Le voci di un possibile arruolamento di Alber Elbaz in maison Oscar de la Renta (leggete l’articolo qui) si sono dimostrate del tutto infondate visto che, proprio in queste ore, sono stati annunciati i nomi dei nuovi direttori creativi del marchio: Fernando Garcia e Laura Kim.
Il duo di stilisti ha già collaborato all’interno del team creativo del marchio lavorando per diversi anni nel dipartimento celebrity dressing e nel design.
Nel 2015, maturata l’esperienza in Oscar de la Renta, lasciano il brand per lanciare un proprio progetto creativo che prenderà il nome di Monse: una griffe di womenswear dall’impronta giovane e urbana con accenni individuali di eleganza.
Il marchio Monse, per il suo allure sofisticato ha conquistato in brevissimo tempo la simpatia di Amal Clooney e Sara Jessica Parker.
Fernando e Laura, che faranno il loro debutto in Oscar de la Renta con la Fall/Winter 2017-18, manterranno la loro posizione in Monse, marchio che verrà supportato attraverso un accordo di partnership dalla celebre maison.
“La moda deve essere più consapevole, per questo non posso rimanere indifferente al disagio e alle sofferenze subite dai nostri connazionali […] Un gesto che unito alla generosità e sensibilità che stanno confluendo da ogni parte del mondo, contribuisce ad aiutare i nostri connazionali colpiti da questa immane tragedia“.
E’ con queste parole che Sara Cavazza Facchini, direttore creativo di Genny, dichiara la decisione della griffe di sostenere le popolazioni colpite di recente dal terremoto nelle regioni del Lazio e dell’Abruzzo.
Il marchio, sempre attento alle cause umanitarie, ha deciso di devolvere il 20% degli incassi del mese di settembre provenienti dal negozio romano di via Bocca di Leone 84 e dallo shop online, per destinarli alle popolazioni del Centro Italia colpite da questa catastrofe naturale e che attualmente hanno necessità di essere aiutati anche economicamente per poter superare questo buio momento e ricostruire non solo le loro abitazioni ma anche per mettere insieme i “cocci” della loro vita.
Seguite l’iniziativa del marchio attraverso l’hashtag #GENNY4ITALY.
Alla sua prima collaborazione esterna con un designer, United Colors Of Benetton sceglie di affidarsi all’estro creativo di Stella Jean.
La stilista romana di origini haitiane è stata chiamata a disegnare una capsule collection di maglieria rispettando lo stile del marchio italiano.
Stella dovrà interpretare il knitwear Benetton osando tutto l’estro creativo che l’accompagna in ogni sua collezione. Colori accesi, stampe che rimandano ai segni del suo paese d’origine, Haiti: questa collezione dedicata all’universo femminile sarà accompagnata anche da accessori e come prevedibile rispetterà la tradizione tessile dei suoi avi, segno imprescindibile nelle collezioni dell’omonimo brand della stilista.
Questa collaborazione è legata al Women Empowerment program un programma di sostenibilità del gruppo Benetton che strizza l’occhio ai paesi in via di sviluppo che supporta l’emancipazione delle donne in tutto il mondo.
La collezione autunno/inverno 16-17 sarà venduta negli stores monomarca e sull’e-commerce ufficiale del marchio dal prossimo dicembre 2016.
Chi potrà più arrestare la brama di successo di Chiara Ferragni?
La giovane e talentuosa fashion blogger diventata ormai da qualche anno anche una fashion designer, lancerà il prossimo 6 settembre 2016 una nuova piattaforma che darà la possibilità a tutte le sue seguaci di poter acquistare le sue collezioni direttamente online (sull’e-commerce del blog è già possibile comprare i suoi prodotti).
Il sito chiaramente è ancora offline.
Inoltre, le amanti del vintage potranno comperare capi datati scelti direttamente dai mercati vintage sparsi worldwide dalla stessa fashion blogger. Un occasione unica e certamente imperdibile.
