è il fil-rouge della sfilata, a partire dalla colonna sonora, firmata Daft Punk e presa in prestito dal film “Tron Legacy”. Il logo LV ora è borchiato e digitalizzato, mixato ad altre fantasie, per inedite stampe patchwork, in un mood alla Blade Runner: tra 3D all over ed accessori che ricordano i meteoriti, con Louis Vuitton entriamo nel futuro della moda.
Contrasto è la parola d’ordine che caratterizza la collezione Primavera/Estate 2016 di Miu Miu: Miuccia Prada si rivolge ad una donna dalla personalità forte e dallo spirito anticonvenzionale, che attinge a piene mani dal guardaroba maschile, per un mood quasi transgender.
Quasi timorosa della propria femminilità, o forse costretta dal mondo di oggi a celarla, la donna Miu Miu si districa tra un mood boyish e una sfrontata anima muliebre: perché essere donne a volte può essere la parte più difficile del gioco.
Poli opposti sfilano al Palais D’Iéna, per una donna dall’anima duplice: leziosità e dolcezza nelle sottovesti orlate di bordi frou frou che fanno capolino da austeri capispalla sartoriali dal taglio maschile o da polo rubate all’armadio di lui.
Sotto una corazza da signorina Rottermeier, la donna che sfila da Miu Miu nasconde un candore infantile, che viene fuori nei dettagli, come il cerchietto indossato da tutte le modelle.
Suggestioni retrò nelle camicette e nel tweed di gonne midi da segretaria, che sembrano indugiare un po’ nella linea a sirena; ma laddove l’anima femminile sembra voler avere la meglio, arrivano la polo maschile e il cappotto oversize dal taglio rigorosamente sartoriale, a bilanciare gli equilibri.
Una dicotomia che diviene il fil rouge dell’intera sfilata: lo styling è forte e ricco, come nelle sottovesti da indossare sopra la camicia. La lingerie diventa protagonista, per audaci trasparenze che in realtà svelano solo l’outfit che si nasconde sotto. Stampe forti, in linea col mood strong, a partire dalle labbra rosso vinaccia.
Stole dai colori fluo impreziosiscono austere giacche, il rigore si stempera nello chiffon delle camicie da notte fluttuanti indossate come grembiuli sopra i capi. Quasi una schizofrenia, il maschile e il femminile si rincorrono costantemente, tra grintose biker jacket che svelano inediti ricami, stampe metallizzate e argentate e dettagli in vernice su capi rigorosi.
Le scarpe flat un attimo dopo divengono sfiziose francesine dal tacco platform. La palette cromatica non teme di osare e unisce un pied-de-poule viola al verde smeraldo di dettagli che non stonano affatto. Largo a pullover a rombi, pantaloni a sigaretta dai dettagli fluo, giacche oversize e dettagli sporty-chic.