Balenciaga incanta Parigi tra workwear e note Eighties

Ha sfilato nell’ambito della settimana della moda parigina dedicata al menswear la collezione Balenciaga AI2017-2018: Demna Gvasalia rivisita il workwear più classico conferendogli un imprinting affascinante. Un’estetica che strizza l’occhio a note sporty, tra proporzioni over che rimandano agli anni Ottanta e sapienti tocchi sartoriali. Il guardaroba da lavoro non è mai stato tanto chic: in una location che ricorda un ufficio sfila un impiegato in chiave techno. Largo a silhouette squadrate e volumi oversize, per capispalla sartoriali: cappotti e trench reinterpretano lo stile più iconico della maison Balenciaga, ma il mood strizza l’occhio alla contemporaneità. Un uomo aggressivo e sicuro di sé è il protagonista della collezione: un manager rampante che sfoggia una sorta di uniforme pensata per l’ufficio. Non mancano ardite contaminazioni tra tailoring e sportswear. Le linee sono allungate, la cravatta è il nuovo must have, sapientemente smitizzata dalle sneakers. L’anima sportiva balza all’occhio nelle giacche a vento, nei cappucci che si aprono sotto i lunghi cappotti, insieme ad inaspettate parigine, per un tocco di ironia e trasgressione che non guasta mai. Largo a bomber in pelle e pantaloni stretti a vita bassa, tra glam e loghi fanno capolino riflessi metallizzati, in un’estetica estremizzata.
Linee morbide e disimpegnate fanno da contraltare al rigore dei completi dal piglio sartoriale, per una nuova eleganza. Ai piedi l’uomo Balenciaga sfoggia stivali antipioggia o sneaker in stile combat. Demna Gvasalia gioca con uno stile forte e porta sulla passerella modelli professionisti che si alternano ad uomini comuni. Non mancano felpe e bomber, tra stratificazioni che rivelano l’influenza street. Una sfilata istrionica che inaugura un nuovo menswear: diversi sono i codici stilistici che ispirano Gvasalia, in un tripudio di immagini iconiche. Lo stilista si conferma una delle voci più interessanti del fashion system contemporaneo.

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L’istrionico outsider di Marni

Istrionica e colorata la collezione AI2017-2018 di Marni, che segna il debutto di Francesco Risso alla direzione creativa del brand. Suggestioni infantili si mescolano a scenari onirici, in una magistrale prova stilistica: un ponte ideale tra infanzia ed età adulta, la collezione di Marni ruba al guardaroba di papà i pantaloni oversize in velluto a coste, da indossare con maglioni e pigiami: un’aria disinvolta e stropicciata, che ci porta nel calore del focolare domestico. Qui un eterno Peter Pan si aggira quasi segregato in una dimensione onirica, in cui i giochi infantili prendono forma e divengono capi di abbigliamento. Tripudio di sartorialità nei cappotti oversize, tra tailoring e maxi fur coat; ricordano quasi una masquerade gli iconici copricapi in pelouche, in bilico tra ispirazioni vittoriane e carnevalesche. Pelliccia, velluto e poliestere dominano una collezione sopra le righe, che non lesina in surreali coup de théâtre che regalano nuova vita al brand fondato da Consuelo Castiglioni nel 1994, che viene calato in una realtà distopica. Risso, direttore creativo di Marni dall’ottobre 2016, vanta nel suo curriculum l’esperienza in casa Prada e una visione ludica della moda. Tra tocchi naïf e suggestioni edipiche colpisce il primitivismo delle nuove sneaker. L’uomo Marni sembra essere un outsider, fuori posto nel suo pigiama in tessuti techno, eppure perfettamente a proprio agio nel ruolo che si trova ad interpretare. Non mancano suggestioni streetwear: lo stesso designer ha ammesso di trovare particolarmente affascinante l’universo della strada, fonte di ispirazione prediletta per la sua estetica. Una performance ironica ed affascinante, che sdogana un’estetica un po’ folle, ma con classe.

