Spegne oggi 64 candeline Isabella Rossellini. Attrice, modella, musa per intere generazioni, la bellissima icona ha alle spalle una lunga carriera divisa tra moda, cinema, cultura e stile. Fascino mediterraneo sapientemente smorzato dall’allure svedese di mamma Ingrid, Isabella è figlia d’arte per eccellenza, nata dall’unione (scandalosa per l’epoca) tra la diva svedese Ingrid Bergman e il regista Roberto Rossellini. Isabella ha una sorella gemella, Isotta, e un fratello, Robertino.
Nata a Roma il 18 giugno 1952, la giovane respira fin dall’infanzia le patinate atmosfere del mondo del cinema, grazie ai suoi genitori. Ma i due si separano quando lei ha appena 5 anni. Isabella all’età di 13 anni viene sottoposta ad un delicato intervento chirurgico per la correzione di una scoliosi ed è costretta a portare il busto per oltre un anno, dopo l’operazione. Amante fin da piccola della moda e dei costumi, frequenta l’Accademia di Costume e Moda di Roma e collabora con Marcella de Marchis, prima moglie del padre nonché celebre costumista.
A 19 anni il trasferimento a New York, dove Isabella inizia a lavorare come giornalista per la RAI. L’impressionante fotogenia e la grande espressività la lanciano nel mondo della moda: a 28 anni comincia a lavorare come modella, posando per Bruce Weber, che pubblica le sue foto sull’edizione inglese di Vogue, e per Bill King, che la introduce nell’edizione statunitense dell’omonima testata. Volto perfetto e charme sofisticato, per la giovane non si contano le collaborazioni: Isabella Rossellini ha posato per Richard Avedon, Helmut Newton, Steven Meisel, Herb Ritts, Norman Parkinson, Peter Lindbergh, Francesco Scavullo, Annie Leibovitz e Robert Mapplethorpe, solo per citarne alcuni. Immortalata sulle cover delle maggiori riviste patinate, da Marie Claire ad Harper’s Bazaar, da Vanity Fair ad ELLE, è stata volto storico di Lancôme.
Nel 1976 l’esordio al cinema, con un piccolo ruolo accanto alla madre. Nel 1979 il debutto vero e proprio, nel film Il prato. Ma tutti la ricordiamo per la sua apparizione da femme fatale in Velluto blu di David Lynch, che fu anche suo compagno di vita. Nel 1979 l’attrice ha sposato il regista Martin Scorsese, con il quale si è stabilita definitivamente a New York. Nel 1982 è seguito il divorzio e, un anno dopo, le nozze con il modello Jon Wiedemann, dal quale nel 1983 nasce Elettra, oggi affermata modella. Inoltre Isabella Rossellini ha anche adottato un bambimo, di nome Roberto (nato nel 1993).
SFOGLIA LA GALLERY:
Isabella Rossellini per Dolce & Gabbana, foto di Steven Meisel, 1992
Isabella Rossellini negli anni Ottanta
Isabella Rossellini è nata a Roma il 18 giugno 1952
Isabella Rossellini e David Lynch, foto di Annie Leibovitz, 1986
Isabella Rossellini con la madre Ingrid Bergman, anni Settanta
Isabella Rossellini in una foto di Andre Rau, 1993
Isabella Rossellini per Elle France, 1992
Isabella Rossellini, foto di Richard Avedon, 1982
Isabella Rossellini in una foto di Anron Corbjin, 1993
Isabella Rossellini per Lancôme, foto di Bruce Weber
Isabella Rossellini per Vogue Italia, 1982, foto di Bruce Weber
Foto di Ellen von Unwerth, anni Novanta
Isabella Rossellini su Vogue US, 1993, foto di Fabrizio Ferri
Isabella Rossellini ritratta da Fabrizio Ferri su Vogue Italia, 1996
Isabella Rossellini, foto di Gilles Bensimon, Elle 1995
Isabella Rossellini in una foto di Peter Lindbergh, anni Novanta
Isabella Rossellini in Dolce & Gabbana per Vogue Italia 1995, foto di Michel Comte
Isabella Rossellini per Dolce & Gabbana, foto di Steven Meisel, 1992
Isabella Rossellini per Dolce & Gabbana, foto di Steven Meisel, 1994
Isabella Rossellini, foto di Steven Meisel, anni Novanta
Isabella Rossellini, foto di Steven Meisel, 1995
Uno scatto di Terry O’Neill
Isabella Rossellini immortalata da Norman Parkinson
Isabella Rossellini per Ellen von Unwerth, Vogue US, 1993
L’attrice ritratta da Steven Meisel per Allure, 1990
Uno splendido scatto che immortala la bellezza di Isabella Rossellini
Ingrid Bergman e Roberto Rossellini con i figli Isabella, Isotta e Robertino, 1956
Una giovanissima Isabella tra i genitori Ingrid Bergman e Roberto Rossellini, anni Cinquanta
Isabella Rossellini ritratta da Bill King per Vogue US, 1982
Isabella Rossellini in una foto di Bill King, Vogue US, 1982
L’attrice in uno scatto di Peter Lindbergh, 2002
Isabella Rossellini in una foto di Eve Arnold, 1984
Foto di Bettina Rheims, anni Novanta
Foto di Matthew Rolston, 1991
Isabella Rossellini in uno scatto di Richard Avedon, 1982
Isabella Rossellini con la madre Ingrid Bergman, 1971
Isabella Rossellini nel 2011
Isabella Rossellini in “La morte ti fa bella”, 1992
Isabella Rossellini in “Blue Velvet” di David Lynch, 1986
L’attrice in una foto di Mario Testino, Glamour, 1994
Isabella Rossellini per Dolce & Gabbana, foto di Michel Comte, 1993
Isabella Rossellini per Dolce & Gabbana, foto di Michel Comte, 1995
Isabella Rossellini per Pomellato, foto di Michel Comte, 1994
Isabella Rossellini ritratta da Robert Mapplethorpe, 1988
Isabella Rossellini ritratta da Richard Avedon, Vogue US, 1982
Charme innato e personalità da vendere contraddistinguono da sempre Isabella Rossellini, che appare ancora oggi radiosa: piglio intellettuale e volto naturale, l’attrice rivendica con orgoglio i segni del tempo, che non ne scalfiscono in alcun modo la bellezza. Sarà anche per questo che, a distanza di 30 anni, l’attrice è tornata a prestare il volto a Lancôme, firmando un contratto nuovo di zecca come modella, alla veneranda età di 63 anni compiuti.
