Lo stile di Diletta Bonaiuti

Viso pulito, lunghi capelli castani ed eleganza innata hanno reso Diletta Bonaiuti una delle it girl più amate. La stylist, cresciuta a Firenze, ha iniziato la sua carriera nel fashion biz da American Apparel. Successivamente la consacrazione ufficiale arriva quando la bella Diletta viene arruolata nel team di Luisaviaroma, in qualità di stylist. Grande fotogenia ed uno stile iconico hanno reso Diletta Bonaiuti una delle icone di stile contemporanee più apprezzate, protagonista assolute dello streetstyle e regina dei front row. La giovane fashionista, cresciuta con la passione per la fotografia e la moda, sfoggia uno stile estremamente personale, un riuscito mix di romanticismo e tocchi streetwear. Femminile e un po’ vintage, la bellissima stylist ha fatto della semplicità la cifra stilistica del suo guardaroba: un fisico esile e un’allure da modella per lei, che appare sempre impeccabile, sia in total white che con un semplice paio di jeans. Dimenticate overdressing ed effetti scenografici: la bella Diletta non ha bisogno di colpi di scena per ammaliare, forte di uno stile raffinato e di una bellezza delicata, che profuma di altri tempi. Il suo stile trae ispirazione dagli anni Settanta/Ottanta: tra maxi dress floreali e stivali ricorda molto Ali MacGraw, storica protagonista della pellicola strappalacrime Love Story ed icona Seventies. Largo a citazioni boho-chic, tra sciarpe stampate, pantaloni a zampa e lunghi abiti impalpabili in stampa patchwork. Bellissima anche con il più classico dei trench e con un tailleur pantaloni nero, l’influencer è la perfetta incarnazione di un’eleganza che strizza l’occhio alla contemporaneità ma senza perdere di vista il glamour evergreen del passato.

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Diletta Bonaiuti è una delle it girl contemporanee più seguite al mondo


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Viso pulito e bellezza da copertina, la stylist ama uno stile dalle suggestioni vintage


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La bella Diletta ha iniziato la sua carriera nella moda da American Apparel


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Regina indiscussa dello street style, la stylist lavora per Luisaviaroma

Tre film celebrano il genio di Alexander McQueen

A sette anni dalla sua prematura scomparsa, il genio di Alexander McQueen sarà ricordato con tre film: lo stilista inglese, morto suicida nel febbraio 2010, sarà infatti protagonista di un documentario diretto dal registra francese Ian Bonhote. L’opera, intitolata semplicemente McQueen, si aggiunge ad altri due progetti dedicati alla memoria del designer britannico, la cui uscita è prevista per quest’anno: The ripper, incentrato sulla sua relazione di stima e amicizia con Isabella Blow, e un biopic diretto da Andrew Haigh con protagonista Jack O’Connell, il cui titolo è ancora top secret. Lee Alexander McQueen era nato a Londra il 17 marzo 1969, figlio di un tassista. All’età do 16 anni il giovane lascia la scuola ed entra nel mondo del lavoro, dapprima prestando servizio da Savile Row, Gieves & Hawkes e poi per i celebri costumisti teatrali Angels e Bermans. All’età di 20 anni Lee Alexander si trasferisce a Milano, dove lavora per Romeo Gigli. Nel 1992 torna a Londra per completare la propria formazione presso la prestigiosa Saint Martin’s School of Art. Nel 1996 la sua carriera subisce una svolta: McQueen viene assunto alla direzione creativa di Givenchy al posto di John Galliano. Lo stilista resterà da Givenchy fino al 2001, quando abbandonerà la maison dichiarando di voler essere libero di esprimere pienamente la propria creatività. Così McQueen inizia a far conoscere il proprio stile attraverso sfilate trasgressive ed anarchiche, che irrompono prepotentemente sulla scena dell’haute couture rendendo il suo nome famoso a livello internazionale: lo stilista viene definito “l’hooligan della moda” per le sue provocazioni: nel 1999 fece sfilare a Londra la modella Aimee Mullins, amputata alle gambe, con delle protesi in legno, mentre sullo sfondo dei robot per la verniciature delle auto spruzzavano colori su abiti bianchi. Nel 2001 lo stilista entra nel gruppo Gucci. Nel 2003 collabora con Puma per una linea di scarpe da ginnastica. Genio visionario e ribelle, il suo stile iconico è entrato di diritto nella storia del costume: suggestioni gotiche e teatralità di sfilate mai banali hanno reso McQueen una delle voci più autorevoli del fashion biz. La sua estetica è legata da vicino al concetto di morte, tra note punk e suggestioni vittoriane, che lo stilista riesce a traslitterare in show spettacolari, tra note tailoring e abiti da red carpet. Indimenticabile il sodalizio artistico con Isabella Blow, morta suicida nel 2007: fu la fashion editor il primo pigmalione che permise a McQueen, ancora studente presso la Central Saint Martins, di iniziare la sua carriera. Celebre anche la collaborazione con il fotografo Nick Knight. Tantissimi i riconoscimenti ottenuti: per ben quattro volte McQueen è nominato “stilista inglese dell’anno”, dal 1996 al 2003. Sempre nel 2003 il consiglio Fashion Designer Awards lo nomina “stilista dell’anno”. Nel 2010 l’ultima collezione, intitolata Plato’s Atlantis. L’11 febbraio dello stesso anno, Alexander McQueen viene ritrovato senza vita nella sua abitazione londinese. Lo stilista aveva quarant’anni.

