Milano Fashion Week – MARYLING FW 24-25

MARYLING FW 24-25 – MILANO FASHION WEEK

WINTER SNOWFLAKE ADVENTURE

Il ricordo di una giornata sugli sci tra le cime innevate di Madonna di Campiglio è il cuore della FW 24/25 di MARYLING, “Winter Snowflake Adventure”. Un’immersione magica nella natura che diventa il pretesto per creare una collezione elegante e comoda, moderna e colorata, che rilegge in maniera accattivante l’evoluzione dello sport e del suo stile – sempre più riconoscibile, iconico, lussuosamente funzionale- in dialogo con la moda.

Al centro il classico maglione natalizio dalle lavorazioni hand made che, con il sapiente uso del color block e il suo motivo tradizionale a maglia, dà vita a nuovi oggetti del desiderio, ricchi di vibrazioni accattivanti. L’ispirazione è una miscellanea di fascinazioni artistiche sulle quali MARYLING costruisce l’anima della sua proposta. La snow art e i suoi pattern nati dalla mano di Simon Beck, il land artist celebre per le opere sulla neve fresca; il fotografo dei fiocchi di neve Wilson A.Bentley, pioniere nel rappresentare un mondo microscopico, tanto evanescente quanto affascinante; l’artista americano Doug Aitken maestro nel creare miraggi architettonici con gli specchi.

Così le tracce sulla neve si mutano in habotai di seta stampata in bianco e nero; i paesaggi montani, gli scorci da cartolina, le cromie del rosa, del bianco, del blu indaco disegnano abiti in chiffon e amplificano il carattere dei piumini, mountain clothing per eccellenza, oltre che quello delle puff bag e delle sciarpe trapuntate. E ancora il neoprene assume toni psichedelici mentre capi monocromatici conservano il comfort tipico dell’abbigliamento sportivo celebrando, al contempo, la loro essenza con tinte vivaci pensate per spiccare sulla neve.

E ancora spazio alla maglieria con intarsi; agli jacquard caratterizzati dai simboli iconici della stagione invernale traslati nelle lavorazioni a maglia e nei filati lussuosi, insieme alle texture classiche di MARYLING come la lana lunga, i cappotti in cachemire e mohair, le mantelle e i capispalla sartoriali nelle tonalità cammello, sabbia, cioccolato e fard.

I pattern rileggono il concetto di vacanza sugli sci in chiave glamour e la bellezza dell’inverno tra alberi ghiacciati, cime montuose e una calda atmosfera di relax. Le linee dei modelli sono ispirate alle forme iconiche dell’abbigliamento sportivo graffiate da dettagli di design, enfatizzati da lavorazioni lussuose ed eleganti, che portano la snow couture anche in città.

Calcaterra Fall Winter 2024/25

Matèria

Calcaterra Fall-Winter 2024/25

Se esiste un capospalla perfetto, è certamente firmato Calcaterra, che in questa collezione Fall Winter 2024/25 lo rende il protagonista del guardaroba.

Dalle misure over e dalle strutture geometriche, il caposcala si fa comodo, dalle lunghezze maxi, lasciando libero il corpo e arricchendosi di dettagli femminili, come i maxi fiori applicati o lasciando uscire i fiocchi e le stoffe della camicie.

Chic, mai costretta in abiti seconda pelle, la donna Calcaterra è libera dalle costrizioni, gioca con le forme maschili, gli accessori come le borse diventano dei maxi contenitori dalle forme geometriche, rotondi, rettangolari e trapezoidali, quasi degli origami che aprendosi svelano uno spazio nascosto.

Notte o giorno non ha più importanza, bisogna essere sempre pronte ed eleganti, per cui il raso e le sete si coprono di pellicce e le giacche si scoprono con tagli alla Fontana.

Se il look è sciolto, i capelli sono perfetti, impomatati in un’acconciatura con riga laterale e dal taglio maschile, corto sempre più corto, per non doversene preoccupare.

Pantaloni con riga perfettamente stirata, dalla vita alta, altissima, sì ai guanti e meno ai gioielli, pochi ma dalle stesse linee dell’outfit, con cerchi e catene maxi; i colori sono quelli caldi dell’autunno, perfetti per un genere “autumn deep warm“, ruggine, bordeaux, zafferano, torba, bianco latte, dattero, rosa antico, geranio, verde bosco, tabacco, un bellissimo bouquet che scalda.