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(Foto: WWD)

L’escursionista in chiave luxury di Moncler Gamme Bleu

La sfilata AI2017-2018 di Moncler Gamme Bleu si apre su uno scenario innevato: qui scia l’uomo disegnato da Thom Browne, che mixa mirabilmente suggestioni sportswear a linee tailoring. Un escursionista in chiave luxury quello che percorre la passerella, tra tocchi sporty e tripudio di sartorialità. Il paesaggio delle Alpi diviene set ideale di una sfilata ad alta quota, dedicata ad uno sportivo dal cuore impavido, pronto ad arrampicarsi fino in cima. La corda diviene il capo principe dell’intera collezione: da strumento necessario per l’arrampicata a must have iconico, la corda strizza le tute da sci e i piumini trapuntati, capo principe della griffe. Browne gioca con il suo uomo, tra ironia e stile: la corda torna anche come pattern che impreziosisce i capi, da indossare con stivali da trekking e backpacks con sacco a pelo. Non mancano audaci virtuosismi stilistici specie nelle ardite sovrapposizioni, perfette per affrontare il rigore della montagna. Largo a peacot, trench e capispalla in iconico tweed, sapientemente mixato a citazioni techno: l’uomo Moncler Gamme Bleu indossa i pantaloni alla zuava sotto al classico piumino, cifra stilistica del brand.

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In testa campeggia l’immancabile berretto di lana mentre gli occhi sono coperti dagli occhiali firmati Marcolin e la barba è finta: il designer americano utilizza la montagna come topos di una collezione che stupisce con inaspettati guizzi luxury e ardite trovate, come le corde utilizzate alla stregua di lacci dalle esplicite connotazioni bondage. Se l’impavido atleta non teme l’arrampicata, tuttavia proprio le corde gli impediscono anche la più semplice camminata. L’uomo Moncler splende nei giacconi in nylon declinati in tinte accese, tra bermuda e scarponcini chiodati.



(Foto: WWD)

L’Oriente metropolitano di Missoni

Una fredda giornata invernale nel Giappone degli anni Settanta ed un uomo che percorre un viale stretto in un cardigan a righe: questa è l’immagine che ha ispirato Angela Missoni per la collezione autunno/inverno 2017-2018. Suggestioni sporty prese a prestito dal mondo dell’atletica si arricchiscono di dettagli luxury in una sfilata affascinante e misteriosa.

Angela Missoni, che festeggia con la collezione menswear AI2017 il 20esimo anniversario alla direzione creativa della maison, ha dichiarato di essersi ispirata alla realtà underground giapponese per l’iconico knitwear, che si tinge di righe e grafismi inediti. Caleidoscopici labirinti e reti impreziosiscono maglie, cappotti, cardigan e pantaloni, in un tripudio di stampe patchwork: pregiato mix & match che si declina in una palette cromatica dai toni caldi, che abbraccia il giallo mostarda, il rosso, il turchese e il verde.

Anche le stampe tartan sviluppate dal padre Ottavio fungono da ispirazione per una collezione che però, anziché perdersi in echi nostalgici, guarda invece al futuro, tra sofisticato tailoring e tocchi sporty-chic. Largo a cashmere preziosi e maglie in lana mohair declinate in tinte audaci: non mancano inoltre suggestioni oriental, a partire dalle trame metalliche che traggono ispirazione dallo shibori, famosa tecnica di decorazione dei tessuti inventata in Giappone.

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L’uomo Missoni nasconde un’anima bohémien sotto al basco alla marsigliese, nato in collaborazione con la maison parigina Larose. In passerella sfilano montgomery, blazer sartoriali e tripudio di eleganza made in Italy. Raffinato ed eclettico, l’uomo Missoni si perde in suggestioni metropolitane: in una sovrapposizione stilistica lo stile urban acquisisce nuova vita, tra i pullover jacquard da l piglo bon ton e i cappotti in pied-de-poule. Un’estetica evergreen che non smette mai di affascinare.