Nel 1987 l’attrice è stata premiata con l’Independent Spirit Awards come migliore attrice protagonista per la sua interpretazione in Velluto blu. La Rossellini è anche autrice di tre libri: nel 1997 è uscita la sua autobiografia, Some of me, nel 2002 Looking at Me, con una raccolta delle sue foto più celebri. Nel 2006 è uscito In the name of the Father, the Daughter and the Holy Spirits: Remembering Roberto Rossellini, tradotto in italiano come Nel nome del padre, della figlia e degli spiriti santi , volume che è stato accompagnato dal cortometraggio di Guy Maddin Mio padre ha 100 anni, in omaggio alla figura del padre. Versatile, curiosa e sperimentatrice, nel 2006 la Rossellini ha iniziato una nuova avventura in televisione, con alcuni documentari dall’eloquente titolo “Green Porno”: qui l’attrice indagava con elegante ironia le dinamiche dell’accoppiamento nel mondo animale.
Uno sguardo innocente, il viso pulito tipico della sua età e lo stesso charme della madre: Lila Grace, figlia di Kate Moss, posa per la prima volta per la cover di un celebre magazine. Lo fa per l’obiettivo di Mario Sorrenti, ex storico della madre nonché firma tra le più autorevoli nella fotografia di moda.
La giovane Lila Grace è stata immortalata per la sua prima copertina accanto alla madre: ad ospitare il fashion shoot è il numero di giugno di Vogue Italia. Scatti intensi e ricchi di amore, che vedono madre e figlia posare insieme, in un bianco e nero patinato. “Love” è il titolo scelto da Sorrenti per l’editoriale di moda.
Nonostante i tredici anni, Lila Grace appare già molto consapevole: perfettamente a suo agio davanti all’obiettivo fotografico, la giovane posa con disinvolta eleganza nelle inedite vesti di cover girl della Bibbia dell’eleganza per eccellenza.
Classe 2002, la ragazza è nata dall’unione tra Kate Moss e Jefferson Hack, editore della rivista Dazed & Confused. Il suo è solo l’ultimo di una lunga lista di figli di top model che hanno ufficialmente debuttato nel fashion biz: da Lily-Rose Depp, figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis e neo musa di Karl Lagerfeld, a Kaia Gerber, figlia di Cindy Crawford.
Ha incarnato gli anni Ottanta, tra pellicole scandalose e celebri campagne pubblicitarie: enfant prodige della moda e del cinema, Brooke Shields spegne oggi cinquantuno candeline.
Brooke Christa Camille Shields è nata a New York il 31 maggio 1965 in una famiglia che vanta una relazione con la nobiltà italiana. Origini inglesi, italiane e tedesche, il padre di Brooke era Francis Alexander Shields, membro del partito repubblicano, funzionario della casa cosmetica Revlon e fratello di Marina Shields, e la madre Teri Shields (nata Maria Theresia Schmon) era un’ex attrice e poi manager della figlia.
Forse pochi sanno che la nonna paterna della piccola era la principessa Donna Marina Torlonia di Civitella-Cesi, metà italiana e metà americana, sorella di Alessandro Torlonia, V principe di Civitella-Cesi, marito dell’Infanta Beatrice di Spagna (zia del Re Juan Carlos I). Brooke Shields è inoltre cugina di secondo grado dell’attrice Glenn Close.
Da una ricerca compiuta nel 1995 dal genealogista William Addams Reitwiesner si sarebbe accertata la discendenza dell’attrice americana dalle più importanti famiglie italiane, in particolare di Roma e di Genova, tra cui i Grimaldi, i Carafa, i Doria, i Doria Pamphili Landi, i Chigi-Albani e i Torlonia.
L’infanzia della piccola Brookie -soprannome con cui veniva chiamata dalla mamma- è segnata dal divorzio dei genitori ma anche dalla sua incredibile bellezza: con un volto come quello, la strada del cinema e della moda appare quasi scritta nel DNA. La bambina ad appena 11 mesi appare su numerose riviste, immortalata in alcune campagne pubblicitarie. A soli 11 anni è la più giovane modella a firmare un contratto con la celebre agenzia Ford di New York. Tre anni più tardi, non ancora adolescente, è già una star e vanta oltre 300 cover di riviste patinate, tra cui Vogue e Cosmopolitan.
Brooke Shields e Michael Jackson a
Los Angeles, California, 16 gennaio 1984
(Foto di Barry King/WireImage.com)
Uno scatto risalente agli anni Ottanta
Per Versace, foto di Richard Avedon, 1980
Brooke Shields per Wella, foto di Lynn Goldsmith, 198′
Su Harper’s Bazaar, 1981
Una giovane Brooke Shields
Brooke Shields in “Endless Love” di Franco Zeffirelli
In “Sahara” di Andrew McLaglen, 1983
Brooke Shields in giorno della sua laurea all’Università di Princeton, 1987
In Valentino, foto di Rastelli, 1981
Brooke Shields in una foto di Francesco Scavullo
Su Cosmopolitan, foto di Francesco Scavullo
Con la madre Teri allo Studio 54, foto di Robin Platzer, 1977
Brooke Shields in uno scatto in cui posa come modella
Brooke Shields e Willy McCarty, foto di Patrick Demarchelier, Vogue, dicembre 1987
Brooke Shields per Vogue, settembre 1983, foto di Denis Piel, New York
Brooke Shields in uno scatto di Richard Avedon
Una giovanissima Brooke Shields in una foto di Francesco Scavullo, 1975
Uno splendido ritratto dell’attrice
Brooke Shields posa per i più grandi fotografi del mondo, da Richard Avedon a Francesco Scavullo a Patrick Demarchelier, solo per citarne alcuni. Ma sotto gli abiti e il trucco da diva c’è solo una ragazzina indifesa: quella carriera diventa croce e delizia della giovanissima Brooke, la cui infanzia è segnata dall’ingombrante figura materna, che la inizia al mondo del cinema. Acerba veste i panni di una baby squillo nella controversa pellicola Pretty baby, diretta da Louis Malle (1978), scandalizzando intere generazioni. Torbida figura della notte appena 13enne, l’attrice entra nel mito grazie a quella scabrosa interpretazione. La rivediamo poi in Laguna blu, immersa in un paradiso esotico, quasi un mitologico Eden, in cui scopre i primi turbamenti d’amore accanto al biondissimo Christopher Arkins. È il 1980 e la regia del celebre film, simbolo della generazione nata negli anni Ottanta, è di Randal Kleiser.
Musa di numerosi stilisti, da Valentino a Versace a Calvin Klein, indimenticabile è la campagna pubblicitaria per quest’ultimo brand, in cui la splendida baby modella ammicca, dichiarando che tra lei e i suoi jeans vi è solo la barriera della pelle nuda. Presenza fissa dello Studio 54 e intima amica di Michael Jackson, forse quel suo volto perfetto e l’immagine che i registi forgiano per lei, in perenne bilico tra innocenza e perdizione, l’hanno privata dell’innocenza dell’infanzia.