La collezione di Daniele Calcaterra è ricca della materia di cui è fatta la terra, dei suoi colori e delle sue profondità; sceglie i tessuti più pregiati, lane, sete, shetland, cotoni preziosi, alpaca e upcycled fur. I veri gioielli sono i fiori, che ritornano su capispalle e scarpe, il giglio pure e la peonia.

ELISABETTA FRANCHI FALL-WINTER 2024/25

ELISABETTA FRANCHI FALL-WINTER 2024/25

THE CLUB

L’ispirazione della collezione autunno-inverno 2024/25 nasce dall’immagine senza tempo delle uniformi dei college inglesi, che Elisabetta Franchi ha reinterpretato partendo dall’estetica tomboy.

L’uniforme viene raccontata con un tocco di trasgressione per esprimere la personalità unica di ogni donna, che si riconosce all’interno di una community ma senza omologarsi.

La fusione di stili incarna il dualismo di una donna contemporanea e libera, che si muove con disinvoltura tra il silenzio della biblioteca ed il ritmo frenetico dei party, abbracciando con passione sia il fascino tradizionale della cultura accademica che glamour della vita notturna.

Microgonne a pieghe, maxi-cardigan e pullover indossati come fossero miniabiti si fondono armoniosamente in un gioco di sovrapposizioni con le camicie, vere protagoniste della collezione, e con giacche dal taglio maschile, mentre i cappotti lunghi in tweed e tartan, aggiungono un’allure di raffinata sartorialità.

Stemmi e blasoni, preziosamente ricamati, evocano il senso di appartenenza a un club esclusivo, accademico o sportivo. Il tartan gioca un ruolo centrale nel guidare la palette colori, dominata dal rouge noir, dall’oxford e dal grigio steel, a tratti illuminata da un vivace mimosa.

Gli eleganti abiti lunghi, preziosamente ricamati, scivolano su sneakers dal sapore vintage, e si fondono con avvolgenti sciarpe in maglia creando un irresistibile mix glamour e cozy. Le calzature spaziano dai combat boot alle slingback con tacco medio, da abbinare sempre ai calzini maschili.

Antonio Marras FW24/25, il legame indissolubile con la sua terra e un omaggio alla forza delle donne

Antonio Marras FW24/25, il legame indissolubile con la sua terra e un omaggio alla forza delle donne

Teatrale e poetico come sempre, Antonio Marras omaggia nella collezione autunno inverno 2024/25 un personaggio femminile che ha difeso i diritti delle donne, Eleonora d’Arborea, Principessa 👑 medievale di Sardegna.

Vissuta tra la metà del 1300 e i primi ‘400, la Judicissa si è battuta per le ingiustizie e ha redatto trattati a favore del “sesso debole”; sudditi e regnanti si mescolano in questa sfilata, dove compaiono cavalieri e dame, cotte di maglia e copricapi danteschi, acconciature prese direttamente dal ritratto “Dama con ermellino” di Leonardo da Vinci (1452-1519), testi scritti sui volti femminili che sembrano veli, maschere di perle, donne in armature dorate. 

Qui Marras accarezza ancora una volta la donna, ne sottolinea il carattere e la forza, l’intelligenza e la perseveranza, un atto di amore a cui ci ha abituati, insieme ad una scenografia e ad un mini spettacolo teatrale che tiene incollati e che invoglia a vederne il finale.

(foto Alessandro Lucioni)

Savoir-faire locale, heritage e spirito veneziano: le friulane Gondolina

di Maria Bellotto

Savoir-faire locale, heritage e spirito veneziano: le friulane Gondolina

Nel cuore del Friuli, storico mainland della Serenissima Repubblica di Venezia, nasce una calzatura che è il frutto dell’artigianato e del savoir-faire locale tramandato da generazioni: le friulane.

Storicamente usate come scarpe “da festa”, le friulane non ci misero molto a diventare popolari anche Venezia e grazie alla loro comodità diventano le calzature preferite non solo delle classi più abbienti, ma anche dei gondolieri; la tradizionale suola in gomma permetteva infatti di non rovinare il legno delle imbarcazioni e rendeva la scarpa perfetta per l’utilizzo di tutti i giorni.

