Gigi Hadid incanta agli AMA 2016

Altissima, bellissima ed ironica, Gigi Hadid sembra averle proprio tutte: la splendida top model è apparsa raggiante sul palco degli AMA 2016, sfoggiando diversi outfit che ne esaltavano il fisico da copertina.

La modella del momento (qui un pezzo su di lei) sembra inarrestabile: non solo bellezza ma anche simpatia per Gigi Hadid, che ha improvvisato anche delle ironiche gag, come la sua imitazione della neo First Lady Melania Trump. Tante le star che si sono alternate sul palcoscenico, da Selena Gomez ad Ariana Grande, ma tutti avevano occhi solo per la valchiria statunitense, che ha sfoggiato dei lunghi abiti da sera da sogno.

Splendida in rosso Atelier Versace con spacco vertiginoso, Gigi Hadid ha poi incantato con un candido bianco lavorato in pizzo firmato Roberto Cavalli. Tra i designer che hanno firmato alcuni degli abiti sfoggiati dalla bionda top model nel corso della serata anche Julien Macdonald.

Flavia Lucini: chi è il nuovo volto di Victoria’s Secret

Cresce l’attesa per il fashion show di Victoria’s Secret, che avrà luogo a Parigi il 5 dicembre. Tra i volti rivelazione della sfilata dello scorso anno, un posto speciale merita Flavia Lucini. Un nome tutto italiano per la top model brasiliana, nata a Francisco Beltrão nel marzo 1989.

Altezza svettante (179 cm) su un fisico esile con le curve nei punti giusti e un volto dai lineamenti ben definiti per la modella, scoperta da un talent scout mentre era intenta a guidare un trattore. Dopo essersi trasferita a San Paolo, ha subito firmato un contratto con l’agenzia di moda Wired, successivamente chiusa. Il suo primo lavoro è stato uno shoot in bikini per Vogue Brasile, con gli scatti di Bob Wolfenson.

Dopo aver debuttato sulle passerelle di Jil Sander alla Milano Fashion Week nel 2006, ad appena 16 anni, dallo scorso anno la bionda Flavia è tra le top del brand americano di lingerie. Ritratta da fotografi del calibro di Patrick Demarchelier, Flavia Lucini è apparsa nell’edizione britannica, americana e cinese di Vogue e ha prestato il volto alle campagne pubblicitarie di Calvin Klein, Carolina Herrera e Missoni Sport.



La pittura e la fotografia tra i suoi hobby, la bellissima Flavia Lucini è sposata all’attore e cantante Leandro Lima, incontrato a Milano otto anni fa. La modella, volto più popolare della fashion week brasiliana, è tra le 52 top model protagoniste del Victoria’s Secret Fashion Show 2016.

Victoria’s Secret apre a Napoli

Ha aperto i battenti in via Toledo, a Napoli, il primo flagship store del brand di lingerie più amato del mondo. Una lunga fila di donne entusiaste ha accolto il taglio del nastro dello store nel cuore della città partenopea. Un grande fiocco rosa e palloncini hanno accompagnato l’evento.

Lo store del brand americano sorge al civico 294-296 di via Toledo, di fronte al Banco di Napoli. Tre vetrine per un totale di 120 mq, tra lampadari di cristallo e il seducente pizzo della lingerie più amata. Victoria’s Secret si espande fino a toccare una delle più importanti città del Sud Italia: con un fatturato annuo che supera i 5 miliardi di dollari, il brand, nato a San Francisco nel 1977, oggi è diretto da Leslie Wexner, che lo ha acquistato nel 1983. Partner italiano del brand è Antonio Percassi.

Victoria’s Secret (in omaggio alla Regina Vittoria) seduce da anni le donne: la sfilata annuale del brand è uno degli eventi più attesi di ogni anno. A calcare la passerella i volti e le curve mozzafiato delle top model più amate, i cosiddetti “Angeli di Victoria’s Secret”: negli anni si sono succedute modelle del calibro di Heidi Klum, Gisele Bundchen, Adriana Lima, Doutzen Kroes, Candice Swanepoel e Gigi Hadid, solo per citarne alcune.

