Svolta intellettuale per Maison Margiela

Piglio intellettuale e charme esistenzialista caratterizzano la collezione AI2017-18 di Maison Margiela, presentata nell’ambito della settimana della moda uomo parigina. Decostruzioni ardite e sapienti citazioni ad un’estetica inedita: pulizia e minimalismo chic dominano tra pezzi essenziali e ricchi di charme. L’uomo Maison Margiela è un intellettuale parigino dall’allure evergreen: suggestioni grunge emergono in una collezione dinamica ed esistenzialista.

Stretto dentro un paltò, perso nel fumo di una sigaretta, il novello filosofo si interroga sul significato ultimo dell’esistenza. La presentazione della collezione ha visto i modelli seduti in semicerchio, quasi che fossero in un’aula universitaria, tra libri e profondi dibattiti accademici. Ecco entrare in scena un uomo in un impermeabile mentre il successivo outfit vede un tripudio di Principe di Galles. Non mancano giacche di pelle dal sapore Seventies, tra stampe patchwork che profumano di antico: l’uomo Maison Margiela ricorda quasi uno studente impegnato in una manifestazione di protesta.

Culturalmente vivace ed esteticamente impeccabile, la maison si rivolge ora ad un uomo nuovo, non più interessato alla mera apparenza ma genuinamente rivolto ad una esplorazione dei diversi moti dell’esistenza umana. Bisogna fare i conti con un cambio di rotta di portata non indifferente, questo è certo ed evidente, a partire dal format scelto per presentare la collezione: non più la passerella ma una presentazione statica, che si è svolta sulle note di Nico, celebre cantante tedesca.

Tra atmosfere alla Kerouac e suggestioni rétro, i modelli aspettano in due appositi spazi, talvolta conversando tra loro. Uno di loro legge un’edizione di Henri Bergson risalente al 1958 riguardo i temi della volontà individuale e del tempo. Dominano nella palette cromatica capi in gessato, tra vortici di arancio e citazioni classiche come il Principe di Galles. Largo a giacche biker e dettagli techno, tra maglie in lana e audaci pantaloni in pelle rossa. Suggestiva ed iconica, la collezione presenta un uomo deciso ed affascinante, sicuro di sé e delle proprie idee.

Lo stile aviator di Julien David

Un boy scout in chiave luxury calca la passerella di Julien David: la settimana della moda uomo parigina vede sfilare una collezione AI2017-18 ricca di colpi di scena. Audace ed irriverente, Julien David porta sulle passerelle un uomo che ama la vita all’aria aperta. Lo stile aviatore domina l’intera collezione, a partire dai colori e dai copricapi sfoggiati in ogni uscita: una collezione che si ispira a scenari outdoor e coniuga charme e funzionalità, privilegiando il comfort dei capi. Julien David si ispira ai boy scouts tra pantaloni cargo con maxi tasche, tenute perfette per l’escursionismo e capi che sembrano pensati per mantenere l’istinto di sopravvivenza anche in condizioni estreme. Applicazioni geometriche impreziosiscono il collo e le spalle, tra suggestioni sporty e tripudio di stile militare. Molti dettagli sembrano pensati per un’escursione alpina, mentre il mood generale sembra strizzare l’occhio a note underground. Minimale e sobria, la sfilata include capi maschili e femminili: questi ultimi sembrano inneggiare in alcune delle uscite ad un’infanzia mai dimenticata, tra colletti da collegiale e proporzioni iperfemminili. Nostalgica e intrisa di piccole citazioni rétro, la sfilata si pone come un caleidoscopio di ispirazioni eterogenee, che confluiscono nello stile aviatore. Funzionale e pratica, la moda di Julien David ostenta dettagli audaci, come le bretelle e parka e trench di netto sapore military-chic. Un guardaroba che sembra prediligere sobrietà ma anche inventiva. I codici stilistici che compongono l’essenza della griffe rivivono nella dolcezza di plissé giapponesi, nella delicatezza dei colletti bianchi, dal piglio quasi infantile, e nei riferimenti streetwear. I volumi iconici uniscono bluse vittoriane ad ispirazioni aviator. Sulle note di Bob Dylan, Premio Nobel per la letteratura, sfila una collezione ricca di spunti ed emblematica, per un’eleganza fortemente contemporanea ma che non lesina in affascinanti divagazioni dal sapore vintage.

