Ari Seth Cohen: stile per signore

Se finora avete sempre pensato che la moda fosse ad esclusivo appannaggio di giovanissime e rampanti it girl, preparatevi ad essere clamorosamente smentiti: un blog vi dimostrerà che lo street style non è più un fenomeno riservato alle nuove generazioni. C’era una volta un giovane ragazzo nato sotto il sole californiano, che amava i vecchi film della Hollywood patinata e le camicie a stampa hawaiana d’ispirazione Fifties.

L’avventura di Ari Seth Cohen è iniziata come un romanzo, a metà tra The Great Gatsby e Pygmalion: molto più di un semplice blogger, il giovane fotografo ha saputo intuire per primo le immense potenzialità della terza età, fino a quel momento dimenticata dalla moda. È lui ad aver ridato dignità e nuova linfa vitale allo stile delle più âgée: un vero e proprio esperimento antropologico che indaga lo stile delle over sixties, finalmente sdoganate come nuove icone fashion.

Consapevolezza, capacità innata di mixare elementi appartenenti a stili e periodi storici eterogenei e tanta autoironia sono gli elementi vincenti delle nuove it girls. Tra loro nomi eccellenti, da Carmen Dell’Orefice, classe 1931, storica mannequin che ancora oggi calca le passerelle di tutto il mondo, a Linda Rodin, stylist di successo, fino alla famosissima Iris Apfel (qui un pezzo sul suo stile, ormai famoso in tutto il mondo).

Un’anima vintage ed uno stile aplomb caratterizzano Ari Seth Cohen. La passione del giovane blogger per lo stile retrò ha origine nella sua infanzia vissuta a San Diego, in California. Il suo senso estetico fu modellato dalle sue due nonne, che lo iniziarono ai vecchi fasti e al glamour evergreen della Hollywood di un tempo. Ari lasciò San Diego all’età di 18 anni per studiare Storia dell’arte a Seattle. Seguì poi il trasferimento nella Grande Mela.

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Il blog che ha reso il giovane famoso in tutto il mondo è nato un po’ in sordina, nell’agosto 2008, tre mesi dopo il trasferimento di Ari a New York. All’epoca usava una macchina fotografica molto economica che gli era stata prestata; inoltre non aveva ancora alcuna dimestichezza con la fotografia. Il titolo scelto per il blog recava già in sé il segreto del futuro successo: Advanced Style, ovvero come essere stilose anche in età avanzata. Restìo ad abbracciare il crescente fenomeno dello street style, il giovane scelse fin da subito di rivolgersi ad un target più maturo ma non meno esperto in fatto di moda. Le donne e i (pochi) uomini immortalati da Ari sono sicuri di sé, non si vestono per gli altri e non seguono le tendenze. Fino ad allora invisibili e dimenticati dallo star system, è grazie al giovane blogger che ora godono di nuova visibilità. Quasi una seconda giovinezza, per grintose e attempate icone che vivono la moda non solo come mera apparenza ma carpendone l’aspetto ludico. E, tra chi lo invita a bere un tè e chi lo venera come l’iniziatore di un nuovo fashion trend, Ari Seth Cohen si è imposto come uno dei nomi più famosi del fashion biz.

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Nel corso degli ultimi anni Advanced Style è cresciuto in modo esponenziale, al punto da includere scritti e video, ma anche consigli di bellezza, oltre alle foto di street style, che immortalano arzille signore in mise eccentriche e raffinate. Oggi è uno dei blog più seguiti al mondo, ai vertici delle classifiche mondiali. Dall’idea brillante del suo fondatore sono inoltre nati due libri (Advanced Style e Advanced Style: Older & Wiser, entrambi disponibili su Amazon) e un documentario girato in collaborazione con Lina Plioplyte, dal titolo Advanced Style-Le signore dello stile. Protagoniste sono sette donne newyorkesi di età compresa tra i 62 e i 95 anni, unite nel mettere in discussione gli stereotipi tipici della cultura occidentale, che impongono determinati standard estetici ed anagrafici, oggi assolutamente anacronistici e limitanti. L’età avanzata non è mai stata tanto chic.


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DassùYAmoroso: il tartan che si appropria del prêt-à-porter

Il tartan come punto di partenza di un brand giovane e contemporaneo, capace di unificare diversi stili, dal glamour allo street style.

Tutto ha inizio grazie all’ingegno di due menti creative, quelle di Stefano Dassù e Pasquale Amoroso che lanciano sul mercato la linea DassùYAmoroso: una collezione prêt-à-porter composta da capi iper femminili e facile da interpretare.

 

Collezione DassùYAmoroso A/I 16-17
Collezione DassùYAmoroso A/I 16-17

 

Il tartan tridimensionale di DassùYAmoroso. Collezione A/I 16-17
Il tartan tridimensionale di DassùYAmoroso. Collezione A/I 16-17

 

 

Forti della loro preparazione accademica, che li ha visti destreggiarsi nei laboratori teatrali creando abiti da scena anche nell’ambito cinematografico, il duo di giovani designer ora incontra un mercato più attivo, facendo della loro creatura, un punto di riferimento per chi ama trasmettere un’immagine di sé audace e misteriosa.