Ma Brooke dimostra di essere una ragazza con la testa sulle spalle: nel 1983 si laurea in Letteratura francese alla prestigiosa Princeton University, prendendosi una pausa dalla sua carriera di attrice. Inoltre ha dichiarato di aver conservato la propria verginità fino ai 21 anni. Le sue storie d’amore divennero argomento succulento per i tabloid di tutto il mondo, a partire dal matrimonio con il campione di tennis Andre Agassi. Nel 2005 l’attrice ha dichiarato pubblicamente di aver sofferto di una grave forma di depressione post-partum, dopo avere dato alla luce la sua prima figlia, Rowan Francis.
Spegne oggi 46 candeline Naomi Campbell: top model di fama mondiale, entrata nella storia negli anni Novanta. Dagli amori da copertina agli eccessi (denunce comprese), fino all’affidamento ai servizi sociali: la bellezza della Venere nera splende ancora oggi, nonostante una verve talvolta esplosiva. Pelle d’ebano, volto perfetto e fisico atletico, la modella è stata inserita dalla rivista People tra le 50 donne più belle del mondo. Con un patrimonio di 48 milioni di dollari, è una delle modelle più pagate della storia.
Naomi Elaine Campbell è nata a Streatham, Londra, il 22 maggio 1970. Sua madre è la diciottenne Valerie Morris, una ballerina di origini giamaicane. Sconosciuta è invece l’identità del padre, che abbandona Valerie quando quest’ultima è incinta di 4 mesi. Nel certificato di nascita l’uomo non viene nominato e la top model, in accordo con le volontà della madre, non lo ha mai incontrato. Il cognome Campbell è quello del secondo marito di Valerie. Nel 1985 è nato Pierre, il fratellastro della modella.
Ultimamente un certo Errol Campbell, che ha da poco scontato una condanna per stupro, ha rivendicato la paternità, chiedendo a Naomi di sottoporsi al test del DNA. Le affermazioni dell’uomo sono state prontamente smentite dalla madre della top model, la quale invece si è astenuta dal commentare la notizia. Tuttavia secondo alcune fonti la modella vanterebbe origine giamaicana e antenati cinesi.
Dopo aver vissuto a Roma, dove la madre lavorava come ballerina, la piccola Naomi viene spesso affidata alle cure dei parenti mentre la madre viaggia in tutta Europa. Dall’età di 3 anni la bambina frequenta la Barbara Speake Stage School e all’età di 10 anni viene ammessa alla Italia Conti Academy of Theatre Arts, dove studia danza.
La sfolgorante carriera di Naomi Campbell inizia nel 1978, ad appena 8 anni, quando viene scritturata per il videoclip di Is This Love, di Bob Marley. E numerosi saranno i videoclip di artisti che, in seguito, ne immortaleranno la bellezza, da Madonna a George Michael, da Michael Jackson a Puff Daddy. Ad appena 15 anni inizia a lavorare come modella. In breve il suo volto e la sua bellezza unica si impongono sulla scena del decennio Ottanta/Novanta. Naomi Campbell diviene una delle sei modelle della sua generazione per cui è stata coniata l’espressione di “supermodelle”. Carismatiche e capricciose come vere e proprie dive, iconiche muse per stilisti e fotografi, le supermodelle non sono semplici mannequin ma si impongono all’attenzione dei media come dei personaggi. Nell’aprile 1986 Naomi appare sulla copertina di Elle e, sempre nello stesso anno, è tra le modelle che posano per Terence Donovan per il calendario Pirelli 1987. Nell’agosto 1988 è la prima donna di colore ad apparire sulla copertina di Vogue (prima in Francia e successivamente in Inghilterra) e di Time Magazine.
SFOGLIA LA GALLERY:
Naomi Campbell in una foto di Inez Van Lamsweerde & Vinoodh Matadin
Foto di Herb Ritts
Foto di Terence Donovan per Elle UK, settembre 1988
Naomi Campbell in uno scatto dell’ottobre 1989, foto di Ron Galella
Vogue Italia 1992, foto di Steven Meisel
Foto di Francesco Scavullo
Foto di Iango Henzi, Luigi Murenu per Lui Magazine, ottobre 2015
In Dolce & Gabbana per l’obiettivo di Mert & Marcus
Foto di Herb Ritts, 1990
Vogue maggio 1992, foto di Patrick Demarchelier
Vogue, maggio 1992, foto di Patrick Demarchelier
Naomi Campbell, New York, Agosto 1991. (Foto di Terry O’Neill/Getty Images)
Foto di Herb Ritts, 1990
Foto di Patrick Demarchelier, giugno 1992
Per il Calendario Pirelli 1995, foto di Richard Avedon
Vogue UK, 1992, foto di Bert Stern
Vogue giugno 1990, foto di Peter Lindbergh
(Foto di Terry O’Neill/Getty Images)
In passerella per Versace
Vogue, febbraio 1994, foto Albert Watson
Vogue Portogallo, febbraio 2016
La caduta sulla passerella di Vivienne Westwood, P/E 1993, foto Niall McInerney
Naomi per Azzedine Alaïa, 1988
Naomi Campbell per Valentino, A/I 1995, foto di Walker Chin
Calendario Pirelli 1995, foto Richard Avedon
In passerella per Givenchy
Uno scatto in bianco e nero della Venere nera
Naomi Campbell
Vogue, novembre 1989, foto Arthur Elgort
Foto di Sølve Sundsbø
Naomi per Elle
Con Christy Turlington, foto di Steven Meisel, 1989
Vogue, 1988, foto di Eddie Kohli
Naomi, Vogue Italia, luglio 2009
In passerella per Valentino
Nel corso della sua carriera, Naomi Campbell è stata testimonial nelle campagne pubblicitarie di molte case di moda, tra le quali Fendi, Prada, Roberto Cavalli, Dolce & Gabbana, Chloé, Emanuel Ungaro, Guess, Escada, Pinko. Volto storico di Valentino, Versace, Roberto Cavalli, Yves Saint Laurent, con la sua falcata ha calcato le passerelle delle più grandi case di moda al mondo. Nel 1988 inizia la carriera di attrice, prendendo parte a tre episodi della serie I Robinson. Intanto debutta anche al cinema, nel 1991, nel film Cool as Ice. Nel 1999 è protagonista in Testimone scomoda.
Al culmine della carriera, nel 1994, Naomi scrive anche un romanzo, ma si rivela un clamoroso fiasco. Nello stesso anno pubblica l’album Baby Woman,che si rivela invece un successo commerciale, soprattutto in Giappone. L’anno seguente si butta in un’avventura imprenditoriale insieme alle colleghe Claudia Schiffer, Christy Turlington ed Elle Macpherson: le top model investono in una catena di ristoranti chiamati Fashion Cafe, ma solo tre anni più tardi l’azienda è sull’orlo della bancarotta. Nel 1998 dalle pagine del Time viene annunciata la notizia che segna uno spartiacque indelebile nel fashion biz: è la fine dell’era delle supermodelle. Naomi intanto si è già quasi totalmente ritirata dalle passerelle mentre continua a posare per i magazine patinati. E nel 1999 firma il suo primo contratto per un’azienda di cosmetici, la Cosmopolitan Cosmetics (una divisione di Wella). Mai dimenticate e senza degne eredi, nel 2008 le supermodelle daranno vita, dalle pagine di Vanity Fair, ad una reunion, per nostalgici orfani di un capitolo sfavillante della storia del costume.
