Nell’atmosfera industrial della zona di tendenza Ventura Lambrate, in un runaway ultra luminescente, hanno preso vita i nuovi ritmi dei colori Missoni che segnano il ritorno dell’iconico color block e le nuove proporzioni dal taglio pulito e contemporaneo.
Il gioco delle sovrapposizioni di lunghezze e materiali ha evidenziato le ispirazioni giunte dalla purezza dei minerali e dalla quieta della natura.
L’accessorio ultra Sixties ha esaltato i look che, per la prossima Primavera/Estate invitano alla semplicità e al relax in tutte le situazioni quotidiane.
Fashion editor Alessia Caliendo
Video director Andrea Bertolotti
Tag: moda
Giuseppe Buccinnà: la sua “consapevolezza” in una collezione
E’ la natura ad ispirare totalmente la collezione primavera/estate 2017 di Giuseppe Buccinnà.
Una “ri”scoperta della piacevolezza di immergersi tra le fronde degli alberi e rimanere rapiti dall’odore inebriante della terra bagnata e della corteccia sudicia di pioggia.
Il minimalismo del progetto creativo del designer milanese, si scontra con una ben più complessa rielaborazione di un paesaggio sotto forma di geometrie nette.
Tessuti naturali, non trattati con solventi chimici che ne possano alterare la loro organicità, si colorano di una palette che non concede spazio a toni vibranti.
Così, il bianco, il nero ed il grigio sono la naturale sintesi di una linea pura.
Di un progetto creativo che si sviluppa attraverso blazer sartoriali, culottes, gilet, pannelli asimmetrici e studiate sovrapposizioni.
Giuseppe Buccinnà mette tutto il suo sapere (ha una laurea presso il Politecnico di Milano in Ingegneria Civile ma ha poi scelto la moda, diplomandosi in modellistica presso l’Istituto Secoli) al servizio di una collezione che fonde design e rispetto per l’ambiente.
Non a caso è stata battezzata con il nome “Rigpa“(dal sanscrito “consapevolezza”).
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Photo courtesy Press Office
Fedez conquista Chiara Ferragni: “Chiara, limoniamo!”
Tutta l’Italia parla della nuova coppia Ferragni-Fedez, sempre pronti a concedersi a interviste e approfondimenti sulla loro storia d’amore.
Lei: bionda, altissima, alla moda.
Lui: biondo, altissimo, a XFactor.
Due mondi paradossalmente opposti eppure complementari, illuminati dalla luce dei riflettori, dei likes su Instagram, delle views sotto i loro post.
“Non cerco popolarità“, esordisce Chiara su Vanity Fair, “sentendolo parlare ho pensato: oltre che figo è anche intelligente“.
I due si sarebbero conosciuti a un pranzo con amici comuni a Dicembre e lei si sarebbe invaghita del suo modo di parlare, di esprimersi, di giocare sempre un po’ con il ruolo concesso dai media al quale è costretto ad assomigliare.
Sentendosi citata nel tormentone estivo di Fedez e J-Ax, ha deciso, poi, di rispondere attraverso i social: “Ho fatto un piccolo video in cui cantavo il mio pezzo. Lui l’ha visto e ha postato un video buffo in cui diceva “Chiara limoniamo”. Abbiamo iniziato a scriverci. Mi ha invitato a cena. E io ho pensato: bello, mi piace così diretto“.
Sembrerebbe l’inizio di una meravigliosa storia d’amore, ma alcuni fan non ne sono convinti: e se fosse solo una strategia di mercato per incrementare la popolarità di entrambi?
Procedono le uscite galanti, le foto insieme, le rose recapitate alla Ferragni, gli abiti succinti postati da lei e chiaramente diretti a lui, ma Chiara non è una femme fatale e come non le interessano i likes di Fedez, non le interessa neppure il sesso, dice infatti: “è fondamentale in un rapporto di coppia. Ma non è qualcosa su cui ho mai giocato: non sono una femme fatale, non mi piace fare la misteriosa“.
Le vecchie dichiarazioni d’amore sono fuori moda e non esiste alcun principe azzurro.
Nessuna lettera, nessuna aspettativa.
Non c’è bisogno d’attendere un sì, un messaggio, una telefonata.
