Costume National: volumi ampi e abbinamenti anticonformisti in scena a Milano

Sovrabbondanza di tessuti, accostamenti di forte impatto visivo, carattere e forza. La collezione autunno inverno 16-17 di Costume National presentata questa mattina  presso gli spazi The Mall, è decisa, contemporanea, vera.

Ennio Capasa, couturier della maison, rimane fedele al suo estro creativo proponendo un défilé estraneo dagli stili ordinari, presentando una silhouette del tutto inaspettata.

Volumi ampi, linee destrutturate, abbinamenti anticonformisti, la denaturalizzazione dei cappotti che si accorciano nettamente sui fianchi o scivolano verso l’orlo, con chiusure che chiudono oltre la linea dei fianchi.

Gonne longuette svasate, pantaloni e abiti fluidi. Montgomery e trench, pantaloni in velluto con bottoni sui fianchi, tute e abiti in seta. Non mancano neppure gli abiti in lurex che donano alla collezione un tocco di luce e l’inossidabile gessato.

Colori cupi e misteriosi come il bordeaux, il blu e il nero, compongono la palette di colori e tinteggiano non solo i capi, ma anche le borse a tracolla in pelle, stivali in camoscio e boots in pelle.

 

(fonte Madame Figaro)
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Roberto Cavalli: vintage e barocco contaminano la collezione di Peter Dundas

Esotica e selvaggia. Vintage e barocca. Tante ispirazioni, un unico obiettivo: riconfermare l’immagine della maison Roberto Cavalli pur affidando la direzione creativa a Peter Dundas.

Silhouette anni settanta invadono maxi capispalla con manicotti e revers in pelliccia, trousers a vita alta e pellicce multicolor voluminose.

Lunghe cappe austere ricamate con fili d’oro che rilevano eleganti segni barocchi. Immancabile il jeans: tessuto tanto amato da Roberto Cavalli e riproposto per la collezione autunno/inverno 16-17 con pantaloni, over coats e camicie.

Abiti caftano in velluto abbinate a stivali in pitone, lunghe sciarpe che fluttuano generosamente nell’aria che nascondo appena le generose e sensuali scollature degli abiti e delle camicie lasciate sbottonate.

Ruches, plissettature, trasparenze audaci che mostrano una lingerie casta. Abiti da sera leggeri come piuma, impalpabili e couture, elaborati ma allo stesso tempo semplici da abbinare.

La rivalutazione del velluto, presente ovunque: su abiti, pantaloni, tailleur, cappotti over, blousons.

La palette di colori è variopinta, forte, importante. Non manca il gold su dettagli ed abiti da sera fascianti, il viola accesso, il verde, il nero. Nessun romanticismo, tanta avventura.

Peter Dundas, al suo ritorno nella maison italiana, ha elaborato una collezione vera, androgina, sontuosa, incarnando totalmente l’estro creativo di Cavalli.

 

(fonte Madame Figaro)
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I migliori backstage di Milano Moda Donna: Genny

Fluttuanti gazzelle e bagliori di luce presentano la donna anni ’20 di Genny.
D-Art la racconta grazie ai suoi Speciali backstage della Moda Donna Autunno-Inverno 2016/2017.


Josephine Baker e i ruggenti anni dell’Art Decò incontrano la sensuale plasticità della fotografia newtoniana per la donna Genny Autunno/Inverno 2016/2017.
Le modelle fluttuano sulla passerella come luminescenti ballerine di Charleston indossando volumi che non segnano la figura ma consentono di volteggiare avvolte in soffici tessuti iridescenti.






I capispalla e gli eleganti tailleur, con pantaloni a vita alta, sono accompagnati da lunghi abiti sui quali è riprodotto graficamente il leitmotiv della collezione: la piuma. Come elementi decorativo, invece, vengono scelti i ricami di paillettes effetto madreperla e le frange in vernice.
L’accessorio dalle geometrie pulite è assoluto protagonista grazie alle tridimensionali clutch in plexiglass e alle calzature bicolor in vernice e pelle specchiata. L’allure passionale e esuberante delle icone cosmopolite del brand, attente allo stile delle grandi dive del passato, non passerà inosservata.