Il borgogna è il colore dell’autunno/inverno 2017

Sofisticato, accattivante, sexy: il borgogna conquista tutti e si classifica al primo posto tra i colori più trend dell’autunno/Inverno 2016-2017. Una nuance che sta bene praticamente a tutte, ideale in ogni momento della giornata, dal giorno alla notte.

Perfetto per la stagione invernale, il viola borgogna piace sempre più e ha invaso le passerelle delle collezioni autunno/inverno 2016-2017. Calda e intensa, la nuance è stata protagonista della sfilata di Dolce & Gabbana e di Zuhair Murad. Suggestioni barocche e caleidoscopici giochi cromatici, per uno stile ricco di fascino.

Largo quindi a capi ed accessori declinati in questo colore dall’allure intramontabile: tanti sono i brand che propongono modelli in questa nuance, da grandi maison del calibro di Prada, Valentino, Burberry, Miu Miu, fino a brand low-cost come Zara.

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Ideale su capispalla e anche sugli abiti da sera, il bordeaux è tra i colori più amati del 2016, anche secondo Pantone. Nella palette cromatica occupa infatti un posto privilegiato, con particolare riferimento ai fashion trend. Perfetto anche per il make-up, per occhi e labbra decisi.

Capispalla autunno/inverno 2016-2017: mantelle e poncho

Morbido, caldo e avvolgente: il poncho o mantella è da sempre incontrastato must have della stagione invernale. Anche quest’anno tanti sono i modelli proposti dai brand e la mantella ha dominato sulle passerelle delle collezioni Autunno/Inverno 2016-2017.

Un capo dall’allure intramontabile, perfetto per ogni occasione, dal giorno alla sera. Stampe dalle suggestioni Seventies, per un mood bohémien, morbida maglia lavorata, o ancora frange e cromie accese: tanti sono i modelli per la stagione invernale.

Perfetto per ogni outfit, dai jeans all’abito lungo, il poncho è un capo passepartout dallo stile evergreen. Ispirazioni boho-chic in passerella da Chloé, che da sempre predilige il poncho tra i capispalla delle sue collezioni. Dolcezza in passerella da Gucci, che declina la mantella in chiave bon ton, per un look da collegiale svizzera.

(Foto: Elle)
(Foto: Elle)



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E se non avete a disposizione un grande budget, non preoccupatevi: tantissime sono le proposte low-cost, da Benetton, che declina il poncho in stampe azteche, a Zara, fino a Denim & Supply by Ralph Lauren e ASOS, che sforna innumerevoli modelli. L’outfit ideale con cui abbinare il poncho prevede un paio di stivali, un cappello a tesa larga e una borsa, meglio se con frange.

Must have autunno/inverno 2016-2017: cuissard

Adorati da icone del calibro di Jane Birkin e Brigitte Bardot, i cuissard sono tra i principali fashion trend della stagione autunno/inverno 2016-2017. Tantissimi i brand che hanno proposto modelli interessanti ed originali durante le fashion week. I cuissard, stivali alti oltre il ginocchio, non smettono di raccogliere proseliti e sembrano piacere proprio a tutte.

Jane Birkin li ha sfoggiati in più di un’occasione mentre Brigitte Bardot li ha sdoganati come passepartout del guardaroba femminile nei lontani anni Sessanta. Oggi ad imporre il fashion trend ci pensa Kate Moss, che è solita indossare i cuissard con maxi pull e nient’altro.

Tantissimi i modelli per la stagione invernale, dai cuissard impreziositi da mini borchie proposti da Valentino alle versioni più originali, che abbracciano una palette cromatica più ampia, che spazia a colori come il bianco e il beige, fino al porpora e al borgogna.