C’era un vecchio detto che ormai non fa che suonare così: tutto è lecito, sui social.
Bella Hadid, Gigi Hadid e Kendall Jenner sono anche delle fotografe
Ebbene sì, le tre modelle più famose del momento sono anche delle fotografe.
Proprio Bella Hadid, ha scattato di recente il suo primo editoriale con la rivista W Magazine nella sede di Chrome Hearts a Los Angeles, nel quale ritraeva alcuni suoi amici come Jesse Jo Stark e qualche componente della sua famiglia, ovvero sua mamma Laurie Lynn.
Poche settimane dopo, più o meno durante le Fashion Weeks di Settembre, anche sua sorella Gigi Hadid scattava con la polaroid per V Magazine.
In concomitanza con le due notizie, si è venuto a sapere che anche Kendall Jenner non è riuscita a resistere al fascino di diventare una fotografa.
Così, collabora oggi con Love Magazine accanto alla caporedattrice Katie Eleanor Grand alla ricerca di un volto noto per la copertina della prossima Primavera/Estate 2017.
Sì, ci chiederemo, ma cosa c’entra con la fotografia?
Jenner fotograferà a novembre i venti finalisti scelti presso Los Angeles.
Chi pratica la moda, solitamente, non pensa alla fotografia come seconda scelta di impiego.
È risaputo infatti che le modelle abbiano un occhio sempre rivolto al ruolo di fashion designer, con un’unica eccezione: Helena Christensen.
Eppure le tre sembrano avere ben chiaro il ruolo su cui investire per una futura carriera, ruolo che le vede inevitabilmente non più sotto i riflettori ma dietro.
Potrebbe essere una scelta ponderata, dettata dall’immensità del sistema di condivisione di fotografie più veloce al mondo, Instagram.
Che le tre abbiano pensato di voler incrementare i likes non soltanto attraverso gli scatti a se stesse, ma anche e soprattutto agli altri?
Opinione insindacabile che cozza però con la teoria del “tuttofare“, ovvero di coloro che possiedono la pretesa di riuscire in qualsiasi campo della vita.
Provarci non costa niente, ma il detto dice: chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quel che lascia ma non quello che trova.
Expo del bello: il maxi evento di settembre 2017 a Milano
Milano apre le porte all’Expo del bello.
Ad annunciarlo è proprio il premier Renzi che ha voluto sottolineare con questa novità, l’intenzione di riportare Milano ai vertici della moda.
La manifestazione dovrebbe riallacciarsi con la Milano Fashion Week che si terrà il prossimo settembre 2017 e promette di esibire, all’interno dei padiglioni, tutto ciò che riguarda il mondo della moda e delle bellezza.
Verranno esposti, dunque, accessori di lusso come borse, occhiali, calzature etc…
Il protocollo è stato formato ieri, 12 ottobre 2016, dai massimi rappresentanti di Comune di Milano, dell’Agenzia Ice e dal Sottosegretario Ivan Scalfarotto.
Il protocollo firmato nella sede del Mise prevede tre punti cardini: il potenziamento del sistema sfilate, il coordinamento e la razionalizzazione di tutto il polo fieristico di settore ed il coinvolgimento delle istituzioni e degli enti per la promozione della città Meneghina con un’attenzione particolare al Comune di Milano che dovrà organizzare eventi che dovranno favorire la valorizzazione della città.
Facile quindi comprendere tutto l’entusiasmo del sottosegretario Scalfarotto che alla stampa ha dichiarato: “E’ stato compiuto un passo senza precedenti per il lavoro comune di una grande e articolata realtà produttiva che è anche un potente fattore identitario dell’Italia nel mondo.”
Ha poi concluso, dichiarando: “Il settore moda allargato rappresenta il 14% del nostro export” ed è cresciuto del 3% nel corso del 2015. L’Italia è l’unico Paese al mondo ad ospitare la filiera nel suo insieme, dal filato ai tessuti, dalle confezioni all’accessorio. Un’imponente sintesi di talento creativo, eredità e memoria, innovazione e positiva contaminazione. Eccellenze e primati di cui siamo orgogliosi e che dobbiamo valorizzare, rendendo Milano il crocevia di una convergenza creativa senza eguali.