Ancora oggi, grazie a un design essenziale e chic, la friulana rimane una calzatura amata non solo nel nord Italia, ma esportata in tutto il mondo, emblema del vero spirito “veneziano”. Ed è proprio in questa icona di stile che Javier Fernandez e Agnese Cosulich, in un pomeriggio trascorso tra le calli della città lagunare, hanno visto un prodotto unico e autentico, che poteva incarnare i valori della tradizione friulana. «Le Gondolina, in quanto friulane, sono calzature che incarnano un mix di spirito veneziano e friulano, attraverso la loro autenticità, l’artigianalità italiana e l’uso di materiali di alta qualità.» ci racconta Javier Fernàndez, Strategic Business Consultant & Co-Founder di Gondolina Shoes. «Riflettono anche l’impegno per la bellezza e la raffinatezza che per secoli sono stati simboli della Repubblica di Venezia.»

Ma le Gondolina non sono friulane qualsiasi; dietro c’è infatti non solo una lunga tradizione manifatturiera, ma anche moltissima ricerca per renderle comode e confortevoli: «abbiamo prestato particolare attenzione alla qualità artigianale, all’uso di materie prime italiane di alta qualità e dimostrato il nostro impegno per la sostenibilità con una suola in gomma che fosse confortevole ma anche riciclabile» spiega Fernandez. L’aspetto artigianale gioca un ruolo fondamentale per il brand, che si appoggia ad artigiani friulani altamente qualificati, ultimi esponenti di una tradizione di savoir-faire che si sta lentamente spegnendo, di fronte a un consumo sempre più inconsapevole e all’ascesa del fast fashion e imitazioni di scarsa qualità. «Abbiamo avuto la fortuna di trovare manodopera italiana, produttori che realizzano le Gondolina nella regione originale del Friuli, famosa per la sua tradizione di artigianato. La collaborazione con questi artigiani è nata dal desiderio mio e di Javier di creare scarpe autentiche e di alta qualità» racconta Cosulich.

Disponibili nei modelli classici (sia da uomo che da donna) e nel Mary Jane con il cinturino, le Gondoline sono disponibili in velluti made in Italy dai colori accesi o in fantasia toile de jouy – è anche possibile disegnare il proprio modello e personalizzare la calzatura fin nei minimi dettagli. «Ogni modello di Gondolina è progettato con un’attenzione particolare ai dettagli» spiega Fernandez. «Offriamo la possibilità di personalizzare le Gondolina per eventi speciali come matrimoni o occasioni particolari. I clienti possono contattarci direttamente e lavoreremo con loro per creare un design personalizzato, scegliendo materiali, colori e dettagli che rispecchiano il loro stile.»

Le Gondolina non sono però solo una incarnazione dell’amore per il bello della Serenissima e della tradizione friulana, ma – come spiegano i fondatori – uniscono anche lo spirito sivigliano e quello veneziano: «combinare queste due identità significa far incontrare due culture ricche di storia, arte e passione. Questa unione crea un brand che diventa un ponte tra due mondi, portando l’essenza di entrambe le città nei nostri prodotti» commenta Fernandez. E la mission del brand va anche oltre, perseguendo ideali non solo di sostenibilità, ma anche di solidarietà: «con Gondolina vogliamo davvero fare la differenza e lasciare un’impronta positiva nel mondo;» spiega Cosulich. «Contribuiamo finanziariamente a progetti umanitari, come quelli dell’ONG El Gancho Infantil, per migliorare la vita delle persone e sentire che stiamo facendo la nostra parte.» La Fondazione El Gancho Infantil opera dal 2018 in Spagna con l’obiettivo di fornire sostegno materiale, psicologico ed emotivo ai minori malati e alle loro famiglie e di migliorare la qualità della vita di bambini, adolescenti e famiglie in situazioni di vulnerabilità.

Ma come si indossano le Gondolina? Pensate per essere confortevoli anche senza calze nei mesi più caldi, «possono essere indossate anche in inverno, eventualmente con calze e calzini sottili,» racconta Cosulich. «Si adattano perfettamente a outfit eleganti o informali, offrendo versatilità in termini di stile.» E prosegue, «le Gondolina si abbinano perfettamente a abiti eleganti come vestiti lunghi o abiti da sera, ma possono anche essere indossate con jeans o abbigliamento casual per un tocco di eleganza in ogni occasione. Completano splendidamente un look sofisticato e chic, molto made in Venice: queste sono le Gondo Vibes. La nostra cliente ideale è una donna elegante, consapevole, che cerca qualità e sostenibilità. È una persona che condivide il nostro impegno per le cause umanitarie e vuole sostenere progetti benefici attraverso i suoi acquisti. È qualcuno che apprezza il comfort e l’autenticità delle nostre scarpe.»