 

DassùYAmoroso: una linea di capi giovane e contemporanea
DassùYAmoroso: una linea di capi giovane e contemporanea

 

DassùYAmoroso collezione A/I 16-17
DassùYAmoroso collezione A/I 16-17

 

 

Il tartan, viene elaborato per creare un effetto visivo 3D; ciò è possibile solo grazie all’abilità di Stefano e Pasquale di creare una stampa capace di realizzare tale effetto avvalendosi anche di un  lavoro certosino di accostamento del colore.

Per maggiori informazioni visitate il sito www.dassuyamoroso.com

Herb Ritts in mostra a Milano

Il Palazzo della Ragione Fotografia di Milano ospita i lavori del grande fotografo Herb Ritts, in una mostra imperdibile. “Herb Ritts. In Equilibrio” è la prima grande retrospettiva dedicata al fotografo nella città di Milano. Una selezione degli scatti più iconici, in mostra dal 20 febbraio fino al 5 giugno 2016.

Corpi sinuosi dalle forme plastiche, immense distese di spiagge bianche, volti velati e lunghe vesti nere mosse dal vento del deserto; quel bianco e nero così unico, capace di passare con estrema nonchalance dal reportage alla foto patinata; e, ancora, l’Africa, immortalata con i suoi profumi, le sue suggestioni e la sua essenza più primordiale. Herb Ritts è stato uno dei principali esponenti della fotografia internazionale. Definire la sua estetica entro un solo ambito è impresa difficile: sublime interprete degli anni Novanta, nessuno come lui riuscì ad immortalare le top model, contribuendo alla loro fama.

Oniriche come vestali, struggenti nella loro perfezione, le sue supermodelle indossano Versace e Ferré, in un momento storico irripetibile per il fashion biz. Protagonista della moda ma anche mirabile ritrattista della Hollywood più patinata, Herb Ritts ha immortalato personaggi del calibro di Michael Jackson, Madonna, David Bowie, Johnny Depp, Jack Nicholson.

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Pose plastiche e corpi scultorei rappresentano l’emblema della fotografia di Herb Ritts


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Herb Ritts nacque a Los Angeles il 13 agosto 1952 da una facoltosa famiglia ebrea


Nato a Los Angeles il 13 agosto 1952 da una facoltosa famiglia ebrea, Herbert Ritts Jr. è stato fotografo e regista. Il più grande di quattro figli, Herb crebbe nel lusso di una villa di ben 27 stanze. All’età di dieci anni gli viene regalata la sua prima fotocamera, una Kodak. Dopo aver studiato Storia dell’Arte ed Economia alla prestigiosa University High School e dopo alcuni tentativi falliti di fare strada nel mondo del rock, nel 1974 conseguì la laurea al Bard College di New Tork. Tornato a Losa Angeles, fece coming out sulla propria omosessualità. Iniziò intanto a prendere lezioni di fotografia.

I primi soggetti ritratti furono i suoi amici. Se vivi ad Hollywood e nella tua cerchia di amicizie spiccano nomi del calibro di Richard Gere il successo è nel tuo destino. È il 1978 quando Herb scatta delle foto a Richard Gere durante una gita nel deserto di San Bernardino: i due giovani si fermarono in una stazione di servizio per cambiare una ruota forata e mentre Richard sostituiva la ruota Herb immortalò l’attore in scatti sensuali in jeans e canottiera. Fu così che nacque un mito: quelle foto nate in maniera del tutto improvvisata furono usate per promuovere il film American Gigolò del 1980 e comparvero come cover di riviste del calibro di Newsweek, Vogue, Esquire e Mademoiselle.

Naomi Campbell, Hollywood, 1991
Naomi Campbell, Hollywood, 1991


Helena Christensen, Malibu, 1996
Helena Christensen, Malibu, 1996


Ad Herb Ritts vennero commissionati lavori da Franco Zeffirelli, Andy Warhol e dalla rivista L’Uomo Vogue. Nel 1979 ritrasse Brooke Shields per Mademoiselle, mentre l’anno successivo ottenne la cover di Elle. Fu presentato a Bruce Weber dal modello Matt Collins, mentre Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia, gli fece subito un contratto. Il resto è storia: in breve Ritts si impose come uno dei maggiori fotografi glamour, entrando di diritto nell’Olimpo della moda. La sua era un’estetica particolare, che traeva ispirazione dalla Grecia classica, per le sue celebri foto in bianco e nero. Spesso si trattava di nudi, maschili e femminili, tra pose plastiche e corpi scultorei.


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“Per me, un ritratto è qualcosa attraverso il quale percepisci le persone, le loro qualità interiori, ciò che le fa essere quello che realmente sono”, diceva il grande fotografo, i cui scatti furono pubblicati sulle maggiori riviste del mondo, da Elle ad Harper’s Bazaar, da Rolling Stone a Vanity Fair. Firmò le campagne pubblicitarie di brand del calibro di Giorgio Armani, Gianni Versace, Calvin Klein, Chanel, Gianfranco Ferré e molti altri e ritrasse personalità illustri, tra cui Karl Lagerfeld, Harrison Ford, Jodie Foster, Sylvester Stallone, Kofi Annan, Arnold Schwarzenegger, Julia Roberts, Isabella Rossellini, Robert De Niro, Jennifer Aniston, John Travolta e molti, molti altri. Sua è inoltre la regia di alcuni videoclip di Madonna e Michael Jackson.