Durante la sua carriera, Naomi ha dichiarato guadagni nettamente inferiori rispetto alle sue colleghe. In prima linea nella causa contro il razzismo, la top model ha denunciato più volte i pregiudizi del fashion biz nei confronti delle modelle di colore. Impegnata sul sociale, la modella supporta il Nelson Mandela Children’s Fund, per cui, nel lontano 1998, ha anche organizzato una sfilata di Versace a scopo benefico.
Personalità ribelle ed eccentrica, la top model ha sofferto di dipendenza da cocaina e per ben quattro volte è stata giudicata colpevole di atti di violenza commessi nei confronti di impiegati e camerieri del suo entourage ma anche paparazzi ed estranei, tra il 1998 e il 2009. Affidata ai servizi sociali di New York, bandita dai voli British Airways, i suoi exploit ce l’hanno resa anche più umana e forse meno irraggiungibile. Forte di un’infanzia trascorsa senza un riferimento paterno, per la top model padri putativi sono stati Quincy Jones, Chris Blackwell e Nelson Mandela. Tra i suoi amori il pugile Mike Tyson, l’attore Robert De Niro, il bassista degli U2 Adam Clayton, l’italianissimo Flavio Briatore e il miliardario russo Vladislav Doronin.
Nessuna come lei: un corpo statuario, un volto entrato nella storia ed impresso indelebilmente nella moda del Novecento. Veruschka è considerata la prima supermodella della storia: la nobildonna prussiana ha incarnato infatti una vera e propria rivoluzione, modificando gli standard di bellezza dell’epoca ed aprendo la strada ai canoni attualmente vigenti nel fashion biz.
Celebre top model e attrice, simbolo della moda a cavallo tra anni Sessanta e Settanta e vero e proprio mito vivente: lunghissimi capelli biondi, volto perfetto ed altezza svettante (le fonti dichiarano 184 cm), Veruschka era molto diversa dall’ideale femminile che aveva caratterizzato la moda fino ai primi anni Sessanta. Le donne erano minute e formose. Nulla a che vedere con lei, che faceva fatica anche a trovare le scarpe della sua misura (calzava un 44). Camaleontica, poliedrica, espressiva come poche, Veruschka von Lendorff è entrata nel mito ed ancora oggi la sua stella risplende nella storia della moda mondiale.
All’anagrafe Vera Gottliebe Anna von Lehndorff-Steinort, la modella è nata a Königsberg, nella regione dei laghi Masuri, il 14 maggio 1939. Nelle sue vene scorre sangue blu: la bellissima Veruschka è infatti la secondogenita del conte Heinrich von Lehndorff-Steinort e della contessa Gottliebe von Kalnein, esponenti della nobiltà prussiana. Il padre, ufficiale della riserva, divenne uno degli uomini chiave della resistenza tedesca antinazista. Vera è solo una bambina quando quest’ultimo, accusato di aver fatto parte del complotto del 20 luglio, viene impiccato: è il 4 settembre 1944, e la piccola ha appena 6 anni. La madre, incinta della quarta figlia al momento dell’attentato, viene internata in un campo di lavoro. Vera e le sorelle vengono portate a Bad Sachsa insieme con i figli degli altri congiurati. L’infanzia della futura modella è ricca di traumi e zone grigie: costretta a vagabondare e a chiedere ospitalità a lontani parenti, la giovane nasconde dentro di sé una grande malinconia, la stessa che la porterà, anni dopo, anche a tentare il suicidio.
La bellissima Veruschka studiò ad Amburgo e Firenze. Nel 1959 fu fermata per le strade del capoluogo toscano da un giovane fotografo, colpito dall’altezza vertiginosa della ragazza: si trattava di Ugo Mulas. A lui si deve l’inizio di una carriera unica nel panorama della moda. Tante volte la bionda Veruschka tornerà in Italia: dal suo legame sentimentale, sconfinato in proficuo sodalizio artistico con il fotografo Franco Rubartelli, autore degli scatti più belli della modella, fino a Michelangelo Antonioni, che la diresse in Blow up, manifesto della moda negli Swinging Sixties.
Intanto, dopo essere stata scoperta da Mulas, la teutonica modella si trasferisce a Parigi e a New York, nel 1961: qui però non riscuote il successo sperato. Il mondo della moda non sembra pronto a vedere le potenzialità di quella bellezza mastodontica, che incute quasi timore. Tornata a Monaco di Baviera, Vera tenta di trasformare la propria identità e inizia a fingersi russa. Inoltre in questo periodo cambia il proprio nome in Veruschka. Finalmente la moda sembra improvvisamente accorgersi di lei: Veruschka riesce ad affermarsi, collezionando cover e posando per i più grandi, da Richard Avedon a Bert Stern, da Horst P. Horst ad Henry Clarke, da Gian Paolo Barbieri fino a Peter Beard. Ma è in buona parte grazie agli splendidi scatti realizzati dal suo compagno, il fotografo Franco Rubartelli, che la top model entra nel mito. Lui le dedica anche un lungometraggio, intitolato Veruschka, poesia di una donna (1971).
SFOGLIA LA GALLERY:
Una foto in bianco e nero di Veruschka
La supermodella Veruschka
Foto di Bert Stern, 1970
Veruschka, foto di Johnny Moncada, Firenze 1964
Uno scatto del 1965
Veruschka in “Blow up” (1966)
Zigomi alti e labbra carnose
Veruschka ritratta da Richard Avedon, 1972
Foto Franco Rubartelli, Vogue aprile 1967
Foto di Franco Rubartelli
Veruschka
Foto di Johnny Moncada, Vogue 1962
Foto di Johnny Moncada
Veruschka in una foto di Johnny Moncada, Vogue, 1962
Veruschka in Libano, abito Yves Saint Laurent, foto Franco Rubartelli, Vogue Paris, giugno-luglio 1969
Veruschka, maggio 1970 (Photo by Keystone Features/Getty Images)
Veruschka e il compagno Franco Rubartelli, gennaio 1968
Veruschka, settembre 1970 (Photo by Keystone Features/Getty Images)
Veruschka in una foto di Irving Penn per Vogue, 1965
La modella in una foto che ne esalta il fisico statuario
La modella in una foto simbolo degli anni Sessanta
Veruschka con turbante
Uno scatto dal mood wild
Icona di stile e simbolo degli anni Sessanta
La modella in uno scatto del 1962
Veruschka, foto di Franco Rubartelli per Vogue Paris, 1970
Uno scatto nel deserto dell’Arizona
Veruschka in un tutta la sua bellezza
Indimenticabili i paesaggi esotici che la vedono come una dea pagana, sacerdotessa di un nuovo mondo e di una nuova bellezza: Veruschka è un camaleonte, sempre pronta a modificare la propria immagine per entrare nel ruolo. Arriva anche a svenire per il caldo, nel deserto dell’Arizona, durante la celebre sessione fotografica fortemente voluta da Diana Vreeland, con Rubartelli dietro l’obiettivo fotografico e Giorgio di Sant’Angelo nei panni di uno stylist ante litteram. Come una dea, novella Venere, la vediamo uscire dalle acque anche negli scatti iconici, rimasti a lungo inediti, realizzati da Johnny Moncada. La Vreeland la etichetta come una “diva dallo sguardo freddo e dall’irraggiungibile volto”; gli scatti che vedono protagonista Veruschka sono diversi dalle foto che da decenni comparivano sulle riviste patinate. Per la prima volta nella storia della fotografia, si trattava di scatti d’azione, che ritraevano le modelle in movimento. Insieme a volti come quello di Twiggy, Marisa Berenson, Penelope Tree e Jean Shrimpton, Veruschka diverrà presenza fissa su Vogue e sarà la modella più pagata al mondo.