Fashion editor: Alessia Caliendo
Video: Christian Michele Michelsanti
Photo: Matteo di Pippo

Addio, Umberto Eco

Nato ad Alessandria nel 1932 e laureatosi a Torino con una tesi sull’estetica in San Tommaso D’Aquino, Umberto Eco alla fine degli anni cinquanta inizia a lavorare in Rai.

L’interesse per la cultura medievale, lo porta a scrivere il suo primo libro nel 1956: “Il problema estetico in San Tommaso”, chiaro riferimento all’argomento trattato in sede di laurea.

Nelle opere di Eco, predominerà sempre la filosofia medievale. Nel 1980 scrive “Il nome della rosa”: un best-seller dal carattere rivoluzionario. La fusione tra il giallo e il romanzo storico. Un’opera nata dalle capacità sopraelevate di un semiologo come Umberto Eco che conosce alla perfezione gli elementi della narratologia.

Il nome della Rosa” riflette la capacità dello scrittore ad  indagare nel caos infido della ragione umana. È l’attitudine di Eco a svelare un modo tutto inedito di intrecciare la letteratura di qualità al best-seller riuscendo a coinvolgere la cultura di massa.

Il successo del capolavoro è mondiale. Tradotto in più di quaranta lingue, la consacrazione de “Il nome della rosa” arriva con la pellicola di  Jean-Jacques Annaud che vede tra i protagonisti l’inossidabile Sean Connery nei panni di Guglielmo da Baskerville.

 

Sean Connery ne "Il nome della rosa" (fonte romafictionfest)
(fonte romafictionfest)

 

 

Da qui, un susseguirsi di importanti opere letterarie : “Il pendolo di Foucault”, “L’isola del giorno prima”, “Baudolino”, “Direi Quasi la stessa cosa”, “Il cimitero di Praga”, “A passo di gambero” e “Dall’albero al labirinto” . La lista dei suoi capolavori è colma di titoli, basti annoverare anche l’ultima fatica “Numero zero”: un romanzo ambientato a Milano che tocca i temi di Mani pulite e della Mafia.

Eco non era solo un abile comunicatore, ma anche un appassionato lettore: “Chi non legge a 70 anni avrà vissuto una sola vita, chi legge avrà vissuto 5000 anni.: c’era quando caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro”, disse.

Il suo ingegno, la sua sopraelevata intelligenza, le sue proverbiali capacità di comunicazione, sempre vivide nei suoi progetti letterari, lo hanno visto candidato al Premio Nobel per la Letteratura, mai però aggiudicato.

Eco, resta un grande saggista, un lodevole scrittore. Un uomo sempre attento ad osservare e criticare le scelte politiche del nostro Paese e un appassionato docente universitario.

 

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Corteggiato da sempre da diversi quotidiani che si contendevano la sua firma per poter pubblicare le sue riflessioni, amato dal pubblico per la sua libertà di pensiero,  Umberto Eco lascia un ricordo immenso di sé, un vuoto incolmabile nel panorama culturale italiano.

Eco, infatti,  è spirato ieri sera alle 22:30 nella sua abitazione di Milano, all’età di ottantaquattro anni. L’ultimo addio allo scrittore avverrà  martedì 23 febbraio all’interno del Castello sforzesco di Milano, con una cerimonia laica.

Pape Satàn Aleppe, l’ultimo capolavoro dello scrittore, edito da La nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi potrebbe essere presentato nelle librerie già nei prossimi mesi. Pape Satàn Aleppe raccoglierà “Le Bustine di Minerva”: la rubrica di Eco sull’ Espresso.

L’eccellenza Kiton nella collezione Uomo Autunno/Inverno 2016/17

Il loro motto è “Lavora duramente per raggiungere la perfezione. E se non ci riesci, prova ancora.

I loro abiti sono rigorosamente prodotti a mano ed ognuno è realizzato da 45 sarti; cravatte alta moda e completi da uomo sono la forza del brand. Stiamo parlando di Kiton, casa di moda e sartoria industriale napoletana.

Per la collezione Uomo Autunno/Inverno 2016/17 Kiton non si smentisce e presenta delle eccellenze in fatto di sartoria, sportswear, accessori, denim, con la grande novità del termico.