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Lo stilista è stato trovato impiccato nella sua abitazione londinese l’11 febbraio 2010

Altaroma: l’architettura araba in passerella da Sabrina Persechino

Sabrina Persechino ha sfilato nell’ambito di Altaroma con una collezione altamente evocativa: una moda sperimentale e mai banale, quella dell’architetto couturier, che trae ispirazione da paesaggi esotici ed atmosfere dal fascino millenario per la collezione haute couture Primavera/Estate 2017, intitolata Jaali. Ricorda una grata Jaali, pietra perforata lavorata con motivi ornamentali realizzati attraverso l’uso della calligrafia e della geometria. Suggestioni islamiche si uniscono ad un’allure sofisticata in una collezione che parte dalla pietra Jaali per attuare un excursus affascinante dai risvolti filosofici: grazie alla pietra veniamo proiettati in una visione del mondo nuova, unidirezionale, che facilita il passaggio di luce e aria, prerogativa fondamentale nelle società islamiche per preservare l’intimità familiare, permettendo così di poter guardare fuori impedendo a chiunque di osservare all’interno. Un mondo nuovo ed un’estetica che coniuga funzionalità e sperimentazione: il mondo dell’architettura, cui Sabrina Persechino appartiene, rivive nell’inedito brise-soleil moderno, utilizzato per realizzare un effetto di smaterializzazione dell’involucro, quasi una sorta di filtro, che modifica e dosa il passaggio della luce a seconda delle ambientazioni esterne e dell’incidenza dei raggi solari. La couture firmata Atelier Persechino sdogana un’estetica camaleontica e multiforme: così come gli edifici architettonici assumono aspetti diversi attraverso il filtraggio della luce, anche gli abiti che si alternano sulla passerella variando continuamente la propria immagine, accentuando la sensazione di mobilità e di velocità che si traduce in capi fluidi ma al contempo statici. Sabrina Persechino interpreta l’intaglio della pietra, necessario per creare lo Jaali, traducendo le tecniche millenarie nella creazione del macramè geometrico, fil rouge della collezione: largo ad abiti bianchi dalle forme lineari e pulite, che evocano forza e trasparenza.
Una trama nodosa a base quadrata a disegnare una griglia ornamentale che lascia spiare la siluette esaltandone la femminilità. Preziose lavorazioni di intarsi di filigrane d’oro ed intrecci di fili in resina che creano una struttura traforata, elemento chiave di una collezione che rielabora i tradizionali codici della couture in chiave altamente personale. La stilista crea mirabili virtuosismi geometrici che danno vita a feritoie di luce che illuminano prospetti dal piglio razionale: il risultato è una couture caratterizzata da estrema indossabilità. In una palette cromatica che predilige il bianco e l’oro all over non mancano i colori del deserto e il nero, per capi pensati per il giorno, che si alternano a sontuosi abiti da sera e da cocktail. Largo a trame in piqué di seta che ricordano le suriyah libiche, in una collezione intrisa di citazioni all’architettura araba. Una magistrale interpretazione per una haute couture all’insegna della sperimentazione.