Nel 1966 arriva la svolta cinematografica con Blow up di Michelangelo Antonioni e Salomè di Carmelo Bene. Poche attrici possono vantare tale fama con una sola battuta prevista sul copione: la splendida Veruschka ci riesce e la sua danza conturbante davanti alla macchina da presa, nel tentativo di sedurre l’obiettivo fotografico, sdogana la pellicola di Antonioni come un vero manifesto fashion, in cui moda e costume si intersecano mirabilmente, sullo sfondo di una Swinging London psichedelica ed alienante.
Intanto la modella sviluppa una passione per il body painting: e saranno forse stati gli scatti che la vedono protagonista, camaleontica come poche, a farle amare quest’arte, a cui la modella si dedicherà assiduamente, in un rinnovato amore universale che le fa abbracciare una nuova visione del mondo, in cui il connubio con la natura diviene quasi primordiale.
Nel 1975 arriva l’addio alla moda per dedicarsi alla fotografia, alla pittura e al cinema. Un piccolo cameo in Agente 007-Casino Royale, nel 1006, la riporta sul grande schermo. Ancora bellissima, Veruschka si è più volte apertamente schierata contro la chirurgia estetica. In una biografia lunga ben 330 pagine, scritta a quattro mani con Jorn Jacob Rohwer ed edita da Barbès Editore, la modella rivela molti aneddoti della sua brillante esistenza, costellata spesso da luci ed ombre, a partire da un’infanzia solitaria. Inoltre è stato anche realizzato un documentario che la vede protagonista, dal titolo Veruschka, una vita per la macchina fotografica, opera di Böhm e Morrissey.
Spegne oggi 51 candeline Renée Simonsen, top model danese che ha incarnato gli anni Ottanta. Impossibile non ricordarla nelle pellicole vanziniane “Sotto il vestito niente” e “Via Montenapoleone”: sullo sfondo della Milano da bere, tra sfilate di moda ed eccessi, spiccavano donne bellissime, valchirie che hanno segnato un’epoca. Renée Simonsen ha unito una bellezza da copertina ad una personalità fuori dal comune che l’ha portata, ad appena 24 anni, a scegliere la strada più difficile, ritirandosi dalla moda e tornando sui libri. Oggi lavora come scrittrice di libri per bambini e sceneggiatrice.
All’anagrafe Renée Toft Simonsen, la top model è nata ad Aarhus, in Danimarca, il 12 maggio 1965. Sua madre era un’infermiera, suo padre uno studente. I genitori divorziano quando lei ha tredici anni. La giovane Renée inizialmente lavora come cassiera in un supermercato. Nel 1981 viene notata dall’editrice Birte Strandgaard, che le fa scattare delle foto da Leif Nygaard. Successivamente la Simonsen arriva seconda al concorso di bellezza Ekstra Bladet e viene immortalata sulla copertina della rivista Fotokino. Nel 1982 vola a New York e vince il concorso Supermodel of the World, in rappresentanza della Danimarca. Inizia così una carriera da top model: nel dicembre dello stesso anno ottiene la cover di Vogue America.
Trae le campagne pubblicitarie a cui presta il volto Avon, Burberry, Coveri, Cover Girl, Dior, Escada, Lancetti, Guy Laroche, L’Oréal, Oscar de la Renta, Renato Balestra, Revlon, Valentino, Versace, solo per citarne alcune. Conquista le cover di Elle, Vogue, Madame Figaro, Cosmopolitan, Harper’s Bazaar, Anna, Mademoiselle, L’Officiel.
Nel 1985 debutta sul grande schermo nel thriller patinato Sotto il Vestito Niente di Carlo Vanzina. L’anno seguente recita anche in Via Montenapoleone, nuovo cult vanziniano: le due pellicole testimoniano in modo encomiabile gli eccessi mondani della Milano da bere, divisa tra sesso, droga e sfilate di moda. Il ruolo della modella killer la rende famosa anche in Italia. La vediamo anche madrina dei Telegatti, nel 1987, accanto a Carol Alt e Mike Bongiorno.
SFOGLIA LA GALLERY:
Mélange, Renee Simonsen
Nel 1985 si fidanza con John Taylor, bassista dei Duran Duran, diventando protagonista indiscussa della cronaca rosa. I due formano una coppia da copertina. Ma alla bionda top model la vita sotto i riflettori sta stretta: nel 1988, ancora giovanissima e all’apice della sua carriera, la Simonsen stupisce tutti con la sua decisione di ritirarsi. Dopo aver interrotto la relazione con Taylor, si ritira in un kibbutz in Israele, dove trascorre tre mesi in uno stato di profonda introspezione, insieme alla sorella Heidi. La modella è risoluta, quella vita patinata le sta stretta e arriva persino a rifiutare il ruolo di Bond Girl. Due sole parentesi la riporteranno a posare come modella: nel 1991 è la testimonial di Vichy e nel 1993 diventa il volto di Biotherm. Intanto dopo il ritiro in Israele la modella ritorna a vivere in Danimarca. Si fidanza con l’imprenditore Kristian Sandvad, dal quale avrà due figli, e si rimette a studiare: dapprima tenta la strada del giornalismo, poi studia psicologia. Nel 2002 arriva la laurea. Intanto nel 1997 lavora come fashion editor per il magazine danese Asschenfeldts Magasin, chiuso dopo pochi numeri.