Il progetto si chiama CULTO ed unisce l’evoluzione dell’arte sartoriale all’avanguardia delle tecnologie. Il risultato è la creazione di capispalla sartoriali termici che grazie ad alcuni materiali eleganti e leggeri, fungono da valvola termica. Quindi addio alla pesantezza dei tessuti invernali, sì alla comodità e alla vestibilità sempre in un capo caldo e moderno.

 

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Forza e preminenza nella formalità Kiton, che torna con un must di stagione nell’abito tre pezzi: il gilet.

I tessuti utilizzati dalla maison sono sempre sinonimo di raffinatezza: il 13.2, il 13.5, il 14 micron – così come le giacche (monopetto e doppiopetto) in filato di puro cashmere che si combinano alla vicuna (la fibra più fine e rara al mondo che si ricava da un piccolo camelide che vive selvaggio sulle Ande – la vigogna) e al guanaco  (fibra ricavata da un camelide affine al lama diffuso in Sudamerica – il guanaco presenta un manto doppio: uno più ruvido all’esterno e uno più soffice all’interno. Quest’ultima copertura è molto pregiata).

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Le camicie, da sempre il “terzo occhio” delle capacità sartoriali,  divengono strutturate con delicatissime filature a “microdisegni”; la selezione cromatica dei pantaloni è ricca ed in velluto di cotone. Grandi protagonisti sono il blu e il grigio in ogni sfumatura, in aggiunta delle note intense bordeaux, verdi e dei classici bianco e nero.

 

 

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Esclusività anche nel capo più sportivo al mondo: il jeans.
Per la linea denim Kiton sceglie il jeans giapponese Kurabo, prodotto con cotone biologico, lavorato ad alta intensità su antichi telai, proposto in versione slim europea e comoda americana.

Si contraddistinguono per la doppia cucitura con gli iconici bottoni in smalto rosso e sono disponibili in una ricca gamma di blu, per ogni occasione. Un capo indispensabile per l’uomo Kiton che non vuole rinunciare alla comodità, ma lo fa con gusto.

 

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Anche gli accessori vestono la raffinatezza Kiton, dalle scarpe da smoking in coccodrillo lucido nero con stringhe in grois di seta colorate (anche in giallo fluo per i più audaci – ai set di borse da viaggio, shopping bag e zaini.

I colori della collezione sono l’ardesia, il testa di moro, il whisky, il verde felce ed il bordeaux – i metalli utilizzati per le scarpe classiche sono il palladio e l’oro, mentre le fibbie sono in rutenio dark, oro rosa, oro e palladio.

Gli showroom Kiton sono presenti in tutto il mondo e tramandano con grande passione il valore e la tradizione dell’antica sartoria napoletana, da sempre la migliore.

 

 

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Galleria Vittorio Emanuele II: Chanel prende il posto di Viganò

Novità in dirittura d’arrivo all’interno della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. La maison di lusso francese Chanel, prenderà infatti il posto della storica boutique Viganò: l’azienda di accessori e cappelli di lusso, situata al piano terra della struttura, abbandonerà a breve gli spazi occupati fin dal lontano 1919.

La giunta comunale di Milano ha approvato l’ingresso del marchio ponendo però una condizione fondamentale: l’aumento del canone che di fatto passerà da 129.300 annue di Viganò (alle Botteghe Artigianali viene applicato il 10% di sconto) a 314mila di Chanel, con l’obiettivo di incrementare gli introiti della Galleria.

Con questa operazione la redditività del monumento è destinata inevitabilmente ad aumentare. Queste manovre commerciali hanno permesso, infatti, di elevare le entrate per milioni di euro nel corso degli anni; basti pensare che nel 2011 la Galleria era riuscita ad incassare la modica cifra di 11 milioni di euro e che attualmente i canoni introitati ammontano a 27 milioni di euro.