Charme francese in passerella da Officine Générale

Ha sfilato alla settimana della moda uomo parigina la collezione AI2017-18 di Officine Générale. Pierre Maheo, direttore creativo e fondatore del brand, rivisita i pezzi più basic del guardaroba maschile conferendo loro nuova dignità. Da sempre amante dei capi funzionali e caratterizzati da grande portabilità, Maheo guarda ai pezzi intramontabili che hanno reso grande la sua griffe, come il cappotto cammello, i pantaloni cargo e i vestiti interi. La sua formula, all’insegna di uno stile altamente pratico che predilige il comfort, si ispira all’effortlessy-chic tipicamente francese. Tripudio di eleganza parisienne per capi evergreen che si pongono come autentici must have di ogni guardaroba che si rispetti. Uno stile tipicamente francese, quello che calca la passerella, tra tocchi atemporali e citazioni che si rifanno a Jacques Dutronc, Louis Garrel e Benjamin Biolay. In passerella sfila un uomo pulito e perbene, tra tocchi marsigliesi, come il fazzoletto annodato al collo, e bellezza androgina. Chic e sofisticato, l’uomo Officine Générale sfoggia maglioni in cashmere e angora, camicie rosa dal piglio preppy, tripudio di bianco all over. Il focus cade sui capispalla, come i bomber, i caban navy, i cappotti e i blouson in denim. Tra i materiali prediletti spiccano mohair e cashmere mentre la palette cromatica sdogana il total white anche per la stagione invernale. “Guardavo alle mie radici, a cosa respiravo durante la crescita e a cosa amavo. Ho guardato generazioni differenti di uomini che avevano molto carattere”, ha commentato Mahéo, focalizzando la sua attenzione su registi del calibro di Roger Vadim e François Truffaut o su attori come Benjamin Biolay. “E volevo che ciò sembrasse il più naturale possibile”. Largo a silhouette comode e disimpegnate, tra tocchi di sensualità e charme francese. Il suo uomo sfoggia quel “je ne sais quois” destinato a non passare mai di moda.

Il writer metropolitano di White Mountaineering

Ha sfilato nell’ambito della Paris Fashion Week la collezione AI 2017-2018 di White Mountaineering. Yosuke Aizawa crea un inedito sportswear intriso di ispirazioni street style: tanti sono i riferimenti a diversi tipi di sport, dalla caccia all’escursionismo. In passerella sfila un uomo dinamico e sempre pronto a nuove sfide. Non mancano suggestioni militari, stampe patchwork e tartan rivisitato. La collezione è costellata da rimandi ad uno stile urban: l’uomo di Yousuke Aizawa si muove sicuro in uno scenario metropolitano che non lesina in citazioni youth culture. Una moda pensata per i giovani, quella proposta alle sfilate parigine di menswear da White Mountaineering: comfort e funzionalità dominano ma non manca stile e ricercatezza. Tra suggestive note grunge e dettagli urban che rimandano ad un’estetica Nineties, si fanno strada anche citazioni hip hop, tra cappucci e proporzioni over: lo stile ricorda inoltre la cultura dei graffitari. L’uomo che calca la passerella sembra far parte della comunità di Writers di Tokyo: il Sol Levante si erge prepotentemente come fil rouge prediletto in una collezione dai risvolti eterogenei. Tra tartan e check tripudio di nero all over e proporzioni oversize che rendono l’uomo di Aizawa simile a un ninja metropolitano. Originale ed altamente evocativa, la sfilata sembra rivolgersi ad un target preciso selezionato in base all’età anagrafica. Largo a parka neri con tasche cargo e cinture che sembrano destinate a nascondere munizioni: lo stile militare trova qui la sua più alta rappresentazione, tra pantaloni larghi e ribellione. Non mancano dettagli in denim e pelliccia, tra silhouette allungate e giacche cropped. Il camouflage domina tra tartan rivisitato e slogan: i volumi rimandano ad una cultura skate.