Non di certo di minor importanza, il sito shop.theblondsalad.com metterà in vetrina tutte le collezioni di Chiara siglate con marchi blasonati come N°21 di Alessandro Dell’Acqua, Giuseppe Zanotti, MSGM e Delfina Delletrez e con brand emergenti.
La sua ascesa nella moda è irrefrenabile e tutto il successo ottenuto (di recente è diventa anche una Barbie) è chiaramente frutto di un’estrema adorazione per il fashion biz e di una forte inclinazione imprenditoriale.
“Un piccolo alveare strapieno: questa era la mia Maison quando presentai la mia prima collezione“. Christian Dior affermò tale pensiero nelle sue memorie.
E le api, delicati insetti regolatori dell’ecosistema e produttrici di un nettare miracoloso, sono state una fonte d’ispirazione per uno dei più grandi couturier che la moda abbia mai conosciuto. Ed è proprio a loro che maison Dior dedica una collezione delicata, la Lucky Dior con un anello sigillo in onice.
A farle compagnia, il quadrifoglio. Dior ne teneva sempre uno nel taschino. Era tra i suoi amuleti preferiti, simbolo di fortuna. In questa collezione lo ritroviamo trasfigurato in un anello in amazzonite.
Il mughetto, simbolo di felicità, veniva cucito dentro l’orlo dei suoi abiti. Christian Dior era un uomo molto superstizioso. Spesso il mughetto è stato reinterpretato nelle sue collezioni e in Lucky Dior lo ritroviamo su un anello sigillo di quarzo rosa.
A proposito di superstizioni, la stella è l’elemento a cui Dior era più legato. Inciampò su una di queste nell’attimo in cui decise di fondare la sua omonima azienda di moda. Per questa collezione, la stella riflette su uno sfondo di occhio di tigre.
La rosa, il fiore che lo stilista coltivò con tanta passione e che lo legò al suo giardino d’infanzia, nella dimora di Granville. Simbolo di saggezza, in Lucky Dior la ritroviamo accostata ad un delicato lapislazzuli blu navy.
Infine l’ovale, simbolo di protezione e armonia è stato l’oggetto di eleganza di monsieur Dior che rivela tutta la passione che il couturier provava per il XVII secolo.
La notizia circola da qualche ora: Arthur Arbesser lascia la direzione creativa di Iceberg e al suo posto arriva James Long, già designer della linea uomo del marchio.
La dipartita lavorativa del designer non permetterà al marchio di partecipare alla prossima settimana della moda milanese prevista per settembre prossimo; l’uscita dal calendario dalla Milano Fashion Week, reca un duro colpo alla Camera della Moda Italiana che vede perdere (ancora una volta) un altro celebre nome dalla kermesse meneghina.
Long, giovane designer londinese, si è laureato al Royal College of Art di londra e nel 2008 fonda il suo eponimo brand di menswear.
La maglieria è il punto di partenza di ogni sua collezione considerata, quest’ultima, sempre innovativa e contemporanea.
“Ringrazio Arthur per l’importante contributo e gli auguro di proseguire con successo il suo percorso creativo […] Con questa nuova nomina raggiungiamo l’obiettivo di uniformare sotto una sola visione la direzione artistica di Iceberg rendendo più coese e coerenti le collezioni” ha dichiarato Paolo Gerani, amministratore delegato del Gruppo Gilmar
L’apporto di Long partirà dalla prossima stagione A/I 17-18.
Scopri la gallery
James Long collezione FW 16 (fonte immagine graveravens.com)
Bionda, giovanissima e già sulla cresta dell’onda: Valentina Ferragni, sorella minore della più famosa Chiara, è la it girl del momento. Un cognome importante ed un’eredità difficile da raccogliere, per la piccola di casa Ferragni: ma la sua bellezza acqua e sapone ed un fisico atletico l’hanno resa la nuova icona di stile copiatissima dalle teenager.
Con in tasca un contratto come testimonial di Pantene, insieme alla sorella Chiara, ed un milione di follower su Instagram, per la bella Valentina si sono aperte le porte del fashion biz. La giovane è già apparsa sui magazine più prestigiosi del mondo e si è imposta come presenza fissa nei front row delle sfilate.