Stephanie Seymour, Cindy Crawford, Christy Turlington, Tatjana Patitz e Naomi Campbell, Hollywood 1989
Stephanie Seymour, Cindy Crawford, Christy Turlington, Tatjana Patitz e Naomi Campbell, Hollywood 1989


Laetitia Casta per il Calendario Pirelli, Malibu, 1998
Laetitia Casta per il Calendario Pirelli, Malibu, 1998


Dopo una lunga e sfolgorante carriera, il fotografo si spense a Los Angeles il 26 dicembre 2002 per complicazioni derivate da una polmonite, dopo aver contratto il virus dell’HIV all’inizio del 1989. Impegnato nella causa per combattere l’AIDS, Ritts contribuì a diverse organizzazioni di beneficenza fra le quali amfAR, Elizabeth Taylor AIDS Foundation, Project Angel Food, Focus on AIDS.


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Lo stile di Iris Apfel

Dimenticate la vecchia massima del “less is more”: e se a dirlo è la più grande icona di stile contemporanea c’è da crederci. Interior designer, businesswoman ed icona fashion, Iris Apfel è l’emblema di come un senso innato per lo stile possa trasformarsi in un elisir di lunga vita. Numerose collaborazioni illustri come fashion designer, una carriera in costante ascesa, la 95enne newyorkese è il nuovo guru della moda internazionale.

Classe 1921, una personalità scoppiettante e una ironia rara che la rende irresistibilmente autentica e a tratti naïf: “Penso sia meglio essere felici che ben vestiti”, saluta così dal suo profilo Instagram l’arzilla 95enne, pasionaria del “more is more”. Impossibile copiare il suo stile: eccentrico, audace, ridondante, a tratti eccessivo, fatto di sovrapposizioni e di geniali accostamenti dal forte impatto scenografico.

L’icona di stile che ha sovvertito ogni regola, facendo piazza pulita di vecchi miti e tabù, in primis quello dell’età, ha dimostrato come per diventare una it girl non sia necessario avere vent’anni. Genuina e schietta, come quando ha candidamente ammesso, nel corso di un’intervista al Guardian, di non avere mai amato particolarmente lo stile Chanel. Autoironica come poche, adora definirsi una “stellina geriatrica” e ha ribadito più volte che se non avesse avuto il suo proverbiale senso dell’umorismo sarebbe già morta.

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Iris Apfel è una delle più grandi icone di stile contemporanee



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La 95enne newyorkese ha alle spalle una carriera da interior designer e collaborazioni illustri come fashion designer



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All’anagrafe Iris Barrel, è nata nel Queens il 29 agosto 1921



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Uno stile eccentrico e audace e una personalità scoppiettante


Occhiali da diva dal fascino un po’ nerd e rossetto rosso lacca, immancabile vezzo che completa ogni suo look iconico: impossibile non riconoscerla. Una passione per i gioielli etnici, meglio se dalle proporzioni over, l’icona di stile è stata scelta come testimonial dello spot per il lancio della nuova Ds3 di Ds Automobiles, premium brand di Peugeot Citroën.

All’anagrafe Iris Barrel, la più agée delle personalità del fashion biz è nata il 29 agosto 1921 nel Queens da padre americano e madre russa. Figlia unica, suo padre Samuel Barrel era un negoziante di vetro, mentre la madre Sadye era proprietaria di una boutique di moda. Iris ha studiato Storia dell’arte alla New York University e alla University of Wisconsin: nel corso dei suoi tantissimi viaggi ha sviluppato la sua personalissima estetica, attingendo da culture e popoli lontani. Nel 1948 ha fondato insieme al marito Carl Apfel (scomparso lo scorso agosto) la Old World Weavers, azienda tessile che ha chiuso i battenti nel 1992, dopo aver arredato la Casa Bianca per i mandati di ben nove presidenti (Truman, Eisenhower, Nixon, Kennedy, Johnson, Carter, Reagan e Clinton), annoverando tra i clienti anche nomi del calibro di Estée Lauder e Greta Garbo.

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Iris Apfel è nata da padre americano e madre russa



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Il suo stile mixa sapientemente capi haute couture a pezzi vintage acquistati nei mercatini delle pulci



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Iris ha studiato Storia dell’arte alla New York University e alla University of Wisconsin



(Foto AD)
(Foto AD)



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Iris Apfel ha una passione per i gioielli etnici, meglio se dalle proporzioni over


Lo stile di Iris Apfel è un sapiente mix di elementi haute couture e capi acquistati nei mercatini delle pulci: un amore per i jeans e per gli accessori, passione, questa, tramandatale dalla madre. Stampe, pellicce, colori accesi sono i pilastri su cui si fonda uno stile unico, che trascende la moda per accostarsi all’arte. Segni particolari: tanta personalità. Per lei stile non è sinonimo di apparenza, ma conoscenza di sé ed introspezione profonda, un viaggio che può richiedere tanti anni.