Nell’estate dello stesso anno inizia una relazione con il cantante rock danese Thomas Helming, che sposa nell’agosto 2000 e con cui vive tuttora. Nel 2003 firma un contratto con Clarins e presta il volto alla campagna pubblicitaria per cosmetici per pelli mature. Nell’ottobre 2003 pubblica il primo libro per bambini, Karlas Kabale. Nel 2004 vince il BMF Children’s Book Award e nel 2006 le viene conferito il premio “The Most Dynamic Women” di Clarins. Oggi i libri per bambini scritti dalla bellissima ex modella sono sette. Inoltre la Simonsen lavora anche come sceneggiatrice e come consulente per Delebarn.dk, un sito web che offre sostegno online per chi divorzia.
Spegne oggi settanta candeline Candice Bergen. Attrice hollywoodiana ed ex modella, la sua fama internazionale inizia nei lontani anni Sessanta. Fulgida stella della moda e del cinema, una lunga e prolifica carriera, dall’Oscar sfiorato alla sua interpretazione in Sex and the City, Candice Bergen è uno dei nomi più noti di Hollywood.
Una bellezza algida per cui è stata spesso paragonata a Grace Kelly, la bionda Candice negli anni Sessanta era soprannominata “la principessa di ghiaccio”. Immortalata su riviste del calibro di Vogue, Playboy, LIFE ed Esquire, ha posato per i più grandi fotografi del mondo, da Henry Clarke a Bert Stern.
Candice Patricia Bergen nasce a Beverly Hills il 9 maggio 1946. Figlia d’arte, suo padre Edgar Bergen era un conduttore radiofonico, mentre la madre, Frances Bergen, un’ex modella ed attrice. Bellezza teutonica ma al contempo sofisticata, nelle vene della bionda Candice scorre sangue svedese. La piccola cresce a pane e spettacolo; il debutto arriva a soli sei anni, nello show paterno. A nove anni fa un provino per il programma The Mickey Mouse Club, dal momento che il padre è intimo amico di Walt Disney. Frequentano casa Bergen nomi del calibro di James Stewart, Gregory Peck, Judy Garland. Candice studia nelle più rinomate scuole per ragazze, dalla Harvard-Westlake, a Los Angeles, alla Cathedral School, a Washington D.C., fino alla Montesano School, in Svizzera. Ma i risultati non sono all’altezza delle aspettative dei genitori: la ragazza appare ribelle e poco dedita allo studio, attività alla quale preferisce la carriera di modella.
Dopo aver lasciato l’Università della Pennsylvania, dove viene incoronata Miss, si dedica alla moda a tempo pieno e firma un contratto con la celebre agenzia Ford. Viso pulito ed impressionante fotogenia, Candice Bergen incarna alla perfezione la bellezza anni Sessanta. Esteta e appassionata di fotografia, la giovane adora le fotografie dell’artista Margaret Bourke-White che firma i servizi fotografici per la rivista LIFE. Grazie ai guadagni ottenuti come modella, acquista delle attrezzature per dedicarsi alla sua passione. Amica dell’attrice Christine Kaufmann, uno dei suoi primi amori è il produttore musicale Terry Melcher, con il quale convive a Bel Air nella stessa casa dove, nel 1969, vivranno Roman Polanski e sua moglie Sharon Tate, teatro del massacro ad opera di Charles Manson.
Il debutto sul grande schermo avviene nel 1966, quando prende parte a Il Gruppo e Quelli della San Pablo, accanto a Steve McQueen. Tenta i provini per il ruolo di Elaine Robinson ne Il laureato (1967) di Mike Nichols, ma al suo posto viene scelta Katharine Ross. Sarà diretta da Nichols in Conoscenza carnale, dove recita accanto a Jack Nicholson. Ottiene la fama mondiale con Soldato Blu. Intanto la sua vita privata è oggetto di gossip sfrenato: negli anni Settanta si fidanza con il segretario di stato Henry Kissinger. Sfiora un Oscar come migliore attrice non protagonista nel 1979, ma quell’anno vince Meryl Streep per Kramer contro Kramer. Femminista e temeraria, è stata la prima donna a condurre come ospite il celebre show televisivo “Saturday Night Live”. Moglie e madre esemplare: nel 1980 convola a nozze con il regista Louis Malle, da cui ha la figlia Chloe, nata nel 1985. Ma quando il marito si ammala di cancro, lei pur di stargli vicino si prende una pausa dal mondo del cinema, dove fa ritorno nel 1995, a seguito della scomparsa di quest’ultimo. Dal 2000 è sposata con il magnate newyorkese Marshall Rose.
Nel 1985 il debutto a Broadway nella commedia nera Hurlyburly dove sostituisce Sigourney Weaver. Nel 1988 recita come protagonista sul piccolo schermo nella serie Murphy Brown, nei panni di una cinica conduttrice televisiva, ruolo per cui vincerà cinque Emmy Awards e due Golden Globe. Nel 2000 recita in Miss Detective, accanto a Sandra Bullock; nel 2002 in Tutta colpa dell’amore, con Reese Witherspoon; nel 2003 in Matrimonio impossibile con Michael Douglas. Dal 2005 al 2008 ha recitato nel serial televisivo Boston Legal. Glaciale come sempre e antipatica, la ritroviamo in Sex and the City nei panni della direttrice di Vogue, Enid Mead, ruolo che sembra cucito su misura per lei.
Ci sono icone il cui fascino resta indelebilmente scolpito nell’immaginario collettivo di intere generazioni. Modella, attrice, icona di stile, socialite e attivista politica, Bianca Jagger è riuscita come poche a sfatare il vecchio ma sempreverde tabù che guarda con sospetto al connubio di bellezza e intelligenza.
Sopravvissuta brillantemente agli eccessi della New York anni Settanta, la sua bellezza da copertina ha ammaliato fotografi del calibro di Cecil Beaton, Richard Avedon, Patrick Lichfield, solo per citarne alcuni; ma spenti i riflettori sul suo matrimonio celebre con il divo per antonomasia, Mick Jagger, anche dopo essere uscita da anni dalle luci della ribalta, la ritroviamo, senza un briciolo di botox, ancora bella alla veneranda età di 71 anni, in prima linea nella lotta per i diritti umani.
All’anagrafe Bianca Pérez-Mora Macias, la futura icona di stile nasce a Managua, Nicaragua, il 2 maggio 1945. Suo padre era un mercante e la madre una casalinga. I due divorziarono quando Bianca aveva dieci anni e lei e i suoi due fratelli vennero affidati alla madre. Non ancora ventenne, la giovane Bianca ottenne una borsa di studio per andare a Parigi, dove frequentò con profitto il prestigioso Istituto di studi politici di Parigi, conosciuto come Sciences Po. Erano gli anni della Beat Generation e della contestazione giovanile; anni impegnati, anni divisi tra lotte studentesche e vita notturna. Influenzata da Gandhi e dalla filosofia orientale, Bianca si recò diverse volte in India.