Da New York a Londra, da Milano a Parigi, Valentina Ferragni monopolizza l’attenzione dello street style con i suoi outfit. Il suo stile alterna con grande nonchalance look casual a capi luxury.
SFOGLIA LA GALLERY:
Fisico atletico per Valentina Ferragni
Un outfit della bionda Valentina
Foto: Melty.it
Valentina Ferragni è diventata una it girl amatissima
Foto: Gioia
Foto: Gioia
Foto: Harper’s Bazaar
Foto Backstagetales.it
Valentina Ferragni
Chiara e Valentina Ferragni in uno scatto di Nima Benati per The Blonde Salad
Un outfit sfoggiato dalla bella Valentina
Lunghi capelli biondi e sorriso perfetto, Valentina Ferragni posa spesso accanto alla sorella Chiara sfoggiando grande disinvoltura. Nelle sue foto la ritroviamo tra bikini mozzafiato e capi dalle suggestioni haute couture. Se è vero che il suo cognome è ormai garanzia di successo, di certo la piccola di casa Ferragni non perderà tempo nell’affermarsi come trendsetter, al pari della sorella, fondatrice del celebre blog The Blonde Salad.
Un fidanzato blogger, Luca Vezil, e una laurea in Linguaggi dei Media, per Valentina Ferragni: neanche a farlo apposta, la giovane it girl ha discusso una tesi sull’influenza esercitata dai blogger nella società di oggi. Sul suo profilo Instagram (@valentinaferragni) la vediamo postare scorci di vita di una ragazza normale, se non fosse per il numero impressionante di follower e gli outfit sfoggiati. I brand più famosi se la contendono, mentre lei, sulle orme della sorella, si appresta a diventare un’icona di stile apprezzata a livello internazionale.
È morta all’alba di stamane, all’età di 86 anni, Sonia Rykiel, celebre stilista francese fondatrice dell’omonima maison. Con lei se ne va un tassello fondamentale della storia del costume. Soprannominata “la regina del tricot”, fashion trend che consacrò nelle sue collezioni, a lei si deve anche la coniazione del termine “démodé”: correva l’anno 1976 e lei incarnava fedelmente il più autentico stile francese. A dare la notizia della dipartita della designer la primogenita Nathalie: Sonia Rykiel è morta stamattina alle 5 nella sua abitazione di Parigi, a causa delle conseguenze del morbo di Parkinson, da cui era affetta da tanti anni.
Sonia Rykiel (all’anagrafe Sonia Flis), era nata a Parigi il 25 maggio 1930 da padre francese e madre romena. La sua carriera nella moda inizia all’età di 17 anni, come vetrinista in un laboratorio tessile parigino. Ma il suo cuore batte per il design: è il 1962 quando comincia a disegnare i suoi celebri bozzetti. La stilista, all’epoca in dolce attesa, non riusciva a trovare abiti comodi e decise pertanto di disegnarseli da sola.
Il marchio che porta il suo nome fu fondato nel maggio 1968, grazie al sostegno economico del marito Sam Rykiel, sposato nel 1953. I coniugi Rykiel, proprietari di una boutique sita nel quattordicesimo arrondissement, intuirono fin da subito l’immenso potenziale della lana, materiale fino ad allora sottovalutato dalla moda. La prima boutique di Sonia Rykiel venne inaugurata a Rue de Grenelle, nelle Galéries Lafayette. In breve la stilista divenne protagonista indiscussa della Rive Gauche.
Indimenticabile il suo stile, intriso di suggestioni marinière e righe: proprio queste ultime divennero la sua cifra stilistica. Largo anche a volumi oversize e maglie morbide, capaci di esaltare le linee e la femminilità di ogni donna, insieme a pantaloni dal taglio maschile e capi fluidi. L’immancabile basco alla marsigliese, i capelli ricci: androgina e misteriosa, la donna Sonia Rykiel reca in sé l’identità e il carisma della designer.
