Volge al termine l’era Obama che si conclude con una cerimonia d’addio alla Casa Bianca.
Gli americani s’apprestano a salutare il primo presidente di colore in attesa di un ufficiale passaggio di consegne che vedrà l’insediamento del nuovo presidente Donald Trump.
Nel frattempo si è tenuto alla Casa Bianca il party per dire addio a Obama, party al quale sono stati invitati diversi attori, cantanti, vip, divi dello spettacolo e del settore dell’editoria.
Se l’invito di Obama non può esser rifiutato, declinare l’invito di Trump sembra essere diventato di tendenza.
Questa cerimonia d’insediamento non s’ha da fare, forse, vista la scarsa partecipazione di ospiti e la fatica del nuovo presidente nel trovarne altri disposti ad esibirsi.
Secondo alcune indiscrezioni pare che Trump, vedendosi senza soluzioni immediate, abbia affidato l’esecuzione dell’inno americano a una (quasi) sconosciuta adolescente di nome Jackie Evancho.
Celebri i nomi dei vip che hanno detto “no” al nuovo presidente, basti pensare ad artisti del calibro di Andrea Bocelli, Céline Dion e Elton John.
Mentre Trump è alla ricerca di inviti da stampare, tavoli da imbandire e musica da scegliere, Obama stila e compila la lista degli ospiti alla sua cerimonia d’addio.
Tra gli artisti ipotizzati hanno partecipato il cantante Usher, l’attore Samuel L. Jackson, la presentatrice Oprah Winfrey, l’attore Bradley Cooper, la popstar Beyoncé con il marito Jay Z, Stevie Wonder, George Lucas, J.J. Abrams.
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Come ha vinto Trump?
Secondo il NYT, fra i maschi il 41% ha votato per Clinton, il 53% per Trump; il 54% delle donne ha scelto Clinton, il 42% Trump.
Gli elettori maschi – bianchi hanno premiato Trump, che ha guadagnato anche voti che precedentemente erano andati a Obama tra l’elettorato nero, ispanico e asiatico.
La parte di elettorato bianco che ha votato Trump è quella meno istruita e che in passato aveva sostenuto Obama
Un’altra chiave di lettura riguarda il cosiddetto fattore generazionale.
Trump ha conquistato parte dell’elettorato giovane ed ha successo nella fascia di età 45 – 64, che testimonia come il messaggio del candidato repubblicano abbia convinto una parte di elettorato “tradizionalmente orientata” a recarsi alle urne.
Le analisi del NYTe della Cnn mostrano poi come Trump abbia sfondato fra le persone con un reddito inferiore a 50mila dollari annui (rispetto a Romney) e ha comunque ottenuto percentuali più basse di quelle di Clinton:
La differenza fra Hillary Clinton e Donald Trump tuttavia è meno ampia di quanto si possa credere.
E questo riporta alla sua unicità il sistema elettorale presidenziale americano.
In assoluto il risultato di 290 delegati per Trump contro i 232 per Clinton lascerebbe pensare ad un trionfo netto.
In realtà questo saldo è determinato dai cosiddetti “key races”, ovvero le “battaglie” negli stati incerti, che contemporaneamente assegnano un discreto numero di “grandi elettori”.
Se la Clinton vince in termini di “numero di voti” ovvero di preferenze, il divario con Trump si misura in ultima analisi in appena otto stati, e tra questi appena tre assumono una dimensione determinante.
In tutti gli otto stati la partita è stata chiusa in meno di 400mila voti.
in Florida, dove Trump vince per 120mila voti
in Arizona, dove Trump vince per 86mila voti
in Colorado, dove Clinton vince per 51mila voti
in Michigan, dove Trump vince per 12mila voti
in Nevada, dove Clinton vince per 26mila voti
in New Hampshire, dove Clinton vince per mille voti
in Pennsylvania, dove Trump vince per 78mila voti
in Wisconsin, dove Trump vince per 27mila voti
Trump vince in quegli stessi Stati che quattro anni fa avevano dato la vittoria a Obama.
E giova vederli in parallelo con il relativo apprezzamento di voti
FLORIDA
Obama 2012: 4,235,270
Romney 2012: 4,162,081
Clinton 2016: 4,485,745
Trump 2016: 4,605,515
PENNSYLVANIA
Obama 2012: 2,907,448
Romney 2012: 2,619,583
Clinton 2016: 2,844,705
Trump 2016: 2,912,941
OHIO
Obama 2012: 2,697,260
Romney 2012: 2,593,779
Clinton 2016: 2,317,001
Trump 2016: 2,771,984