Il colore blu è simbolo della spiritualità, della femminilità e dell’immortalità, usato in cromoterapia da chi cerca armonia e sensazioni positive. Secondo monsieur Christian Dior, «il blu non ha nulla da invidiare al nero» e sugli abiti Dior è sempre stato usato a piene mani. Maria Grazia Chiuri, da ottobre alla guida creativa della maison, è d’accordo con il fondatore e parte proprio dal blu per creare la collezione autunno inverno 2017-18 che ha sfilato alla Paris Fashion Week. Elegante ed eterno, sobrio e versatile, sugli abiti Dior lo declina in tutte le sue sfumature: dal blu navy al blu notte, passando per tonalità elettriche e profonde, come quelle in cui si perde lo sguardo umano negli abissi e nei cieli.
Maria Grazia Chiuri è partita da un modello Dior del 1951, un completo blu navy con gonna stretta in vita, per poi ampliare il tema del blu, sfiorando argomenti sociali e politici. «Ho voluto esplorarlo in tutte le sue tonalità e in tutte le sue forme – ha dichiarato la stilista alla Paris Fashion Week – nel suo significato sociale, e così mi sono imbattuta nelle uniformi e nel workwear». La sfilata Dior si apre infatti con completi da giorno che ricordano delle divise da lavoro ma anche delle uniformi della Seconda Guerra Mondiale. Forse un lieve accenno alle lotte femministe, che sono state protagoniste della prima collezione Dior by Maria Grazia Chiuri. Niente slogan, stavolta, sui completi di taffetà e sulle jumpsuit in denim, sui lunghi impermeabili e sui cappotti a fantasia checked. Blu è anche il mare, il cielo, l’infinito cui l’uomo aspira. Così gli abiti Dior da sera escono dal settore workwear e si immergono nella fiaba. Lo chiffon diventa velo impalpabile, si illumina di stelle e si ricopre di fiori, mentre sugli abiti da sera in taffetà blu navy compaiono lune e pianeti. Una sfilata impegnata ma anche romantica che mira, come la stessa Maria Grazia Chiuri dichiara, a «creare un intero guardaroba in cui ognuna possa trovare la propria divisa con cui esprimere e proteggere se stessa».
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Dior, settant’anni di gloriosa storia
Settant’anni fa nasceva maison Dior.
Era l’8 ottobre del 1946, nelle mura di un appartamento collocato nell’8° arrondissement di Parigi. Qui inizia la storia di un’azienda unica, regale, che pone la donna al centro del suo universo.
Monsieur Christian Dior, dopo aver preso accordi con il magnate del tessile Marcel Boussac, costituisce giuridicamente l’omonima maison. L’apporto del ricco industriale francese era di tipo economico, Christian Dior aveva il completo comando della casa di moda.
Il couturier, affrontò la nuova sfida con destrezza, scontrandosi con le prime difficoltà da debuttante.
Raduna a sé 85 persone (sessanta erano le operarie) e inizia a lavorare sulla collezione primavera/estate che presenterà il 12 febbraio del 1947.
Delinea la silhouette dei capi; saranno due le linee che comporranno il défilé: En 8 e Corolle.
Nell’appartamento decorato in stile neo-Luigi XVI da Victor Grandpierre, nell’avenue Montaigne, presenta la primissima collezione dinanzi ad un pubblico ristretto. A sedere sulle poltrone c’è anche Carmel Snow, capo-redattrice di Harper’s Bazaar.
L’esclamazione pronunciata da Snow: “Mio caro Christian, i suoi abiti hanno un tale New Look“, ha decretato la nascita di un nuovo stile.
Icona del New Look è l’iconico tailleur Bar, ottenuta da monsieur Dior modellando la stoffa su un manichino che lui stesso aveva martellato per ottenere la linea desiderata. Il modello “numéro un, numbero one” indossato da Marie-Thérèse, annuncia l’inizio di un successo senza fine.
Alla sua morte, avvenuta a Montecatini Terme, il 24 ottobre 1957, fu Yves Saint Laurent, a soli 24 anni, a prendere le redini della direzione creativa di Dior.
Debuttò con la primissima linea, chiamata Trapezio, nel 1958. Dopo solo due anni, chiamato al servizio militare, Yves cedette il suo incarico a Marc Bohan stilista per la maison per ben 26 anni.
