Prima alla Scala: lo stile, questo sconosciuto

È l’evento culturale più glamour e prestigioso, fulcro della tradizione italiana per antonomasia: in un Teatro alla Scala blindatissimo causa allarme attentati lo scorso 7 dicembre si è svolta la consueta Prima. Quest’anno è toccato alla Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi.

Il tempio della lirica, addobbato con dei gigli bianchi in omaggio alle vittime dell’attentato che ha avuto luogo a Parigi lo scorso 13 novembre, si è aperto al pubblico per un evento che da tradizione non smette di appassionare. Grande successo e ben undici minuti di applausi per Anna Netrebko, Francesco Meli e Devid Cecconi, protagonisti della rappresentazione di quest’anno, insieme a Riccardo Chailly, che ha diretto magistralmente l’Orchestra.

Con biglietti che hanno sfiorato la cifra record di 2.500 euro, la Prima alla Scala si riconferma come l’evento più esclusivo di Milano: appuntamento da non perdere assolutamente, sia per la crême che per le celebrities desiderose di apparire ad ogni costo, in barba agli allarmismi. Come di consueto largo a pellicce, gioielli vistosi, smoking passepartout. Ma la classe sembra essere ancora una volta la grande assente, tranne rare eccezioni. Non convince Agnese Landini Renzi: la professoressa non brilla in fatto di stile e neppure l’abito in pizzo nero disegnato per lei da Ermanno Scervino riesce nell’ardua impresa di conferire femminilità alla First Lady italiana. Nude look e appeal sofisticato per l’abito monospalla dalle preziose lavorazioni in pizzo: ma il sex appeal resta la grande incognita.

Mood tirolese tra maxi gonna in raso verde en pendant con inedito papillon e bolero in pelliccia dello stessa nuance: è apparsa così Daniela Santanchè, a fianco del compagno Alessandro Sallusti. La sua è stata la mise che in assoluto ha destato più clamore da parte dei media, che non hanno perso occasione di criticarne il look alquanto improbabile. La parlamentare dal canto suo si difende strenuamente e cita il designer reo di aver scelto per lei il bizzarro outfit: trattasi di Diego Dossola, titolare della boutique Ultrachic, di Milano. Lo stilista, classe 1975, originario di Vimercate, è titolare insieme alla socia Viola Baragiola, della boutique sita nel cuore di Milano: il piccolo atelier propone capi ironici e divertenti, ma la mise sfoggiata dalla Santanchè non convince assolutamente.





Certamente nella Prima alla Scala non ritroviamo più nulla o quasi del glamour che caratterizzava tale evento nei tempi andati: e se la massima del “less is more” non ha mai trovato grande seguito tra le attempate signore del foyer, convinte da sempre che la mera ostentazione sia sinonimo di stile, è pur vero che ormai le vestigia di un tempo sono solo un ricordo lontano: per rendersene conto basta osservare nel parterre una Efe Bal in Roberto Cavalli con scollatura hot, intenta ad auspicare il ritorno alle case chiuse e la solita Valeria Marini, che punta tutto sul sandalo in vista, tra un’esplosione di botox e glitter all over. Sabina Negri, ex compagna del ministro Calderoli, sfila in un improbabile abito da dark lady: completano il look una serie di tatuaggi che inneggerebbero a suo dire alle religioni monoteiste, simbolo di pace in tempo di guerra. Risaliamo la china del bon ton con Giovanna Salza, moglie di Corrado Passera, che sfoggia un abito nero profilato di viola con annessa mantella, mise funzionale a nascondere le forme arrotondate dalla gravidanza. Nel parterre della serata evento anche couturier storici come Renato Balestra e Raffaella Curiel.

Spiccano come perle rare in questo ambaradan Nathalie Dompè, aggraziata come poche in un Valentino dalle suggestioni surrealiste, e Margareth Madè in Armani: l’attrice è stata la più fotografata della serata, insieme al nuovo fidanzato, il collega Giuseppe Zeno, anche lui vestito Giorgio Armani. Total look white e consueta classe per l’etoile Carla Fracci ed eleganza d’altri tempi per Roberto Bolle.

Vincitrice morale della serata Patti Smith: la diva della musica New Wave sfida l’etichetta e il bigottismo imperante sfoggiando con ammirevole nonchalance un berretto di lana, tailleur pantaloni e anfibi dal mood country. In un tripudio di botox il suo viso marcato da qualche ruga e i lunghi capelli lasciati grigi incarnano la classe di chi non ha nulla da dimostrare e ci impartiscono una grande lezione di stile. Meditate.


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Stampe: tra storia e curiosità

Pratica che ti passa. Le 5 interessanti novità da non perdere per gli appassionati di yoga

Sempre più italiani si approcciano all’antica disciplina scegliendola come propria filosofia di vita. Per questo motivo D-Art sceglie di portarvi alla scoperta delle ultime tendenze e curiosità inerenti lo yoga.