 

La boutique Viganò lascia il posto a Chanel
La boutique Viganò lascia il posto a Chanel

 

 

L’assessore al demanio Daniela Benelli ha così commentato l’accordo: “Ricordo tra l’altro che le maggiori risorse della Galleria vengono investite nei quartieri popolari, in particolare per la manutenzione ordinaria delle case. E non dimentichiamo l’importante contributo dei privati che, con risorse proprie, contribuiscono al recupero e alla manutenzione del complesso monumentale. Mi auguro che anche con Chanel si possa aprire un dialogo su questo.”

Con Chanel, che fiancheggia Prada, Louis Vuitton, Gucci, Tod’s e Borsalino, la galleria incrementa la lista di nomi eccellenti al suo interno e si veste di lusso sfrenato.

Eleventy collezione uomo FW 2016-17

Eleventy presenta alla Milano Moda Uomo la collezione autunno/inverno 16/17 

 

Una presentazione che non passa certo inosservata quella di Eleventy alla Milano Moda Uomo 2016.

Non manca nulla:

– una collezione maschile curata e studiata nel dettaglio, un inno agli opposti che si attraggono – abbinamenti inaspettati di tessuti e colori; il classico che si fonde con lo sportivo, una filosofia riconducibile alla cultura giapponese wabi sabi

– nuovi concept: la camicia trattata con il collo coreano in flanella; il pantalone da jogging al posto del classico; lo stretch per le giacche in camoscio da indossare su jeans cimosati; il  trattamento rain system che rende impermeabili tessuti lanieri come fossero capi in nylon

– un lunch con chef d’eccezione Andrea Berton, che ha allietato buyers e  giornalisti (nuovi runner delle settimane della moda milanesi) con deliziosi manicaretti.

La capsule collection PLATINUM, rigorosamente di sartoria napoletana – da sempre la migliore – propone una moda mixed, dai colori del beige, grigi, moro, blu notte, con punte di ruggine e verde delavèe.

Marco Baldassari, designer e perfetto rappresentante dell’uomo Eleventy, dichiara:

Vogliamo proporre un’eleganza che non sia ostentata, ma trasmetta un concetto di bellezza imperfetta dato da qualità, cura nei dettagli e abbinamenti insoliti di colori e tessuti“.

Hanno centrato!

 

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dettaglio Eleventy
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collezione FW 2016-17
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presentazione Eleventy alla Milano Moda Uomo
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pantaloni da jogging per la capsule Eleventy
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lo Chef Andrea Berton per il lunch Eleventy, Marco Baldassari

I migliori backstage di Milano Moda Uomo: Richmond

Il backstage della sfilata evento, tributo a David Bowie, che documenta la nuova era della casa di moda, oramai diretta da Saverio Moschillo,


E’ la forte creatività pronta a unire miti e icone per una collezione in grado di segnare la storia, parola di Saverio Moschillo, nuovo direttore creativo della Maison. E lo stesso mito di David Bowie accompagna l’ultima sfilata Richmondche gli rende omaggio attraverso la selezione musicale.
China girl per le fantasie geometriche dal sapore asiatico che inaugurano la nuova identità del brand sempre più proiettato a rivisitare i capi essenziali del guardaroba donando loro l’intramontabilità.
E’ una collezione che cromaticamente vive nella Space Oddity grazie alla palette di colori composta dal blu navy, burgundy, rosso denso nero e grigio melange. La fusione della materia avviene grazie alle combinazioni contrastanti presenti negli accessori, come gli stivali e le stringate rinforzati in cuoio naturale con cuciture a vista.
Quello di Richmond è uno Starman che non disdegna il suo lato rock prestando, però, sempre attenzione a uno stile di vita rigoroso, intuitivo e eclettico proprio come quello dell’artista recentemente scomparso.


Scatti in esclusiva di Matteo di Pippo.