Gli ultimi anni del suo comando sono imperversati da problemi economici. Occasione ghiotta per l’imprenditore francese Bernard Arnault che acquisisce il gruppo Boussac di cui fa parte. Al posto di Marc Bohan viene chiamato al comando Gianfranco Ferrè, il primo italiano alla direzione creativa di Dior. Restato in carica fino al 1997, riportò opulenza al marchio, andata perduta con Bohan.
A Ferrè fa seguito l’eclettico John Galliano. Il “Pirata della moda” per quattro anni ha esaltato la fisionomia della maison con collezioni teatrali. La sua collaborazione in Dior viene bruscamente interrotta a causa del licenziamento del designer sopravvenuto come conseguenza di insulti antisemiti che lo stilista aveva mosso contro un gruppo di ebrei.
Dal 2012 al 2015, subentra Raf Simons: uno stilista garbato che ha riportato in auge le linee En 8 e Corolle della maison, esaltando l’iconica Giacca Bar.
La sua creatività forse troppo controllata, non è stata apprezzata completamente dai vertici e dagli estimatori del marchio così nel 2015 viene allontanato da Dior.
Il 2016 segna un’importante novità in Dior. Per la prima volta, una donna prende le redini della maison. Lei è l’italiana Maria Grazia Chiuri che segna un nuovo ed importante passo nella storia dell’azienda.
La collezione primavera/estate 2017 appena presentata a Parigi (qui l’articolo) conferma la donna al centro dell’universo di Dior. E’ un ritorno alle origini in chiave moderna. Finalmente una donna veste le donne Dior.
Fonte cover bloor-yorkville.com
Il grande debutto di Maria Grazia Chiuri in Christian Dior
Quando Maria Grazia Chiuri fu nominata direttore creativo da maison Dior, tutti erano curiosi di conoscere come la stilista italiana avrebbe intrapreso il percorso lavorativo in una delle aziende di moda più altisonanti che il sistema abbia mai conosciuto.
Questo accadeva qualche mese fa (per ritornare alla news lanciata da D-Art.it cliccate qui).
Nella settimana della moda francese, giunta quasi al termine, la catwalk più attesa era appunto quella di Dior.
La trepidante attesa è stata ricompensata da questo défilé?
Maria Grazia ha avuto poco tempo per poter accordare un team creativo oramai assodato e l’influenza di maison Valentino è ancora ben visibile sui capi proposti in passerella. Prova ne è il romantico cuore sugli abiti, tema ricorrente sulla collezione autunno/inverno 14-15 della maison italiana
L’impianto progettuale su cui basa le proprie fondamenta la collezione primavera/estate 2017 ripercorre tutta la storia della maison fondata da monsieur Christian Dior.
Si inizia dalle immagini simbolo della griffe come la stella. Monsieur Dior non era del tutto convinto di fondare una maison di moda. Era un abile sarto, ma la decisione era piuttosto ardua; fu una stella, quella su cui inciampò, a fargli capire che il suo destino sarebbe stato segnato da innumerevoli successi nell’abito della moda.
Ma per delineare il profilo della collezione pret-a-porter appena presentata a Parigi, dobbiamo inevitabilmente far riferimento al New Look (termine coniato da Carmel Snow, caporedattrice di Harper’s Bazaar) lanciato da Dior il 12 Febbraio 1947, al 30 di Avenue Montaigne a Parigi.
Gli abiti in chiffon da grand soiree sono sorretti da un corsetto a vista rimarcando le fogge della prima collezione presentata dal couturier.
L’apporto creativo di Chiuri segna una rottura con il passato, quello che ha visto protagonisti prima John Galliano e poi Hedi Slimane.
Se il Pirata della moda aveva aggiunto maestosa ed intraprendente teatralità alle collezioni, Slimane, al contrario, rimase legato alla tradizione riadattando in ogni suo progetto creativo la foggia dell’iconica giacca Bar.
Come dichiarato dalla designer (la prima a ricoprire questo ruolo in Dior), la collezione primavera/estate 2017 vuole raccontare una donna moderna e indipendente : “Voglio prestare attenzione al mondo e fare moda raccontando le donne di oggi, accompagnandole nelle loro trasformazioni. Nel superamento di quelle categorie stereotipiche: maschio /femmina, giovane/ vecchio, ragione/sentimento, che nella realtà, invece, sono aspetti complementari. La scherma è una disciplina in cui l’equilibrio tra pensiero e azione, la sintonia tra mente e cuore sono fondamentali. L’uniforme delle schermitrici è, con l’aggiunta di protezioni strategiche, calco di quella maschile. Il corpo femminile si adatta alla divisa e allo stesso tempo la divisa appare plasmata dalla forma del corpo femminile”.