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Gli stivali cuissard sono tra i trend autunno/inverno



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(Foto: Cosmopolitan)


I cuissard sono protagonisti delle passerelle per l’autunno/inverno 2016-2017: da Moschino ad Elie Saab tanti sono i brand che propongono una vasta gamma di modelli. Fendi porta in passerella una donna grintosa dalle gambe chilometriche strizzate in altissimi cuissard, mentre suggestioni boho-chic dominano la sfilata di Elie Saab, che attinge allo stile Seventies. Ironia d’ordinanza in passerella da Moschino: Jeremy Scott propone look audaci e irriverenti.

La capsule collection di Twinset per il Natale 2016

Aria di Natale per Twinset Simona Barbieri, che celebra il Natale 2016 con una esclusiva capsule collection. Si chiama Party Time ed è già un successo: a prestare il volto per la collezione la bellissima Candela Novembre, it girl con un passato da modella (qui un pezzo su di lei).

Suggestioni mannish si uniscono a linee iperfemminili, tra accessori luccicanti, immancabile dettaglio natalizio. Largo a gold all over e paillettes, per capi ed accessori unici, che uniscono dettagli rubati al guardaroba di lui con vezzi tipicamente femminili.

Party Time è caratterizzata da un’anima duplice, che mixa sapientemente femminilità e suggestioni androgine. La sensualità e le curve vengono enfatizzate da bustini e corsetti in pizzo, che smussano la sartorialità di blazer con revers in organza e tessuti in doppio crepe.

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Candela Novembre è il volto di Party Time, la capsule collection di Twinset per il Natale 2016


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Una collezione che unisce dettagli mannish a linee iperfemminili


Largo a camicie maschili, impreziosite però da chiffon d’ordinanza, mentre i pantaloni a sigaretta sono declinati in un prezioso velluto, perfetto per affrontare il freddo. Immancabili i minidress sparkling, iconico capo passepartout per le festività.

QUI IL VIDEO CON LA PRESENTAZIONE DELLA LIMITED EDITION DI TWINSET SIMONA BARBIERI:

Fashion trend autunno/inverno 2016-2017: denim

Da sempre trend indiscusso e capo passepartout per ogni stagione, il denim domina anche l’Autunno/Inverno 2016-2017. Declinato in tutte le vesti, impreziosisce capispalla, tute da lavoro e persino accessori. Back to Seventies nelle linee scampanate di molti jeans che hanno calcato le passerelle per la stagione invernale: richiami hippie-chic hanno caratterizzato la sfilata di Roberto Cavalli e Ralph Lauren.

Suggestioni working da Stella McCartney, che usa il denim per capispalla dai tagli arditi e scultorei e ripropone una tuta da lavoro in jeans. Mood sporty-chic anche nel capo must have di stagione, la salopette, che torna prepotentemente in auge dal passato.

Il denim viene sapientemente utilizzato non solo per capi ma anche per accessori, come visto da Miu Miu e da N°21, tra clutch irriverenti che uniscono suggestioni romantiche al jeans consunto e iconici tronchetti in simil jeans.

Sade in completo jeans
Sade in completo jeans


Carré Otis per Vogue Italia, dicembre 1991
Carré Otis per Vogue Italia, dicembre 1991



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Denim all over anche per la collezione autunno/inverno 2016-2017 di Miu Miu, che vede un tripudio di tessuti jeans per inediti capispalla dai volumi quasi teatrali. Sportivo e al contempo sofisticato, il denim è perfetto per il giorno e per la sera, in quanto unisce a suggestioni urban la classicità senza tempo di un capo iconico amatissimo da donne e uomini.