Un grande mosaico alla Cittadella degli Archivi di Milano per celebrare Donyale Luna, la prima top model nera della storia

Alla Cittadella degli Archivi, il polo archivistico del Comune di Milano che raccoglie documenti della città dal 1802, è stato inaugurato un grande mosaico dedicato a Donyale Luna, la prima top model nera della storia.

L’immagine risale ad una foto scattata dal marito Luigi Cazzaniga, in una Milano degli anni ’60 dove essere nera, avere dei sogni ambiziosi e inserirsi in un contesto come quello della moda, dove tutto era bianco, non solo le modelle, era veramente difficile.

Donyale Luna, nome d’arte di Peggy Anne Freeman, ci riuscì, non solo per la propria bellezza, ma per quel fascino e quel carisma, che solo la forza e l’intelligenza possono regalare. Morì troppo presto, a 33 anni, come tanti in un periodo storico dove le droghe e la perdizione erano forti, e troppo presto fu dimenticata; ma oggi la HBO dedica a questa donna un docu-film, Supermodel, che uscirà in Italia su Sky nel 2024.

Sono felice che Donyale abbia questo omaggio in una città dove ci siamo amati e divertiti a scattare molte foto.” – commenta il marito Luigi Cazzaniga, che da oltre 40 anni vive e lavora a New York – ” Donyale era creativa e faceva spesso i dei vestiti con pellicce e mantelli, e acconciature fantasiose che la rendevano unica. Tra queste foto, tante diventate poi le cover di Vogue America, è rimasta questa immagine che oggi le rende giustizia, su questo mosaico, tecnica perfetta per riportare gli stessi colori e quella luce negli occhi“.

Il mosaico dedicato a Donyale Luna, esposto presso i muri a La Cittadella degli Archivi di Milano

Francesco Martelli, Direttore della Cittadella degli Archivi racconta – “La moda è una storia importantissima nella città di Milano e Donyale è un pezzo di questa storia, così come lo è Luigi Cazzaniga, nato qui.
Ci sono insomma tutti gli elementi affinché La Cittadella ospiti questo mosaico, creato dalla società Stone di La Spezia con quarantaquattromila tessere in pasta di vetro e intagliate a mano, nel grande progetto che portiamo avanti “Muri d’artista”, che vede impegnati più di 70 artisti decorare quasi 2000 metri quadrati di superficie di un museo a cielo aperto.”

Dream, la figlia di Donyale che perse all’età di due anni, ricorda con commozione – “Mia madre ha rotto tante barriere, ha avuto un successo contrastato e dimenticato, ma credo realmente che oggi i tempi siano maturi per concederci il lusso di inseguire i nostri sogni. Lei non ha potuto definitivamente farlo negli anni ’60, perchè essere nera e avere una vocazione così forte, non aiutava. La bellezza di mia madre è vero, è oggettiva, ma la sua vera bellezza veniva da dentro, e per me oggi è come risentirla, riaverla qui, e per la prima volta tutti e tre insieme, nelle foto che ci state scattando.

Dream, figlia di Donyale Luna, e Luigi Cazzaniga, il marito della prima top model nera della storia, con le nipoti

Gaia Romani, assessora ai beni civici “Siamo a fianco di tutte le giovani donne che vogliono realizzare i propri sogni; Donyale Luna è un modello, un esempio che ha ha avuto difficoltà ma che ha raggiunto il suo intento. Oggi per noi è un onore poter omaggiare un esempio di donna così grande”.

L’assessora Tiziana ElmiCon queste iniziative, la Cittadella degli Archivi diventa sempre più fonte di attrazione ed educazione culturale importantissima per il nostro territorio“.












Luisa Spagnoli Spring Summer 2024, la semplicità che vince

La moda in passerella ci sta comunicando un ritorno all’eleganza e alla semplicità.
Vestire è la parola chiave di Luisa Spagnoli che in questa collezione Spring Summer 2024 mette in mostra abiti boho chic dalle lunghe frange rimando ai liberi ’70, e omaggio ai colori della terra. Sabbia, beige, testa di moro, avorio, bianco, un universo caldo e giocoso, con abiti morbidi che creano movimento, frange ballerine, lunghe fusciacche da esibire al collo e lasciar cadere lungo i fianchi, nappine e nastri al girovita.