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Anjali Lama: sfila in India la prima modella transgender

Svolta di portata storica alla Lakme Fashion Week: per la prima volta in passerella una modella transgender. La moda indiana si apre al genderless grazie ad Anjali Lama: la splendida top model è stata protagonista assoluta della fashion week, evento di primo piano della moda indiana. All’anagrafe Nabin Waiba, la modella è nata in Nepal, ad un centinaio di chilometri da Khatmandu. Fin dall’infanzia la giovane, che ha quattro fratelli maggiori e due sorelle minori, non si riconosce nel sesso maschile: “Mi sentivo molto strana quando avevo piaceri, dispiaceri e pensieri di una ragazza, quando tutti mi identificavano come maschio”, dichiarerà più avanti. Dopo aver trascorso un’infanzia difficile, a causa dei continui attacchi subiti a seguito della sua decisione di andarsene dal villaggio, all’età di 17 anni la giovane si trasferisce nella capitale indiana, dove trova il sostegno della Ong “Società del diamante azzurro”: qui Anjali svolge un percorso di crescita personale e trova finalmente il suo vero io. Altezza svettante e volto perfetto, la giovane tenta la carriera di modella: per ben tre anni Anjali si propone sulle passerelle della moda ma viene sempre puntualmente respinta. La causa è tutta nella sua identità di genere. La giovane soffre per quell’ostacolo che sembra insuperabile: proprio quando ormai non ci spera più arriva l’occasione attesa da tutta una vita. Dopo aver superato tre selezioni molto ardue, Anjali viene finalmente scelta per calcare la passerella della fashion week indiana. Crolla così l’ultima barriera e le settimane della moda si aprono ai modelli transgender. Proprio lei ha inaugurato la nuova tendenza, sfilando alla Lakme Fashion Week/Resort 2017, che ha avuto luogo a Mumbai, in India. La prossima tappa per la modella sarà trovare un agente che possa rappresentarla a livello internazionale, aiutandola nella sua carriera in ascesa. Intanto sulla sua vita è stato anche girato il documentario di 50 minuti, intitolato ‘Anjali: vivere nella pelle di qualcun altro”, diretto da Mohan Rai. “Dapprima ho lottato con me stessa per sapere chi fossi, poi con la società”, ha dichiarato la modella, impegnata nella lotta per il riconoscimento della propria identità. Ora che la battaglia è stata vinta, la giovane spera che il suo esempio possa dare speranza ai milioni di giovani che non hanno ancora trovato la forza per perseguire la propria vera identità.

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Valentine: la borsa Guess per San Valentino 2017

San Valentino è sempre un’occasione speciale e quest’anno lo è ancora di più: Guess lancia un nuovo modello di borsa dedicata proprio alla festa degli innamorati. Si chiama Valentine ed è destinata a diventare la it bag della primavera 2017: uno stuolo di romantici cuori impreziosiscono la nuova borsa firmata Guess, dedicata alla ricorrenza di San Valentino. Un modello esclusivo in vera pelle, funzionale e capiente: Valentine è caratterizzata dall’uso di materiali di pregio, come la pelle, e da due manici funzionali decorati anch’essi in pelle. Inoltre la collezione prevede anche una pochette, rigorosamente a forma di cuore. San Valentino 2017 si preannuncia già come una festività da vivere nel segno dello stile, grazie alla nuova collezione di accessori Guess: la borsa Valentine unisce eleganza a comfort. Declinata in tre colori, la borsa è disponibile in rosso, colore della passione per antonomasia, rosa, per i più romantici, e nero, per uno stile ammaliante. Inoltre la borsa vede anche un simpatico accessorio: in ogni modello di Valentine è infatti presente la pochette a forma di cuore, una vera e propria mini bag removibile, in pelle, che può essere abbinata ton sur ton o da usare a contrasto. La borsa Valentine è disponibile esclusivamente sul sito del brand, Guess.eu, al costo di 190 euro. Il regalo perfetto per San Valentino.