Curiosa come una bambina, animata da entusiasmo ragazzino, Iris Apfel ha più volte dichiarato di trarre ispirazione da tutto ciò che la circonda. Allergica alle regole, perché “le infrangerebbe tutte”, riconosce le profonde connessioni che la moda ha con la realtà circostante e con il momento storico. Deliziosamente sopra le righe, in una sua frase storica su New York ha dichiarato che «per vivere da vera newyorkese le due cose più importanti per una donna sono un autista e un cappotto foderato di pelliccia».

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L’icona di stile ritratta nel suo appartamento



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Nel corso dei suoi numerosi viaggi l’icona fashion ha sviluppato la sua personalissima estetica



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Particolare del suo appartamento (Foto tratta da Architectural Digest)



Iris Apfel per Bajalia
Iris Apfel per Bajalia



Iris Apfel (Foto tratta dal Times)
Un ritratto di Iris Apfel (Foto tratta dal Times)


Definita “l’uccello raro della moda”, dal titolo della mostra dedicatale dal Met di New York nel 2005, nel 2011 yoox.com ha messo in vendita i gioielli da lei realizzati, ricchi di fascino esotico, mentre Mac Cosmetics le ha dedicato una capsule collection. Inoltre è stata protagonista del documentario Iris di Albert Maysles, nonché di una mostra, intitolata Iris in Paris. E proprio nella capitale francese fino al 16 aprile l’icona di stile è protagonista assoluta delle vetrine di Le Bon Marché. Musa storica di Ari Seth Cohen, il creatore del blog Advanced Style, all’icona fashion hanno dedicato persino un festival, l’Iris lovefest, in cui designer, film-maker e blogger si sono riuniti per omaggiare il suo stile.

(Foto cover tratta da wwd.com)


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In mostra a Parigi Fashion Forward: uno sguardo su tre secoli di moda

Apre oggi a Parigi al Musée des Arts Décoratifs la mostra Fashion Forward, 3 siècles de mode (1715-2016): in occasione del trentesimo anniversario dall’apertura del Musée des Arts de la Mode, fondato nel 1986 su iniziativa di Pierre Bergé e dell’industria tessile francese, col supporto di Jack Lang, allora Ministro della cultura, viene lanciata una straordinaria esposizione di capi storici che hanno lasciato un’impronta forte sulla storia del costume degli ultimi tre secoli.

Un’opportunità unica per fashion victim di tutto il mondo e studiosi della moda: saranno infatti esposti 300 pezzi di moda maschile e femminile, dal Diciassettesimo secolo fino ai nostri giorni. Abiti e accesssori haute couture dal valore inestimabile, in una mostra che si preannuncia come uno degli eventi fashion più importanti dell’anno: dal 7 aprile fino al 14 agosto 2016 è possibile visitare l’imperdibile esposizione presso il Musée des Arts Décoratifs di Rue de Rivoli.

La collezione del museo ora comprende più di 150.000 opere, da capi haute couture a ready-to-wear, inclusi accessori, ma anche bozzetti, fotografie e pezzi di archivio di maison storiche, del calibro di Elsa Schiaparelli, Madeleine Vionnet e Cristóbal Balenciaga, solo per citarne alcuni.

André Courrèges, Haute Couture Primavera/Estate 1965 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
André Courrèges, Haute Couture Primavera/Estate 1965 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Karl Lagerfeld per Chanel Haute Couture, abito da sera in tulle ed organza, collezione Primavera/Estate 1996 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Karl Lagerfeld per Chanel Haute Couture, abito da sera in tulle ed organza, collezione Primavera/Estate 1996 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Abito di corte, circa 1778 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Abito di corte, circa 1778 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance

Azzedine Alaïa, Autunno/Inverno 1986 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Azzedine Alaïa, Autunno/Inverno 1986 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance


La collezione è la più ricca di tutta la Francia, risultato dell’unione di due collezioni, quella del Musée des Arts Décoratifs, a partire dalla sua creazione, avvenuta nel 1864, e quella dell’Union Française des Arts du Costume (UFAC). I tre secoli di moda esposti sono il risultato di un’attenta selezione dell’immensa collezione del museo, arricchita da donazioni e acquisizioni. In mostra creazioni di nomi come Charles-Frederick Worth, Jacques Doucet, Paul Poiret, Jeanne Lanvin, Madeleine Vionnet, Gabrielle Chanel, Christian Dior e Yves Saint Laurent, per un viaggio attraverso la storia del costume, dal 17esimo secolo ad oggi.

Ma l’esposizione non offre solo un’ampia prospettiva sull’evoluzione della moda e del costume nel corso dei secoli; particolare attenzione viene infatti riservata al contesto umano, artistico e sociale, nel tentativo di celebrare le affinità elettive che da sempre la moda ha con le arti decorative.