A qualche giorno dalla conclusione dello Yoga Festival Milano 2015, edizione particolarmente significativa, trattandosi di quella decennale, si è sancito un punto sulla situazione dei praticanti della disciplina in Italia. E’ una comunità che cresce giorno dopo giorno, fatta di persone affascinate dal suo valore millenario, intente a trovare il proprio equilibrio interiore attraverso la filosofia.
Nello spazio di circa 4500 mq, presso il Superstudio di via Tortona, sono state ospitate oltre 80 scuole di yoga e vari espositori, 5 sale per le pratiche, 2 sale conferenze, un ristoro biologico e una sezione speciale per i più piccoli.
Un’occasione per scoprire tutte le novità per gli yogi, molte delle quali ancora in fase di startup.
Ed ecco che D-Art va alla ricerca delle 5 più innovative curiosità, dentro e fuori dal festival, per garantire ai propri lettori la possibilità di essere al passo con i trend anche in fatto di benessere psicofisico.


1. Approdato nel 2012 a Milano, grazie a Antonio Spera, il Bikram yoga a caldo si pratica in pochissime altre città. Presso il suo centro, che ha sede in via Spontini, si svolgono anche laboratori di hatha yoga, hot flow e workshop di aggiornamento e perfezionamento periodici. Le lezioni durano 60 e 90 minuti e si sviluppano attraverso 26 āsana, vale a dire posture, e 2 particolari esercizi di respirazione a 40 gradi. Ogni sistema del corpo umano insieme agli organi interni lavora profondamente. Di lezione in lezione si impara a concentrare la mente sulle proprie capacità di resistenza, a controllare il respiro e a acquistare consapevolezza del collegamento tra mente e corpo perfezionando forza e flessibilità. Il Bikram prende il nome dal suo ideatore Bikram Choudhury, pluripremiato campione internazionale di yoga e mentore di molte celebrities hollywoodiane, conosciuto dallo stesso Spera nel 2010. Una pratica che può essere svolta dai 9 ai 99 anni, che può ridurre i sintomi di molte malattie croniche ed è un’ottima attività di prevenzione.


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2. E’ proprio nella programmazione annuale dei workshop di Spera Bikram Yoga che si incrocia l’insegnante statunitense Benjamin Sears, ideatore di LuxYoga, uno spazio aperto a tutti gli appassionati, nel cuore della Provenza, che mixa una full immersion nella disciplina a una vacanza nel segno del luxury. Aperto nel 2007, la villa che lo ospita vede lo svolgimento di classi giornaliere e consente ai propri ospiti di essere coccolati dallo chef residente intento a preparare solo pasti con prodotti bio. Al termine di ogni classe viene offerto un drink ayurvedico da gustare prima di tuffarsi in piscina. Gli ospiti, inoltre, possono usufruire di massaggi sul patio con una splendida vista sul Mediterraneo e gustare selezionati vini rossi locali. Escursioni e lezioni di cucina non mancano per completare il confronto con gli altri yogi, provenienti da ogni parte del mondo. Un modo per incrementare la pratica, massimizzare il proprio potenziale e ricevere nozioni extra rendendo LuxYoga un’esperienza unica nel suo genere e impossibile altrove.


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3. Lusso e esclusività personalizzata anche per My Ginny, il servizio “à porter“ di ginnastica femminile a corpo libero, fortemente ispirata dallo yoga, atta a modellare la figura di ogni donna. Partendo anche dai principi della ginnastica Vedres, della danza, del pilates e della ginnastica posturale, si riescono a creare piccole coreografie mirate all’allungamento, stiramento, scioglimento degli accumuli di grasso, rassodamento e benessere della schiena e cervicale. A idearla è la poliedrica trainer Costanza Sibio che, con l’utilizzo di un tamburello scandisce il ritmo da seguire durante le lezioni che sono sempre diverse e mai annoianti. Le possibilità di svolgimento sono tante e tutte personalizzate, da sole, a casa o a lavoro, la Sibi vi raggiungerà ovunque vogliate per consentirvi di essere in forma e di rilassare lo spirito e il corpo.





4. Dal personal trainer al personal food coach, specializzato in consigli per coloro che vogliono affiancare alla pratica yoga uno stile alimentare in linea. Dopo essersi formata sulla tematica, Gioia Camillo, già food blogger e chef vegana di Bacche di Gioia, è in grado di dare suggerimenti personalizzati su come nutrirsi evitando tutto ciò che è tossico per l’organismo. In quattro settimane, tempo idoneo per sviluppare un nuovo stile di vita a tavola, attraverso chiacchierate informali e consulenza illimitata, porta i suoi assistiti alla scoperta della loro essenza e dei loro desideri, nel segno dell’armoniosità del proprio organismo.


