Titanic – Una mostra sotto il livello dell’oceano

Affascinante è l’impressione di trovarsi in un luogo a cui non si è mai appartenuti e, al contempo, essere spinti dalla curiosità morbosa di calarsi in un’altra epoca e vivere una storia. 

La mostra Titanic: An Immersive Voyage, fa da cantastorie a una delle tragedie più leggendarie del ventesimo secolo. L’Exhibition Hub Art Center di Milano, a Scalo Farini, ha svelato agli spettatori aneddoti e segreti in una accurata e quanto mai ricca esibizione sulla grande vicenda del Titanic.
Grazie a un’eccezionale esperienza multimediale immersiva si viene teletrasportati in un viaggio nel Novecento, la cui percezione così autentica è quella di trovarsi fisicamente a bordo del transatlantico tra i più grandi al mondo, “l’inaffondabile”.

Il percorso si divide in 13 sale raffiguranti il dualismo tra la celebre pellicola di James Cameron del 1997, e l’effettivo Grand Hotel galleggiante concepito al tempo come un miracolo di meccanica, lusso e tecnologia

Una volta ottenuto il biglietto d’imbarco (lo stesso di allora e provvisto di un personale identikit da scoprire), le porte della mostra si aprono sulla ricostruzione scenica più romantica tratta dal film, la prua dove Jack e Rose si scambiano il loro primo bacio. Molto gettonata per fotografie, la sala è inoltre allestita con una collezione memorabile di alcuni accessori e oggetti di scena autentici e riproduzioni riconoscibili, come l’incredibile Cuore dell’oceano (gioiello indossato dalla protagonista Rose, interpretata da Kate Winslet). Da qui in poi ci si prepara a un’escursione entusiasmante all’insegna di una storia piena di grandi promesse e grandi speranze verso il futuro.


La traversata continua ripercorrendo le orme lasciate dal tempo, il prima e dopo la tragica collisione avvenuta nell’oceano Atlantico la notte fra il 14 e il 15 aprile del 1912. Osserviamo passo passo i documenti della sua costruzione, e notiamo che il titanico transatlantico salpò con le dispense piene per ogni classe e ogni occasione (nella lista uova e latte in quantità); una serie di oggetti appartenuti all’equipaggio tra cui il cappello del capitano e uniformi e accessori dei marinai; delle planimetrie digitali degli spazi e degli ingranaggi utilizzati, insieme agli strumenti di lavoro originali e un modellino in scala dell’imbarcazione.

In uno spazio dedicato, con enormi schermi animati, un video racconta l’impatto dell’iceberg con il Titanic all’ora esatta della collisione. Scopriamo la curiosa ipotesi di una “nascita gemellare”, in quanto l’iceberg si sarebbe staccato dalla banchisa nello stesso anno in cui è stato firmato il contratto per la costruzione della nave. Il blocco di ghiaccio sarebbe andato alla deriva lungo l’Atlantico per i successivi cinque anni, mentre il transatlantico prendeva forma sugli scali di Belfast: le due masse avrebbero vissuto vita propria sino al loro tragico scontro.

Oltrepassando una scaletta d’imbarco si arriva nella sala dove la tragedia ha avuto inizio. Fra gli stupefacenti reperti in mostra recuperati dalla nave di lusso e dalle sue due navi gemelle (l’Olympic e il Britannic), ci troviamo di fronte a una collezione di 300 oggetti d’uso comune provenienti da alcune fra le più note collezioni del mondo volute dalla White Star Line per il suo RMS Titanic. Magnifici sono i ritrovamenti di porcellane autentiche, argenti per la prima classe e acciaio per la seconda classe. Per ognuna di queste segue uno schermo digitale con ricostruzioni delle sale da pranzo (diverse per ogni classe) e l’esclusiva sala fumatori riservata solo agli uomini, che fungeva anche da locale notturno, una sorta di gentleman’s club. Superando le camere da letto arriviamo alla parte più opulenta della nave: lo scalone centrale, unica zona mai fotografata nella realtà. Un progetto di maestria artigianale decorato con angeli ispirati alla reggia di Versailles che attraversava sei ponti, tra cui quello delle scialuppe. L’assurdità è che il Titanic era equipaggiato con scialuppe sufficienti per passeggeri ed equipaggio, anche se passate in secondo piano perchè considerato inaffondabile data la struttura a compartimenti stagni, ma che non vennero utilizzate nel totale perchè alcuni passeggeri, all’allarme, preferirono vivere le ultime ora giocando a carte, bevendo o passando momenti insieme ad amici e parenti

L’affascinante tour si conclude con un’esperienza virtuale davvero realistica e ricca di proiezioni e riproduzioni in 3D (con l’uso di visori per la realtà virtuale), tramite cui riviviamo in prima persona gli ultimi attimi di vita del Titanic da una scialuppa di salvataggio, per poi immergerci a bordo di un sommergibile e scoprire il relitto dell’inaffondabile così come viene mostrato oggi sul fondo dell’oceano. 