(Foto: WWD)

La parata military-chic di Moschino

Non si smentisce mai Jeremy Scott, da sempre amante del distopico e dei contrasti: anche questa volta il designer statunitense monopolizza l’attenzione della Milano Moda Uomo con una sfilata ricca di suggestioni post-apocalittiche.

Non scevra da commenti di natura politica, la sfilata Moschino autunno/inverno 2017-2018 porta in passerella cupi scenari post bellici su cui si staglia un’armata in chiave chic: Scott non perde occasione per commentare la vittoria di Trump, usando parole inequivocabili che esprimono il suo dissenso e la sua paura per le sorti dell’America.

Nella cornice di Palazzo Litta, tra sontuosi saloni d’epoca abbigliati in chiave cibernetica, tra cavi e schermi 3D, sfila la moda uomo di Moschino, intervallata qua e là da alcune uscite della pre-collezione donna. Tripudio di camouflage all over per suggestioni militari: l’uniforme diviene il nuovo capo passepartout, tra cotone e seta, bomber e gonne a ruota. Non mancano tocchi classici come il frac e le gonne a balze, indossate con anfibi e combat boots.

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I modelli sfilano con munizioni sotto braccio, tra cavi dei paracadute, che impreziosiscono come inedite decorazioni i vari outfit. La giacca a vento diviene un abito e il berretto ricorda i copricapi dell’Esercito Svizzero. Il basco è il nuovo must have: qui Jeremy Scott si affida a Judy Blame per preziosi accessori dal fascino evergreen. Inoltre sfila la nuova it bag, anch’essa in iconico camouflage, tra borchie e bottoni.

I guerrieri dell’eleganza di Jeremy Scott si alternano sulla passerella, avvolti in parka e pantaloni cargo. Il clima predominante sembra auspicare una rivoluzione o una lunga guerra di posizione. Persino le stampe cartoon si tingono di suggestioni belliche e raffigurano stavolta i Transformers.



Tripudio di stampe intergalattiche tra dettagli military-chic e sapiente overdressing. I guerrieri che calcano la passerella si ergono come paladini della giustizia e salvatori dell’umanità. Il womenswear sembra quasi ispirarsi al Settecento, tra crinoline e look che richiamano Marie Antoinette e il periodo del Terrore: tra nero all over spiccano le stampe raffiguranti scene rinascimentali, come angeli e simboli di pace, o ancora fiori. Seta e cotone dominano sui cappotti e sulle gonne, tra medaglie al valore e mostrine sapientemente appuntate sul bavero della giacca.

“Nella lotta possiamo trovare la bellezza e una parte di essa è vedere la gente motivata ed attiva, vedere le persone prendere il comando delle proprie azioni”, ha commentato Jeremy Scott. In passerella anche Anna Cleveland, figlia della celebre Pat. “Dobbiamo combattere per i nostri diritti e oggi, tra le altre cose, stiamo combattendo per il diritto di esprimerci attraverso l’arte”, ha dichiarato la modella. La moda militarizzata di Jeremy Scott incanta e sconvolge, prefigurando scene inquietanti e pericolose. Solo le pellicce in marabù a stampa arcobaleno sembrano invece inneggiare a un futuro roseo siglato da una lunga pace.

(Foto: WWD)

Prada: la ribellione all’insegna dell’understatement

Echi esistenzialisti attraversano la collezione autunno/inverno 2017-2018 di Prada. Una ribellione all’insegna dell’understatement per Miuccia Prada, che rielabora un’estetica nuova per l’eleganza maschile, all’insegna della semplicità. Naïf ed autentico, l’uomo che calca la passerella sfoggia capi dall’appeal urban e dal retrogusto beat: tra grandi occhiali da vista e l’immancabile basco alla francese, must have della collezione, rivivono gli echi di una ribellione giovanile mai sopita nelle coscienze.