SFOGLIA LA GALLERY:
Sonia Rykiel ritratta da Brigitte Lacombe per Town & Country, 1994
Uno scatto della campagna pubblicitaria del 2015
Due modelli del 1972
L’inconfondibile stile Sonia Rykiel in uno scatto del 1973
La stilista in una polaroid di Andy Warhol
Christy Turlington in passerella per Sonia Rykiel, 1994
Un modello Sonia Rykiel, foto di Arthur Elgort, Vogue, 1984
Françoise Hardy in Sonia Rykiel, Elle, 1963
Helena Christensen in passerella per Sonia Rykiel, Autunno/Inverno 1994
Sonia Rykiel in uno scatto di Jean-Marie Pèrier, 1998
Karen Alexander in Sonia Rykiel, foto di Oliviero Toscani, Elle, 1987
Helena Christensen per Sonia Rykiel, foto di Peter Lindbergh, Primavera/Estate 1992
Rosemary McGrotha in Sonia Rykiel, foto di Eric Boman per Marie Claire, 1982
Un bozzetto firmato Sonia Rykiel, 2006
Abbey Lee Kershaw in passerella per Sonia Rykiel, 2010
Il celebre basco alla marsigliese, tipico dello stile Sonia Rykiel
Yasmeen Ghauri per Sonia Rykiel, foto di Peter Lindbergh, 1991
Folta chioma rosso fuoco e grinta da vendere, in breve Sonia Rykiel conquista la fama mondiale, dopo che la rivista Elle le dedica la prima di una serie infinita di copertine: posa per Andy Warhol, produce linee per uomo e bambino, accessori, profumi e cosmetici, mentre sfilano e posano per lei le top model più famose. La donna che calca la sua passerella non è la fredda mannequin impassibile a cui la moda ci aveva abituati, ma una donna viva, che sorride, partecipa e vive il défilé. “È la donna che anima l’abito. Non può essere il contrario. La provocazione è la donna, mai quello che indossa”, questa la filosofia della stilista. I suoi capi hanno incantato per decenni. Irriverente, carismatica, la ritroviamo nei primi anni Novanta nel celebre film di Robert Altman “Prêt-à-Porter”, dove la stilista interpreta se stessa.
Nel 2001 la direzione creativa del brand passa alla figlia Nathalie, che ha alle spalle un passato da mannequin. Viene inoltre inaugurata una linea di gioielli e nel 2003 è la volta dei sex toys, venduti da Woman, a Parigi: è così che il brand infrange anche l’ultimo dei tabù. Sempre negli anni Duemila arriva la conquista del mercato americano.
Dopo aver scritto due libri sul mondo della moda (“Et je la voudrais nue…” e “Paris Sur le pas de Sonia Rykiel”) ed una raccolta di favole per bambini (“Tatiana Acacia”, dedicata alla nipote Tatiana), nel 2012 la stilista dichiarò ai media di essere affetta dal morbo di Parkinson da oltre 15 anni. Arrivò quindi un libro autobiografico dal titolo “N’oubliez pas que je joue” (Non dimenticate che è un gioco), in cui la designer trattava a cuore aperto la tematica della sua malattia, non tralasciando anche i particolari più intimi sulla sua sofferenza. Una donna forte e moderna, Sonia Rykiel, perfetta incarnazione della Parigi bohémienne: poliedrica anche nella sua carriera, che l’ha portata ad abbracciare numerose cause, come la collaborazione al piano di restauro dell’Hotel Crillon e anche un’inedita incursione nel mondo della musica, insieme al cantante Malcolm McLaren. Nel 1985 le viene conferita la Legione d’onore. Lei, che considerava la moda alla stregua di un’amante, è stata ricordata oggi dal Presidente francese François Hollande come «una donna libera, una pioniera che ha saputo tracciare il suo percorso».