Dandismo neo romantico in passerella da Ann Demeulemeester

Suggestiva ed affascinante la sfilata Ann Demeulemeester, che ha avuto luogo durante la settimana della moda uomo parigina. Sebastien Meunier punta a silhouette allungate e a sapienti sovrapposizioni: lo stilista gioca con le forme e i volumi, che appaiono talvolta ricchi di intricati virtuosismi stilistici per poi lasciarsi andare alla semplicità di strutture elementari. Sfila un dandy in chiave contemporanea, che nasconde il volto sotto a cappelli con piume dal piglio femminile: maudit quanto basta per risultare irresistibile, l’uomo che calca la passerella è avvolto in un’aura di mistero, tra piume e tocchi in pelliccia. Tripudio di eleganza neo romantica, nel velluto all over, che si materializza anche in inediti tatoo. Largo a trasparenze, vissute come leitmotiv dell’intera collezione. Prevale uno spirito bohémien, impregnato di punk rock: largo a cappotti allungati, che riportano in auge il DNA originario del brand, accostati a giacche impreziosite di pizzo vittoriano. Le silhouette genderless si rivolgono ad un’eleganza androgina, che supera ed annienta i tradizionali confini tra i sessi. Come un eroe neo romantico, l’uomo Ann Demeulemeester sfoggia colli preziosi e slogan inediti che guardano al futuro: largo anche a sapienti asimmetrie e a knitwear. Morbidezza nella pelliccia rossa e verde, eleganza evergreen nei capispalla classici. Dalla camicia bianca affiora un elaborato colletto in pizzo, dal sapore vittoriano, da indossare con pantaloni cargo e nastro sul collo, a mò di cravatta. I cappotti doppiopetto indossati sotto al cappello ricordano quasi un moschettiere metropolitano, come il gilet da indossare su camicia e petto sapientemente lasciato in bella vista. Una sfilata ricca di charme per uno stile che non smette di affascinare. Chapeau.

L’eleganza concettuale di Lanvin

Tra arditi grafismi e suggestioni luxury sfila la nuova eleganza firmata Lanvin: Lucas Ossendrijver disegna una collezione intrisa di geometrie, giocando con i volumi e le proporzioni, in un’estetica concettuale. Lo stilista dichiara di essersi focalizzato, per la collezione AI 2017-18, “sulla forma, sulla costruzione e sui tagli”: il risultato è un tripudio di capispalla perfetti per la quotidianità. “Elevare la vita quotidiana”: questo è il mantra a cui Ossendrijver si ispira per una collezione ricca di charme, che ridefinisce i codici stilistici tradizionali della maison Lanvin. Sfila un uomo concettuale ed esistenzialista, tra camicie a quadri, parka e codici rubati ad una classicità che non smette di affascinare lo stilista. “La vita di tutti i giorni. Ma non il reale, più di quello. Fa un po’ paura questo aspetto di sembrare normali. Ma nella moda dobbiamo andare oltre, portando qualcosa di nuovo. E da questo punto abbiamo iniziato a lavorare sulle strutture, sul tailoring”, così Ossendrijver commenta il mood della collezione. Riscoprire la classicità apportando però una ventata di freschezza, a partire dalle giacche dalle silhouette smilze o ancora puntando all’essenzialità, che assume una vena provocatoria nelle sciarpe, su cui campeggia la scritta inequivocabile, “Nothing”. Nichilista ed introspettivo, l’uomo Lanvin è alla costante ricerca di nuovi stimoli. Reazionario e ribelle, l’uomo non teme di indossare il cappotto sul petto nudo, o la calza sopra il pantalone. I volumi sono over e le suggestioni predominanti sono sporty. Nulla è lasciato a caso, ma “ogni pezzo viene pensato”. Largo a parka e felpe techno, impreziosite da grafismi arditi. Asciutta eppure efficace, l’eleganza Lanvin piace per la sua scarna estetica. “Il mio lavoro è elevare ed ispirare, fare in modo che le persone vogliano acquistare i capi. Questa è la moda”, ha commentato Ossendrijver.