Con la mostra Titanic: An Immersive Voyage è possibile ricostruire un universo che da oltre 112 anni giace a quasi quattromila metri di profondità. Un’esposizione che ha scelto l’Italia per debuttare in Europa, e la cui tragica fama ha scosso l’animo di tante persone in tutto il mondo e che ancora oggi fa discutere.

La storia del Titanic, ormai indimenticabile, sarà ricordata come una terribile fatalità e non certo come un incidente meccanico o un errore di progettazione. Vivere l’esperienza da protagonisti — come attori e non più spettatori —  ci permette di ricordare con commozione un grande sogno trasformatosi purtroppo in tragedia.

MARIO SCHIFANO. COMPAGNI IN UN’OASI SOTTO IL CIELO STELLATO

Un vero atto di mecenatismo come non si vedevano ai tempi della Guggenheim, la mostra “Mario Schifano. Compagni in un’oasi sotto il cielo stellato”, è il vero regalo che dovreste farvi in questa quanto mai caotica Milano Design Week, uno spazio surreale dove per la prima volta in assoluto, avrete l’occasione unica di vedere le opere mai fotografate e mai esposte prima, del grande artista Mario Schifano.

La location, un ex convento ristrutturato e oggi adibito a spazio multifunzionale, head quarter di Hopafin S.P.A., società specializzata in rent luxury appartment, è aperta al pubblico fino al 19 maggio 2024 ed ospita ben venti tele realizzate dal maestro della Pop Art negli anni Sessanta.
“Inevitabile viaggio a Marrakesh” – “Compagni” (bacio), del 1968 – Oasi (o Palme) – e 8 incredibili tele “Tutte stelle”  del 1967 – che furono le pareti della stanza di Patrizia Ruspoli, principessa la cui dimora romana fu dipinta da Mario Schifano con stelle realizzate a stencil spray.

La mostra è forse un evento che non si ripeterà mai più nella storia, una chicca dal cogliere al volo per poter rivivere il percorso artistico e il pensiero di Mario Schifano, che fu il primo vero sperimentatore delle tecniche pittoriche; opere provenienti da collezioni private e proprietà di Roseto, vi faranno viaggiare nei luoghi deserti in cui Schifano riproduceva le famose palme. Di ogni dimensioni e colore, le palme forse sono il ricordo lontano delle radici d’infanzia, quelle libiche della nascita, zone di luce e d’ombra attaccate all’artista come una sorta di nostalgia, la dolce-amara melanconia che cercò di scacciare con le cattive abitudini. Ma lo sanno bene le nature saturnine, che è in questi anfratti che si sveglia la coscienza e l’intuizione, lì dove il dolore non passa.

Di rosso e nero laccata, l’opera “Compagni Compagni” cattura magneticamente l’attenzione; qui c’è tutto il pensiero politico di Schifano e la cronaca del suo tempo, una tela coperta da una lastra di plexiglass che riflette il paesaggio circostante (una scelta voluta?).

Non c’è mai in me il desiderio di ricreare la realtà, le cose sono tutte diverse tra loro ed io voglio rappresentarle nella loro diversità; la mia maniera è guardare.”

In questa affermazione, Schifano ci accompagna alla visione di una realtà personale e personalizzata, il nostro sguardo all’interno della mostra converge nell’esperienza che abbiamo dell’arte e nella conoscenza della vita dell’artista ma, se rispettiamo il suo concetto di “reale”, allora, forse, avremo la possibilità di viaggiare in quei luoghi che egli stesso ha voluto immortalare per donarceli. E allora una palma non sarà una semplice palma, ma una fotografia di Marrakesh che lo ha fatto innamorare. E il gesto di una bomboletta spray non sarà un semplice schizzo istintivo, ma la padronanza della tecnica che viene semplificata e modernizzata dal presente, un presente che Mario Schifano viveva come fosse l’ultimo presente, assorbendone tutta l’energia e la vitalità.

Mario Schifano. Compagni in un’oasi sotto il cielo stellato” è una mostra promossa da Roseto e Harves, nuova società specializzata nell’intermediazione di proprietà di pregio del segmento luxury real estate sostenuta da Hopafin, holding leader in Italia e una delle più importanti in Europa a governo di un gruppo con core business nel settore immobiliare e creditizio.

Curata da Monica De Bei Schifano e Marco Meneguzzo, e organizzata da Art Relation di Milo Goj, società leader nella consulenza per il mondo dell’arte, in collaborazione con l’Archivio Mario Schifano, la mostra ripercorre temi importantissimi della narrazione d’artista, dal periodo musicale psichedelico (è nel 1966-67 in collaborazione con Ettore Rosboch che Schifano forma la band “Le stelle di Mario Schifano”) ai movimenti della contestazione politica.

