Si chiama “Women: New Portraits” la mostra itinerante della fotografa americana Annie Leibovitz dedicata completamente ai ritratti femminili.
Fabbrica Orobia 15, dal 9 settembre al 2 ottobre 2016 ospita 37 nuove opere (più gli scatti appartenenti alle passate edizioni) che vedono protagonisti volti celebri come l’atleta Serena Williams, Caitlyn Jenner, Adele e Anna Wintour (solo per citarne alcune). Ritratti che esprimono la forte personalità di ogni modella che ha posato di fronte all’obiettivo della fotografa.
Il progetto commissionato da UBS è un continuo work in progress perché, come dichiarato dalla stessa Leibovitz, sarebbe sua intenzione ampliare la collezione di immagini inserendo un ritratto di Illary Clinton, secondo il suo pensiero, prossima Presidente degli Stati Uniti d’America.
“Women: New Portraits” si lega alla volontà di UBS di promuovere l’arte contemporanea nel nostro Paese.
9 Settembre – 2 Ottobre
Ingresso alla mostra gratuito
Non è richiesto il biglietto
Orari di apertura della mostra
Lunedi – Domenica, 10:00 – 18:00
(ultimo ingresso alle 17:00)
Venerdì fino alle 20:00
(ultimo ingresso alle 19:00)
Dal 20 settembre al 23 ottobre 2016 a Palazzo Reale di Milano si terrà la mostra “Ho visto un re“: un incontro superbo fra quattro arti elitarie come il teatro, moda, arte e musica che vede partorire un progetto intriso di svariate contaminazioni.
Grazie ad Alcantara® nove artisti internazionali (Maurizio Anzeri, Arthur Arbesser, Paola Besana, Gentucca Bini, Matthew Herbert, Taisuke Koyama, Francesco Simeti e Adrian Wong & Shane Aspegren) interpreteranno l’Appartamento del Principe di Palazzo Reale.
Ogni visione artistica (chiaramente diversa per stile e interpretazione) dovrà legarsi per creare una narrazione coerente; per tal motivo spetterà a Massimo Torrigiani e Davide Quadrio (curatori della mostra) sviluppare un percorso logico.
Andrea Boragno, Presidente e Amministratore delegato di Alcantara® ha così commentato la partecipazione dell’azienda in questa esemplare esposizione: “Siamo soddisfatti di questa nuova collaborazione con Palazzo Reale. Questo progetto esplicita e ribadisce la nostra identità di impresa e la nostra volontà di sostenere la cultura attraverso una serie di commissioni. Alcantara è un materiale unico e la mostra ci permetterà di mettere in luce la sua incredibile versatilità all’interno di un processo di ricerca creativa, dimostrando come un gioco di variazioni sul tema possa trasformarsi in una sfida dalle soluzioni imprevedibili”.
La mostra, tratta dal celebre brano “Ho visto un re” del cantautore Enzo Jannacci, si pone lo scopo di raccontare ironicamente uno spaccato della nostra società al comando dei potenti.
Sovrana storica ed incontrastata icona di stile, Elisabetta II ha da poco spento 90 candeline (qui un pezzo sull’importante compleanno festeggiato lo scorso aprile). Ora ad essere celebrato è anche il suo stile, con tre grandi esposizioni del suo guardaroba reale. I mitici cappellini, i cappotti bon ton ma anche gli abiti indossati nelle occasioni ufficiali e nelle serate mondane: “Fashioning a Reign: 90 Years of Style from The Queen’s Wardrobe” è un evento a dir poco esclusivo. La più grande mostra mai realizzata sul guardaroba di Sua Maestà è stata inaugurata ad Edimburgo lo scorso 21 aprile (compleanno della sovrana), per poi far tappa a Londra e concludersi a Windsor.
La moda secondo Her Majesty: in mostra ben 150 vestiti indossati dalla regina nel corso del suo lungo regno, dal sontuoso abito indossato nel giorno dell’incoronazione ed immortalato da Cecil Beaton in foto storiche fino al celebre vestito da sposa. Un’occasione unica in cui appassionati di storia del costume e amanti della moda possono avvicinarsi allo stile di Elisabetta II attraverso tre mostre esclusive. La curatrice della Royal Collection, Caroline de Guitaut, commenta così l’evento: «In tutto 150 abiti, la più vasta esposizione del guardaroba della sovrana mai allestita». Uno stile evergreen, quello di Elisabetta II: «La regina trascende la moda: fa sì che i suoi abiti riflettano la moda, senza seguirla».