Valentino
Valentino


N°21
N°21

Trent’anni senza Gia Carangi

Scandalosa, tormentata e fragile, Gia Carangi ha incarnato gli eccessi del patinato mondo della moda a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. La sua prepotente bellezza e la prematura scomparsa, a seguito di complicanze dovute all’AIDS, contribuirono alla creazione di un mito. Bella e dannata, colei che è considerata la prima supermodella della storia nonché icona lesbo-chic ha vissuto all’ennesima potenza, preda delle dipendenze e perennemente alla ricerca di un affetto che non trovò mai. Trasgressiva ed anticonformista, la top model ai lustrini e ai party esclusivi preferiva i sobborghi e le periferie, dove viveva a stretto contatto con i diseredati, ai quali la accomunava un’intrinseca ribellione. E in una di quelle periferie Gia venne stuprata da uno spacciatore: preda dell’eroina, che ne deturpò presto la perfezione fisica, morì a soli 26 anni.

Gia Marie Carangi nacque a Filadelfia il 29 gennaio 1960, terzogenita di Joseph Carangi e Kathleen Adams. Il padre era il gestore di una tavola calda, nato da emigrati italiani; la madre era una casalinga di origini irlandesi e gallesi. Quando Gia ha appena undici anni, la madre abbandona il tetto coniugale, stanca dei continui episodi di violenza domestica, complice anche una relazione extraconiugale che sfocerà, solo l’anno successivo, in un matrimonio.

Gia è costretta a crescere senza la figura materna: fragile ed emotivamente instabile, ben presto la giovane cade nel tunnel della droga. Timida e insicura, fin dagli anni dell’adolescenza Gia è attratta dalle altre ragazze. Scoperta dalla madre, che le chiede spiegazioni dopo aver trovato una lettera in cui una giovane rifiutava le avances della figlia, Gia inizia a sentirsi inadeguata. Per tutto il corso della sua breve vita, la ragazza andrà ricercando l’accettazione e l’affetto materno, senza mai trovarli.

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Gia Carangi è considerata la prima supermodella


Gia Carangi, Vogue, novembre 1978
Gia Carangi, Vogue, novembre 1978


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La top model in uno scatto di Helmut Newton per Vogue Paris


Quando è ancora una studentessa della Abraham Lincoln High School, Gia entra a far parte delle “ragazze di Bowie”, un gruppo di fan ossessionate dal cantante. Ma ciò che più attrae Gia è l’ambiguità sessuale di David Bowie. Quando la ragazza ha quindici anni conosce Sharon, bionda ventunenne che sarà il suo primo amore. Ma la relazione viene osteggiata dalla madre. A diciassette anni la sua vita subisce una svolta destinata a cambiare per sempre il suo destino: in un locale la bellissima Gia viene notata da un fotografo vicino alla celebre agente Wilhelmina Cooper, la quale nonappena vede il suo portfolio la vuole subito a New York. Gia chiede a Sharon di seguirla nella Grande Mela ma i rapporti tra le due diventano tesi quando la giovane si rende conto della bisessualità della sua amata. “Quando lei mi bacia, sento tutti i quattro venti che mi soffiano in faccia (….) Il mio amore per lei non cesserà mai, perché è lei a tenere i miei occhi in vita”, così Gia scrive nel suo diario a proposito di Sharon.

Arrivata a New York, la giovane ottiene subito un contratto con la Wilhelmina Agency. Intanto convive con Sharon, che sogna di diventare make up artist. Nell’ottobre 1978 arriva la svolta nella carriera di Gia, che posa senza veli per il fotografo di moda Chris von Wangenheim insieme all’assistente truccatrice Sandy Linter. La Carangi si infatua immediatamente della Linter e inizia a corteggiarla, divenendo la sua amante. In meno di un anno la naturale bellezza e l’incredibile fotogenia di Gia Carangi le permettono una rapidissima ascesa nell’Olimpo della moda. Un metro e settantré di altezza, taglia 40, seni sodi e sguardo enigmatico, la sua sensualità felina e l’allure da bad girl la rendono ricercatissima. Tutti la amano, e i fotografi ne ammirano l’incredibile naturalezza davanti all’obiettivo: Gia posa per i più grandi, da Francesco Scavullo a Richard Avedon, da Helmut Newton ad Arthur Elgort. Tra il 1979 e il 1982 ottiene svariate copertine di riviste di moda, tra cui quattro edizioni internazionali di Vogue e molteplici numeri di Cosmopolitan. Inoltre presta il volto per le campagne pubblicitarie di Armani, Christian Dior, Versace e Yves Saint Laurent. “Ho iniziato a lavorare con gente ben conosciuta nel settore, molto rapidamente. Io non volevo fare la modella. Lo sono diventata col tempo”, dichiarerà la Carangi, ripercorrendo i suoi esordi nel fashion system.