La mostra riguarda un periodo breve e intenso di Schifano, che lo vedeva da un lato impegnato a vivere, a condividere e a registrare in pittura i cambiamenti nel costume – a partire dalla conquistata libertà nelle relazioni e dalla liberazione sessuale” afferma il curatore della mostra, Marco Meneguzzo. “Inoltre costituisce un unicum e una prospettiva assolutamente nuova nella pur vastissima serie di mostre su di lui. In mostra sono esposte opere di grandi dimensioni, realizzate appositamente per personaggi che come lui stavano vivendo le stesse sensazioni, e mai più esposti da allora, come la stanza “Tutte stelle” – dal pavimento al soffitto un ambiente psichedelico – realizzato per Patrizia Ruspoli”.

Siamo orgogliosi di ospitare questa mostra nel nostro spazio, un ex convento, gioiello nascosto nel cuore di Milano. chiostro diventato oggi uno spazio privilegiato per sviluppare connessioni tra l’universo artistico e il contesto cittadino – afferma Andrea Pasquali, Amministratore Delegato di Hopafin S.P.A.

E la sensazione che vi porterete addosso, dopo la visita alla mostra, è di leggerezza autentica, un riassunto di tutta la sua vita, dagli incontri al Caffè Rosati di Roma, con gli altri Fellini, Moravia e Pasolini, ci si ritrova l’eco di quelle conversazioni; dai colori della Factory di New York, si sente il profumo della psichedelia e tutto quell’apparente caos della sperimentazione ossessiva e assetata che l’immensa e numerosa produzione artistica può confermare.

Mario Schifano. Compagni in un’oasi sotto il cielo stellato” è forse quella cuspide di civiltà che gli affamati d’arte e di vita come noi aspettavano.

MARIO SCHIFANO. COMPAGNI IN UN’OASI SOTTO IL CIELO STELLATO
DATE: 17 aprile – 19 maggio 2024
LUOGO: SPAZIO ROSETO, corso Garibaldi 95, Milano
Dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 19.00

Genio e anticonformismo: Balthus in scena alle Scuderie del Quirinale

Geniale, aspro, accademico e anticonformista allo stesso tempo, inclassificabile, questi alcuni degli aggettivi che possiamo usare per tentare di definire un artista come Balthus, che a 15 anni dalla sua scomparsa, in una mostra di enorme spessore per quantità di opere e del racconto attraverso le stesse, lo celebra in una mostra dislocata fra due location, le Scuderie del Quirinale e Villa Medici a Roma.
L’esibizione, visitabile fino al 31 gennaio e curata dall’illustre storica dell’arte Cécile Debray, ci regala una retrospettiva necessaria e ricchissima del pittore di origine polacca, la cui arte fu profondamente influenzata anche dall’arte italiana, in particolare quella rinascimentale ma anche dal periodo delle avanguardie in cui Balthus maturò.

Le chat de la Méditerranée (1949)
Le chat de la Méditerranée (1949)


Presso le Scuderie del Quirinale la mostra ci regala quasi 150 opere d’arte, disegni, fotografie, provenienti dai più importanti musei del mondo e da collezioni private. Dal MoMa di New York infatti, arriva il primo grande capolavoro riconosciuto da pubblico e critica, La Rue (La via), dipinto risalente al 1933, nel quale si intravedono chiarezza compositiva e capacità narrativa, ma anche una rappresentazione incisiva delle figure dipinte, tipiche dell’arte moderna.

L’arte di Balthus è di fatto inclassificabile, indefinibile, perché ora tendente all’accademismo classico, ora proiettata verso una chiave metafisica, surrealista, avanguardista. Già negli anni 30’ il critico Antonin Artaud definì la sua pittura come “una rivoluzione incontestabilmente rivolta contro il surrealismo, ma anche contro l’accademismo in tutte le sue forme. La pittura rivoluzionaria di Balthus riscopre una sorte di misteriosa tradizione”.

paesaggio balthus
paesaggio balthus


Il percorso espositivo, ampio e organizzato in modo cronologico, si sviluppa attorno a delle tematiche quali l’eredità rinascimentale, l’infanzia, l’influenza letterarie ove ritroviamo splendide rappresentazioni, disegni, e bozzetti ispirati a “Cime Tempestose” di Emily Bronte o a “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll. Non mancano poi dipinti che sembrano quasi essere precursori dello stile cubista, come ad esempio il dipinto “Grande paesaggio con l’albero” (1960), realizzato durante il suo periodo a Chassy, che fu prolifico e momento di ampie sperimentazioni.

L’universo balthusiano davvero ricco e ampio, ci porta dipinto dopo dipinto a ripercorrere in un’unica esposizione, stili e filoni diversi, dal surrealismo, al classicismo, dal cubismo al pointillisme, dal metafisico al ritorno alla tradizione. Un ‘esposizione e un’esperienza unica, eclettica, imperdibile, che cerca di ripercorre e definire il discorso pittorico di un autore che ha pochi termini di paragone nel panorama dell’arte moderna.