Sembra in viaggio la donna Luisa Spagnoli SS24, tra una passeggiata lunga un bagnasciuga, ad una cena romantica dove osa con trasparenze e maxi accessori dorati.
Sarà forse l’Andalusia la terra dove si ripara dal caos, dove far brillare le lunghe frange sui passi di un flamenco, o la meditativa India, con i suoi sari intrecciati dai colori sgargianti? Certo è che ogni abito accarezza il corpo con grazia e femminilità, quella dimenticata negli ultimi anni, da una moda mescolata che aveva perso un po’ di sapore.

Luisa Spagnoli enfatizza la donna pur non strizzandola dentro abiti mini, è seducente nei long dress scollati e nei crochet day and night. Veli come seconda pelle, e giochi di geometrie sul corpo sono la nuova ispirazione Luisa Spagnoli, che vince su ogni stravaganza diventata ormai demodè.

L. Wang, imprenditrice e stilista da milioni di follower su TikTok, ha debuttato a Milano

L. WANG,
IMPRENDITRICE E STILISTA DA MILIONI DI FOLLOWER SU TIKTOK, HA DEBUTTATO A MILANO

Stilista, imprenditrice, attrice, modella e regina di TikTok, dove i suoi video registrano milioni di like, Loora Wang, ha debuttato a Milano con il suo brand Loora Pwd, il 25 Settembre a Palazzo Serbelloni con uno show che è stato una vera e propria case history. Presente anche Tik Tok International che le ha dedicato uno speciale.

Un debutto a Milano inaspettato: basti pensare che Loora era un promettente ingegnere nucleare prima di abbandonare la carriera per dedicarsi alla sua più grande passione, la moda. Dopo gli studi, muove i primi passi nel mondo del fashion prima a Parigi e poi a Milano, città di cui Loora si innamora per l’artigianalità, il savoir fare e la creatività tipica dello stile italiano.

Nel 2017 fonda il suo brand e nel 2018 debutta con la sua prima collezione alla Shenzhen Fashion Week: un successo che porta oggi la sua azienda a fatturare circa 500 milioni di euro. Con un organico produttivo tutto al femminile e 200 monomarca nei più importanti shopping mall della Cina oggi Loora Pwd è uno dei brand più ricercati anche sul web.

Nei suoi video Loora non solo mostra le sue collezioni ma si propone come il simbolo di una femminilità consapevole, interprete delle nuove esigenze femminili cinesi e della loro naturale evoluzione. Determinata, femminista, emancipata e indipendente, la stilista si presenta ai suoi 10 milioni di follower come “una donna per le donne” con collezioni che vanno oltre i look di passerella o da red carpet ma che sanno esprimere personalità e incarnano un nuovo modello al femminile che trova riscontro nella sua moda, fatta di collezioni adatte al day by day, tanto da essere il secondo brand più venduto sul web in Cina.

Dopo aver sfilato durante le principali Fashion Week cinesi come Bejing e Shenzhen e dopo aver ricevuto numerosi premi e prestigiosi riconoscimenti, oggi Loora ha fatto un passo in più: presentare la sua collezione a Milano il 25 settembre a Palazzo Serbelloni durante la settimana della moda.

Precursore di una moda senza limiti e prima designer in Cina a far sfilare sulle sue passerelle modelle transgender e nogender, oltre ad essere fondatrice del suo brand è anche Presidente del Comitato Permanente dell’Associazione degli Industriali dell’Abbigliamento della Provincia di Henan, Direttore esecutivo di China Garment Association e di China Haute Couture Association, oltre che Vice Presidente di Shenzhen Garment Association.

Il debutto a Milano è stato per l’intraprendente stilista cinese, un passo fondamentale per il suo brand sempre più orientato a una produzione maggiormente sostenibile: in programma per settembre l’accordo con una delle maggiori aziende italiane specializzate in materiali ecosostenibili che permetterà a Loora Pwd di dare ai suoi capi un indirizzo ancora più green e inclusivo.

Annakiki SS 2024 – L’Evoluzione Post-Futurista

L’Evoluzione Post-Futurista: Coevoluzione dell’Umanità e della Tecnologia

“Né gli esseri umani possono creare mutazioni, né possono impedire che avvengano mutazioni. Gli esseri umani semplicemente conservano e accumulano mutazioni che sono già avvenute.