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Lo stile di Leandra Medine

A volte l’ironia può diventare lasciapassare per la celebrità: è il caso di Leandra Medine, fashion blogger ed icona di stile contemporanea, che deve il successo internazionale ad una geniale intuizione. Il suo blog, Man Repeller, si distingue per la vena ironica con cui l’irriverente Leandra teorizza una verità universalmente nota ma che nessuno prima aveva avuto il coraggio di sintetizzare: ecco spiegato nero su bianco come mai certi capi amatissimi dalle donne risultino invece alquanto sgraditi agli occhi maschili. “La buona moda si basa sul soddisfare le donne, non gli uomini, per cui avviene che i trend che più amiamo sono odiati dagli uomini. E questo è fantastico”, così commentava la giovane blogger, che ha cavalcato l’onda del successo, affermandosi come una trendsetter nota a livello internazionale.

Nata e cresciuta a New York, Leandra è la figlia di Mois e Lyora Medine e vanta ascendenze turche ed iraniane. La giovane ha tre fratelli, Haim, Henry e Mark. Dopo aver frequentato la Ramaz School sull’Upper East Side, Leandra Medine nel maggio 2011 ha conseguito la laurea in giornalismo. Il primo approccio al mondo dei blog risale al 2009, quando Leandra fonda Boogers + Bagels, blog satirico, seguito nel 2010 da Man Repeller. L’idea venne durante una visita da Topshop con l’amica Rachel Strugatz, oggi firma di Women’s Wear Daily. “Ridevamo pensando a come tutto fosse repellente agli occhi di un ragazzo”. Dopo appena tre giorni dal lancio, il blog era già virale. Il pubblico che segue Leandra Medine conta oggi circa 394mila followers solo su Instagram, mentre l’account di Man Repeller è seguito da oltre un milione di persone.

Nel 2012 la blogger è stata inclusa da Forbes nella classifica dei Top 30 under 30, mentre il suo blog è stato inserito dal Time come uno dei 25 blog migliori del 2012 e ha ricevuto il Bloglovin’t Awards nello stesso anno. Nel settembre 2013 il blog si è trasformato in un libro, intitolato Man Repeller: Seeking Love. Finding Overalls, edito da Grand Central Publishing. Tante le collaborazioni nel fashion biz per la giovane Leandra: da Gryphon al brand di calzature Del Toro, da Superga a PJK, fino a Micheal Kors, Stuart Weitzman e Saks Fifth Avenue: considerata guru dello stile contemporaneo, Leandra Medine nel 2012 si è sposata con Abie Cohen.

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Leandra Medine è nata a New York il 20 dicembre 1988


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La it girl è diventata famosa grazie al suo blog, The Man Repeller



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Secondo lei tra i capi più odiati dagli uomini vi sarebbero i pantaloni larghi, i cosiddetti harem pants, o anche i jeans boyfriend, le salopette, le tute intere e gli accessori esagerati. Dries van Noten, Stella McCartney, Ellery, Prabal Gurung, Christopher Kane tra i suoi designer prediletti. I suoi look iconici prediligono uno stile bon ton ma sempre intriso di ironia. Largo a capi funzionali e virtuosismi stilistici, per una moda vissuta principalmente come mezzo di espressione. Amante di capi minimali, Leandra Medine conquista per la sua personalità spumeggiante e per uno stile fortemente personale. Per lei per attirare l’attenzione di un uomo una donna deve sentirsi bene con ciò che indossa. L’influencer si è detta preoccupata per il futuro dei fashion blog: quel che prima appariva come un fenomeno di nicchia, che vedeva i blog come mezzo di espressione, appare oggi ai suoi occhi come svuotato di ogni senso, in un mondo che punta invece sempre più sull’apparenza.