Un po’ artista maledetto e un po’ nerd, l’uomo ricalca il filone già sdoganato da Alessandro Michele in casa Gucci, impreziosito qui dallo stile iconico firmato Prada. Sfilano suggestioni hippie nella pelle all over e nei volumi, dai pantaloni alle pellicce shaggy: i Seventies rivivono nel look dell’uomo Prada, che sfoggia barba incolta e capelli lunghi. In mano un album da disegno per lasciare a briglia sciolta l’immaginazione, sempre pronto a tracciare schizzi della realtà che lo circonda. Un’aura Parisien attraversa la collezione, che elogia la semplicità e l’umanità. E semplice e lineare è il guardaroba dell’uomo che sfila, eccezion fatta per qualche accessorio, come le collane fatte di conchiglie e i monili porte-bonheur.

Sullo sfondo del défilé scorci di una quotidianità nei letti con lenzuola in pelle e nelle piastrelle, che profumano di scene casalinghe. L’uomo Prada sfila in maglione e pantaloni beige: l’elogio della tranquillità, si potrebbe dire, se non dessimo ai dettagli l’attenzione che meritano, come la cintura in pelliccia. Dominano angora e velluti, tra sciarpe e berretti sfila un’estetica concettuale e ribelle. Tripudio di effortlessy-chic nei montoni e nella pelle all over, tra nappine e grafismi che rimandano al cubismo.

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Miuccia Prada lancia un messaggio di natura politica: un cambio di rotta rispetto ai fasti del passato, portatore però di una nuova estetica, ricca di messaggi subliminali e di virtuosismi stilistici. “Non aspettatevi grandi cose. Dopo sfilate grandiose e fantasiose, avverto la necessità di fare l’opposto e di parlare di umanità, di semplicità, di modestia”. Sfila la ribellione anni Settanta, tra trench in lana e colli alti.



Distopica e mai scontata la realtà rappresentata da Miuccia Prada nei dettagli, come i maglioni, che “riprendono tutto quello che un artista non dovrebbe dipingere: i panorami stereotipati, i mazzi di fiori. Li ho voluti in collezione, sotto forma di stampe, disegni e ricami non tanto per ribadire il mio interesse per il cattivo gusto, ma piuttosto per raccontare l’importanza della debolezza, il suo rispetto in un momento in cui mi sembrano tornare di moda la prepotenza e il culto di una forza, di un potere che mi preoccupano”. Snob ma democratico, l’uomo Prada si ribella ai diktat provenienti dal circo mediatico: non più relegato nella sua torre d’avorio, ma battagliero in piazza a combattere per gli ideali in cui crede, l’uomo che sfila sfoggia sciarpe fatte a mano e tocchi stilistici di ispirazione rétro.

(Foto: WWD)

Il royal techno di MSGM

Istrionica, versatile ed eclettica la collezione autunno/inverno 2017-2018 di MSGM: Massimo Giorgetti sconvolge la Milano Moda Uomo con un reuccio in chiave Eighties. In un inedito melting pot culturale veniamo proiettati nella tenuta di Sandringham, residenza di campagna della Regina Elisabetta II: qui sfila l’uomo MSGM, un baronetto che ruba alla sovrana il foulard di seta da attorcigliare in testa, con cui la vediamo spesso paparazzata nei suoi momenti di intimità, tra gli amati cani e gli scorci di campagna inglese sullo sfondo.

Il nuovo royal man però non lesina in suggestioni underground, tra tute in acetato dal mood inequivocabilmente sporty e guizzi Eighties. Sulle note di Rupert Gregson Williams sfila l’uomo MSGM, in un riuscito sincretismo stilistico che trae ispirazione dalle serie tv di Netflix, che celebrano la famiglia reale inglese e note techno nelle felpe e nei pantaloni, come anche nei bomber oversize, nei berretti da baseball e nelle divise da rugby.

Uno stile British che guarda anche alla Berlino underground, passando per gli eccessi degli anni Ottanta. Sullo sfondo della passerella campeggia una video installazione realizzata da Nico Vascellari. «Msgm racchiude sempre due elementi che collidono. Da Londra a Berlino, passando per l’estetica della Regina Elisabetta nei suoi momenti non ufficiali», così Giorgetti ha commentato la collezione.