Lavoriamo, seguendo le direttrici indicate dal Governo e dal presidente Renzi, ed in stretto rapporto con gli Enti Locali e le imprese” conclude Scalfarotto “per realizzare un vero e proprio Expo del bello e ben fatto, che dal settembre 2017 avrà luogo due volte l’anno a Milano.”
Moschino nell’occhio del ciclone
Basta una collezione funny di Moschino per punzecchiare la sensibilità dell’opinione pubblica?
A quanto pare si.
L’azienda è finita ancora una volta nell’occhio del ciclone. D’altronde la griffe italiana ha sempre puntato su messaggi ambigui per catalizzare su di sé l’attenzione.
La griffe è stata accusata da Randy Anderson, ex tossico dipendente di Minneapolis ora consulente del settore moda di Eden House Recovery Services di Minneapoli, di spingere la sua clientela a fare uso di sostanze stupefacenti.
Una calunnia che ha avuto seguito su internet con la petizione #JustSayNoMoschino su Change.org.
I destinatari di questa missiva sono Mark Metrick (ceo di Saks Fifth Avenue) e Marcello Tassinari di Moschino, coloro a cui spetta la decisione di bloccare la produzione dei capi oggetto di discussione, come richiesto da Randy Anderson.
Ad essere incriminata è la collezione primavera/estate 2017 presentata recentemente a Milano. Jeremy Scott designer del marchio, ha ideato una linea ispirata da “La Valle delle bambole” della scrittrice Jacqueline Susann. Per la protagonista del libro, le bambole altro non sono che le droghe assunte per trovare pace interiore.
Capi, borse e cover per smartphone: le pillole sono dappertutto.
Per il momento la maison non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. Starà preparando la sua contromossa?
Fonte immagini Moschino- The official Page
La Royal Rebel di Emanuel Ungaro
In passerella da Emanuel Ungaro full immersion nel glamour di ispirazione Eighties. Fausto Puglisi gioca con rouches e asimmetrie per una collezione che cita il filone punk, tra capi in pelle e dettagli strong. Ma questa non è l’unica fonte di ispirazione per lo stilista messinese, che reinterpreta il videoclip registrato nel 1986 dalla principessa Stephanie di Monaco per il lancio del suo disco Ouragan. In pieno stile anni Ottanta, il video con cui la ribelle di casa Ranieri si cimentava in un’inedita avventura musicale, la immortalava in fuga inseguita da un elicottero, tra abitini in pelle dal piglio aggressive e micro bikini audaci. Immancabili le giacche biker con spalline imbottite, cifra stilistica del decennio in questione. Al suo terzo anno alla direzione artistica del marchio Emanuel Ungaro, Puglisi tratteggia un encomiabile e suggestivo ritratto della «Royal Rebel» per antonomasia: in passerella è un tripudio di ruches e pois, tra black and white e colori fluo. Suggestioni couture nei tagli dei vestiti, grinta allo stato puro nei pantaloni di pelle e nelle minigonne.
Come non sbagliare look: il choker con i lacci delle scarpe
Dallo streetstyle ai trend fai-da-te, è choker necklace mania.
Gli anni ’90 tornano ruggenti in diverse varianti, dallo stile minimal e skinny, alle trecce alla francese, fino ai choker necklace, i collarini da esibire al collo di diverse forme e colori.
Reduce dalla pubblicità, ricordiamo Brenda di Beverly Hills 90210, si fa largo nelle boutique, negli store e anche nelle case.
Riconosciuto come oggetto regale ispirato al periodo vittoriano, le signore lo portavano al collo sotto forma di nastri di velluto impreziositi da gioielli luminosi per dar luce e lustro ai loro colli adornati.
Anche utilizzato come simbolo di protesta durante la Rivoluzione Francese, il nastro rosso attorcigliato attorno al collo era un evidente segno di contestazione nei confronti delle condanne a morte con la ghigliottina di Luigi XVI.
Indossato oggi dalle star di tutto il mondo, da Gigi Hadid a Kendall Jenner, è semplice ma forte, sicuro e determinato, ecco perché piace tanto.
Ma come realizzarne uno in casa senza spendere troppo e facendo comunque tendenza?
Ci ha pensato Katie Rosebrook, una ragazza americana che dopo aver postato la foto della sua nuova creazione su Twitter, ha raggiunto 150.000 like e 47.000 views in poche ore.