A raccontare visivamente il concetto di Maria Grazia Chiuri sono le pettorine imbottite.
In vero, tutto il défilé mostra l’attaccamento allo street style con capi legati al guardaroba odierno di ogni donna depurando, in questo modo, la fisionomia della griffe da sempre legata all’austerità delle linee.
Infine, di notevole raffinatezza appaiono gli abiti da sera che come una tela, mostrano uno zodiaco leggiadro e sfarzoso.
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Fonte cover Madame le Figaro
Fonte gallery vogue.com
Maria Grazia Chiuri è la prima designer donna di Dior
Trasferta importantissima quella di Maria Grazia Chiuri, è la prima donna a ricoprire il ruolo di direttore creativo di maison Dior.
53 anni, 17 dei quali trascorsi al servizio della casa di moda Valentino, Maria Grazia ha convinto i vertici della griffe parigina per la visione sensuale e al contempo poetica che ha della donna, in sintonia con quella di monsieur Christian Dior.
Ma chi è Maria Grazia Chiuri?
Maria Grazia ha ereditato la passione della moda dalla madre, un’ abile sarta. Dopo aver appreso le prime nozioni di moda, decide di iscriversi all’Istituto Europeo di Design di Roma. Al completamento degli studi, le viene offerta la prima ed importante collaborazione in casa Fendi, dove è chiamata a disegnare la linea di accessori.
E’ nel 1990, che i destini di Chiuri e Piccioli, s’intrecciano. Fu infatti la designer a proporre Pierpaolo alla maison romana e da quel momento, la loro armonia creativa è in forte ascesa. Il loro sodalizio, partorisce una delle celebri it bag di maison Fendi, la Baguette, nata nel 1997.
Nel 1999, i due designer vengono chiamati alla corte di Valentino, nella quale disegnano, allo stesso modo, la linea degli accessori.
Nel 2009, avviene la grande svolta. Due anni prima (era il 2007) Valentino Garavani si ritira dalla scena e nomina direttore creativo della maison, Francesca Facchinetti che abbandona dopo solo due stagioni.
Alla sua dipartita lavorativa, subentrano proprio i due amici che ricoprono il ruolo di stilisti sia per la Haute Couture che per la linea prêt-à–porter; continuando, peraltro, a disegnare la linea degli accessori siglando i modelli Rockstud che si estendono non solo alle borse, ma anche alle scarpe e agli accessori.
In questi otto anni, Maria Grazia e Pierpaolo creano collezioni eteree, lussuose, sartoriali. Raccontano, con estrema eleganza, la filosofia del marchio, mantenendo lo charme della maison, fondata da Garavani nel 1962.
L’unione che pareva salda, ora si è dissolta. L’ambizione della Chiuri, l’ha portata fino a Granville dove firmerà la sua prima collezione prêt-à-porter che verrà presentata a Parigi il prossimo 30 settembre 2016.
“È una grande responsabilità essere la prima donna a dirigere la creazione di una Maison così profondamente legata all’espressione della femminilità” ha dichiarato Maria Grazia Chiuri.“L’infinita ricchezza del suo patrimonio è una fonte di ispirazione costante per la moda di oggi e sono felice di esprimerne la mia visione.”
Il suo nome comparirà negli annuali della maison dopo quelli di Christian Dior, Marc Bohan, Yves Saint Laurent, Gianfranco Ferrè, John Galliano e Raf Simons.
Auguri, madame Chiuri.
Fonte cover fashiontimes.it
Valentino Haute Couture: si ispira a Shakespeare l’ultima collezione Piccioli-Chiuri
Ha chiuso la settimana dell’haute couture parigina la sfilata Valentino. È tempo di addii per la storica maison italiana: la collezione Autunno/Inverno 2016-2017 chiude infatti il sipario sul prolifico sodalizio artistico tra Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli.
Sono confermate le voci secondo le quali la stilista sta per abbandonare la direzione artistica del brand italiano per ricoprire- prima donna nella storia- lo stesso ruolo in casa Dior. I due stilisti -diplomati presso l’Istituto Europeo del Design di Roma- si separano dopo ben 26 anni di sodalizio artistico: correva l’anno 1990 quando i due iniziavano la loro carriera da Fendi, per poi passare a Valentino, dove hanno trascorso insieme ben 18 anni.