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Francesco Scavullo scriverà così di lei nel suo libro “Women” del 1982: «Non penso mai a lei come una modella, sebbene sia una delle migliori. Il fatto è che lei non si atteggia da modella; non ti da quello sguardo hot, cool o grazioso; lei spara scintille, non pose». Scavullo era legato alla modella da una profonda e sincera amicizia: «La mia prediletta – antica, giovanile, decadente, innocente, dirompente, vulnerabile, e assai più dura di spirito di quanto non sembri… un tutt’uno di sfumature e suggestioni, tipo una serie di immagini di Bertolucci. Non ho mai conosciuto nessuna così libera e spontanea, in costante cambiamento, mutevole – fotografare lei è come fotografare un flusso di coscienza». Dopo la sua morte il fotografo racconterà: «Ero solito prepararle da mangiare, assicurarmi che mangiasse. Volevo sempre renderla felice, perché lei mi dava tanto quando lavoravamo insieme. C’era un qualcosa che lei aveva – nessun’altra ragazza lo possiede. Non avevo mai incontrato una ragazza che ce l’avesse. Ed io volevo che rimanesse soddisfatta di me, e che le piacesse lavorare al mio fianco. E penso che così sia stato. Anche quando ha iniziato a saltare gli appuntamenti con tutti gli altri, con me non lo fece mai».

Gia è fragile e fa regolarmente uso di cocaina, prima di passare all’eroina. Inizia così il declino e la parabola discendente, in un limbo di autodistruzione. Alla morte di Wilhelmima Cooper, avvenuta il primo marzo 1980, Gia perde l’unico punto di riferimento rimastole. Frequenti divengono gli scatti d’ira sul lavoro, e tanti sono i set che la modella abbandona improvvisamente: ma quelli che apparentemente non sono che capricci da diva, celano in realtà una profonda sofferenza. Assidua frequentatrice dello Studio 54 e del Mudd Club, icona ribelle, Gia vive apertamente la propria omosessualità e viene ben presto inghiottita nel tunnel della propria dipendenza da sostanze stupefacenti, che ne ostacola la carriera: durante un servizio fotografico con Scavullo ai Caraibi “Piangeva, non riusciva a trovare le sue droghe. Dovetti letteralmente sdraiarla sul suo letto finché non si addormentò”, così ricorderà il fotografo. La droga lascia tracce evidenti anche sul suo splendido corpo: durante uno dei suoi ultimi servizi fotografici esterni per American Vogue, nel novembre 1980, la modella presenta vistose piaghe rosse sulle braccia, dove iniettava l’eroina. I segni rimasero ben visibili nonostante il fotoritocco.

Gia Carangi fotografata da Chris von Wangenheim per Harper's Bazaar, giugno 1978
Gia Carangi fotografata da Chris von Wangenheim per Harper’s Bazaar, giugno 1978


Gia Carangi in uno scatto di Chris von Wangenheim, 1975
Gia Carangi in uno scatto di Chris von Wangenheim, 1975


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Gia Carangi nacque a Filadelfia il 29 gennaio 1960


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La modella è morta il 18 novembre 1986 a causa di complicanze legate all’AIDS