Nel settembre 1970 l’incontro della vita: a Parigi, ad un party dopo un concerto dei Rolling Stones, Bianca incontra Mick Jagger. Lei, procace bellezza esotica, sembrava fatta apposta per lui, strampalato e ribelle. Opposti eppure complementari, come accade spesso in amore: e fu certamente amore a prima vista per i due, che convolarono a nozze il 12 maggio 1971 a Saint-Tropez, con rito cattolico. Un matrimonio entrato nella storia: incinta di quattro mesi, il décolleté sembrava sul punto di esploderle sotto al tailleur maschile bianco disegnato per lei da monsieur Yves Saint Laurent. Le foto iconiche degli sposi che lasciano la chiesa a bordo della macchina sono entrate nella storia. Lui, alticcio, perso nei fumi della sua fama, e lei, compagna fidata e fedele, sempre pronta a riportarlo a terra con il suo amore. La loro unica figlia, Jade, nacque a Parigi il 21 ottobre 1971.
SFOGLIA LA GALLERY:
Bianca Jagger a Monaco, 1980 circa
Foto di Andy Warhol, 1981
Bianca in Yves Saint Laurent, 1978
In Halston, foto di Roy Galella, 1980
Foto del 1974
Foto di Ron Galella, 1979
Foto di Francesco Scavullo
Bianca Jagger e Mick Jagger, foto di Peter Beard, 1972
Foto di Michael Putland, 1974
Bianca Jagger in uno scatto di Mike Lawn, 1972
ARCHIVES – BIANCA JAGGER ET DAVID BOWIE SORTANT D’ UNE SOIREE A PARIS
[NEW YORK CITY – DECEMBER 6: Bianca Jagger and designer Halston attend The Metropolitan Museum Of Art Costume Exhibition of “The Glory Of Russion Costume” on December 6, 1976 at the Metropolitan Museum of Art in New York City. (Photo by Ron Galella, Ltd./Wireimage)] *** []
Bianca in Zandra Rhodes, Sunday Times, 1972
Bianca Jagger, 1989, foto di David Macgough
Foto di Rose Hartman, 1978
Bianca Jagger, foto di Cecil Beaton, 1978
Bianca Jagger, foto di Norman Parkinson
Lee Radziwill, Mick e Bianca Jagger ritratti da Peter Berard a Montauk, 1972
1970
Björn Borg e Bianca Jagger allo Studio 54, 1978
Bianca in una foto di Richard Corkery, Studio 54, 1977
Bianca Jagger, foto di François Lamy per Vogue, 1980
Bianca in una foto di Annie Leibovitz, 1975
Bianca Jagger, foto di David Bailey, Vogue 1974
Bianca e Nathalie Delon, New York, 1974
Bianca allo Studio 54, 1977
Bianca e Mick Jagger, foto di Patrick Lichfield, 1976
Foto di Andy Warhol, 1980
Foto di Cecil Beaton, 1978
Bianca Jagger per Interview, numero di Andy Warhol, foto di Francesco Scavullo, 1973
Bianca Jagger al Bardney Pop Festival, 1972, foto di Leslie Lee
Bianca Jagger in Halston, 1979
Bianca Jagger in Ossie Clark, 1972
Bianca Jagger a Long Island, foto di Harry Benson, 1977
Bianca e Mick Jagger allo Studio Pilar, 1975
Bianca Jagger in una foto di Ron Galella, 1977
Foto di Ron Galella, 1978
Bianca Jagger in una foto di Ron Galella, 1983
Bianca Jagger nel front-row di una sfilata, 1971
Bianca Jagger al tour dei Rolling Stones, 1975
Mich e Bianca Jagger a Saint-Tropez, 1971
Foto di Warhol, 1975
La socialite in una polaroid di Andy Warhol, 1978
Bianca e Mick Jagger, foto di Ron Galella, 1974
Bianca Jagger per il Telegraph, foto di Pat Booth, 1979
Una foto di Bianca Jagger
Bianca Jagger in Zandra Rhodes, Sunda Times, 1972
Bianca Jagger, foto di Francesco Scavullo, 1976
Il matrimonio tenne banco su tutti i tabloid: Bianca e Mick erano la coppia più paparazzata, protagonisti indiscussi del jet set internazionale. Ma le nozze durarono solo otto anni. Nel maggio 1978 arrivò inesorabile il divorzio: Bianca, personalità e grinta da vendere, non poteva certo accettare lo scotto del tradimento di Mick, che ormai faceva quasi coppia fissa con la modella Jerry Hall, biondissima e algida, così diversa da lei. Bianca ricorderà il matrimonio dicendo che si concluse lo stesso giorno in cui venne celebrato.
Intanto lei era entrata di diritto nell’Olimpo dello stile: nessuna riusciva ad unire la sua naturale carica erotica, potenzialmente esplosiva, impressa nel DNA sudamericano, ad una sofisticata eleganza di stampo europeo. Pelle ambrata, labbra carnose e occhi profondi, la vediamo fare un ingresso trionfale allo Studio 54 -di cui era presenza fissa- in sella ad un cavallo bianco, nel giorno del suo compleanno, o in una delle innumerevoli uscite ufficiali al fianco di Mick: belli e dannati, ma anche iconici nel loro stile inimitabile. Musa di designer del calibro di Halston e Yves Saint Laurent, trendsetter ante litteram, il suo era uno stile tipicamente Seventies: tra turbanti e dettagli glam, dai lunghi abiti costellati da profondi drappeggi e scollature mozzafiato, fino all’iconico tuxedo maschile, che non ne offuscava mai la linea sinuosa. Presenza fissa della International Best Dressed List, il suo stile è entrato nella storia del costume, divenendo emblema degli anni Settanta.
Bianca Jagger è stata fotografata dai più grandi, dall’intimo amico Andy Warhol a Cecil Beaton, da Francesco Scavullo a Patrick Demarchelier. Innumerevoli le cover, a partire da Vogue UK del 1974. Inoltre prese parte anche a diverse pellicole come attrice.
Non solo mondanità ma anche impegno sociale per la bella Bianca. Dopo aver cominciato, ancora giovanissima, ad interessarsi di cause sociali e di diritti umani, si espresse più volte su temi come il genocidio, la guerra in Iraq, i crimini contro l’umanità e i cambiamenti climatici. Inoltre si schierò apertamente a favore dei diritti delle donne e contro la pena di morte. Nel 1972, dopo il terremoto che distrusse il Nicaragua, organizzò il primo concerto a scopo benefico della storia. Dopo aver istituito la Bianca Jagger Human Rights Foundation, di cui è a capo, dal 2003 è ambasciatrice del Consiglio d’Europa e membro del consiglio esecutivo di Amnesty International. Tra le maggiori attiviste politiche, vanta collaborazioni con diverse organizzazioni umanitarie, tra cui Human Rights Watch. Nonna felice di Assisi Lola (nata nel 1992) e Amba Isis (nata nel 1996), nel 2014 è diventata bisnonna.