Ma quello che è andato in scena nella mirabile cornice dell’Hôtel Salomon de Rothschild di Parigi è stato uno spettacolo emozionante, direttamente ispirato al teatro elisabettiano. In tempi in cui i social media divengono palcoscenico digitale delle relazioni umane, l’omaggio a William Shakespeare e al palcoscenico della vita diventa fonte d’ispirazione originale e quantomai suggestiva.
In passerella si alternano ben 40 outfit, con cui Chiuri e Piccioli omaggiano Shakespeare in occasione del quarto centenario dalla sua morte. Tra gorgiere elisabettiane e corazze, sfila un Amleto in gonnella dall’animo ribelle e dal portamento fiero. Ogni outfit diviene un’allegoria dei sentimenti umani: Onore, Invidia, Fiducia, Regalità, Segretezza, Magnanimità, Innocenza, Eccentricità ecc. sono quasi ancelle di un disegno più grande che coinvolge la natura umana e la sua anima multiforme.
La donna Valentino Haute Couture è una valorosa combattente che sfoggia calzamaglia e corazza: austera ed enigmatica, ma anche moderna, alterna maxi dress dal piglio solenne e teatrale a pantaloni da indossare rigorosamente con stivali al ginocchio in cuoio nero e suola carrarmato uniti a blazer aderenti. Non mancano suggestioni punk, tra intarsi di pelle e tulle e nero all over, ma anche borchie. Gotica e ribelle, la collezione alterna linee monastiche allo sfarzo di una couture che torna ad emozionare.
La camicia bianca ritorna in auge come capo passepartout. Prevalgono colori neutrali, ma anche viola, oro e bronzo. Sul finale tripudio di rosso cardinalizio per mantelli solenni da papessa: a metà tra Anna Bolena ed Elisabetta I, lirica e animo dark si mixano in un gioco di ispirazioni e rimandi. Largo anche a nude look e capispalla preziosi decorati con patchwork di stoffe antiche e pregiate e ricamati con motivi fantastici, che ricordano i bestiari medievali ma anche creature mitico-leggendarie come draghi e unicorni. In passerella largo a lana e velluto e perle e jais, per abiti preziosi, la cui complessa realizzazione è maturata in migliaia di ore di laboriosa tecnica artigianale. L’alta sartoria diviene anche per Valentino, come già accaduto per Chanel Haute Couture, protagonista assoluta nonché deus ex machina per realizzare giochi e passamanerie preziose. Tra i nomi dei capi Thanatos, che ricorda una corazza, e la Valorosa, a cui il duo di stilisti è particolarmente legato. Cinquecento e anche mille ore di lavorazione sono state necessarie per confezionare questi capi.
Citazioni shakespeariane impreziosiscono lunghi abiti scuri, che si alternano a mantelli ove prevale il black & white, tra insoliti maxi pois e decorazioni; broccati preziosi omaggiano l’età elisabettiana, tra ricami e giochi di organza e taffetà.
Al collo l’Amleto in gonnella sfoggia ricchi gioielli e medaglioni d’oro, realizzati con la collaborazione di Alessandro Gaggio. Superbo il make up firmato Pat Mcgrath con pettinature realizzate da Guido Palau.
(Tutte le foto sono tratte da Madame Figaro)
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Pierpaolo Piccioli nominato unico stilista di Valentino
Breaking News: maison Valentino, ha appena annunciato via Twitter, la nomina di Pierpaolo Piccoli, unico designer della griffe italiana.
“Dopo 25 anni di sodalizio creativo e di soddisfazioni professionali ci siamo dati l’opportunità di proseguire il nostro cammino artistico in modo individuale con l’augurio reciproco di ulteriori grandi successi” hanno dichiarato i due designer.
Da tempo, ormai, si rincorrevano le voci di una possibilità chiamata di Maria Grazia Chiuri, alla direzione creativa di maison Dior, attualmente non ancora confermata. “Ringrazio il Sig. Valentino Garavani e il Sig. Giammetti per il sostegno avuto in questi anni e per quanto ho imparato da loro. Ringrazio il Dott. Sassi e tutte le persone che lavorano nell’azienda Valentino per il sostegno avuto in questi anni. Ho condiviso con Pierpaolo gran parte della mia vita lavorativa ed è stata un’esperienza di molti successi creativi insieme. Sono pronta a rimettermi in gioco”, ha commentato la designer in una nota ufficiale.