Jeanne Lanvin, Haute Couture, Estate 1923 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Jeanne Lanvin, Haute Couture, Estate 1923 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Abito da sera Madeleine Vionnet, Haute Couture, Inverno 1935 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Abito da sera Madeleine Vionnet, Haute Couture, Inverno 1935 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Abito Cristóbal Balenciaga, Haute Couture, Autunno/Inverno 1961 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Abito Cristóbal Balenciaga, Haute Couture, Autunno/Inverno 1961 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance

John Galliano per Maison Margiela, Haute Couture, Primavera/Estate 2015 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
John Galliano per Maison Margiela, Haute Couture, Primavera/Estate 2015 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance


La direzione artistica della mostra è curata dal ballerino e coreografo inglese Christopher Wheeldon, star del New York City Ballet e vincitore di un Tony Award per il suo adattamento per il palcoscenico di “Un americano a Parigi”, basato sul film di Vincente Minelli. In collaborazione con lo scenografo Jérôme Kaplan, assistito da Isabelle Vartan, Wheeldon ha saputo conferire all’esposizione una dimensione sensuale e un’aura poetica. Completa il quadro il corpo di ballo dell’Opéra di Parigi, con una coreografia che pone in evidenza la grazia della silhouette, gettando un occhio anche all’evoluzione artistica e stilistica del corpo e dei modelli di bellezza che si sono avvicendati nel corso dei secoli.

INVICTA: leggerezza e comfort per la collezione primavera/estate 2016

Leggerezza e comfort sono le parole chiave della collezione primavera/estate 2016 di INVICTA, noto brand italiano apprezzato da chi ama vestire con stile senza rinunciare alla qualità.

Fulcro della collezione è il capospalla che in questa stagione abbandona il contrasto, prediligendo il ton sur ton. La linea, pensata per soddisfare le esigenze di tutta la famiglia, si sviluppa con capi sfoderati, imbottiti e in tinto capo. Inoltre, l’ovatta compressa, conferisce ai capi leggerezza e morbidezza.

 

Giubbino antivento reversibile. Linea uomo
Giubbino antivento reversibile. Linea uomo

 

Giacca con imbottitura fake down. Linea donna
Giacca con imbottitura fake down. Linea donna

 

 

In più, sia nell’uomo che nella donna, è stato inserito un nylon stretch che permette una vestibilità over ai capispalla e che consente alla collezione di esser al passo con le tendenze del momento.

Invicta, peraltro, strizza l’occhio alla moda donna con una serie di capi pensati per modulare la scelta dei trapuntati che vengono mixati con parti lisce.

 

Cappa manica tre quarti. Linea bimba
Cappa manica tre quarti. Linea bimba

 

Giubbotto senza cappuccio. Linea bimbo
Giubbotto senza cappuccio. Linea bimbo

 

 

Ed è proprio nel 2016 che INVICTA  compie 110 anni e per l’occasione ha deciso di rinnovare la propria immagine grafica con una veste del tutto nuova che spazia dalla Pop Art alle Stripes.

La linea di abbigliamento per uomo, donna e bambina/o INVICTA è acquistabile anche online all’indirizzo http://www.invicta.it/it/apparel-accessories

 

Photo courtesy Press office

 

 

 

Per la cover fonte piaceridellavita.com

Alberta Ferretti, il matrimonio tra arte e moda

ALBERTA FERRETTI COLLEZIONE AUTUNNO/INVERNO 2016/17

 

Arte e Moda vivono da sempre un legame indissolubile; ed è all’arte che la collezione moda donna di Alberta Ferretti Autunno/Inverno 16/17 si ispira.

Dai ruscelli del pittore John Everett Millais, dove si svolge il dramma della povera Ophelia, ai romantici paesaggi della pittura nipponica, dove fiori e uccelli creano una perfetta armonia di colori e forme.

 – C’è un salice che cresce storto sul ruscello e specchia le sue foglie canute nella vitrea corrente; laggiù lei [Ofelia] intrecciava ghirlande fantastiche di ranuncoli, di ortiche, di margherite, e lunghi fiori color porpora cui i pastori sboccati danno un nome più indecente, ma che le nostre illibate fanciulle chiamano dita di morto.
Lì, sui rami pendenti mentre s’arrampicava per appendere le sue coroncine, un ramoscello maligno si spezzò, e giù caddero i suoi verdi trofei e lei stessa nel piangente ruscello.
Le sue vesti si gonfiarono, e come una sirena per un poco la sorressero, mentre cantava brani di canzoni antiche, come una ignara del suo stesso rischio, o come una creatura nata e formata per quell’elemento. Ma non poté durare a lungo, finché le sue vesti, pesanti dal loro imbeversi, trassero la povera infelice dalle sue melodie alla morte fangosa. – 
(Amleto, Atto IV, scena VII)

sx Alberta Ferretti – dx Ophelia 1851 di John Everett Millais


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Alberta Ferretti – dipinto giapponese


Chiave di lettura di questa collezione sono il romanticismo e la sensibilità, presentate da indumenti riassunti con tessuti leggeri, che non stringono e non costringono la donna nei movimenti quotidiani.
Gli abiti in crêpe-satin sono modellati dal taglio a sbieco e impreziositi da pizzi, così come i completi in casacca-pantalone.

Gli chemisier in chiffon stampato a fiori sovrapposti da ricami tridimensionali, le jumpsuits in satin bordate con piping a contrasto, gli abiti bustier di lana o cashmere con ricami, creano una moda di carattere, sensuale, che racconta una donna e il suo background creativo.