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Largo a denim, tartan e dettagli sporty-chic, come nelle giacche Harrington e nei rombi Argyle. Pile e acetato dominano, tra calzini in spugna indossati a vista e capi rubati agli sportivi. Torna alla ribalta il logo, che campeggia su giacche bomber. Sfilano tute sportive che nascono dalla partnership tra MSGM e Diadora. Una collezione “più pensata e meno istintiva”, come lo stesso Giorgetti l’ha definita, che si rivolge alla Youth culture tra sagaci spunti elisabettiani e ironia. In un ideale castello di Windsor sfilano silhouette comode e capi destrutturati, comodi come dei pigiami, tra colori fluo ed eleganza royal. Per veri intenditori.



(Foto: WWD)

Sulle cime innevate di Etro

Una ventata di aria pulita inonda la Milano Moda Uomo grazie ad Etro: la sfilata autunno/inverno 2017-2018 del brand si ispira ai paesaggi innevati delle montagne. Sulle note di Franco Battiato sfila una collezione intrisa di fascino: un racconto quasi fiabesco, quello portato in scena da Kean Etro: «La montagna è un luogo sacro… Sulle cime c’è qualcosa di mistico, che assiste nell’ascesa», così il direttore creativo della maison ha commentato l’ispirazione alla base della collezione.

I paesaggi montuosi, con la loro silenziosa poesia e il senso di struggimento rispetto alle meraviglie del creato, ispirano una sfilata che, alle consuete stampe patchwork, cifra stilistica della maison, unisce preziose ed antiche tecniche di lavorazione della maglia. Largo a morbidi capi in velluto, che si alternano a capispalla in lana. #EtroSkyIsTheLimit: il cielo è l’unico limite per l’uomo che calca la passerella, un montanaro in chiave luxury, che traccia esperto i confini di un sentiero di montagna, stretto in cappotti stampati con raffinati motivi floreali.

Dalle maglie e dalle fodere dei capi fanno capolino orsi, lupi e cervi, mentre suggestioni psichedeliche si uniscono al menswear più classico. Kean Etro afferma di essersi ispirato alla regione dell’Himalaya, per una collezione che celebra le forze della natura più selvaggia ed atavica, che però accoglie l’uomo in un abbraccio gentile.

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Barba incolta e capelli lunghi, ricorda quasi Messner l’uomo che calca la passerella. Tripudio di Chevron su giacche dal fascino evergreen, in un inedito quanto suggestivo mix di tecnologia digitale e contatto primigenio con la natura. Non mancano i bomber e giacche kimono impreziositi da dettagli 3D; trionfo di knitwear nei maglioni in lana da indossare sopra kilt scozzesi rivisitati. L’accessorio cult è il backpack, must have per scalare le vette più insidiose e perdersi nella bellezza della natura. Le giacche in velluto cachemire sono l’unica nota glam in una collezione ricca di charme, in cui prevale il lato più wild dello stile. Etro si lascia trasportare in una dimensione quasi onirica, vivendo il suo contatto più autentico con la natura. «Frequentando le nostre campagne imparo ogni giorno cose nuove. Dall’influenza della luna sulle potature, fino al rigore dello spirito», ha commentato il designer.



(Foto: WWD)

Gli echi rivoluzionari di N°21

Molteplici le immagini da cui Alessandro Dell’Acqua si lascia ispirare per la collezione autunno/inverno 2017-2018 di N°21: sullo sfondo gli echi del Sessantotto e le manifestazioni dei giovani rivoluzionari degli anni Settanta. Una moda ribelle, la sua, che ridefinisce i codici del momento culturale attuale, imprimendovi suggestioni inedite tratte dal passato.