E’ il mondo dei motori ad aver ispirato il marchio Calvin Klein che ha disegnato appositamente per Mytheresa (il noto sito online di e-commerce che ospita, al suo interno, le più rinomate griffe sulla piazza), una limited edition dall’anima rock.
Calvin Klein Jeans Rebel (questo è il nome prescelto per siglare questa collaborazione) è una capsule collection composta interamente da capi dal forte impatto visivo.
Giacche biker, micro shorts, gonne mini, abiti corti (quasi inguinali) e t-shirt, sono gli elementi che inducono i clienti del noto marchio americano a rivivere il mito delle due ruote.
L’ADV, scattata dal fotografo Boo George, ha come protagonista la modella keniota Malaika Firth che ha interpretato magistralmente la visione estetica descritta da Calvin Klein.
A conclusione della campagna pubblicitaria, alcuni giovani filmaker hanno avuto la possibilità di elaborare quattro video basandosi sulle immagini d’archivio, rielaborazioni al computer e, non di meno, su un contenuto diretto da James Cowdery.
Ha rivoluzionato la moda con la sua classe. La sua caparbietà e la sua intelligenza l’hanno portata in alto e le hanno concesso di divenire la “signorina” della moda.
Avrebbe compiuto oggi, 19 agosto 2016, 133 anni: Gabrielle Bonheur Chanel, in arte Coco Chanel a distanza di oltre un secolo, non smette di essere venerata, anzi, in molti rimpiangono gli anni d’oro dell'”Impero moda” di cui lei era la sovrana indiscussa.
Coco Chanel, vide la luce in un ospizio per poveri a Saumur, il 19 agosto 1883. Concepita al di fuori dal vincolo matrimoniale, la sua esistenza fu attraversata da momenti di totale povertà. I suoi genitori, in vero, nulla o niente potevano offrire a lei ed ai fratelli Alphons, Julie, Antoinette e Lucien: il padre, Henri-Albert Chanel era un ambulante girovago nei mercati dell’ Auvergne mentre la madre Jeanne, era figlia di un locandiere.
Alla morte della matriarca, la giovanissima Gabrielle assieme alle sorelle, furono lasciate crescere nell’orfanotrofio di Aubazine, educate dalle suore del Sacro Cuore.
Nel commentare lo stile di Coco Chanel, la scrittrice Karen Karbo sostenne che la stilista fu influenzata dal periodo della vita monacale, aggiungendo tocchi di white e black nelle sue collezioni.
Fu nel 1901 che l’eclettica Coco si avvicina alla moda. A 18 anni, apprese i fondamenti del cucito nella bottega Maison Grampayre ma fu tre anni dopo, con l’incontro proverbiale con Etienne de Balsan, che il destino di Chanel incrocia definitivamente il mondo della moda.
Dopo questo incontro, Modemoiselle Chanel vive, suo malgrado, una relazione amorosa tormentata, imperversata da diversi intrecci.
Presso il castello di Royallieu dovette condividere “le camere” assieme all’altro amore di Etienne, Emilienne D’Aleçon.
Ma fu proprio in queste mura, che de Balsan diede la possibilità a Coco di intraprendere la sua carriera da designer, aiutandola a realizzare una collezione di cappelli nell’appartamento di Boulevard Malesherbes.
Con il tempo, Gabrielle, forse stanca di un amante poco avvezzo da esserle fedele, s’innamora di Boy Capel, l’unico grande amore della sua vita.
Fu proprio Capel (un ricco industriale), ad anticiparle i soldi per aprire la prima boutique in 31 Rue deCambon. Nel 1912, nel negozio, Gabrielle iniziò a vendere anche capi d’abbigliamento come maglioni e gonne in maglia.
Coco entrò nelle grazie della borghesia. Era il 1914, in pieno conflitto mondiale. Le donne facevano a gara pur di indossare le sue creazioni, raffinate e garbate. Resistette perfino alla grave crisi economica che colpì la Francia nel dopoguerra.