 — Charles Darwin, “Sull’Origine delle Specie”

Nel 1859, Charles Darwin pubblicò l’importante opera “Sull’Origine delle Specie,” discutendo dell’evoluzione della vita. Affrontò principalmente due argomenti: le diverse forme di vita sulla Terra che si sono evolute, e l’evoluzione biologica che è guidata dalla selezione naturale. Infatti credeva che la specie umana non fosse un’entità invariabile ma che cambiasse in risposta ai cambiamenti ambientali, e che l’evoluzione fosse un processo graduale e continuo.

L’evoluzione umana segue una via simile. Dopo aver acquisito saggezza, abbiamo costruito la civiltà e inventato la tecnologia, mirando a plasmare il nostro futuro destino. Brian Arthur, un pensatore americano, presentò una prospettiva sull’evoluzione umana nel suo libro “La Natura della Tecnologia.” Suggerì che la tecnologia, come la biologia, può evolversi attraverso “aggiornamenti,” “miglioramenti” e “sviluppi.” Proprio come gli organismi biologici subiscono “mutazioni” come risultato di cambiamenti fondamentali, Arthur credeva che la tecnologia esistesse da sempre per servire agli scopi umani.

Negli ultimi dieci anni, i drastici cambiamenti nell’ambiente naturale, nelle dinamiche politiche globali e il rapido avanzamento della tecnologia, guidato dall’arrivo dell’intelligenza artificiale, ci hanno spinto a riflettere sull’era dell’informazione in rapida evoluzione e sul futuro incerto dell’umanità. Basandosi su questo contesto, la designer Anna Yang osa immaginare cosa succederebbe se gli esseri umani e la tecnologia co-evolvessero. Se processi come l’autoriparazione, le connessioni emotive e l’autocoscienza si verificassero contemporaneamente nella relazioni tra umani e tecnologia, e se gli esseri umani possedessero attributi sia meccanici che biologici, potrebbe ciò portare a nuove “mutazioni”? Con il coinvolgimento della tecnologia, il corpo umano potrebbe subire cambiamenti inediti, dando origine a forme di vita straordinarie?

La collezione Primavera/Estate 2024 di ANNAKIKI, intitolata “Alian Body,” è la risposta della designer a queste domande introspettive. Rappresenta i pensieri e riflessioni di Anna Yang sull’ambiente dinamico e incerto in cui gli esseri umani vivono e sul futuro ambiguo che ci attende. La designer immagina che le mutazioni genetiche possano scatenare “anomalie” umane future. In un mondo post-futuristico in cui tecnologia ed esseri umani coesistono, il corpo umano potrebbe subire nuovi cambiamenti, evolvendo in forme che offrono autodifesa contro minacce esterne, creando così una prospettiva futura completamente nuova. L’elemento predominante di questa stagione è la “spina”, Anna Yang ha tratto ispirazione dalle intricate forme delle mutazioni cellulari e le ha tradotte in sporgenze appuntite che ricordano spine argentate futuristiche. Realizzate in materiale PET rivestito d’argento, ogni spina è meticolosamente tagliata a mano e cucita  dagli artigiani a creare un senso di profondità. Il nylon rigenerato dalla tecnologia è utilizzato per creare fitte boscaglie di spine, realizzate attraverso imbottiture e cuciture manuali, adornate con stampe a righe e pois. Perni metallici conici neri sono distribuiti in modo uniforme sugli abiti, simboleggiando l’irremovibile armatura del futuro dell’umanità nel mondo visionario di ANNAKIKI.

Allo stesso tempo, Anna Yang mira a creare un nuovo ordine dal caos. Utilizzando tessuto denim con bordi sfilacciati, preservandone la natura grezza e ruvida, contrapposta a tessuti in maglia elasticizzati sfrangettati e forati per incarnare i cambiamenti costanti della divisione cellulare. Tratto d’ispirazione dalla struttura a doppia elica del DNA, utilizza elementi circolari per scolpire varie forme, utilizzando tazze spiraliche e strutture circolari  in 3D come base per creare un secondo corpo architettonico. Disserta la struttura a doppia elica, estendendola e trasformandola artisticamente, evolvendola in vari elementi mutati come punti e strisce, infusi con l’iconico logo di ANNAKIKI, simile a un esperimento di intervento genetico. La stella a quattro punte, emblema del brand, ispirata all’estetica dell’arte frattale, subisce una trasformazione e si fonde armoniosamente in abiti dal design minimalista dalle spalle larghe, simili a invincibili armature futuristiche.