Una full immersion nello stile personalissimo della sovrana più longeva del Regno Unito, in un excursus degno di nota: ognuna delle tappe, che non a caso vengono esposte nelle tre residenze ufficiali della monarca inglese, è dedicata a tre aspetti diversi dello stile della Regina. Ad Holyrood Palace sono stati infatti esposti gli abiti dell’infanzia e della gioventù fino all’incoronazione; a Buckingham Palace si potranno ammirare i preziosi outfit indossati dalla Regina durante gli eventi ufficiali e infine nel castello di Windsor saranno esposte le mise informali sfoggiate da Elisabetta. Molti dei vestiti in esposizione sono stati realizzati da couturier come Norman Hartnell, Hardy Amies e Ian Thomas, fino ad Angela Kelly.
Uno stile personalissimo e spesso assai lontano dai fashion trends, quello di Elisabetta II. La regina, pur non seguendo la moda, è riuscita a fare lei stessa moda, dettando spesso tendenza, a partire dagli ormai celebri cappellini, cifra stilistica del suo guardaroba. Nelle tre mostre che ne celebrano lo stile non mancano i capi più iconici, dal vestitino in pizzo indossato dalla piccola Elisabetta nel giorno del battesimo, nel 1926, fino al sontuoso abito indossato nel giorno dell’ascesa al trono, nel giugno 1953: per l’occasione fu Norman Hartnell, suo stilista prediletto, a disegnare per lei un abito in duchesse di seta color avorio, impreziosito da decorazioni di fili d’oro e d’argento raffiguranti i simboli dell’Impero britannico e della Corona. Nascosto tra le sete della gonna un piccolo quadrifoglio portafortuna. Hartnell aveva già disegnato l’abito da sposa di Elisabetta II nel lontano 1947.
SFOGLIA LA GALLERY:
Summer opening dresses
C’è l’intera storia del Regno di Elisabetta, iniziato alla morte del padre, Giorgio VI, nel 1952, ma anche la storia del costume, con i suoi cambiamenti, dalle proporzioni Fifties alle stampe anni Settanta fino alle spalline tipiche degli anni Ottanta. Una sezione della mostra è dedicata gli immancabili cappellini, declinati in ogni colore e forma. Un’altra sezione riguarda invece le 267 visite ufficiali all’estero: Elisabetta II ha visitato ben 116 Paesi diversi, cercando di scegliere il capo giusto nel rispetto delle tradizioni locali. Ogni abito della mostra è accompagnato da una gigantografia della Regina, immortalata mentre indossa quello stesso outfit.
“Fashioning a Reign: 90 years of style from the Queen’s wardrobe” ha aperto i battenti lo scorso 23 luglio e sarà aperta fino al 2 ottobre 2016 a Buckingham Palace, Londra (questo il sito ufficiale della mostra: www.royalcollection.org.uk).
“The Artisans of Dreams” è l’esposizione di maison Fendi che racconta la storia della casa di moda fondata a Roma, nel 1925, da Edoardo Fendi e Adele Casagrande.
Novanta anni di successi, uniti alla tradizione ed al savoir-faire. Nove sale (Roma, Prelude, Labyrinth, Obsession, Library, Essentials, Craftsmanship, Experience e Dream), all’interno del Palazzo della Civiltà a Roma, ospitano cimeli di straordinaria valenza storica.
Sono le pellicce, le vere protagoniste della mostra, capi lussuosi portati alla ribalta dall’incomparabile estro creativo di Karl Lagerfeld, direttore creativo della linea dal 1946.
Una storia lunga quasi un secolo, viene raccontata dal video”Fendi: Hands make Beauty” che documenta le attività nei laboratori, mostrando le abilità lavorative degli artigiani che a loro volta illustrano tutte le fasi di lavorazione di un capo in pelliccia.
La mostra, sarà visitabile entro il 29 ottobre 2016, dal lunedì al sabato dalle 10,00 alle 20,00.