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5. Ma chi sono e che volto hanno i maestri che diffondono la disciplina nel nostro Paese? E’ l’arcano che viene svelato da Georgia Nuzzo, fotografa ufficiale della Federazione Mediterranea Yoga dal 2008, per la quale realizza reportage fotografici.
“Equilibri Yoga” è la sua ultima personale nella quale si focalizza su ritratti di 16 maestri in āsana.
Presentata proprio allo Yoga Festival questi ultimi sono colti in differenti posizioni che lasciano captare la personale determinazione spirituale. Un connubio di forza fisica e mentale che sancisce la perfezione raggiunta da chi svolge la pratica da anni. La naturalezza dei loro movimenti supera, per chi osserva i magici scatti su sfondo nero, la reale difficoltà.
Negli eleganti ritratti ritroviamo i maestri: Jacopo Ceccarelli, Perumal Koshy, , Willy Van Lysebeth, Roberto Miletti, Antonio Nuzzo, Walter Ruta, Gualtiero Vannucci, Piero Vivarelli, Jayadev Jac e Barbara Woehler.



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Nomi noti settorialmente ai quali si aggiungono quelli meno conosciuti ma ugualmente appassionati e coinvolgenti. Secondo le statistiche , infatti, nel 2016 si prevede un incremento di praticanti e insegnanti intenti a approcciarsi alla disciplina nelle sue varianti classiche e in quelle sperimentali, pronti a alimentare un mercato satellite fortemente in crescita.

5 inviti alle vendite private da non perdere! E’ caccia all’affare

Milano, manca poco alle feste e, a seguito del cambio stagionale, gli uffici stampa e gli showroom offrono, per pochi eletti, occasioni da non perdere con le proprie vendite private.


Per chi ha letto la saga I love shopping, e visto il film omonimo, ricorderà Becky Bloomwood impazzire per gli Special Sale, happening dove, con sconti esclusivi riservati alla stampa e a pochi eletti, si possono conquistare capi e accessori a prezzi decisamente inferiori rispetto alle stesse collezioni distribuite nei negozi. Si tratta perlopiù di svendita di campionari o di giacenze di magazzino.
Ciò che viene romanzato da Sophie Kinsella è in realtà usualità per chi naviga nel settore della moda e ha l’opportunità di coinvolgere i propri amici e parenti che, nel gergo, vengono definiti i “Family & friends”.
Un fenomeno che ovviamente prende piede nell’unica Capitale della moda italiana con tanto di gruppi su Facebook e mailing list che svelano date, giorni e indirizzi dove vengono svolte.
D-Art segnala le 5 imperdibili svendite e occasioni presenti in città nei prossimi giorni.

1. Dal 27 al 28 novembre avranno luogo, in via Eustachi 23, i Sample Sales di Marios, brand per trend setter contemporanei, fondato dal duo greco polacco composto da Mayo Loizou e Leszek Chmielewski. Ai sui albori è stato finanziato da un’azienda giapponese che ha dato ai designer l’opportunità di avere una vetrina a Tokyo, affermandosi come contenitore multiculturale con ampie ambizioni. Forte di un’attenta ricerca, la sua identità si concentra su volumi e materiali sperimentali. L’equilibrio creato dal sapiente mix si sviluppa in abiti no gender, altamente funzionali, dalla chiara impronta urban.
Concettualmente legato al mondo dell’arte e della fotografia, ogni collezione si ispira a un artista e viene scattata da visionari fotografi contemporanei.


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2. Le vendite private di Lucio Vanotti, invece, si svolgono nell’affascinante studio del designer. Occasione per fare affari e entrare nell’aura minimalista e asettica che circonda il brand. Solo su appuntamento.
Diplomatosi alla Marangoni, a seguito di svariante consulenze, ha lanciato il suo marchio di cui l’imperativo è l’ispirazione al purismo. Ogni silhouette viene ripulita grazie a una progettazione matematica che dà vita a creazioni seasonless, prodotte in parte nel segno dell’italianità sartoriale. Ogni collezione è un insieme di capi combinabili tra di loro, sia per l’uomo che per la donna. Utilitarismo e lontananza da tutti gli elementi ornam si denotano negli outfit sospesi nel tempo, in grado di custodire e abbellire tridimensionalmente la mutevole struttura corporea.


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3. Focalizzandoci sulle occasioni nell’ambito degli accessori approdiamo al multisfaccettato brand IURI che inaugura lo spazio espositivo ampliato, nel cuore di via Tortona. Ispirato dalle geometrie presenti nel panorama artistico e architettonico, con i suoi calzini dai contrasti bicolor è entrato nel cuore della collettività. Lana merino, cotone egiziano e fibre naturali per un prodotto artigianale e Made in Italy che, negli ultimi tempi è affiancato da un’ampia gamma di cappelli e t-shirt.


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4. Il luxury estremo, con sconti fino al 70%, si può trovare solo alla vendita speciale di Ettore Bugatti. Abbigliamento, accessori e pelletteria, uomo e donna, dell’omonimo brand di automobili che, fino al 29 novembre, si potranno vantaggiosamente conquistare nello showroom di Piazza Sant’Ambrogio. Un’occasione unica per accedere con molta più facilità alle proposte da sogno di altissima manifattura ambite dai fanatici del bello di tutto il mondo.