Antonio Marras fa sfilare il cinema alla Milano Fashion Week

LIGHTS, CAMERA, ACTION!
Antonio Marras, a Spring Summer 2024 movie

“Everything I learned I learned from the movies.

Tutto quello che ho imparato l’ho imparato dai film.”

(Audrey Hepburn)


La prima sfilata che vidi, molti anni fa, era di Antonio Marras, sentivo in lontananza cavalcare, un rombo di cavalli che arrivavano non vedevo da dove, era il suono potente del primo fashion show della mia vita. Piansi per la commozione, d’altronde ero una ragazzina, il mondo della moda era ancora un sogno, così algido e chiuso, poi l’ho conosciuto come addetta ai lavori, e la magia è svanita. Ma quell’emozione, quella polverina che tutto avvolge come in una favola, Antonio Marras continua a regalarmela. Perchè? Perchè non è solo uno stilista, è un poeta, un pittore, un artista, un pensatore, ma soprattutto un uomo che mette in luce i nervi, li scopre senza paura delle conseguenze.

Lights, Camera, Action non sarà un semplice fashion show, lo vedo dall’allestimento, una Porsche Speedster del ’57, rossa brillante, un letto con lenzuola inamidate, un grande sofà azzurro Tiepolo accanto ad un carrellino degli alcolici, preziosi servizi da tè in porcellana, candelabri d’argento, un disco dei The Platters, “My Prayer”, e tutto uno staff pronto a girare un film, cameraman, sceneggiatore, regista, suggeritore, comparse, attori. Manca solo la protagonista: la diva!

Vittoria Marisa Schiaparelli Berenson, nipote della nota stilista surrealista, tra le modelle più pagate di sempre, e attrice cinematografica che iniziò la carriera nel ’70 con “La morte a Venezia” di Luchino Visconti interpretando l’elegantissima signora von Aschenbach, è quella diva.

Sulla passerella va in scena “Boom“, il meraviglioso film interpretato dalla regina dagli occhi purple, Liz Taylor, in quella casa da sogno a picco sul mare, sulla scogliera di Capo Caccia, vicino ad Alghero, luogo di Marras che ricorda:

Quando, nel 1967, ad Alghero è sbarcata la troupe di Joseph Losey alla ricerca di un set ideale, io avevo sei anni ma mi ricordo, eccome se mi ricordo. E con il tempo il film, le star, gli avvenimenti, le comparse del luogo, i pettegolezzi, i tentativi di rapimento, il mega yacht Kalizma della coppia stellare con cani, bambini, cuochi, capitani e marinai al seguito, i gioielli di Bulgari della Diva, gli abiti realizzati apposta dall’Atelier Tiziano da un giovane Karl Lagerfeld, copricapi di Alexander da Parigi, il cibo fatto arrivare direttamente da Londra con l’aereo ogni giorno, il tanto alcool, le liti fra i due protagonisti, la falesia di 186 metri di Capo Caccia e la villa bianca stratosferica a picco sul mare che, agitato, continua a sbattere sugli scogli e il vento, hanno assunto un’aurea di mito.

Io uso la moda per raccontare e l’ho imparato andando al cinema.
Il cinema, fonte inesauribile di storie, di sogni, di mood, di personaggi, di costumi, di set, di racconti di esistenze eccezionali o di straordinaria normalità. Il cinema è indispensabile compagno di vita. E ancora di più per me, per il lavoro che mi sono ritrovato a fare. Io, onnivoro di cinema, ho trascorso la mia adolescenza seduto tra il Selva e il Miramare di Alghero vedendo e rivedendo in loop film che ancora ora fanno parte del mio vissuto.


Come Liz, la Berenson indossa un copricapo scintillante che le dona regalità, kimono dai disegni Hokusaiani, che solo la maestria di Marras può accostare a pizzi e merletti; hanno le maniche lunghe come si addicono alle donne impegnate del Giappone; lo staff è in trepidante attesa della diva, che cerca di ammansire con complimenti e frasi sdolcinate.

A sfilare, caftani dai rimandi orientali, fiori e broccati, long dress di seta che sembrano impalpabili e pronti a volare con una folata di vento; il macramè, il vichy, il pied de poule, sono quel pot-pourri delicato e così aggraziatamente antico, che anche se pensato per essere indossato oggi, conserva un fascino e una personalità di un capo ricco di storia.