“Gli anni’70, sono stati fondamentali. La guerra del Vietnam aveva dato una coscienza e una partecipazione attiva alla politica. Amavo la musica di Presley, la forza che sempre mi ha dato James Brown: vedevo e rivedevo Badlands di Terence Malick; forte è stata l’influenza di Marlon Brando, di John Ford, di Scorsese, degli scrittori prediletti come Flannery O’Connor del profondo sud. Di James M. Cain, Jim Thompson, E. Allen Ginsberg, che iniziai a leggere solo dopo che aveva paragonato alcune mie canzoni ai suoi pensieri.”
Gli anni settanta, sono il decennio che decretano Bruce Springsteen, il boss del rock, con centinaia di concerti sold out tra Filadelfia e Phoenix. Un successo forse inaspettato per un giovane uomo di Long Branch nella Contea di Monmouth, nel New Jersey.
La fama esplode solo dopo diversi tentativi di rivalsa con gli Steel Mill, gruppo musicale di cui era il frontman. Ed è proprio in questa stagione della sua vita, che il fotografo Frank Stefanko, nel 1978, inzia ad immortalarlo nei suoi scatti; immagini, che oggi, potranno essere ammirate alla Wall of Sound Gallery di Alba (Cuneo).
L’esposizione, vede protagonisti ritratti di un Bruce sempre più consapevole della sua popolarità, immortalato, in varie pose, con aria spavalda; nondimeno, tali immagini, sono state utilizzate per le copertine di album come “The River” e “Darkness On The Edge Of Town.”
La mostra, che resterà aperta fino il 28 agosto prossimo, annuncia peraltro, il River Tour di BruceSpringsteen che domani, 3 luglio, approda a Milano.
Fino al 4 luglio, al Chelsea Market di Manhattan, va in scena “L’eleganza del gusto. Tales about Food and Fashion“, la mostra curata da Bonizza Giordani Aragno e Stefano Dominella (Ceo della maison Gattinoni), che coniuga cibo e moda.
Giorgio Armani, Etro, Gattinoni, Laura Biagiotti, Salvatore Ferragamo, Valentino, Gucci e Moschino, hanno offerto le loro realizzazioni (in tutto 58), per incrementare il successo dell’esposizione.
La creazione di Armani, scelta dalla linea Armani Privé, è ispirata alla pianta di Bambù. Salvatore Ferragamo, mette a disposizione le calzature provenienti dagli archivi del marchio; Etro, propone capi con stampe che rimandano ai banchetti italiani con pietanze ricche e colorate.
Stefano Dominella, ai microfoni di ANSA, ha così spiegato l’esibizione: “Anche il cibo stimola la creatività dei grandi stilisti, il nostro Made in Italy può trarre ispirazione da qualunque cosa . Questa e’ una mostra trasversale che parla di moda e food, due cose che rendono famoso il nostro Paese nel mondo”.
La mostra, ha lo scopo di promuovere le eccellenze del Made in Italy negli Usa ed è legata al piano speciale lanciato dal governo italiano per sostenere le maestranze italiane.
Si è aperta a Cesena, in occasione del ventennale della morte di Marcello Mastroianni, la mostra fotografica intitolata Ciao Marcello!Il Comune di Cesena e la Fondazione Cineteca di Bologna omaggiano il divo italiano con una retrospettiva inaugurata il 24 giugno presso la Galleria d’Arte Comunale di Palazzo del Ridotto.
Incarnazione più emblematica del latin lover italiano, ma anche sex symbol ironico e versatile che, attraverso i mille ruoli interpretati, ha saputo imporsi come pochi nel cinema. La mostra ripercorre in sette sezioni l’intera carriera di Mastroianni, dagli esordi alla maturità, dai sodalizi storici con attrici e registi alla celebrità, durante gli anni della Dolce Vita.
Da Ettore Scola a Fellini, numerose le collaborazioni cinematografiche, come il sodalizio con la collega e amica di una vita, Sophia Loren, fino alla sua storia d’amore con la diva francese Catherine Deneuve, da cui l’attore ebbe la figlia Chiara.
La mostra, ad ingresso gratuito, rimarrà allestita fino all’11 luglio 2016.