La collezione N°21 per la prossima stagione invernale celebra non solo un’estetica forse oggi démodé ma un modus vivendi, uno spirito fieramente rivoluzionario, utile per elaborare anche oggi una nuova protesta, necessaria all’uomo per riportarlo al centro della scena culturale e politica. Tanti sono gli accenni a correnti eterogenee che ispirano al direttore creativo di N°21 una collezione ricca di spunti: tripudio di camouflage all over declinato su giacche e blouson dal piglio aggressivo, classico tartan di ispirazione British che si alterna a suggestioni biker e dettagli sportswear.

La moda di Dell’Acqua è impegnata e non lesina in riflessioni filosofiche sul presente: dimenticatevi tuttavia nostalgici déjavù, lo stilista preferisce fomentare una nuova rivoluzione, nel segno dello stile. «Sono partito dalle atmosfere delle foto delle manifestazioni e delle riunioni nei circoli degli Anni 70. Di quelle immagini, più che il modo di vestire o le scritte degli striscioni, mi ha colpito l’atmosfera, molto permeata da quello spirito di libertà che corrispondeva sia al pensiero sia alla vita degli uomini e delle donne di quegli anni. Uno spirito libero che si rifletteva anche nell’abbigliamento. Così, in questa collezione, più che ripetere i canoni della moda, mi sono lasciato trasportare proprio dalle associazioni libere dei pensieri, delle parole, delle azioni e dei modi di vivere che creavano quelle atmosfere», così Alessandro Dell’Acqua ha commentato la collezione.

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Largo a parka in nylon e montone, a caban in tartan rivisitato, a cappotti che mixano lana e neoprene, fino al tripudio di camouflage, che domina la passerella. Non mancano cappotti dal taglio sartoriale, che rivelano inediti dettagli in nylon, e bomber oversize, che si alternano a giacche in montone e nappa e pellicce a pelo lungo. L’uomo N°21 affronta il rigore invernale avvolto in candidi cardigan in mohair a righe e morbide maglie norvegesi.



Suggestioni sporty nelle scarpe con borchie e suola a carrarmato. Must have il cappuccio impreziosito da paillettes, accessorio culto perfetto per accompagnare ogni outfit. Sfilano anche giubbotti biker e pantaloni sartoriali dal piglio quasi esistenzialista, declinati in nuance calse come beige, cammello e marrone, con tocchi di giallo e rosso. L’uomo che calca la passerella ricorda un giovane studente impegnato in una delle manifestazioni di protesta che caratterizzavano gli anni di piombo. La sfilata si pone come un inno alla libertà e un monito rivolto ai giovani per esprimersi e non sottostare alle regole preconfezionate. Chapeau.

Giorgio Armani: comfort in chiave luxury

Nell’odierno panorama della moda internazionale, in continuo mutamento e in perenne evoluzione, uno status quo intriso di coerenza e personalità fa da sempre la differenza, specie se a detenere lo scettro è Re Giorgio Armani. Sulla passerella della Milano Moda Uomo sfila un tripudio di classicità rivisitata in chiave contemporanea: l’uomo visto da Armani per l’autunno/inverno 2017-2018 sfoggia morbidi capispalla che gli offrono un caldo riparo dal gelo invernale.

Tripudio di comfort in chiave luxury in passerella, tra capispalla dal taglio sartoriale ed audace sperimentazione nei tessuti e nelle forme che abbracciano il corpo. Tra i tradizionali capispalla si fa largo la cappa in maglia che attraversa con caleidoscopici giri a zig zag la figura, offrendo morbidezza e charme all over. Tra pregiato knitwear ed accessori come cappelli e sciarpe, sfila un uomo equipaggiato alla perfezione per affrontare i rigori invernali, senza mai perdere di vista lo stile. Non mancano sapienti tocchi sportswear, come gli stivali e le scarpe ispirate all’atletica.

Garbo e classe allo stato puro dominano il défilé, che indugia in capispalla preziosi e texture elaborate. La sfilata, che chiude la Milano Moda Uomo, intende rivoluzionare il menswear a partire dall’uso dei materiali, ridisegnando la figura maschile con lavorazioni preziose. I maglioni spesso sostituiscono la giacca, accostati a pantaloni a gamba larga declinati in una palette cromatica che abbraccia il verde e i toni del blu.