Fascino spagnolo, bellezza acqua e sapone e stile inconfondibile: Gala Gonzalez è oggi una delle icone di stile più famose e influenti del fashion biz. Dj, modella, designer e socialite, ha raggiunto la fama internazionale grazie al suo blog, amlul.com. Trendsetter ante litteram dall’eleganza effortlessy-chic, la bella Gala ha uno stile invidiabile.
Ora residente a Londra, la blogger ha posato anche come modella per numerose campagne pubblicitarie di brand del calibro di Loewe, H&M e Mango, per cui è stata anche designer di una esclusiva linea di accessori. Regina incontrastata dello street style, presenza fissa nei front row delle sfilate più importanti, i suoi look incantano ad ogni fashion week. Sempre impeccabile, ogni suo outfit è copiatissimo.
Fascino europeo e grinta da vendere, l’icona di stile è nata il 16 marzo 1986 a Coruña, in Galizia. Gala Gonzalez è considerata la capostipite delle fashion blogger spagnole. La moda le scorre nel DNA, essendo nipote del designer spagnolo Adolfo Domínguez. La fama a livello internazionale arriva nel 2007, quando Gala fonda amlul.com, il suo blog in cui condivide quotidianamente consigli di stile, pillole di eleganza e un diario fotografico dall’appeal intrigante.
Dal 2003 la bella blogger risiede a Londra, dove studia Moda alla University of the Arts London. Gala Gonzalez vanta numerose collaborazioni alle spalle: dal 2007 lavora come creative director della Linea U di Adolfo Domínguez. Nel settembre 2009 lancia la sua prima collezione Music Collection sempre per Adolfo Domínguez. Nel giugno 2010 diviene il volto di Loewe, insieme ad icone del calibro di Louis Simonon, Peaches Geldof, Tricia Ronane e Ben Cobb. Posa inoltre come modella per H&M, Mango, Corello, Guerreiro e AG in Brasile. Comparsa su oltre 20 pubblicazioni internazionali del calibro di Vogue, Elle, Marie Claire, Harper’s Bazaar, collabora attivamente con Vogue Spain, che nel 2009 l’ha incoronata it girl nazionale. Nel marzo 2012 diventa testimonial Veet in Spagna.
Naturalmente chic e aggraziata, il suo stile spazia dal minimalismo ad elementi che mettono in risalto la femminilità. Largo a total white, pumps e impalpabili abiti in chiffon dalle spalline sottili, ma anche tanto colore, che la it girl predilige sia nei look da giorno che sul red carpet. Tra i suoi designer preferiti Christian Dior, Roberto Cavalli, Calvin Klein Collection, Gucci, Hugo Boss. Il suo è uno stile fortemente europeo e sofisticato, incentrato su un minimalismo moderno, cosmopolita, versatile, contemporaneo. Grande ricercatezza, per le borse l’icona di stile ha mostrato più volte una predilezione per Louis Vuitton.
La top model Bianca Balti ha annunciato una sua personale iniziativa a favore dei rifugiati siriani in Giordania: appuntamento il 27 aprile a Milano, dove si terrà un’asta di beneficenza in cui la bellissima modella metterà in vendita il suo guardaroba personale. La raccolta fondi sarà devoluta all’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHRC).
Gli antichi Greci la chiamavano kalè kai agathè: che la bellezza esteriore non sia che un riflesso di quella interiore è teoria sostenuta da molti. E Bianca Balti, lodigiana, classe 1984, di bellezza ne ha da vendere: una carriera sfolgorante alle spalle, due figlie e innumerevoli contratti con le maison più famose al mondo, la modella è uno dei volti più noti del fashion biz. Occhi azzurri, labbra carnose e zigomi pronunciati, la supermodella ha un passato da punk.
Scoperta da Dolce & Gabbana nel 2005, è stata nel corso degli anni il volto di brand del calibro di Missoni, Guess, Donna Karan, Roberto Cavalli, Armani Jeans, Antonio Berardi, Mango, Intimissimi, L’Oréal. Numerosissime le cover ottenute sui magazine più prestigiosi al mondo, da Elle a Vogue, da Numèro a Marie Claire. Unica italiana a calcare la passerella di Victoria’s Secret, Bianca Balti ha sfilato praticamente per tutti i nomi più grandi della moda internazionale.
Capi dai 5 ai 500 euro ma dal valore nettamente superiore: questo il guardaroba della modella, raccolto in 11 anni di carriera, che sarà messo in vendita il prossimo 27 aprile. L’evento, aperto a chiunque, avrà luogo al Superstudio13 di via Forcella, a partire dalle ore 15. Ad un certo punto della serata i restanti capi che non saranno ancora stati venduti verranno inoltre scontati del 50%, per venire incontro ai ritardatari. Obiettivo: vendere tutto.
L’iniziativa, che sta particolarmente a cuore di Bianca Balti, vede una collaborazione tra la modella e l’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR). In particolare, la top model sostiene Lifeline Jordan, programma di assistenza economica diretta alle famiglie di rifugiati siriani che hanno trovato asilo in Giordania.
Proporzioni oversize e suggestioni Eighties nella nuova campagna pubblicitaria Saint Laurent, con due volti d’eccezione come testimonial della celebre maison francese: Cara Delevingne e Jane Birkin. Torna il tuxedo da donna, capo simbolo del brand, per La Collection De Paris, con foto realizzate da Hedi Slimane.
Dopo l’addio alla moda, annunciato l’estate scorsa, Cara Delevingne torna a posare per la nuova campagna pubblicitaria realizzata dal direttore creativo Hedi Slimane. Le foto, scattate a New York lo scorso 17 marzo, sono state diffuse mercoledì, e vedono l’ex modella indossare i capi della collezione Autunno/Inverno, che ha sfilato a Parigi lo scorso 7 marzo.
Ispirazioni Eighties, tra pellicce imbottite, paillettes e lui, lo smoking, capo simbolo della maison fondata da monsiuer Yves. Cara Delevingne ha già alle spalle diverse collaborazioni con Saint Laurent, per cui è stata testimonial diverse volte, come nel 2013, quando ha prestato il volto alla collezione Grunge.
Ma la giovanissima ex modella, ora attrice, non è l’unico volto voluto da Hedi Slimane: nei giorni scorsi infatti sono state rese pubbliche altre foto che vedono protagonista della nuova campagna pubblicitaria Jane Birkin. La celebre attrice francese, volto storico degli anni Sessanta, musa e compagna di Serge Gainsbourg, alla soglia dei 70 anni torna a posare come modella: è apparsa bella più che mai, vestita con un elegante smoking, nelle foto realizzate dallo stesso Slimane. L’attrice inoltre è protagonista del Saint Laurent Music Project, un progetto musicale lanciato nel 2012, a cui hanno preso parte numerose star, come Courtney Love, Marilyn Manson, Daft Punk, Chuck Berry, B.B King e Jerry Lee Lewis.