Si è aperta lo scorso 17 giugno al Palazzo della Ragione di Milano la mostra “William Klein. Il mondo a modo suo”: 150 opere accompagnate da installazioni inedite, per una retrospettiva che si preannuncia già come un evento. Fotografo, artista, cineasta, designer e scrittore, William Klein è delle figure più versatili ed eclettiche della fotografia.
Moda ma non solo, nei suoi scatti iconici: immagini di strada, reportage di scorci cittadini scattati in giro tra Parigi, Roma, Tokyo, avvicinano la moda alla cronaca. Indimenticabili le sue modelle a spasso per la Città Eterna, in bilico tra futurismo e classicità. Ironia e charme senza tempo accompagnano ogni scatto.
Sarà possibile visitare la mostra fino all’11 settembre 2016: già presentata parzialmente alla Tate Modern di Londra e al FOAM di Amsterdam, l’esposizione è completata da un ricco allestimento multimediale.
Nato a New York nel 1928 da una famiglia ebrea di origine ungherese, all’età di 14 anni William Klein si iscrive al City College di New York, dove studia sociologia. Si arruola poi nell’esercito e viene mandato prima in Germania e poi in Francia, dove si stabilisce definitivamente. Nel 1948 si iscrive alla Sorbona, dove studia scultura e pittura, con l’artista Fernand Léger. Le sue opere vengono esposte in diverse occasioni e proprio durante una di queste mostre il fotografo incontra Alexander Liberman, direttore artistico di Vogue, che gli offre una collaborazione.
Nel 1954 rientra a New York, per lavorare ad una sorta di diario fotografico che sarà pubblicato due anni più tardi sotto il titolo “New York” e che gli varrà il premio Nadar. In bilico tra fotografia ed etnografia, tratta i newyorchesi “come un esploratore avrebbe trattato uno zulu”, come spiega lui stesso. Successivamente vola a Roma, dove diviene assistente di Federico Fellini. Alla fine degli anni Cinquanta si avvicina al cinema realizzando diversi film. Intanto collabora attivamente per Vogue, realizzando alcuni degli scatti più famosi della storia della fotografia di moda. E proprio il mondo della moda diviene il soggetto del suo primo film, Who Are You, Polly Maggoo?, una satira declinata nei toni optical degli Swinging Sixties.
Negli anni Ottanta Klein torna ad occuparsi di fotografia e pubblica numerosi libri. Il suo è un approccio ironico ed ambivalente che non disdegna tecniche inusuali per la fotografia di moda e il fotogiornalismo. Considerato tra i padri della fotografia di strada, assieme a Robert Frank, fa ampio uso del grandangolo e del teleobiettivo, della luce naturale e della tecnica del mosso, rifiutando compromessi e regole preimpostate. È stato messo al venticinquesimo posto fra i cento fotografi più influenti dalla rivista Professional Photographer Magazine. Inoltre Klein ha diretto numerosi documentari ed ha prodotto oltre 250 spot televisivi. Nel 1999 è stato insignito della Medaglia del Centenario della Royal Photographic Society, di cui è anche socio onorario. Tra i volumi da lui pubblicati Retrospettiva (2002), Parigi+Klein (2006), Contacts (2008), Roma+Klein (2009), Brooklyn (2014).
(In copertina: Marie-Lise Grès davanti al Teatro dell’Opera, Parigi, Vogue, 1963)
È stata la donna che, da sola, ha cambiato il corso della moda, inaugurando l’era moderna. Personalità granitica e stile inconfondibile, di Gabrielle Coco Chanel sappiamo quasi tutto, dalla sua infanzia disagiata agli amori turbolenti (qui un articolo sulla sua vita). Ma che cosa amava nella vita di tutti i giorni questa donna a cui dobbiamo tanto? Quali erano le sue letture preferite, quali i testi che componevano la sua biblioteca? Finalmente una mostra risponderà ad ogni curiosità sulla donna che più di ogni altra ha segnato la storia del costume.
Dal 17 settembre 2016 all’8 gennaio 2017 a Ca’ Pesaro, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Venezia, si terrà la mostra Culture Chanel, La donna che legge. Un evento imperdibile, che segna una nuova tappa nel ciclo di esposizioni inaugurate dalla maison nel 2007. Dopo Mosca, Shanghai, pechino, Canton e Parigi, ora la maison sceglie l’Italia per il nuovo imperdibile evento dedicato a Coco Chanel.