La natura digitalizzata di Y-3

Un mix affascinante alla base della collezione autunno/inverno 2017-2018 di Y-3, che ha sfilato nell’ambito della moda uomo parigina. Elementi digitali si uniscono a suggestioni tratte dal mondo naturale, per un ritorno al contatto primigenio con la natura. Il concept da cui trae ispirazione la nuova collezione Y-3 celebra il fascino millenario di una foresta digitalizzata, come quella proiettata sulla passerella, sfondo ideale su cui si muovono i modelli: una piattaforma in chiave 3D che evoca le ombre delle foglie mosse dal vento, o ancora delle trame intricate del fogliame, attraverso cui filtrano i raggi di un pallido sole. Il ritorno ad un contatto atavico con le forze naturali diviene leitmotiv di una sfilata altamente evocativa, che celebra la vita all’aperto e l’istinto di sopravvivenza. Largo ad una moda che sia funzionale e confortevole ma che non lesini in audaci coup-de-theatre, tra suggestioni militari e virtuosismi stilistici. Yohji Yamamoto sforna una collezione grintosa, intrisa di sapienti tocchi streetwear, gli stessi che hanno reso celebre il brand. Largo a capi dal retrogusto dark: le donne indossano cappe e boleri doppiopetti, tra dettagli techno e tripudio di jersey e nylon, per un’eleganza che punta al comfort. Le suggestioni di una foresta digitale si trasmettono ai capi attraverso la magia di stampe e pattern dal piglio futurista. La palette cromatica tra nero all over abbraccia il kaki e il verde, tra pannelli e dettagli che impreziosiscono capi sobri e minimali. Largo a pantaloni cargo e capispalla camouflage, che ripropongono suggestive stampe fotografiche raffiguranti vedute aeree del pianeta Terra. Una collezione affascinante, che muove da un intento di natura didascalica e da uno sconfinato amore per la natura: il designer ha ammesso di avere tratto molte delle ispirazioni dal dialogo con la madre, oggi centenaria, e con alcuni zii novantenni. Il suo stile trae dal passato nuova linfa vitale per proiettarsi in un futuro ricco di contraddizioni.

La sartorialità eccentrica di Thom Browne

Una sfilata concettuale e suggestiva per una collezione che omaggia la tradizione sartoriale, meglio se italiana: Thom Browne incanta Parigi con un uomo stretto in abiti dal piglio formale, ma senza perdere di vista l’ironia che da sempre contraddistingue il suo stile iconico. L’Autunno/Inverno 2017-18 disegnato dallo stilista statunitense è caratterizzato da grande solennità: l’uomo Thom Browne calca la passerella col passo drammatico di una cerimonia funebre, sullo sfondo di un tappeto grigio impreziosito da tocchi surrealisti che ricordano un giardino in pietra giapponese. L’aria è solenne: una sorta di processione si alterna sul catwalk, tra figure quasi oniriche strette in abiti formali, anch’essi declinati nei toni del grigio. Sulle note di Philip Glass sfila un uomo misterioso: il volto coperti da cappellini, le labbra tinte nei toni dark, le mani nascoste in lunghi guanti sureealisti, che ricordano quasi una camicia di forza. A metà tra suggestioni workwear ed echi di una teatralità couture, le fitte trame del pregiato tweed Harris ricalcano abiti sartoriali che ricordano un’uniforme. Tuttavia il rigore formale della camicia, cravatta e giacca viene stemperato da tocchi inediti, come i bottoni, tanti, troppi: sarebbero circa 50.000 quelli usati nella collezione. Genio visionario ed eccentrico, Browne sconsacra la classicità tailoring per sdoganare una nuova estetica che usa la sartorialità in chiave irriverente: l’uomo che sfila ricorda quasi un cartoon, tra proporzioni over e virtuosismi stilistici. “E’ una celebrazione della qualità dei capi e dalla sartoria. Avrei voglia di mostrare alla gente capi davvero ben fatti”, ha commentato lo stilista.