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Le migliori presentazioni di Milano Moda Uomo: Z Zegna

Gli streetstyler di Z Zegna si esibiscono nelle piazze e nelle strade delle grandi metropoli pronti a scalare le vette più ambite


Lo streetdummer Dario Rossi, famoso per le sue performance musicali con oggetti di uso comune, in grado di produrre ritmi travolgenti, insieme a ballerini di bond, break dance e beatbox danno vita a una performance mozzafiato per accompagnare la presentazione della nuova collezione AI 2016/17 di Z Zegna.
La maestria del brand nel fondere la sartoria tecnologica con l’ autentico sportswear viene riconfermata ispirandosi al trekking d’alta quota, per un climber pronto a scalare le vette più importanti.
En plein air pe i motivi grafici che rimandano al mondo della montagna dove le cromie sono perfettamente in linea con quelle delle rocce e degli alberi da vivere indossando scaldamuscoli tricot, scarpe da trekking e zaini rivestiti in montone e lana merino.
Le silhouette allungate dei cappotti in tweed, del tailoring e della maglieria si incontrano con la tecnologia dei i raincoat gommati e termosaldati e dei kagool metallizzati tagliati a laser.
Le innovazioni di Z Zegna non si fermano qui, due le grandi novità presentate per l’occasione: l’ “Icon Warmer”, il primo capospalla progettato per offrire una protezione termica personalizzata, grazie a un avanzato pannello generatore di calore integrato, alimentato da un sistema di carica wireless e l’esclusivo “Techmerino”, un tessuto ad alte prestazioni 100% in fibra naturale.
Accompagnando il tutto con uno styling disinvolto e sofisticato Z Zegna riesce ancora una volta a esprimere al meglio il suo approccio con la moda urbana.


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I migliori backstage di Milano Moda Uomo : Antonio Marras

C’era una volta la Sardegna, è così che il Far West contaminato dalla ruralità italiana arriva nel backstage di Antonio Marras.


L’excursus di D-Art attraverso i migliori backstage di Milano Moda Uomo approda nel pieno del deserto della Sardegna, a pochi km da Oristano, dove Antonio Marras decide di ambientare figurativamente la sua prossima collezione Autunno-Inverno.
Balle di fieno sparse, polvere diffusa dal vento e borghi disabitati, come quello di San Salvatore di Sinis, diventano la palette cromatica per vestire i colori della terra sarda: dal verde militare al fango, dal petrolio al grigio piombo, dal rosso al senape.
Tessuti ruvidi e infeltriti, giacconi coperta e pantaloni tartan accompagnano il lato rock di ogni bandito, della Vecchia Sardegna, che si rispetti. Colui che indossa beffardo giubbini in pelle e pitone, salopette e grambiuloni in denim ,come indumenti da lavoro, e jacquard floreale per le celebrazione domenicali.
La camicia diventa capo di punta: rattoppata, intarsiata, ricamata e decorata è pronta a accompagnare le furiose scorribande e le notti trascorse ballando al suono della fisarmonica con le donne più belle del saloon Abraxas.


Scatti in esclusiva di Matteo Di Pippo.


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I migliori backstage di Milano Moda Uomo : Lucio Vanotti

In ESCLUSIVA per i lettori di D-Art il MAKING OF delle sfilate più belle.


A sfilate della Moda Uomo concluse vi trasportiamo alla scoperta di ciò che avvenuto dietro le quinte.
Uno show dietro lo show dove truccatori, hairstylist, vestieristi e modelli sono nel massimo dell’operatività al servizio del brand. E’ una danza che affascina l’operatore che interviene sollecito ai fini di riportarne i contenuti per i nostri lettori.
A inaugurare tale filone è il backstage del fashion show di Lucio Vanotti, designer scelto da Giorgio Armani in qualità di talento up and coming in grado di meritare l’ambitissima sfilata presso l’Armani Teatro.
Solenne il debutto in linea con l’identità del marchio. L’austerità dell’ abito visto come uniforme, l’alienazione e il distacco dal caos terreno, l’ascetismo estetico a favore di una bellezza cruda e grottesca, presenti nuovamente in collezione, non hanno deluso i suoi estimatori.
Le righe orizzontali sono il leitmotiv che accompagna i corpi svuotati e alleggeriti di ogni vezzo.
No gender per i completi sartoriali, anche versione pijama, i cappotti vestaglia e le coperte militari in qualità di tuniche, elaborati in panno di lana, spigati, velluto 100 righe, cotone garzato e felpa.
A completare la marzialità dei look stivaletti con suole slipper per calcare il suolo di nuovi e inesplorati pianeti del puro essere.


Scatti a cura di Giulia Bartolini.


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