Ph. Luca Patrone
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5. Dalle vendite speciali ai prezzi vantaggiosi di Koinè, temporary store, aperto fino al 24 dicembre che funge da contenitore espositivo per molti brand emergenti dell’eccellenza del Made in Italy, molti dei quali non ancora approdati nel capolouogo meneghino, che decidono di vendere le proprie collezioni attuali e immediatamente precedenti a costi decisamente inferiori.
Situato in piena Porta Romana offre assortimenti continui e un’ampio range di categorie merceologiche in grado di stuzzicare la curiosità dei clienti. Si spazia, infatti, dalla cosmesi ai gioielli e dagli abiti alle calzature per acquisti degni dei migliori total look.


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Le reali Becky Blomwood, dunque, grazie alle dritte di D-Art non possono assolutamente perdere l’opportunità di “alzare i tacchi” e dedicarsi a una settimana di intenso shopping nel massimo rispetto delle proprie finanze.



(Presentandovi con questi inviti, potrete accedere alle svendite. Solo per i lettori di D-ART)

Arriva al cinema il “Teatro alla Scala”, il tempio dell’arte

Uscirà al cinema, solo il 24 e 25 novembre, Teatro alla Scala. Il Tempio delle Meraviglie, il film evento dedicato a uno dei templi più esclusivi della musica e dello spettacolo mondiale, un luogo dove l’arte si costruisce, si rappresenta, si vive. Diretta da Luca Lucini, Silvia Corbetta e Piero Maranghi, questa pellicola racconta la storia del Teatro che più di ogni altro ha catturato e legato a sé indissolubilmente i più grandi nomi della scena musicale di tutti i tempi.

 

Maria Callas
Maria Callas

 

Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Arturo Toscanini, Maria Callas, Luchino Visconti hanno fondato il mito di un luogo, animato in anni più recenti da artisti come Claudio Abbado e Riccardo Muti. Ancora oggi suscita un senso di sacralità: nel film ce lo raccontano tra gli altri i direttori d’orchestra Daniel Barenboim e Riccardo Chailly, i cantanti Mirella Freni e Plácido Domingo, i ballerini Carla Fracci e Roberto Bolle oltre ai Sovrintendenti Pereira, Lissner e Fontana.

 

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Inaugurato nel 1778, il Teatro alla Scala di Milano è il luogo dove è nata la tradizione della grande opera italiana. Le emozioni assorbite dalle tende di velluto, dal legno del palcoscenico, dalle poltrone in platea sono vive ancora oggi e riemergono ogni notte, nel momento stesso in cui le luci si abbassano, il pubblico ammutolisce e inizia lo spettacolo. Così le videocamere, accompagnate dalla voce narrante di Sandro Lombardi, percorrono i corridoi e ci fanno respirare 237 anni di storia: una delizia per lo spettatore in un maestoso susseguirsi di scoperte e rivelazioni.

 

Gavazzeni con Ingrid Bergman
Gavazzeni con Ingrid Bergman

 

Gli autori Luca Lucini e Silvia Corbetta hanno dichiarato: “Abbiamo abbandonato la rigidità del racconto prettamente cronologico e ci siamo lasciati trasportare dalle rapide di un fiume fatto di luci, musiche, immagini, silenzi”. Tra le location d’eccellenza che compaiono nel film anche il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia con la centrale termoelettrica Regina Margherita, che fa da sfondo alla ricostruzione di una scena in cui l’ingegner Colombo “attiva” la luce elettrica alla Scala.

 

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Teatro alla Scala. Il Tempio delle Meraviglie vede anche la fotografia di Luca Bigazzi e la partecipazione straordinaria di Bebo Storti nel ruolo di Domenico Barbaja, Francesca Inaudi nel ruolo di Marietta Ricordi, Filippo Nigro nel ruolo di Bartolomeo Merelli, Giuseppe Cederna nel ruolo dell’Ingegnere Giuseppe Colombo, Andrea Bosca nel ruolo del concierge del Grand Hotel et de Milan, Gigio Alberti nel ruolo di Luigi Illica e Pia Engleberth nel ruolo di Biki.

La Rinascente racconta i suoi primi 50 anni con una mostra

In occasione del suo 150° anniversario, la Rinascente racconta i suoi primi 50 anni di vita, quando non si chiamava ancora la Rinascente, con una mostra che ripercorre il periodo che va dalla fondazione da parte di Luigi e Ferdinando Bocconi nel 1865 degli omonimi Magazzini Bocconi, alla costruzione del negozio in piazza Duomo nel 1889, fino alla prima guerra mondiale e al nuovo nome ideato da Gabriele D’Annunzio nel 1917. La mostra la Rinascente prima della Rinascente avrà luogo dal 18 novembre al 1 dicembre nel Techno Souq di via Santa Radegonda a Milano.

