Maison Margiela è sicuramente la più misteriosa tra le maison del lusso. Il suo fondatore, Martin Margiela, è conosciuto come lo stilista invisibile perché si è sempre rifiutato di farsi fotografare, apparire in pubblico o concedere interviste. Circolano solo pochissime immagini del designer belga, scattate molti anni fa, nonostante sia uno dei più influenti sulla moda degli ultimi decenni. Il prossimo anno, però, una piccola finestra sul mondo di Martin Margiela si aprirà al Palais Galliera, il museo della moda di Parigi. La notizia è stata diffusa da WWD: lo stilista starebbe collaborando con Olivier Saillard, direttore del museo, per una retrospettiva sul proprio lavoro prevista a marzo 2018. Saillard si è proclamato grande estimatore di Margiela in occasione di un’intervista al quotidiano francese Le Figaro. «Martin Margiela occupa lo stesso posto di Cristobal Balenciaga nella storia della moda – ha dichiarato quest’estate – Molti stilisti hanno rivelato di essere stati influenzati dal suo lavoro e hanno indossato i suoi capi, da Marc Jacobs ad Alexander McQueen». Un importante attestato di stima, che deve aver convinto il designer a svelare un po’ del suo mondo.
Martin Margiela inizia a lavorare nel 1980 come assistente di Jean Paul Gaultier, per poi fondare la sua maison nel 1984 con la prima sfilata. Da allora ha sempre stupito, con collezioni originali nei volumi e nelle proporzioni e un’idea di moda decostruita, rivoluzionando le strutture degli abiti e ricostruendoli in soluzioni estetiche completamente nuove. Nel 2009, l’addio alla sua griffe, allora conosciuta come Maison Martin Margiela e da anni appartenente al gruppo OTB e a Renzo Rosso. Lo stilista vive adesso nel più totale anonimato a Parigi, mentre il marchio è stato rinominato Maison Margiela ed è diretto da John Galliano dal 2014. Nonostante la sua lontananza dai riflettori, Martin Margiela è ancora d’ispirazione per i giovani stilisti, primo fra tutti Demna Gvasalia, fondatore di Vetements e nuovo direttore creativo di Balenciaga. Quest’anno inizierà a mostrarsi al pubblico nella mostra Margiela: Hermes Years, da fine marzo a fine agosto 2017 al museo MoMu di Anversa, per poi essere protagonista della retrospettiva al Palais Galliera di Parigi a partire da marzo 2018.
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C’era una volta lo spettacolo spettacolare di John Galliano per Christian Dior
Vi trasportiamo nella teatralità di cinque sfilate di Haute Couture che, grazie all’estro di Galliano, resteranno per sempre impresse nella Storia della Maison.
Mentre nel 2015 si annuncia la fine dello stile normcore, l’avvento del genderless e un vago ricordo della tendenza hipster, a suon di condivisioni su Instagram e estemporanei video su Snapchat, il ricordo vola all’enfasi e all’aura che circondavano l’universo moda appena qualche decennio fa.
La democratizzazione è in atto e la visualizzazione delle sfilate in HD rende la virtualità un effettivo passepartout per il sistema.
Facendo un passo indietro nel tempo riaccendiamo insieme la tv sintonizzata sui notiziari che ci trasportavano nel fantasmagorico mondo delle sfilate di Haute Couture parigine, legate indissolubilmente all’immaginario iconico di John Galliano per Christian Dior.
Misticismo teatrale e coinvolgimento dei sensi, davanti allo schermo si veniva trasportati in un mondo parallelo fatto di mirabolanti creature in passerella, talvolta grottesche, senza riuscire a distinguere la linea di confine tra effettiva realtà e finzione. Sin dalla produzione scolastica , presso la Central Saint Martins School di Londra, il designer si è ispirato alle arti e alla storia, tanto da ideare, come progetto di tesi, una collezione dedicata agli Incroyables, passata oramai agli annali.
Un imprinting fatto di amore per il costume trasmesso dalla madre, insegnante di flamenco, che amava fargli indossare gli abiti più stravaganti.
Tradizione che Galliano non ha perso nel corso degli anni, infatti, la ciliegina sulla torta di ogni fashion show era la sua uscita in abito da scena.
Annoverato più volte tra i migliori designer britannici, espatriato da Londra a Parigi, prima di approdare a Dior, dal 1997 al 2012, ebbe un’esperienza da Givenchy. La fine della sua carriera presso la Maison francese venne segnata da un video in cui rivelava affinità con l’antisemitismo. Collaborazione troncata e ritorno sulle passerelle solo nel gennaio di quest’anno, con la firma delle nuove collezioni Martin Margiela.
Per rivivere le emozioni epidermiche, di quelle che configureranno per l’eternità come memorabili passerelle di Alta Moda, ecco un excursus esplicativo da portare impresso nella mente:
Il Dior Express attraversa la Cina e il Giappone per un viaggio attraverso le meraviglie dell’Asia e i suoi broccati.
Ispirato dall’ Antico Egitto il couturier porta in passerella il lusso estremo della Valle dei Re estrapolato dai geroglifici e dagli affreschi tombali.
In un giardino in cui rivive l’era edoardiana, tra ricami e trasparenze, si racconta la storia del centenario di Christian Dior reincarnato nella sensualità di suadenti dive.
Trasportati in un feudo medievale, con tanto di labirinto nel castello, Galliano si perde tra moderne Giovanna d’Arco e Carmina Burana.
Un salto in Oriente per raccontare la triste storia d’amore tra Madame Butterfly e il Capitano Pinkerton. Così il New Look di Christian Dior si incastra perfettamente alla tradizione giapponese fatta di origami.