“Ho indossato il mio choker fatto in casa a una festa ieri sera e non ho mai ricevuto così tanti complimenti“, dice soddisfatta.
Composto principalmente da un vecchio laccio di sneakers, l’ha attorcigliato al collo facendoci un fiocco all’estremità ed è stato subito tendenza.
Dagli stilisti alle ragazze DIY, tutti possono indossarlo.
In passerella lo hanno mostrato DKNY, Carven e Cristiano Burani rivisitandone l’aspetto e congiungendolo nelle sue nuance pop, Balmain e Givenchy gli hanno conferito un mood deciso e moderno e Gucci lo ha reso un accessorio unisex presentandolo nelle collezioni uomo.
Come non sbagliare look: 3 fantasie dell’Autunno ’16
Per questo autunno inverno ’16 è davvero difficile sbagliare look, se non impossibile.
Le passerelle delle Fashion Weeks non sono che il primo step per la rielaborazione di quelli che saranno i trends del momento e se le ultime si son riferite alla prossima Primavera Estate – anche se non tutte -, quelle precedenti non facevano che lasciare un barlume di speranza per adocchiare e studiare cosa indossare in questo triste e freddo Ottobre.
Ecco le 3 fantasie dell’autunno che non possono assolutamente mancare nell’armadio:
1. TARTAN
Il tartan richiede sacrificio. Non può essere abbinato a tutto e non sta su tutto, ha bisogno d’essere smorzato se troppo evidente o accentuato se appena accennato.
È il disegno dei tessuti in lana delle Highland scozzesi come il kilt nel quale blocchi di colore si intrecciano sia verticalmente che orizzontalmente creando dei quadrati e delle linee che sembrano dare dei colori diversi in base all’intreccio.
Solitamente il tessuto utilizzato per il tartan è la lana, ma lo troveremo anche in altre varianti più comode e decisamente meno calde.
Quattro modelli dai quali prendere spunto: Gucci Fall ’16 Ready-To-Wear, Delpozo Pre-Fall ’16, Chanel Fall ’16 Ready-To-Wear e Jean Paul Gaultier Fall ’16.
Nel primo caso il tartan è utilizzato su un bomberino classico con fascia in colori diversi, nel secondo caso è utilizzato come parte frontale di un cappotto con chiusura a nodo, nel terzo ha di base un grigio caldo abbinato alla borsa e nel quarto è ton sur ton.
2. OPTICAL
In ritorno clamoroso dagli anni ’60 la fantasia più gettonata: l’optical.
Vintage fa rima con optical in questo decisivo riallaccio sixties, ma fa anche rima con colore.
Tra le più in voga sicuramente il pied de poule ma non solo, anche gli scacchi, le righe orizzontali o verticali, rombi e pois.
Le geometrie sono ben accette nell’autunno che tutto copre e tutto oscura.
Ancora Gucci Fall ’16 con cubi tridimensionali di colori blu, bianco e rosso sulle borse, Issey Miyake Pre-Fall ’16 con morbido dolcevita colorato, l’Haute Couture Fall ’16 di Iris van Herpen con abito con sottilissime righe e l’optical minimale Pre-Fall ’16 di Vionnet.
3. ETNICA
La fantasia etnica è solitamente utilizzata nella stagione calda, ma questo inverno sembra non temere rivali.
Ecco che viene traslato il colore e il calore di questa fantasia su capi prevalentemente autunnali e invernali.
In primis, la pelliccia di Chloé Fall ’16 Ready-to-Wear.
A seguire la calda lana di Stella Jean Pre-Fall ’16, il mini dress in tulle di Viktor & Rolf Fall ’16 e la grinta floreale di Alberta Ferretti Fall ’16 Ready-to-Wear.
Dior, settant’anni di gloriosa storia
Settant’anni fa nasceva maison Dior.
Era l’8 ottobre del 1946, nelle mura di un appartamento collocato nell’8° arrondissement di Parigi. Qui inizia la storia di un’azienda unica, regale, che pone la donna al centro del suo universo.
Monsieur Christian Dior, dopo aver preso accordi con il magnate del tessile Marcel Boussac, costituisce giuridicamente l’omonima maison. L’apporto del ricco industriale francese era di tipo economico, Christian Dior aveva il completo comando della casa di moda.