E’ la libertà di indossare giacche maschili e tailleur, mischiando diverse lunghezze e tessuti e dimenticando in quale ora del giorno ci si trova, come presi da un incantesimo, non riconoscendo più il giorno e la notte. La donna Alberta Ferretti è sicura nel suo prezioso completo pijama, così come negli abiti sottoveste in pizzo.

nature giapponesi – abito bustier Alberta Ferretti con pelliccia


gli abiti di Alberta Ferretti rimandano alle nature nipponiche


Velluti, pizzi e crêpe-satin tra i tessuti della collezione Alberta Ferretti F/W 16/17


Dalle atmosfere preraffaellite al purismo, la collezione F/W 16/17 di Alberta Ferretti dipinge una donna boldiniana, avvolta in abiti in velluto e satin e in cappotti in tweed bouclé lavorato con inserti di pelliccia. Scevra da ogni strutturazione e libera di stupire, con quel tocco di magia, sfilando su mules e stivaletti di velluto, liscio o ricamato, o con totale nonchalance sul tacco a spillo.

sx Alberta Ferretti – dx dipinto di Giovanni Boldini, La dame de Biarritz, 1912


quadro di Giovanni Boldini, Ritratto di Betty Wertheimer – dx Alberta Ferretti


Con uno sfondo in movimento che richiama una natura incontaminata e ovattata, la collezione Alberta Ferretti Autunno/Inverno 2016/17 sfila trionfante alla Milano Moda Donna.
E’ un défilé dove si incontrano i grandi autori della pittura, da Dante Gabriel RossettiJohn Everett Millais, il sigillo di quanto cultura e arte  siano fondamentali per scrivere nel dizionario della moda il nome, in eterno, di una grande rappresentante del genere: Alberta Ferretti.

sx Alberta Ferretti – dx Venus Verticordia di Dante Gabriel Rossetti 1864-8


Alberta Ferretti – dipinto giapponese


Guarda qui tutta la collezione Autunno/Inverno 16/17 Alberta Ferretti: 

 

 



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MOSCHINO METTE IN SCENA IL SURREALISMO – IN UN MONDO DECADENTE DI DONNE BRUCIATE

Svolta genderless in casa Gucci. Dal 2017 le collezioni saranno unificate

Per me è naturale presentare insieme, le collezioni maschili e femminili “, ha dichiarato lo stilista Alessandro Michele in una nota diramata dalla maison nelle ultime ore.

Già alla sua prima apparizione come direttore creativo del brand fiorentino, il giovane designer aveva tracciato le linee guida del suo stile, facendo intuire una svolta epocale in casa Gucci creando una collezione uomo femminea  che destò, all’epoca, alcune perplessità, ma che oggi si rivela una “trovata” vincente.

 

Gucci FW 15-16 (fonte piccolipensieridistile.wordpress.com)
Gucci FW 15-16 (fonte piccolipensieridistile.wordpress.com)

 

 

Gucci sfilata uomo SS 16 (fonte i-d vice.com)
Gucci sfilata uomo SS 16 (fonte i-d vice.com)

 

 

A partire dal 2017, il marchio italiano presenterà una sola collezione per stagione, proponendo in un’unica sfilata sia womenswear che menswear all’interno del nuovo quartier generale di Gucci, in via Mecenate a Milano.

Marco Bizzarri, Presidente e CEO di Gucci ha tenuto a precisare che le collezioni presentate, non saranno vendute in seduta stante come accade per Burberry (il marchio londinese che ha dato il via a questa evoluzione e che permette ai suoi clienti di poter acquistare i capi proposti in défilé durante le ore successive dalla sua presentazione n.d.r.) ma saranno acquistabili soltanto la stagione successiva.

 

Gucci by Alessandro Michele collezione SS 16 (fonte piccolipensieridistile.wordpress.com)
Gucci by Alessandro Michele collezione SS 16 (fonte piccolipensieridistile.wordpress.com)

 

 

L’innovazione in casa Gucci ad opera di Alessandro Michele, si concretizza mescolando una moda sofisticata   e per certi versi  unisex. Capi gender dal gusto retrò, spesso contaminati da tocchi vittoriani, ricami e fiocchi a volontà.

Si ipotizza che la scelta radicale di Gucci, possa essere adottata da altre aziende italiane, già a partire dalle prossime collezioni stabilendo, una forte coesione all’interno del sistema moda nostrano.

 

 

Fonte cover  gqitalia.it

Gaia Repossi: l’ultima erede dell’impero dei gioielli

È colei che ha rivoluzionato il brand di famiglia, rivelando un talento raro nel design di gioielli. Bionda, bella ed elegante come poche, Gaia Repossi è l’ultima erede dell’impero Repossi, celebre maison fondata dal suo bisnonno nel lontano 1920. È il 2007 quando la giovanissima Gaia prende le redini del marchio, divenendo direttore artistico.

