Ha suscitato numerose polemiche la campagna del Fertility Day, designato per il 22 settembre dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. La giornata, ideata per sensibilizzare sui temi della procreazione consapevole e della fertilità, è diventata oggetto di scherno e polemiche a causa delle indelicate cartoline diffuse per pubblicizzarla. “La belezza non ha età. La fertilità sì”; “Datti una mossa, non aspettare la cicogna”; “La fertilità è un bene comune” sono solo alcuni degli slogan che hanno fatto indignare gli italiani. Il primo a scatenarsi sul web è stato Roberto Saviano, che ha twittato «Il #fertilityday è un insulto a tutti: a chi non riesce a procreare e a chi vorrebbe ma non ha lavoro. E il 22 mi rovinerà il compleanno», per poi dilungarsi su facebook in un post più dettagliato. A sconvolgere sono stati diversi fattori: non solo il riferimento al tempo che passa e all’orologio biologico, profondamente sessista. Altri slogan danno la sgradevole sensazione che lo Stato voglia inserirsi in una sfera così intima e privata del singolo cittadino, altri ancora sembrano prendersi gioco dei giovani in cerca di un’occupazione. “Genitori giovani. Il modo migliore per essere creativi” recita una delle cartoline. Ma come possono i giovani italiani mettere al mondo un figlio in situazioni lavorative estremamente precarie, quando la prima domanda che una ragazza sotto i 30 anni si sente rivolgere a un colloquio è proprio «Ha dei figli o intenzione di averne nel breve periodo?». Anche le immagini hanno fatto la loro parte nella complessiva malriuscita della campagna: quella con una donna che si sfiora l’addome stringendo in mano una clessidra è stata giudicata la più offensiva. Perfino il grande Oliviero Toscani ha voluto dire la sua, sostenendo che in queste cartoline «è tutto sbagliato».
Mentre sul web singoli cittadini, associazioni femministe, medici, personaggi famosi continuano ad infiammare la polemica, neanche il Governo è unanime sul Fertility Day. Il Ministro Lorenzin ha avuto l’appoggio del compagno di partito e di governo Angelino Alfano, per il quale la campagna «era condivisibile nel merito. E ha anche centrato l’obiettivo: tutti ne parlano ed è diventata elemento di dibattito. Missione compiuta». Molte sono state invece le critiche, anche dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. «Certo non conosco nemmeno un amico che fa un figlio perché ha visto un cartellone – ha dichiarato il Premier – se vuoi creare una società che scommette sul futuro devi creare le condizioni strutturali, gli asili nido, i servizi, creare lavoro. Nei paesi dove si fanno figli non credo che sia per effetto di una campagna». «Se non fosse drammatico ci sarebbe da ridere – affermano in una nota congiunta le parlamentari M5S di Camera e Senato – Non è che rinunciare a diventare genitori sia una moda da scoraggiare o una consuetudine capricciosa. Non si fanno figli perché non si può».
Il Ministro Lorenzin però non si scompone. Su twitter ha scritto: «La campagna non è piaciuta? Ne facciamo una nuova. #fertilityday è più di due cartoline, è prevenzione, è la #salute degli italiani».
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Il bonus bebè raddoppia: ecco la proposta del Ministro Lorenzin
Il bonus bebè raddoppia per far fronte alle esigenze delle famiglie in difficoltà economiche: questa è solo una delle proposte del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin per contrastare un calo delle nascite sempre più allarmante. Lo rivela lei stessa in un’intervista. «Se andiamo avanti con questo trend, senza riuscire a invertirlo, tra dieci anni cioè nel 2026 nel nostro Paese nasceranno meno di 350 mila bambini all’anno, il 40% in meno del 2010. Un’apocalisse». In un Paese che invecchia di anno in anno e in cui le culle rimangono vuote, è indispensabile rafforzare la politica di sostegno alle famiglie. Se le giovani coppie scelgono di non avere più bambini o di averne uno solo, continua il Ministro, «non può non esserci una correlazione con la crisi economica, per questo il bonus può avere un significato importante per i circa due terzi dei genitori che stanno sotto la soglia di 25mila euro di Isee». Al momento, infatti, il bonus bebè viene elargito alle famiglie il cui calcolo Isee è al di sotto di questa cifra, con un aiuto economico di 80 o 160 euro al mese in base a due diverse fasce di reddito. Nel progetto che la Lorenzin vorrebbe inserire nella legge di Stabilità, il bonus bebè raddoppia: 160 o 320 euro per il primo figlio, cifre ancora più alte per i successivi. Un’idea ancora più ambiziosa sarebbe quella di allargare il numero delle famiglie, coinvolgendo quelle il cui calcolo Isee arrivi a 30mila euro.
Si tratta al momento solo di ipotesi, ma il Ministero della Salute che le sta vagliando sa bene che non basta un provvedimento una tantum per risolvere il problema della natalità. «Potenziare e rafforzare il bonus bebè rappresenta la direzione giusta e una misura-chiave per riavviare il motore delle nascite in Italia – ha dichiarato il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, con delega alla famiglia, Enrico Costa – perché ogni euro che mettiamo o lasciamo in tasca alle famiglie, nell’ambito di un quadro di misure chiare e organiche, ritorna allo Stato in termini di nuove nascite, spinta propulsiva, consumi, crescita e sviluppo del Paese». Ma ci sono altre questioni da analizzare e risolvere con soluzioni a lungo termine, come spiega il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo. «Resta il fatto che la politica del “bonus” rientra nella logica dei provvedimenti tampone e della provvisorietà: vanno anche bene, ma per uscire dall’emergenza in modo definitivo servono scelte strutturali – ha scritto in una nota – Se non diamo stabilità al lavoro dei giovani e non diamo loro certezze nel futuro con realistiche prospettive di sviluppo, si continueranno a non fare figli, nonostante il bonus bebè».
«Ad esempio il sostegno alla maternità, che deve recuperare un prestigio sociale e non deve rappresentare un ostacolo per il lavoro – conferma Beatrice Lorenzin – È importante anche il tema dei servizi, come gli asili nido, che devono essere abbastanza per permettere ai genitori di continuare a lavorare quando hanno bambini piccoli o di non svenarsi per pagare le baby sitter. Poi c’è la questione più sanitaria della fertilità. Bisogna che si prevengano i problemi che impediscono di fare i figli». Il Ministro della Salute si dichiara sicura che il premier Renzi, anche lui padre di due figlie, non potrà che appoggiare questa proposta.