Il couturier, affrontò la nuova sfida con destrezza, scontrandosi con le prime difficoltà da debuttante.
Raduna a sé 85 persone (sessanta erano le operarie) e inizia a lavorare sulla collezione primavera/estate che presenterà il 12 febbraio del 1947.
Delinea la silhouette dei capi; saranno due le linee che comporranno il défilé: En 8 e Corolle.
Nell’appartamento decorato in stile neo-Luigi XVI da Victor Grandpierre, nell’avenue Montaigne, presenta la primissima collezione dinanzi ad un pubblico ristretto. A sedere sulle poltrone c’è anche Carmel Snow, capo-redattrice di Harper’s Bazaar.
L’esclamazione pronunciata da Snow: “Mio caro Christian, i suoi abiti hanno un tale New Look“, ha decretato la nascita di un nuovo stile.
Icona del New Look è l’iconico tailleur Bar, ottenuta da monsieur Dior modellando la stoffa su un manichino che lui stesso aveva martellato per ottenere la linea desiderata. Il modello “numéro un, numbero one” indossato da Marie-Thérèse, annuncia l’inizio di un successo senza fine.
Alla sua morte, avvenuta a Montecatini Terme, il 24 ottobre 1957, fu Yves Saint Laurent, a soli 24 anni, a prendere le redini della direzione creativa di Dior.
Debuttò con la primissima linea, chiamata Trapezio, nel 1958. Dopo solo due anni, chiamato al servizio militare, Yves cedette il suo incarico a Marc Bohan stilista per la maison per ben 26 anni.
Gli ultimi anni del suo comando sono imperversati da problemi economici. Occasione ghiotta per l’imprenditore francese Bernard Arnault che acquisisce il gruppo Boussac di cui fa parte. Al posto di Marc Bohan viene chiamato al comando Gianfranco Ferrè, il primo italiano alla direzione creativa di Dior. Restato in carica fino al 1997, riportò opulenza al marchio, andata perduta con Bohan.
A Ferrè fa seguito l’eclettico John Galliano. Il “Pirata della moda” per quattro anni ha esaltato la fisionomia della maison con collezioni teatrali. La sua collaborazione in Dior viene bruscamente interrotta a causa del licenziamento del designer sopravvenuto come conseguenza di insulti antisemiti che lo stilista aveva mosso contro un gruppo di ebrei.
Dal 2012 al 2015, subentra Raf Simons: uno stilista garbato che ha riportato in auge le linee En 8 e Corolle della maison, esaltando l’iconica Giacca Bar.
La sua creatività forse troppo controllata, non è stata apprezzata completamente dai vertici e dagli estimatori del marchio così nel 2015 viene allontanato da Dior.
Il 2016 segna un’importante novità in Dior. Per la prima volta, una donna prende le redini della maison. Lei è l’italiana Maria Grazia Chiuri che segna un nuovo ed importante passo nella storia dell’azienda.
La collezione primavera/estate 2017 appena presentata a Parigi (qui l’articolo) conferma la donna al centro dell’universo di Dior. E’ un ritorno alle origini in chiave moderna. Finalmente una donna veste le donne Dior.
Fonte cover bloor-yorkville.com
Paul Smith e Gufram, una nuova collaborazione
Quando il genio incontra la creatività, l’esito non può essere che sorprendente.
Ritornano a collaborare insieme, dopo il grande successo ottenuto con il Psychedelic Cactus presentato nell’edizione di aprile 2016 del Salone del Mobile di Milano, Paul Smith e Gufram.
Il complemento d’arredo dalle tonalità psichedeliche era stato prodotto in tiratura limitata (solo 169 esemplari). L’emblematico appendiabito di Gufram ( creato nel 1972 da Drocco e Mello) era stato disegnato rispettando la creatività dei due marchi concretizzatasi, in quell’occasione, abbracciando un mood rétro, dal sapore seventies.
Questa volta, le due aziende hanno deciso di collaborare insieme su una irriverente collezione di abiti ed accessori che vede in primo piano proprio il Cactus che viene stampato o ricamato su cravatte, camicie, polo, calzini, sciarpe e pochette.
La collezione verrà commercializzata nelle prossime settimane negli stores del brand e sullo shop online ufficiale.