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Sfila a Parigi l’hardcore di Dior Homme

Aggressivo e politicamente orientato l’uomo Dior Homme: la collezione AI2017-18 che ha sfilato a Parigi è un mix di suggestioni tratte dal passato che si uniscono a tocchi streetwear. Kris Van Assche porta sulle passerelle parigine echi rivoluzionari che si rivolgono alla generazione streetwear: la protesta di centinaia di migliaia di donne che ha imperversato negli Stati Uniti all’indomani dell’insediamento alla Casa Bianca del nuovo Presidente Donald Trump funge da ispirazione per Van Assche, che rivendica l’importanza della protesta come forma di espressione. E slogan di protesta fanno capolino da maglioni, impressi sotto il ritratto di monsieur Christian Dior, morto in tempi ben lontani da quegli attuali.

L’uomo Dior Homme è un reazionario, un ribelle pronto a portare avanti battaglie per la difesa dei diritti fondamentali dell’uomo, ma senza mai perdere di vista la classe che lo contraddistingue. Eccolo quindi sfilare avvolto in sontuosi abiti sartoriali: tripudio di suggestioni workwear nei gessati, di netta ispirazione Eighties. Certosina la cura per i dettagli, come le spille da balia che impreziosiscono la giacca sartoriale. In un parterre esclusivo in cui spiccano tra gli altri Bono, Boy George e Karl Lagerfeld, sfila la moda rivoluzionaria di Van Assche, che si rivolge ad una gioventù ribelle e pronta a rovesciare i diktat preconfezionati.

“L’energia della giovinezza come mezzo per affrontare il futuro”, così lo stilista ha commentato il leitmotiv della sfilata. Un mix irriverente di sartorialità e club culture, questo il segreto per mantenere alta l’identità del brand anche ai tempi di Instagram. Van Assche punta a demistificare il classico tre pezzi da uomo per adattarlo ai giovani di oggi. Ecco quindi che i pantaloni in gessato rivelano inedite tasche cargo, mentre la palette cromatica predilige nero con accenni grafici in rosso e arancio.

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L’hardcore Dior si manifesta su slogan che impreziosiscono maglie che fanno capolino sotto l’abito sartoriale. Il Grand Palais è in fermento per la nuova rivoluzione silenziosa che prende il via proprio sulla passerella. “E’ stato detto così tante sui giovani che non vogliono più indossare capi sartoriali, come se la sartorialità fosse finita e tutti creassero solo jeans, magliette e sportswear ed io sento che noi di Dior -giacché la sartorialità è parte integrante di ciò che facciamo e di ciò che sappiamo fare- dovremmo reinventare il vestito per renderlo appetibile ai giovani”, così Van Assche sintetizza lo scopo principale del fashion show. “Non è che il vestito sia finito. Forse non gli abbiamo dato il giusto vestito. Questo è il punto focale: dare loro qualcosa di bello e poi qualcosa di veramente chic. Quel mix, credo possa funzionare per le giovani generazioni”, ha aggiunto poi lo stilista.



Con le proporzioni inedite che hanno calcato la passerella si inaugura un’estetica nuova, che sembra strizzare l’occhio ai giovani: largo a giacche smilze indossare su pantaloni ampi. Tra suggestioni Nineties ed Eighties sfila uno stile fresco e giovane, che si esplica in tocchi fluo che irradiano di una luce nuova il più classico trench, o ancora gli occhiali da sole a specchio oversize, per un effetto quasi 3D.