Figlia di Alberto Repossi, classe 1986, una laurea in Belle Arti e due master in Archeologia e Antropologia, la giovane non aveva inizialmente alcuna intenzione di diventare una designer di gioielli. La sua è una visione creativa fortemente influenzata dall’arte, dalla pittura, dalla scultura, dall’artigianato e soprattutto dalle influenze provenienti da altre culture. Artigianalità e citazioni antiche si sposano alla giovane sensibilità di Gaia Repossi, che ha rinnegato il design convenzionale ma non l’amore per l’artigianato. Silhouettes etniche e suggestioni tribali caratterizzano gioielli dal design unico, creazioni preziose e sofisticate ma anche ieratiche come monili e amuleti.

Un’identità forte e un apporto fresco e giovane hanno contribuito al nuovo successo di Repossi, che sta vivendo una nuova felice stagione, collezionando collaborazioni illustri, da Alexander Wang a Joseph Altuzarra, da Zadig et Voltaire a Colette Paris.

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(Foto tratta da Vogue)
Gaia Repossi fotografata da Matthew Brookes per Vogue
Gaia Repossi fotografata da Matthew Brookes per Vogue

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Gioielli che ricordano nelle tecniche e nella lavorazione gli ornamenti tribali di certi cerimoniali; tra l’oro, l’argento, il bronzo fanno capolino pattern e forme che ricordano i monili delle popolazioni africane. Lo stile di Gaia è a tratti ripetitivo, nella scelta (sempre vincente) di riproporre le medesime forme e i medesimi volumi, scanditi dal diamante. Un minimalismo che si incontra con l’audacia di ispirazioni originali e con un design sofisticato: oro e forme androgine si sposano con tecniche di scultura ed intaglio che ripropongono antiche lavorazioni artigianali oggi rare nella gioielleria; infine l’ispirazione Art Noveau, che si appropria di pizzo e pattern quasi dipinti sulla pelle, realizzati con raffinate tecniche artigianali. Questo lo stile firmato Gaia Repossi, che si riflette in un’estetica complessa, che trae numerosi spunti dall’immenso patrimonio culturale della giovane designer: Baselitz, Twombly, Kiefer, Serra, Franz West sono alcuni dei nomi che più ispirano la giovanissime designer. Il suo stile è minimale e chic, molto francese. E la designer vive infatti tra Parigi, Montecarlo e New York. Architetto del gioiello, Gaia Repossi ha dichiarato più volte il suo amore anche per la pelle nuda.

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Divenuta una delle icone di stile contemporanee più apprezzate, il Financial Times l’ha inclusa nella classifica delle donne più eleganti al mondo. Perfezionista, anticonformista e ribelle, il carattere non le manca: alla base della sua formazione vi sono studio e rigore. Collaborazioni eccellenti nel suo curriculum: nel 2007 con Eugenie Niarchos, nel 2010 con Alexander Wang, nel 2012 con Colette Paris. Nel 2013 vince il premio istituito da Elle UK come miglior designer di gioielli dell’anno. Nel 2015 il brand Repossi è stato acquistato da LVMH.

(Foto cover Ezra Petronio per Self Service Magazine)


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Il vintage secondo Carole Tanenbaum

Il fascino e l’opulenza di pietre preziose e antichi monili, che raccontano di mondi lontani e storie arcaiche, il lusso e lo sfarzo di pezzi unici rubati alle insidie del tempo: Carole Tanenbaum è oggi una vera autorità tra i collezionisti di bigiotteria vintage, vantando un archivio immenso e rinomato.

Nata e cresciuta a New York e attualmente residente a Toronto, la carriera di Carole Tanenbaum è iniziata vent’anni fa. Una formazione a trecentosessanta gradi, che spazia dall’arte alla moda, strizzando l’occhio in particolare alla bigiotteria vintage. La sua collezione è un vero patrimonio per intenditori, il sogno di ogni fashion victim che si rispetti: un archivio immenso, con una selezione di oltre 20.000 pezzi, che includono maison storiche, da Dior a Chanel, da Lanvin a Sherman.

La passione di Carole Tanenbaum per la bigiotteria vintage è iniziata per caso, 35 anni fa, quando si imbatté a Londra in una bellissima collezione di gioielli vintage. Rimasta fortemente colpita dalla creatività di quei pezzi, dai colori accesi e dal design ardito, decise che quella sarebbe divenuta la sua più grande passione. Ma non aveva ancora considerato una carriera nel settore, almeno finché non acquistò oltre 3500 pezzi per la sua collezione privata. Ma, resasi conto che non avrebbe mai potuto indossare quella mole immensa di gioielli, neanche nell’arco di una vita intera, decise quindi di condividere la sua collezione col pubblico.

Carole Tanenbaum
Carole Tanenbaum
Vintage Chanel
Vintage Chanel nella collezione di Carole Tanenbaum (foto Thecoveteur.com)
Collana Robert Sorrell
Collana Robert Sorrell (foto Thecoveteur.com)

Bangles Chanel vintage
Bangles Chanel vintage (foto Thecoveteur.com)


Un occhio esperto e vigile, sempre pronto a carpire le nuove tendenze e soprattutto, la bellezza, in ogni sua forma, Carole Tanenbaum è un’attenta critica della moda contemporanea, attiva sui social network, dove è seguitissima, e da dove non perde occasione di dare i suoi consigli di stile, sempre azzeccatissimi. Il suo sito, caroletanenbaum.com, è fonte inesauribile di bellezza e stile. Fondamentali nel suo guardaroba i pezzi della collezione: lei stessa ha dichiarato di scegliere prima il gioiello da indossare, e, in base a questo, l’outfit.