 

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Questi primi 50 anni prendono vita attraverso fotografie e documenti provenienti da archivi e biblioteche e mostrano come la storia dei grandi magazzini s’intrecci con quella di Milano, che proprio in quei decenni si trasforma nella “città più città d’Italia” e si afferma come motore economico della neonata nazione.

 

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Per rendere omaggio alla città che l’ha vista nascere, la Rinascente ha deciso inoltre di raccontare le dinamiche di questo periodo straordinario anche attraverso la penna di sette autori. I testi che compongono questo suggestivo ritratto di Milano, verranno inviati alla stampa e pubblicati sul sito della Rinascente e suoi account social ufficiali. Ogni giorno verrà divulgato un racconto nuovo creando un effetto di costruzione per capitoli di un racconto più ampio, come nei romanzi a puntate che usavano proprio in quell’epoca. Il pubblico potrà così scoprire il ruolo chiave avuto dal capoluogo lombardo a livello internazionale nel commercio e nella finanza, nell’editoria e nella comunicazione, nella moda e nel design.

 

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Il lavoro è stato curato da Memoria e Progetto, l’associazione che, in collaborazione con il Centro Interdipartimentale MIC Moda Immagine Consumi dell’Università degli Studi di Milano, sta operando la ricostruzione della storia della Rinascente, attraverso una ricerca bibliografica e archivistica, che ricompone in forma digitale la documentazione presente in biblioteche e archivi pubblici e privati.

Modella del mese: Ana Suka

MODELLA DEL MESE D-ART: ANA SUKA 


Modella: Ana Suka – @The Lab Models Milan


Foto: Miriam De Nicolo’


Make up: Manuel Montanari


Hair : Mattia Flora


Fashion Designer: Eleonora Azzolina


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1. Quando hai iniziato il lavoro di modella?

Sono stata scoperta da un model-scouter, nella mia città natale, a Toronto – avevo 17 anni. Prima di allora non avevo mai pensato di fare la modella, non ero interessata a questo mondo, ma dopo un paio di mesi decisi di fare un tentativo e firmai un contratto con l’agenzia di moda Elite Toronto – la mia agenzia madre. Da quel momento è stata tutta un’ascesa.

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2. Qual è la parte migliore del tuo lavoro?

Senza dubbio la possibilità di incontrare sempre persone nuove e stimolanti, da modelli ambiziosi ad appassionati designers. Tante delle cose che ho imparato in questi anni di percorso come modella, lo devo a loro.

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3. Come definisci lo stile?

Per me stile è ciò che fai. Le persone hanno come veicolo i loro abiti per esprimere se stesse, l’abito diventa accessorio, diventa opinione. Per me la moda è un mezzo molto potente.

4. E qual è il tuo?

Mi annoierei ne avessi uno. Passo da street rock allo chic urban. Indosso tutto ciò che mi fa sentire bene con me stessa.

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5. Esiste una modella a cui ti ispiri?

Coco Rocha – è canadese come me e nota per la sua immensa capacità espressiva. Le sue pose davanti alla fotocamera sono un arte, si muove e recita come un’attrice. Con il volto e con il corpo è in grado di esprimere mille emozioni e “studiarla” è molto stimolante. Oltre ad essere una grande professionista, fuori dal modeling è impegnata con enti di beneficenza.

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6. Cosa rappresenta per te la bellezza?

La bellezza non può essere definita. L’uomo ha creato così tanti standard di bellezza, soprattutto nel settore moda, che abbiamo dimenticato il suo valore reale – e cioè quello che viene dal cuore e dalla mente. La bellezza non si trova dentro una rivista patinata. La bellezza è ovunque, se cercate bene.

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7. Qual è il tuo fashion designer preferito?

Ci sono così tanti designer di talento che è difficile scegliere, ma i miei preferiti rimangono Alexander McQueen, Yohji Yamamoto e Maison Margiela. Alcuni designer emergenti creano abiti che sono la copia di quelli del passato; le etichette che ho citato invece utilizzano l’abbigliamento come forma d’arte ed evocano forti reazioni tra le folle.

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8. La tua top model preferita

Lara Stone: un corpo incredibile, occhi profondi e quel difetto che la rende unica: il divario tra i denti. Dal commerciale alle sfilate, è sempre la migliore!

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9. Segui una dieta precisa?

Se vuoi fare la modella, la dieta diventa uno stile di vita! Prima potevo mangiare tutto quello che volevo, ora il mio metabolismo è rallentato, quindi devo fare attenzione. Mangio cibi integrali, frutta, verdura, noci e pesce per pasto; elimino cibi con conservanti e ingredienti artificiali. Quando lavoro fuori casa tutto il giorno e cammino su e già per la città, capita che io faccia una piccola eccezione e mi concedo un cioccolatino!