Nel 1980 Gia lascia la Wilhelmima Models e firma un contratto per la Ford. Ma il mondo della moda, che prima la venerava, ora sembra esserle ostile. Nel febbraio 1981 Gia torna a Filadelfia per sottoporsi ad un trattamento di disintossicazione della durata di 21 giorni. Ma, venuta a sapere della morte dell’amico Chris von Wangenheim, avvenuta a seguito di un incidente stradale, ripiomba nel tunnel della droga, come riferisce Stephen Fried nella biografia della modella, intitolata “Thing of Beauty”. La sua vita sregolata la porta ad infrangere più volte la legge e nel marzo 1981 la modella viene arrestata per guida in stato di ebbrezza. Gli ingaggi nella moda si fanno sempre più sporadici ed è solo grazie a Scavullo che Gia riesce ad ottenere un nuovo contratto, con l’Elite Model Management. Intanto cresce in lei un senso di estraneità rispetto all’ambiente patinato, a cui la modella preferisce le periferie. Nel suo diario troviamo numerose tracce di questo sentimento, come quando scrive, tornata a New York dopo un viaggio di lavoro in California: “[…] qui seduta… mi sento molto diversa dagli altri esseri umani ma sto finalmente iniziando ad apprezzare davvero il mio essere diversa. Forse sto scoprendo chi sono. O forse sono solo nuovamente fatta […]”.

Sarà nuovamente Scavullo ad immortalarla nella sua ultima copertina, per il numero di aprile del 1982 di Cosmopolitan. Sean Byrnes, assistente e compagno del fotografo, disse di lei: “Quello che stava facendo a se stessa, alla fine, divenne evidente nelle sue foto. […] Ho potuto constatare il cambiamento nella sua bellezza. C’era un vuoto nei suoi occhi.”. Da allora solo pochi set per Gia, sempre più sola e disperata. Nel 1983 la modella lascia definitivamente la Grande Mela. L’anno seguente si stabilisce ad Atlantic City con Elyssa Golden, la sua nuova compagna, che morirà di AIDS nel 1994. Nel dicembre 1984 Gia accetta di sottoporsi a trattamento farmacologico all’Eagleville Hospital. Gia è giovane e forte, e riesce inizialmente il percorso di disintossicazione. Ma nella sua breve vita tanti sono gli episodi di violenza che ha subito, come uno stupro da parte di uno spacciatore. Intanto la moda è solo un ricordo sbiadito dal tempo: Gia dopo il trattamento lavora in un negozio di abbigliamento, prima di trovare un impiego come cassiera e in una mensa in una casa di cura. Più avanti, ricaduta nuovamente nel tunnel della tossicodipendenza, fa ritorno a casa della madre. Intorno a lei molti dei suoi amici ed ex colleghi muoiono a causa dell’AIDS. Gia ha paura, è consapevole di essere a rischio, dato il suo abuso di eroina per via endovenosa. Nel giugno 1986 viene ricoverata al Warminster General Hospital di Warminster, in Pennsylvania, per una polmonite bilaterale. Pochi giorni dopo arriva la diagnosi più terribile: Gia ha contratto il virus dell’HIV. Alla morte del noto make up artist Way Bandy, anch’egli vittima dell’AIDS, la modella scrive: “Il mio amico Way è morto oggi […] era uno spasso lavorarci assieme… era formidabile, se non fosse stato gay avrei tentato di sposarlo. La morte rende la vita come fosse irreale. Irreale nel senso che non ti ci puoi aggrappare”. In poche settimane le sue condizioni peggiorano irrimediabilmente: la madre Kathleen non accetta visite durante il ricovero, e anche la compagna di Gia viene esclusa.