Culture Chanel è il settimo episodio di questo percorso, fortemente voluto da Jean-Louis Froment: un progetto unico che intende indagare alcuni aspetti della vita della celebre stilista, in questo caso il rapporto con i libri, con un occhio di riguardo per la poesia. Dalle opere classiche di Omero, Platone, Virgilio, Sofocle, Lucrezio e Dante fino ai poeti a lei contemporanei, da Jean Cocteau a Stéphane Mallarmé, verrà rivelato l’archivio di letture predilette dalla stilista. Libri ma non solo: anche alcuni oggetti d’arte provenienti dal suo storico appartamento di rue Cambon 31, Parigi, saranno esposti per la prima volta, insieme a gioielli e profumi, per un totale di circa 350 pezzi.
“Dediche, archivi, fotografie, quadri, disegni, si mescolano con un vestiario di creazioni di moda che svelano, al pari di una biblioteca, il vocabolario estetico di Gabrielle Chanel, il suo gusto per il classicismo e per il barocco, l’amore per la Russia e per gli ori di Venezia”, così la maison descrive la retrospettiva di Ca’ Pesaro. Una mostra esclusiva che intende tracciare un ritratto intimo, attraverso le sue letture e gli oggetti che la circondavano, di una donna che è entrata nel mito.
(Foto cover: Gabrielle Chanel, 1962. Foto di Douglas Kirkland)
La cruise collection 2017, presentata qualche giorno fa all’Avana, è stata un evento globale.
Una parata di celebs, invitate ad ammirare il défilé di Chanel che, per la prima volta dalla sua fondazione, ha dato la possibilità di aggregare diverse centinaia di persone in viale Paseo del Prado, per guardare la collezione.
Presentare una figura complessa come Karl Lagerfeld, è veramente difficile, soprattutto quando di volta in volta, stupisce meravigliosamente con le sue idee, con la sua visionaria realtà dell’arte che cova nottetempo.
Se a Cuba si respira aria di cambiamento, forse è anche grazie all’apporto di kaiser Karl, che ha ridato una nuova “veste” all’Avana omaggiandone la sua bellezza, attraverso una collezione che respira l’allure della capitale cubana.
Spenti i riflettori sulla cruise collection 2017, in città si avverre ancora la presenza dello stilista tedesco con la mostra “Obra en Proceso / Work in Progress”, alla Factoría Habana Art Gallery.
L’esposizione si sviluppa analizzando l’estro creativo di Karl, che tocca le principali passioni del designer: la moda, i paesaggi e l’architettura.
200 scatti sviluppati attraverso svariate tecniche, che mostrano tutta l’eleganza e la creatività di Lagerfeld.
La mostra, inaugurata subito dopo lo show, resterà aperta fino il 16 maggio c.m.
“Manus x Machina: Fashion In An Age Of Technology”, inaugurata il 2 maggio scorso, è la più influente e ricca esposizione dedicata alla moda, del 2016.
La mostra, organizzata dal Metropolitan Museum of Art di New York, ha l’obiettivo di raccontare la relazione tra tecnologie e artigianato nella creazioni di abiti prêt-à-porter e haute couture, realizzati seguendo svariate tecniche: con l’ausilio delle macchine, con l’aiuto della tecnologia per ottenere stampe 3D o con l’esecuzione a mano, grazie alla laboriosità degli artigiani.
Gli abiti in esibizione presso il MET, sono 150 e provengono da epoche diverse; i più datati, risalgono agli inizi del XX secolo e sono stati conservati in perfette condizioni.
Organizzata seguendo i dettami dell’ Encyclopédie di Denis Diderot e di Jean le Rond d’Alembert, la mostra“Manus x Machina: Fashion In An Age Of Technology” , è un percorso nella storia della moda, ricca di fogge diverse ma complementari e tessuti che legano diversi decenni.
Tessuti nobili, decorati con piume e cristalli, dettagli in silicone e taglio laser: l’evoluzione della moda, passa attraverso il Metropolitan Museum of Art di New York.
“Manus x Machina: Fashion In An Age Of Technology” apre al pubblico oggi, 5 maggio e chiuderà il 14 agosto 2016.