La prima sfilata di Dior senza Raf Simons mostra il volto di una maison forte, che apparentemente non risente del fulmineo abbandono del direttore creativo belga.
Si, solo in apparenza, perché sembra chiaro come il team creativo capeggiato da Lucie Meier e Serge Ruffieux si sia ispirato all’ultima collezione presentata dal designer, riproponendo le sovrapposizioni asimmetriche dei capi e, in linea generale, alla linea stessa degli abiti.
Avendo avuto abbastanza tempo per ricompattare il gruppo di lavoro, la collezione Haute Couture estate 2016 Christian Dior appare dunque un continuum del progetto di Simons, rielaborata in chiave più moderna e audace. L’atteso cambio di rotta stilistico non è stato concretizzato, forse rimandato.
Il défilé, presentato al centro del Musée Rodin in una scenografia composta da giochi di specchi è giovane e porta il peso di una tradizione stilistica davvero onerosa.
La collezione è dedicata alla donna parigina dei nostri giorni, elegantemente naturale, sicura di sé, moderna.
Si parte dalla classica giacca Bar rivisitata nei volumi, rendendola attuale; portata chiusa o aperta, color cammello o semplicemente nera. Si veste di mughetti in3D. Ha una fisionomia couture, ma può essere indossata anche abbinata ad un semplice jeans. È la trasformazione della maison Dior, sempre più vicina al prêt-à-porter.
La superstizione di Monsieur Dior aleggia sui charm indossati su collane o molto semplicemente ricamati sugli abiti e, l’animalier tema tanto caro al couturier, viene dosato in piccole dosi come per omaggiare il ricordo del fondatore della maison.
Una spallina “scivolata” rende audace un abito dai volumi over con sexy scollo oblò sul dietro.
Le reti metalliche (già viste nella passata collezione autunno/inverno 15-16) vestono i seni nudi delle modelle e le ruches movimentano linee affusolate. Infine, Un vedo non vedo osé ci regala una diva anni venti esageratamente hot.