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Leandra Medine è considerata una delle più autorevoli trendsetter contemporanee


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Icona fashion ed influencer, Leandra Medine è seguita da milioni di followers sui principali social media

Kate Moss firma una capsule collection per Nikkie

Dopo il grande successo della linea disegnata per Topshop, Kate Moss torna a vestire i panni della fashion designer con una esclusiva capsule collection disegnata per il brand olandese Nikkie. La linea di womenswear, che è stata battezzata Selected by Kate Moss, è stata presentata nell’ambito della settimana della moda di Berlino: la collezione comprenderà abiti, giacche, gonne, top e pantaloni. Gli articoli saranno in vendita da luglio sul sito del brand nikkie.com e negli store.

Grande intuizione da parte di Nikkie Plessen, fondatrice dell’omonimo brand di abbigliamento femminile: la creativa ha voluto a tutti i costi Kate Moss come designer della collezione. “Kate è sempre stata una grande ispirazione per me”, ha dichiarato la Plessen. La partnership è stata celebrata con un cocktail privato a Berlino, che ha visto tra gli ospiti Selena Gomez, Rihanna, Jennifer Lopez e Stefano Pilati. Uno stile iperfemminile e cool, quello che caratterizzerà la collezione: lo stesso che ha sdoganato Kate Moss come icona di stile contemporanea tra le più ammirate.

“La linea di Kate Moss è tutto quello che desidero comunicare con il mio marchio: una collezione forte, dura ma anche femmile e sexy”, ha commentato Nikkie Plessen in una nota. “Il fatto che sto per lanciare una collezione con Moss, che avrà lo stesso range di prezzo della linea Nikkie, è una follia. Lo considero una dimostrazione del fatto che lei ama il marchio Nikkie. Con Kate come nostra testimonial internazionale, il marchio accresce la sua solidità sul panorama mondiale”, ha aggiunto la stilista.

Kate Moss e Nikkie Plessen
Kate Moss e Nikkie Plessen


Correva l’anno 2011 quando Nikkie Plessen fondava il brand nella sua Olanda: l’etichetta fin dal lancio ha puntato ad una distribuzione internazionale, arrivando a contare 15 negozi e numerosi spazi all’interno di store del calibro di Galeries Lafayette, Selfridges, Takashimaya, Robinsons e Le Marais. Nato come un brand che si pone tra i marchi di alto libello di lusso e i retailer high-Street, Nikkie ora punta tutto su Kate Moss.

Ouka Leele in mostra da Loewe

Arte e moda sono indissolubilmente legate in casa Loewe: il brand spagnolo, che fa parte del gruppo Lvmh, ospiterà all’interno della sua boutique una mostra della celebre fotografa Ouka Leele. Un’esposizione affascinante che omaggia la fotografia dell’artista madrilena: la location scelta è la boutique sita al numero 8 della Gran Via di Madrid: qui saranno esposte diciannove immagini tratte dalla serie Peluqueria.

La mostra resterà aperta al piano inferiore della galleria dello store fino al 26 febbraio 2017. Un’occasione unica per scoprire il talento di Ouka Leele. All’anagrafe Bárbara Allende Gil de Biedma, più nota come Ouka Leele, la fotografa è nata a Madrid il 29 giugno 1957 in una famiglia di artisti: lo zio Jaime Gil de Biedma è un poeta famoso e la cugina Esperanza Aguirre è stata presidente di Madrid dall’ottobre 2003 al settembre 2012.

Ouka Leele sogna inizialmente di diventare una pittrice ma quando si accosta alla fotografia trova nel nuovo mezzo valida espressione per la sua arte. Figura chiave dell’intellighenzia durante il movimento della movida spagnola degli anni Ottanta, alla morte di Franco, l’artista si distingue per il suo approccio surrealista. Ricordano dei dipinti le sue foto, coloratissime ed ironiche. In bilico tra gioco e provocazione, Leele ha fondato una nuova estetica, sdoganando un nuovo concetto di bellezza.

La fotografia per lei è uno strumento per imporre il suo punto di vista sia a livello intimo che a livello universale. La fotografa ha lavorato anche come illustratrice ed ha scritto numerosi libri di poesia. Nella boutique Loewe saranno anche acquistabili in occasione della mostra una serie di oggetti decorati con le sue immagini iconiche. Una mostra imperdibile per gli amanti dell’arte.