 

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Scarpe Autunno/Inverno 2015-2016

Si dice siano l’ossessione di ogni donna. La stagione autunno/inverno vede protagoniste assolute le scarpe: tantissime sono le tendenze proposte dalle sfilate, per accontentare i gusti di qualsiasi donna.

Le collezioni autunno/inverno 2015-2016 propongono numerose varianti, per sbizzarrire la fantasia e completare al meglio qualsiasi tipo di outfit. Si va dalle décolleté classiche alle platform coloratissime, fino agli stivali, per questa stagione declinati nelle varianti di cuissardes ed ankle boots: dalle stampe optical alla vernice, dalle furry shoes ai sandali glitterati.

Ce n’è veramente per tutti i gusti. Stivali in vernice e colori pastello hanno sfilato da Valentino, ankle boots dello stesso stile da Paul Smith, mentre Jil Sander propone un modello in giallo canarino.





Decorazioni e fasto quasi balcanico nelle platform viste in passerella da Dries Van Noten, mentre lustrini e paillettes vengono completati da un inedito tacco in pelliccia da Rochas. La tendenza per l’autunno/inverno 2015-2016 è furry: le scarpe divengono accessori a tutti gli effetti e vengono ora ricoperte di una calda pelliccia. Furry shoes viste anche da Maison Margiela e da Fendi, mentre dettagli in pelo fanno capolino dalla più classica delle décolleté in passerella da Emanuel Ungaro.

Un altro trend di stagione è il socks Boot, la scarpa o stivale da cui fanno capolino i calzini. E se la calzatura è extra lusso, come visto nella sfilata di Alexander McQueen, l’effetto è doppiamente riuscito: ecco fare capolino da una décolleté nera un inedito calzino in pizzo. Sandali quasi monacali con calzino incluso protagonisti di Yohji Yamamoto. Decorazioni in primo piano da MSGM, Vivetta, Just Cavalli.

Tornano protagonisti, direttamente dagli anni Sessanta, i cuissardes, che divengono ora tela immacolata per stampe optical che doneranno allegria alla stagione fredda: da Emilio Pucci a Dior fino a Vivienne Westwood, il trend invernale vuole gambe coloratissime. Anfibi dark decorati con croci vittoriane hanno sfilato da Fausto Puglisi, mentre ankle boots in pelle sono stati protagonisti delle sfilate di Etro e Lanvin. Le più classiche slippers hanno fatto capolino, in versione animalier, da Temperley London; infine, da Moschino sfilano converse con tacco a stiletto, che ricordano direttamente dagli anni Ottanta e la moda di Norma Kamali.


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Mostra “Dissoluzione Duomo”, il simbolo di Milano che scompare

Desideravo fermare tutte le cose belle che mi si presentavano davanti, e finalmente questo desiderio è stato soddisfatto” – citava Julia Margaret Cameron, nota fotografa inglese esponente del pittorialismo.

Pare che Giuseppe Di Piazza abbia la stessa attitudine al bello, con la sola differenza che anziché “fermare” le cose, le faccia “sparire”!

Nella sua personale fotografica “Dissoluzione Duomo“, esposta alla galleria Still (via Balilla, 36 Milano) conclusasi il 12 novembre, Di Piazza, come un moderno Houdini, fa letteralmente scomparire il simbolo di Milano: il Duomo.

Cosa ci sia dietro questo gesto, sta a chi l’arte la riceve scoprirlo, non è certo compito dell’autore, che invece lascia molte domande. Lo spettatore quindi, il lettore di queste immagini vede, attraverso una serie di scatti e di aperture progressive a mano libera, un’ondata di luce, un’apparizione che genera una sparizione. La storia di Milano che si sgretola per mano della natura, per opera della luce stessa.
Quanto in queste fotografie c’è di vero, quanto di morale e provocatorio?

Giuseppe Di Piazza racconta di aver avuto l’idea durante una soleggiata giornata meneghina, mentre era in motorino, un pomeriggio di primavera: “Straordinaria l’intensità e il colore di quella luce, voltandomi verso il Duomo, lo vidi inondato da un chiarore così bianco da farlo svanire“.

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Dissoluzione Duomo – totale sequenza di scatti


Il Duomo, simbolo per eccellenza di Milano, è la prima cosa che cerchi quando ti alzi al mattino e l’ultima su cui lo sguardo si posa la sera. Si dice che il Duomo di Milano venga solo dopo San Pietro in Vaticano. Non riesco a capire come possa essere secondo a qualsiasi altra opera eseguita dalla mano dell’uomo”  – Mark Twain



Cos’è “Dissoluzione Duomo“? Il seme, il frutto, il fiore che rappresenta l’immensa storia del colosso milanese? Una Chiesa seconda solo a San Pietro in Vaticano, misteriosa quanto ambigua, di una magnificenza e bellezza che tutto il mondo invidia. O è forse l’amore che un siciliano trapiantato a Milano dimostra per la sua nuova casa? L’amore fotografico che imbandisce tutte le arti e porta a consacrare e sconsacrare, saccheggiare e donare, denunciare e conservare tutto quello che il nostro occhio vede?