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La giacca torna alla ribalta sia per l’uomo che per la donna, caratterizzata da spalle importanti e velluti preziosi. I capispalla sono i protagonisti assoluti della collezione, tra volumi nuovi e materiali innovativi. Largo al tradizionale cappotto in mohair fino all’anorak e al bomber. Pelle e pelliccia si alternano sapientemente sulla passerella accanto ad un cappotto stile Yeti che chiude il défilé con una vena ironica.



La rivoluzione firmata Armani parte dal più classico dei capi, il completo maschile, rivisitandolo nelle proporzioni e nelle texture: largo a pantaloni morbidi e a giacche doppiopetto, sfoggiate da lui e da lei. Il must have incontrastato di questa collezione è l’inedita sciarpa/cappa che avvolge il collo e si lascia andare a caleidoscopici incroci sul petto: morbidezza in chiave ecologica nell’uso della pelliccia. I capispalla dominano la seconda parte del défilé, in bilico tra classicità ed ironia. Una magistrale interpretazione dello stile dell’uomo contemporaneo.

Lo sportswear deluxe di Versace

Una nuova svolta introspettiva domina la sfilata autunno/inverno 2017-2018 di Versace: Donatella Versace porta alla Milano Moda Uomo un cast internazionale di modelli che ricordano l’uomo comune. Dimenticatevi i fasti a cui la maison della Medusa ci ha abituati da tempo: ora si avverte l’esigenza di un’estetica nuova, che si rivolge prevalentemente all’uomo della porta accanto.

Scopo dichiarato del défilé, come dichiarato dalla stessa Versace, era vestire una varietà di uomini: “Viviamo in tempi difficili, con problemi che riguardano tutto il mondo”, ha dichiarato la stilista. “Mi piaceva l’idea di una fratellanza di uomini e credo che gli uomini insieme siano più forti”.

Il logo della Medusa risplende di una luce nuova e rielabora un nuovo codice di lusso che strizza l’occhio allo sportswear. Non mancano suggestioni sartoriali nei cappotti dal taglio impeccabile, nei trench classici e nei completi. Sfila un uomo misterioso, che nasconde il volto sotto una sorta di velo composto dai capelli bagnati, sparsi sul viso. Largo a silhouette grafiche e linee pulite, per un uomo che non teme di unire le note classiche dei suoi capispalla al piglio rock da sempre cifra stilistica della maison.

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Una sfilata coinvolgente e drammatica, che rivendica un’immagine nuova per l’uomo contemporaneo: messi da parte lustrini e paillettes, Donatella Versace sembra voler ispirarsi ad un uomo segnato dalla vita, a partire dai casting per la scelta dei modelli. La stilista ai volti patinati che oggi vanno per la maggiore ha preferito dei visi che potessero invece raccontare una storia attraverso l’espressività.

La palette cromatica all’inizio della sfilata indugia sui toni del rosso, del porpora, del marrone, del ruggine: si alternano sulla passerella abiti formali e cappotti con spalle importanti, in un riuscito mix tra sportswear e tailoring. Si passa poi ai piumini dal piglio più informale: leggerezza e volume si uniscono a stampe patchwork dal forte impatto scenografico e a grafismi inediti che inneggiano allo stile più iconico del brand.



L’uomo Versace sfila indossando una sorta di uniforme dal fascino urban: alcuni outfit sembrano presi in prestito dal guardaroba di un uomo d’affari, come il cappotto cammello, i trench e i completi dal piglio sartoriale. Nella seconda parte del défilé si passa a suggestioni streetwear, tra bomber, cappellini da baseball e pantaloni tartan. Grafismi inediti osano in caleidoscopici virtuosismi stilistici che rimandano anche a culture e religioni diverse, come il triangolo che ricorda le stampe ebraiche. Largo poi a tartan all over e a collage fotografici che raffigurano statue neoclassiche. La Medusa colpisce ancora.