Il romanticismo in chiave rock di Hermès

Un’eleganza rilassata e disinvolta è stata protagonista assoluta della sfilata di Hermès: l’uomo immaginato da Véronique Nichanian per la collezione AI2017-18 predilige uno stile armonico, ritmato da sapienti contrasti. L’uomo Hermès ha un’anima bifronte: al romanticismo derivante dall’heritage della maison si uniscono ora tocchi rock per un dinamismo inedito. Véronique Nichanian definisce la collezione Rockmantic: largo ad un tripudio di knitwear impreziosito da dettagli che inneggiano ad uno stile rock, come le giacche da aviatore in suède e i pantaloni dal taglio skinny. Le proporzioni seguono le linee del corpo. Tra i materiali usati spiccano la seta, la pelle, velluti preziosi e cashmere. Tartan e pied de poule spiccano in una collezione che mixa mirabilmente sobrietà e suggestioni rock: è un uomo classico ma dall’anima ribelle quello che calca la passerella, strizzato in outfit dal piglio casual.
Spicca tra gli accessori il marsupio: oggetto di culto negli anni Novanta, qui è declinato in un modello oversize. Spiccano dettagli preziosi, dalle suggestioni luxury, come il coccodrillo che impreziosisce un bomber nero. Agnello e lana classica si alternano tra pregiati maglioni in misto di seta e cashmere e pantaloni dal taglio sartoriale. L’uomo che calca la passerella non lesina in capi chic come i giacconi in pelle o principe di Galles stretti in vita e i maglioni a collo alto, dal retrogusto esistenzialista. Hermes si distingue ancora una volta per uno stile effortlessy-chic e per una tradizione immortale. Nel segno dell’eleganza più autentica.

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Paul Smith sfila tra déja vù e sartorialità

Paul Smith ritorna indietro nella sua storia, ripristinando le sue radici sartoriali in una collezione che omaggia lo stile British nella sua essenza più autentica. La collezione AI2017-18, che ha sfilato nell’ambito della Paris Fashion Week, porta in passerella un uomo dall’eleganza classica: il vestito, capo evergreen per antonomasia, trova nuova interpretazione.

Se la classica combinazione di giacca e cravatta sembrerebbe vivere un periodo di crisi, Paul Smith riporta in auge suggestioni tailoring dal fascino intramontabile. E se l’uomo moderno preferirebbe optare per t-shirt e sneaker, l’eleganza che calca la passerella parigina conferisce nuova dignità a certe ispirazioni vintage mai dimenticate.

Sfila un giovane gentiluomo inglese che non teme di sfoggiare una classicità rivisitata prendendo a modello i nuovi divi contemporanei ammirati dalle giovani generazioni, come i Millennials. Tra nuance vitaminiche sfila un nuovo check: i capi sono impreziositi da stampe patchwork in un tripudio di mix & match che unisce un tartan verde e blu a stampe sofisticate che evocano foglie e uccelli.

“La sartorialità è ciò che conosco davvero bene ed è bello mostrare le mie capacità”, ha commentato lo stilista. I tessuti che sfilano ricordano quelli provenienti dal Nord dell’Inghilterra utilizzati dallo stilista all’inizio della sua carriera, nella metà degli anni Settanta. “Quando ho iniziato, i tessuti pesavano il doppio rispetto ad oggi”, ricorda Paul Smith. Non mancano preziosi velluti mentre il tartan affiora su lunghi cappotti ma anche su camicie, giacche, pantaloni e cravatte.

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Ma il tartan non è l’unico protagonista della sfilata: largo anche ad iconici maglioni di lana provenienti dall’isola di Fair, un altro pezzo tratto dall’archivio del brand. Inoltre piume luminose fanno capolino da camicie ed abiti per lei, in impalpabile seta e chiffon, mentre uccelli dai variopinti piumaggi vengono raffigurati su camicie in jeans e giacche: le immagini sono state riprese da un libro risalente al 18esimo secolo. Silhouette iperfemminili per lei, anche questo retaggio del passato: “Sono solo tornato al motivo per cui ho iniziato a disegnare collezioni femminili, ossia perché le supermodelle e molte donne famose compravano il mio menswear”, così ha commentato lo stilista, con la consueta ironia.