Anima tormentata e sensibile, Gia Carangi muore ad appena 26 anni il 18 novembre 1986, alle ore 10 del mattino, a causa di complicanze associate all’AIDS. Il suo funerale si tiene in forma privata il 23 novembre, in una piccola casa di Filadelfia. Nessuno del mondo della moda è presente, e la notizia della sua morte viene resa pubblica solo alcuni mesi dopo. Gia Carangi non ha ancora oggi eredi, sebbene Cindy Crawford agli esordi della sua carriera venne soprannominata “Baby Gia”, data la grande somiglianza con la Carangi.
Tra le prime donne a morire di AIDS, la figura di Gia Carangi è entrata nel mito e tanti sono i film e i documentari che ne hanno ripercorso la breve vita: nel 1998 è uscito sul canale HBO Gia-Una donna oltre ogni limite, con Angelina Jolie nei panni della top model. Nel 1985 la modella si riconobbe nel personaggio di Cay, protagonista del film Cuori nel deserto. Un avvincente documentario sulla sua vita è The Self-Destruction of Gia del 2003.

Alcune delle interviste più famose rilasciate dalla top model:

Apre a Milano il primo store Acne Studios

Cresce l’attesa a Milano per l’inaugurazione del primo store italiano di Acne Studios. Nel ventesimo anniversario dalla nascita del brand svedese, aprirà entro novembre il primo punto vendita italiano a Milano, in Piazza del Carmine.

Un brand particolarmente amato per la qualità dell’abbigliamento e degli accessori, Acne Studios nasce nel 1997 dalla mente di Jonny Johansson. Le collezioni, che sfilano nell’ambito della Paris Fashion Week, vedono menswear, womenswear, footwear, denim e accessori.

Futurista e avanguardistico, il brand pubblica anche un magazine biennale, Acne Paper, dedicato al mondo dell’arte, della moda, del design, della fotografia e dell’architettura. Tra i contributors più illustri che hanno partecipato al progetto spiccano Carine Roitfeld, Noam Chomsky, David Lynch, Lord Snowdon, Azzedine Alaïa, Mario Testino, Sarah Moon, Tilda Swinton e Paolo Roversi.

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Lo spazio che ospiterà lo store fino allo scorso anno ospitava Marc by Marc Jacobs. Sito nel cuore di Brera, il nuovo store, che vedrà la luce entro la fine del 2016, è solo l’ultimo tassello di un progetto di espansione retail che ha visto, nell’arco dell’anno corrente, l’apertura di ben quattro store.

Ralph Lauren: stop al progetto Denim & Supply

Sarà stato a causa del calo registrato nel secondo trimestre, ma Ralph Lauren ha deciso di sospendere il progetto Denim & Supply. Una scelta obbligata per riportare il brand al cuore della sua attività, come dichiarato da Stefan Larsson, CEO del brand americano.

Nata per un target giovane e amante di uno stile casual, la linea Denim & Supply univa lo stile classico, da sempre caratterizzante il brand, a modelli comodi dalle suggestioni grunge. Largo a denim declinato in tutte le salse, tra dettagli wild che sembravano usciti direttamente da film come “Into the Wild” o “The lodge”.

Ma un brusco calo dei profitti (si è passati da 160 a 45 milioni di dollari, con ricavi in flessione del 7,6% a 1,82 miliardi), ha reso necessaria l’adozione di una nuova politica economica in seno al brand. Sebbene le vendite abbiano comunque battuto le aspettative del consensus Thomson Reuters, ferme a 1,81 miliardi, la redditività si è confermata in calo anche nel semestre. Urgente quindi adottare un cambio di rotta all’interno di quella che è da sempre una delle maison più amate in USA e in Europa.

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Alcuni modelli della linea Denim & Supply di Ralph Lauren


Correva l’anno 1967 quando Ralph Lauren, classe 1939, fondava il brand, col nome di Polo Ralph Lauren, ispirandosi al mondo dello sport. Il suo stile iconico raccoglie proseliti fin dagli esordi e nel 1969 lo stilista è il primo ad aprire una boutique per uomo all’interno di Bloomingdale’s, a New York. Nel 1971 la creazione della prima linea donna con il celebre logo raffigurante il giocatore di polo, da sempre emblema del brand.