Byblos ss24 alla Milan Fashion Week

BYBLOS SS24
INNER SELF: DOES YOURSELF HAVE A SOUL?

Is Your “Self” Just an Illusion? Can Your “Self” Survive Death?

Corpo e anima. Coesistono tra loro? L’anima sopravvive al corpo? Siamo anima o è il nostro cervello? La nostra personalità è impressa dall’anima o è il risultato di codici genetici materiali, il prodotto di reazioni organiche… o è l’unione indivisibile dei due?

Questo intricato enigma ha affascinato Manuel Facchini, direttore creativo di Byblos per la collezione SS24.

Nulla è come sembra.
Le forme si dissolvono, si diluiscono, si fluidificano, solo per ritornare, nitide, scolpite, rigorose. In questa danza circolare tra anima e corpo, la collezione Byblos SS24 si evolve.

La spirale, da cui la collezione trae forma, rappresenta simbolicamente l’unione tra anima e corpo, che nella sua evoluzione tende paradossalmente a diventare fluida, fino a dissolversi, quasi vaporizzarsi.

Così, il blazer “si scioglie” in un abito, plasticità e geometrie rigorose.
La tuta e gli abiti in jersey ad alta tecnologia rappresentano una continua evoluzione di flussi che accarezzano le curve, in un dialogo di effusioni tra anima e corpo, che rivelano eppure nascondono.

A volte, si legano indissolubilmente, come le iconiche coppe Byblos, sia nella versione termoformata 3D ad alta tecnologia che nella versione in gel, con sfumature cromatiche siderali.

La spirale, simile all’anima e al corpo, subisce una graduale dissoluzione all’interno dell’evoluzione dinamica dei capi, dovuta alla forza centrifuga.
Si scioglie, liberandosi gradualmente, creando lunghe strisce di tessuto che sembrano fondersi e staccarsi dai capi stessi che adornano. Questo effetto è splendidamente esemplificato nell’interpretazione dei pantaloni cargo, disponibili sia in cotone Shibaya ecosostenibile, che nella versione tinta in capo.

Tuttavia, ci sono casi in cui gli elementi rimangono intrecciati. Come, ad esempio, gli abiti da sera leggeri e svolazzanti in jersey che abbracciano delicatamente le curve del corpo, accarezzandole delicatamente. In questi design, l’anima e il corpo sono armoniosamente uniti, creando un’aura di eleganza. Allo stesso modo, nell’abito “signature”, il corpetto si avvolge, separando simbolicamente il seno destro e sinistro, un’allegoria dell’interazione tra l’anima e il corpo, solo per dissolversi e svanire in una splendida coda asimmetrica.

Manuel Facchini mette in mostra il potere dinamico della moda, nella quale la fusione degli aspetti fisici e metafisici dell’essere si intrecciano in modi affascinanti.

Tra gli accessori, un “must-have” sono gli originali orecchini a spirale in rhodium 3D ecologico e sostenibile, placcati in nero o cromo, creati attraverso sofisticati programmi di architettura parametrica, e la borsa “Thrill” interpretata con tonalità che mescolano il bianco con il fucsia, l’arancione o il nero.

I colori della collezione Byblos sembrano riprodurre gli orizzonti celesti di galassie lontane, sfumando tra il fucsia, l’arancione di Marte e il verde Wimbledon, solo per illuminarsi con il lime.

Il concetto di fusione va oltre le sfumature cromatiche e la connessione tra corpo e anima: infatti si manifesta anche nella sublimazione tra realtà e 3D.
Il carattere innovativo e tecnologico del mondo Byblos prende vita anche attraverso la collaborazione con Style3d, attraverso cui, in un continuo divenire tra realtà e 3D, i modelli digitali si fondono e trasformano in una metamorfosi continua e inaspettata tra realtà e virtuale.

Un’induzione continua che abbraccia anche la fusione dei generi, tra i quali i confini si assottigliano e a volte si fondono e confondono. In questo messaggio di inclusività e diversità, i confini diventano indistinti, consentendo una convergenza senza soluzione di continuità che non conosce limiti. Questa fusione simboleggia una celebrazione dell’individualità e dell’accettazione, in cui la fluidità delle identità di genere permette un profondo apprezzamento per la bellezza che si trova nelle nostre differenze. È una testimonianza della natura illimitata dello spirito umano, in cui l’essenza dell’anima trascende i confini convenzionali.