La collezione include edizioni limitate, pezzi unici realizzati a mano, che sono apparsi su pubblicazioni prestigiose, dalle riviste patinate più famose, in primis Vogue ed Elle, fino a film e serie tv di successo, a partire da Sex & the City. Collane, orecchini, bracciali, spille, anelli dal design glamour e dalle linee originali, ma anche accessori per capelli e altri pezzi unici, per maison storiche quali Trifari, Haskell, Schiapparelli, Hobe, Boucher e molte altre. Disponibili su Moda Operandi, da Seedhouse a New York ed in molte altre boutique online, tra le fan di Carole Tanenbaum spiccano nomi del calibro di Sarah Jessica Parker e Michelle Obama.

Bracciali Sherman
Bracciali Sherman (foto Thecoveteur.com)
Bracciali di designer vari, nella collezione di Carole Tanenbaum
Bracciali di designer vari, nella collezione di Carole Tanenbaum (foto Thecoveteur.com)
Sarah Jessica Parker con gioielli vintage della collezione di Carole Tanenbaum
Sarah Jessica Parker con gioielli vintage della collezione di Carole Tanenbaum

Sarah Jessica Parker in Sex & the City con bracciale vintage Carole Tanenbaum
Sarah Jessica Parker in Sex & the City con bracciale vintage Carole Tanenbaum Vintage Collection


Rinomata e famosa in tutto il mondo, Carole Tanenbaum ha dato lezioni sulla storia della bigiotteria vintage presso il Royal Ontario Museum e l’International Society of Appraisers ed è spesso chiamata in causa come una delle maggiori esperte mondiali nel campo. Il suo libro, Fabulous Fakes: A Passion for Vintage Costume Jewelry, disponibile su Amazon, traccia una storia dei pezzi più belli della bigiotteria vintage, dall’età Vittoriana fino ad oggi. Carole Tanenbaum ci accompagna in un indimenticabile viaggio nella sua collezione privata, corredato da splendide fotografie e da un’attenta critica sulla storia del costume e della moda. Il suo smisurato archivio è oggi una delle collezioni più rinomate del Nord America, con gioielli collezionati nel corso di oltre venticinque anni di attività, per un totale di oltre 20.000 pezzi, dall’età Vittoriana fino agli anni Ottanta. Stili, design e forme differenti per una collezione ricca di fascino e charme. Con tre figli e dodici nipoti, Carole Tanenbaum è anche una nonna felice, che condivide col marito Howard la sua passione per il collezionismo.

(Foto copertina tratta da Hello Magazine)


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Jane Birkin e Cara Delevingne nuovi volti di Saint Laurent

Proporzioni oversize e suggestioni Eighties nella nuova campagna pubblicitaria Saint Laurent, con due volti d’eccezione come testimonial della celebre maison francese: Cara Delevingne e Jane Birkin. Torna il tuxedo da donna, capo simbolo del brand, per La Collection De Paris, con foto realizzate da Hedi Slimane.

Dopo l’addio alla moda, annunciato l’estate scorsa, Cara Delevingne torna a posare per la nuova campagna pubblicitaria realizzata dal direttore creativo Hedi Slimane. Le foto, scattate a New York lo scorso 17 marzo, sono state diffuse mercoledì, e vedono l’ex modella indossare i capi della collezione Autunno/Inverno, che ha sfilato a Parigi lo scorso 7 marzo.

Ispirazioni Eighties, tra pellicce imbottite, paillettes e lui, lo smoking, capo simbolo della maison fondata da monsiuer Yves. Cara Delevingne ha già alle spalle diverse collaborazioni con Saint Laurent, per cui è stata testimonial diverse volte, come nel 2013, quando ha prestato il volto alla collezione Grunge.

Jane Birkin fotografata da Hedi Slimane per la campagna pubblicitaria di Saint Laurent
Jane Birkin per Saint Laurent, foto di Hedi Slimane

Cara Delevingne nella pubblicità La Collection De Paris di Saint Laurent, fotografata da Hedi Slimane
Cara Delevingne posa per La Collection De Paris di Saint Laurent, foto di Hedi Slimane


Ma la giovanissima ex modella, ora attrice, non è l’unico volto voluto da Hedi Slimane: nei giorni scorsi infatti sono state rese pubbliche altre foto che vedono protagonista della nuova campagna pubblicitaria Jane Birkin. La celebre attrice francese, volto storico degli anni Sessanta, musa e compagna di Serge Gainsbourg, alla soglia dei 70 anni torna a posare come modella: è apparsa bella più che mai, vestita con un elegante smoking, nelle foto realizzate dallo stesso Slimane. L’attrice inoltre è protagonista del Saint Laurent Music Project, un progetto musicale lanciato nel 2012, a cui hanno preso parte numerose star, come Courtney Love, Marilyn Manson, Daft Punk, Chuck Berry, B.B King e Jerry Lee Lewis.