Giuseppe Di Piazza, noto giornalista, scrittore e fotografo italiano, ci prende per il naso con questo giochetto irrisolto, forse una provocazione voluta – la dissoluzione del Duomo – blasfemia o premonizione?

A voi la risposta.

Oltre all’opera “Dissoluzione Duomo”, Giuseppe Di Piazza ha esposto 100 pezzi unici 20×30, istantanee ritoccate con pastelli ad olio, delle vedute meneghine da lui rivisitate.

È iniziata la Milano Vintage Week

Amanti del vintage, non potete assolutamente perdere l’appuntamento con la Milano Vintage Week. Tre giorni interamente dedicati allo stile vintage, da oggi venerdì 6 novembre fino a domenica 8 novembre, nella cornice dello showroom di Riccardo Grassi, in via Piranesi 4.

Con appena 3 euro si può passare un intero weekend dedicato interamente al vintage, con eventi imperdibili. Si comincia con la mostra su Valentino organizzata da una boutique che non ha bisogno di presentazioni: A.N.G.E.L.O. rappresenta da anni un punto di riferimento insostituibile per gli appassionati di moda vintage. Sarà possibile ripercorrere le tappe della carriera del grande couturier attraverso diciotto capi storici della maison Valentino.

Imperdibili gli appuntamenti quotidiani con la bellezza, nella Beauty Lounge dello showroom, tutti i giorni dalle 11 alle 20: creare look ispirati ai decenni precedenti non è mai stato tanto facile, grazie alla make-up artist Caterina Todde, che realizzerà sessioni gratuite di trucco, rigorosamente in stile rètro.

La boutique A.N.G.E.L.O., specializzata in moda vintage
La boutique A.N.G.E.L.O., specializzata in moda vintage


Con l’aiuto di Serena Autorino, personal shopper di The Peter Pan Collar, si verrà consigliati nell’acquisto di look vintage, che saranno anche immortalati in apposite foto. Un mini set allestito grazie alla collaborazione di Retroscatto: tutti i giorni, dalle 12 alle 19, sarà possibile posare come protagonisti dei vostri scatti ispirati allo stile vintage.

Margherita Tizzi di Moda a Colazione testerà le vostre conoscenze in fatto di moda, in uno spazio apposito, per un quiz in cui saranno messi in palio premi e cotillons. Inoltre saranno organizzati laboratori speciali per appassionati di vintage. Si conclude con un progetto a scopo benefico: è il Vintage Solidale organizzato dalla Fondazione Francesca Rava. Tutto il ricavato delle donazioni sarà devoluto al programma Borse di Studio a favore dei ragazzi delle case-orfanotrofio di Haiti. Un evento imperdibile, per amanti del vintage e curiosi.


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“Henri Cartier-Bresson e gli altri”: l’Italia in 80 anni di fotografia

Dall’11 novembre al 7 febbraio 2016, a Milano, Palazzo della Ragione Fotografia ospita Henri Cartier-Bresson e gli altri – I Grandi fotografi e l’Italia, la mostra che racconta come i grandi fotografi internazionali hanno visto l’Italia in un arco di tempo di quasi ottant’anni. L’esposizione è divisa in sette ampie aree tematiche, all’interno delle quali si sviluppa una storia indiretta della fotografia e dell’evoluzione dei suoi linguaggi.

 

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Il lungo viaggio in Italia inizia con un autoritratto di Henri Cartier-Bresson del 1933: il suo sogno umanista di fermare il tempo, di cogliere il momento decisivo nel flusso in divenire della realtà influenzerà a lungo la fotografia di tutto il mondo e sarà adottato da generazioni di fotografi. Dopo Cartier-Bresson, e il suo viaggio durato circa trent’anni, il reportage di Robert Capa al seguito delle truppe americane durante la Campagna d’Italia del 1943, segue l’elegante rilettura del mondo della fede affrontato da David Seymour e il fascino che un’Italia minore esercita su Cuchi White, ancora studentessa di fotografia.

 

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Poi la visione umanista si stempera nelle luci classiche del racconto di Herbert List o nella destabilizzazione della visione di William Klein che entra da protagonista nel provocatorio racconto di Roma del 1956. Infine Sebastião Salgado che, con la consueta magistrale capacità di rileggere la realtà degli uomini, racconta l’epopea degli ultimi pescatori di tonni in Sicilia.

 

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Si passa poi alla fascinazione per la fotografia in bianco e nero nella quale la narrazione si allontana dal reportage ma conserva intatta la poesia della visione classica: è il viaggio di Claude Nori che ripercorre le strade dei ricordi sul litorale adriatico alla ricerca di radici familiari ma è anche la visione della capitale di Helmut Newton che in 72 Ore a Roma ricrea una passeggiata notturna nel centro monumentale della città.