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Emanuele Farneti: chi è il nuovo direttore di Vogue Italia

Rivoluzione in casa Vogue Italia: dopo la prematura scomparsa di Franca Sozzani, avvenuta lo scorso dicembre, Emanuele Farneti è appena stato nominato nuovo direttore dell’edizione italiana della Bibbia della moda.

Farneti succede alla celebre Sozzani, che con il suo estro creativo ha reso Vogue Italia e L’Uomo Vogue due tra le testate più prestigiose del mondo. Il neo direttore ha appena lasciato il suo posto di editor-in-chief del magazine maschile GQ, per prendere in mano le redini di Vogue, che dal 1988 era diretto dalla compianta Sozzani.

“Come tutti sappiamo”, ha dichiarato in una nota Jonathan Newhouse, chairman della casa editrice Condé Nast, facente capo alla testata, “Emanuele succede alla straordinaria Franca Sozzani, la cui genialità ha reso Vogue Italia e L’Uomo Vogue un punto di riferimento in tutto il mondo per la moda e la fotografia. Ci può essere una sola Franca. Eppure lei stessa aveva riconosciuto che Vogue possiede una vita propria che trascende la creatività di ogni singolo individuo. Conosceva e aveva un grande rispetto per Emanuele, e credo che avrebbe approvato”.

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Emanuele Farneti è il nuovo direttore di Vogue Italia


Una carriera lunga e tanta gavetta alle spalle per Farneti, che ha iniziato in televisione: dopo alcune esperienze in reti televisive quali Sei Milano, Telelombardia e Canale5, nel 1999 arriva a Condé Nast Italia, dapprima lavorando per GQ, all’epoca diretto da Andrea Monti. Nel 2003 viene nominato caporedattore centrale di Men’s Health, testata della Mondadori; successivamente passa alla ‘Gazzetta della Sport’ e nel giugno del 2004 viene nominato direttore del suo supplemento settimanale ‘SportWeek’.

Alla fine del 2004 il ritorno in Mondadori per dirigere ‘Men’s Health, fino a marzo 2007, quando assume la direzione di ‘First’ e diventa caporedattore centrale di ‘Panorama’. Nel 2011 nasce ‘Panorama Icon’ su una sua idea e nel 2012 dirige ‘Flair’. Due anni più tardi, nel 2014, torna in Condé Nast Italia come direttore di ‘AD’, fino al febbraio 2015, quando viene eletto direttore di ‘GQ’. Ora la svolta all’apice di una carriera sfolgorante.

Descritto come una sorta di Re Mida della carta stampata, Farneti, secondo le parole di Jonathan Newhouse, è considerato un vero e proprio “magazine maker” in grado di conseguire risultati eccellenti in ogni testata. Il giornalista sarà il terzo direttore di Vogue Italia, testata nata nel lontano 1966 grazie a Samuel Irving Newhouse. Il primo direttore fu Franco Sartori, poi si aprì l’era Sozzani, durata fino alla prematura scomparsa della giornalista, venuta a mancare lo scorso 22 dicembre.

(Foto cover: Condé Nast)

Lo stile di Vanessa Hong

Fashion blogger di fama internazionale, influencer e icona dello street style, Vanessa Hong è una delle it girl più seguite al mondo. La trendsetter trentaduenne, creatrice di The Haute Pursuit, detta da anni tendenze e impone nuove mode dalle pagine del suo blog, divenuto uno store online. Regina dei front-row e icona di stile contemporanea, Vanessa Hong vive tra Vancouver, New York e Beijing. Il suo stile minimalista non lesina in tocchi sportswear: futurista, sperimentatrice, Vanessa Hong ha sdoganato un’eleganza iconica, proiettata in avanti.

I suoi outfit sono ricchi di reti, intarsi, suggestioni otpical ed ispirazioni tratte dall’architettura: volumi teatrali e tagli eclettici si uniscono alle linee asciutte ed essenziali del minimalismo di stampo orientale. Largo a capi strutturati e a sapienti decostruzioni, per uno stile che esula dalla mera moda fino a trasformarsi quasi in arte. Divenuta una star del web dopo aver fondato il suo blog The Haute Pursuit, nel 2010, Vanessa Hong oggi è una delle influencer più seguite al mondo.