L’inventiva di Chanel le permise, inoltre, di introdurre il jersey nei capi d’abbigliamento, tessuto sinora utilizzato per confezionare biancheria intima. Nel 1917, la stilista possedeva diverse boutiques in Francia a Deauville, Biarritz e Parigi.
Gli anni venti, intanto, consacrano Gabrielle regina del fashion system.
A lei si deve la moda del capello corto (lanciata per necessità visto che dovette tagliare i capelli dopo esserseli accidentalmente bruciati) e la nascita del tubino nero, nel 1926.
Chanel ebbe il merito di raccontare una donna nuova, vista dagli occhi critici di una loro simile. Rivoluzionò il suo stile, imponendo una nuova concezione di abito che venne apprezzato fin da subito. La sua, era una donna dinamica, capace di adattarsi al mondo maschile, confrontandosi con loro sia al lavoro che nella vita sociale.
Era sprezzante nei confronti dei suoi colleghi, per la quale non ebbe nessun riguardo nel giudicare le loro collezioni.
Distrusse il mito della Belle Époque di Paul Poiret e di monsieur Christian Dior, disse: “addobba delle poltrone, non veste delle donne: l’eleganza è ridurre il tutto alla più chic, costosa, raffinata povertà”; e proprio nell’anno in cui il suo rivale più grande, Dior, venne a mancare (era il 1957), Chanel vinse l’Oscar della moda ricevendo il Neiman – Marcus Award.
Coco morì in una gelida notte d’inverno, il 10 gennaio 1971, all’età di ottantasette anni.
Ripercorriamo la storia di Coco Chanel con una serie di aforismi che l’hanno resa celebre.
– Un uomo può indossare ciò che vuole. Resterà sempre un accessorio della donna;
– La moda è fatta per diventare fuori moda;
– Prima di uscire, guardati allo specchio e levati qualcosa;
– Quelli che creano sono rari; quelli che non creano sono numerosi. Quindi gli ultimi sono i più forti;
– Se una donna è malvestita si nota l’abito. Se è ben impeccabilmente si nota la donna;
– Alcune persone pensano che il lusso sia l’opposto della povertà. Non lo è. È l’opposto della volgarità;
– Non si è mai troppo ricche, né troppo magre;
– Non mi pento di nulla nella mia vita, eccetto di quello che non ho fatto;
– Il profumo è l’accessorio di moda basilare, indimenticabile, non visto, quello che preannuncia il tuo arrivo e prolunga la tua partenza;
– Quando troverò un colore più scuro del nero, lo indosserò. Ma fino a quel momento, io mi vestirò di nero;
– L’educazione di una donna consiste in due lezioni: non lasciare mai la casa senza calze, non uscire mai senza cappello;
– È l’accessorio di moda basilare, indimenticabile, non visto, quello che preannuncia il tuo arrivo e prolunga la tua partenza;
Secondo le prime indiscrezioni sarà Antonio Banderas a vestire i panni di Gianni Versace nella pellicola in prossima uscita diretta dal regista danese Bille August. L’attore spagnolo interpreterà lo stilista scomparso nel 1997 in un film che sarà girato tra Milano, Reggio Emilia e Miami. Le riprese dovrebbero iniziare a dicembre.
Banderas, che proprio oggi spegne 56 candeline, è già stato diretto da Bille August nel film La casa degli spiriti ed ha recentemente creato una sua collezione di menswear in collaborazione con il brand scandinavo Selected Homme, dopo aver studiato moda alla prestigiosa Central Saint Martins di Londra.
Poco o nulla si sa della trama del film: Gianni Versace, ucciso il 15 luglio 1997 a Miami, rivivrà in una pellicola che tuttavia non ha ad oggi avuto alcuna autorizzazione da parte della maison Versace. Come rilasciato in un’intervista al magazine WWD, la casa di moda ribadisce di non aver avuto alcun coinvolgimento nella realizzazione del film, che dovrà quindi essere considerato solo alla stregua di un’opera di finzione. Stessa sorte ebbe The House of Versace, discusso TV movie realizzato nel 2013, che raffigurava la vita di Donatella Versace.