 

2-salgado

 

Le nostre città d’arte e cultura diventano poi terreno di interpretazione e di sperimentazione dei molti linguaggi che la tecnologia contemporanea offre oggi alla fotografia. Alexey Titarenko racconta una Venezia magica, Abelardo Morell, ad esempio, utilizzando le tecniche del “foro stenopeico”, crea visioni nelle quali interni ed esterni si sommano, Gregory Crewdson riscopre la fotografia in bianco e nero per interpretare Cinecittà, Irene Kung invece ricrea un’atmosfera onirica per ritrarre i monumenti del passato e del presente di Milano.

 

6-KUNG

 

A introdurre il quarto itinerario, affidato ad autori che utilizzano quello che per consuetudine viene definito “linguaggio documentario”, è Paul Strand, che con Cesare Zavattini ha realizzato una delle più straordinarie opere dedicate alla realtà contadina: Un Paese del 1953. Strand, attraverso ritratti, still life e paesaggi conserva la storia di un piccolo centro emiliano, Luzzara. A cinquant’anni di distanza ma con lo stesso intento Thomas Struth ritrae il centro storico di Milano e Joan Fontcuberta si dedica ai gabinetti delle curiosità dei Musei scientifici di Bologna e di Reggio Emilia. Il Grand Tour continua toccando anche una fotografia più disturbante, quella dei disagi esistenziali e degli scempi architettonici: Art Kane, che progetta immagini-sandwich che raccontano la scomparsa di Venezia e di Michael Ackerman che racconta invece in una lunga sequenza un doloroso incontro napoletano.

 

4-Morell

 

Fanno da contraltare a queste immagini numerosi autori che rileggono il nostro Paese con sguardo positivo: Joel Meyerowitz racconta le luci magiche della Toscana e arricchisce le sue immagini con il contributo poetico di Maggie Barret, Steve McCurry, a Venezia, è affascinato dall’alchimia estetica che si crea tra le persone e l’ambiente e Martin Parr invece, sulla costiera Amalfitana, gioca con l’immagine dei turisti che si dedicano a ritrarre se stessi sullo sfondo di straordinari paesaggi.

 

7-mcCurry

 

Chiude idealmente il percorso espositivo la narrazione autobiografica: Nobuyoshi Araki, anche lui affascinato da Venezia, si fotografa con le maschere del carnevale e racconta in chiave soggettiva i suoi incontri. Sophie Zénon ripercorre la storia della sua famiglia, costretta a emigrare, affiancando i ritratti dei suoi nonni ai loro luoghi di provenienza e infine Elina Brotherus e i suoi autoritratti nel paesaggio che si ricollegano all’inizio del nostro itinerario allo stupefacente e modernissimo autoritratto di Henri Cartier-Bresson che ha dato il via a questo lungo viaggio.

BLONDIEFULL FOR D-ART

Anche se siamo già a Novembre, il tempo per fortuna resiste ancora, non lamentiamoci 😉


Pero’ ho sempre un problema: non so mai cosa indossare.

Perché durante il giorno, quando c’e il sole,  si sta bene – ma appena il sole cala, diventa freddino.


Allora verrebbe voglia di optare per un cappotto invernale, ma no, farebbe troppo caldo, e invece con solo una giacca farebbe troppo freddo.


La soluzione potrebbe essere vestirsi a strati: togliere e aggiungere a proprio piacimento. Ma non sempre è la più confortevole – quella migliore in assoluto è la scelta del poncho! Elegante, caldo e comodo allo stesso tempo.

Portabile con un look casual durante il giorno o con un look più elegante di sera… sta bene su tutto!


E quando inizierà l’inverno più rigido, si puo’ usare sopra il cappotto o giacca di pelle, o usarlo come sciarpa gigante.

La varietà è immensa oggi –  sarà difficile fare una scelta. Io ho optato per questo stupendo poncho animalier di Burberry,  per dare un tocco di colore ed una nota piccante al mio outfit !


 

Love B


ENGLISH VERSION


Although we are already in November, the weather is still holding up, and of course no complaints here.

But, I don’t know about you, I am kinda having a hard time figuring out what to wear.

‘Cause during the day with the sun it is nice and warm but as soon as you get out of the sun it gets kind of chilly.

A winter coat is still too warm and a jacket too cold.

Now an option could be layers, just take off or add according to the temperature.

But that is not always the most comfortable option or most flattering….a better one is the poncho.

Because you still look elegant and are warm and comfy at the same time.

 

You can wear it with a casual day look or with a more elegant evening look…and it’s all ok.

And when it really does get colder you can throw it on top of your coat or leather jacket, or just use it as a huge scarf.

The variety is huge nowadays and it will be hard to make a choice. I of course opted for this gorgeous animalier one from Burberry for a bit more color and spice.


Love B


Total Look @BURBERRY

Thigh high boot @PINKO

Ph by HENRIK HANSSON  WWW.HSZPRODUCTIONS.COM

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