Un’esteta ambiziosa dalla personalità esplosiva e dalle grandi capacità imprenditoriali, la Hong, che vanta nel suo curriculum collaborazioni con vari brand, tra cui Malone Souliers. La it girl si definisce direttrice creativa e CEO del suo blog, The Haute Pursuit, considerato alla stregua di una start-up in cui è lei a coordinare ogni settore, dal design al business development del suo store, THPSHOP: è lei a disegnare i capi venduti online, come anche gli accessori e i gioielli. Non solo creatività per lei, che non teme di affrontare anche i compiti manageriali che la fama le ha imposto.

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Vanessa Hong è una delle più influenti it girl contemporanee


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La blogger trentaduenne è regina dello street style e influencer


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Minimalismo e capi sportswear sono il leitmotiv dello stile di Vanessa Hong


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Vanessa Hong nel 2010 fonda The Haute Pursuit, il suo blog di moda


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Lo stile di Vanessa Hong predilige capi minimal-chic e dettagli boyish


Il suo stile iconico si pone come un inno all’anarchia: nessuna regola precisa per lei, che pure di consigli da elargire in fatto di stile ne avrebbe parecchi. “Ogni ragazza è diversa”, ha dichiarato la Hong. “Se non vede se stessa in me, si vedrà in qualcun altro e penso che sia una cosa splendida”. Il suo stile, che lei definisce pulito e monocromatico, predilige comfort e funzionalità. Lei che alle sfilate ammette di preferire lo streetwear, adora mixare capi sportivi a dettagli iperfemminili. La blogger ammette di essere affetta da shopping compulsivo ma allo stesso tempo riesce a controllarsi.

La palette cromatica da lei prediletta vede nero all over, bianco, tonalità neutre e denim. Hong predilige inoltre capi rubati al guardaroba di lui, in particolare pezzi basic, che poi adatta con savoir-faire ad ogni situazione. Laureata in Biochimica e Genetica Molecolare alla University of British Columbia, Vanessa Hong ha sempre avuto una smisurata passione per la moda e un senso innato per lo stile. Tra i suoi designer preferiti Masha Ma e Yang Lee. Nel suo guardaroba non possono mancare un cappotto oversize, scarpe flat e un capo iper colorato, a staccare dalla palette monocromatica da lei prediletta abitualmente.

Romanticismo in chiave streetwear per Tim Coppens

Note post apocalittiche e ribellione giovanile sono lo sfondo su cui si sviluppa la collezione Tim Coppens AI2017-18 che ha sfilato a Pitti Uomo 91. Lo stilista belga elabora un’estetica inedita che trae ispirazione da Mad Max: una sfilata ricca di contrasti tra scenari urbani, dettagli biker e note grunge.

Coppens, al suo ritorno in Europa dopo cinque anni trascorsi a New York, presenta una collezione dall’anima grunge: largo a capispalla in montone e lana merino. Non mancano suggestioni streetwear intrise però di una sartorialità sofisticata che trova espressione nelle scritte che campeggiano su maglie e bomber. Il designer belga per il suo debutto a Pitti Uomo racconta una storia d’amore moderna ambientata in uno scenario post-atomico. Un ragazzo europeo in visita per la prima volta negli States si innamora di una ragazza dall’anima ribelle, fedele solo al suo cavallo bianco.

Romanticismo in chiave 2.0 per la collezione Coppens, che trascende i confini del mero streetwear per lasciarsi andare a dettagli delicati, come gli uccelli stampati o i ricami sui capi, che aggiungono una nota dolce al mood prevalente. Influenze biker negli stivali con suola in gomma, frutto della collaborazione con Under Armour Sportswear. Gli occhiali da sole sono invece stati realizzati in partnership con il brand berlinese Mykita.



Largo a bomber, giacche in tartan e intarsi knitwear. La palette cromatica non lesina in colori fluo, dal giallo canarino al blu elettrico. Elementi sartoriali fanno capolino insieme a suggestioni Youth mentre la ragazza Coppens incarna una femminilità oggi in disuso. Non mancano inoltre i riferimenti alla cultura rave e ai Nineties, evidenti nelle mise dall’approccio futurista.