Dopo otto anni di successi accanto a Pierpaolo, la strade lavorative dei due designer, si dividono.
L’ultima collezione Haute Couture presentata il 6 luglio scorso, è stata l’ultima prova artistica che la superba designer ha affrontato in maison Valentino; ora spetta a Pierpaolo l’onore e l’onere di mantenere alti, gli standard qualitativi ed estetici della griffe.
Stefano Sassi, CEO di Valentino S.P.A. ha così commentato il nuovo percorso che si appresta ad affrontare il marchio: “Tutto quello che abbiamo fatto in questi anni di rilevante sarebbe stato impossibile senza il talento, la determinazione e la visione di Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli che insieme hanno contribuito a fare di Valentino una delle aziende di moda di maggiore successo. Si apre una nuova entusiasmante fase per il brand sotto la leadership creativa di Pierpaolo Piccioli. L’azienda è fortemente determinata a continuare il processo di affermazione e sviluppo realizzato negli ultimi anni”.
Fonte cover Harper’s Bazaar
Maria Grazia Chiuri: da Valentino a Dior
La notizia sembra già una bomba mediatica: secondo rumours insistenti che si rincorrono nelle ultime ore Maria Grazia Chiuri starebbe per lasciare la direzione creativa di Valentino per entrare da Dior. La coppia formata da lei e Pierpaolo Piccioli, direttori creativi della maison italiana dallo scorso 2008, sarebbe infatti ormai sul punto di spezzarsi.
Troppo invitante sembrerebbe agli occhi della designer il posto vacante lasciato da Raf Simons in casa Dior. Inoltre Maria Grazia Chiuri sarebbe la prima donna alla direzione creativa del celebre brand francese. Si attendono ancora conferme ufficiali ma la notizia sembrerebbe avere fonti autorevoli: a diffondere la breaking news, nelle prime ore di questo pomeriggio, l’agenzia stampa Reuters.
Il proficuo sodalizio artistico tra la Chiuri e Piccioli lascerebbe un profondo vuoto: l’eredità di Valentino, brand acquisito nel 2012 dal fondo Mayhoola, facente capo alla famiglia reale del Qatar (lo stesso che proprio ieri ha rilevato un altro marchio storico quale è Balmain), resterebbe ora interamente sulle spalle di Piccioli. Ora occhi puntati su Parigi: la nomina ufficiale alla direzione creativa di Dior è attesa per il mese di luglio, successivamente alla sfilata Haute Couture del celebre brand francese.
(Foto copertina Marie Claire)
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Ha sfilato ieri alla Paris Fashion Week la Primavera/Estate 2017 firmata Valentino. Non fatevi ingannare dalla sobrietà e dalla rassicurante eleganza minimal che sembra inaugurare la prossima stagione primaverile: è proprio dalla mancanza di un coup de théâtre che rinasce uno stile sofisticato ed evergreen, lo stesso che ha reso grande la maison.
L’uomo immaginato da Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli è un ragazzo dal viso pulito che si districa nella vita quotidiana, assumendo quasi il ruolo di un eroe ante litteram. Poesia e delicatezza dominano la collezione, suggestioni urban nei capi che si alternano sulla passerella: l’uomo Valentino adotta una sorta di uniforme con cui affrontare la vita metropolitana. Numerosi sono i dettagli army-chic, specie nei capispalla con tanto di marsine e gradi appuntati sul bavero: e se non esistono più le mezze stagioni, in passerella sfilano quattro cappotti dalle suggestioni couture. Denim all over su tute intere da lavoro si alternano a trench, parka e bomber, fino a sahariane e caban.
Ma protagonista assoluto del défilé è il camouflage. La pantera torna a dominare su capispalla, felpe, parka ma anche sulle borse. Non un mero ricorso alle stampe mimetiche: trattasi invece di grafismi military-chic che profumano di antico. È infatti dagli archivi storici della maison che il duo di stilisti ha ripescato, quasi dall’album dei ricordi, il disegno originale della pantera, creato nel lontano 1967 e sdoganato poi da Veruschka in scatti entrati di diritto nella Storia del costume. Il mood è nostalgico, in una riscoperta dei codici più autentici della maison.
La collezione è stata ispirata dalla mostra «Unfinished: thoughts left visible» che ha avuto luogo al Met Breuer di New York: così hanno dichiarato Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, direttori creativi del brand: «Volevamo raccontare la couture, elemento che ci appartiene, da un lato non glamour. Ma più legato al processo, al non finito come scelta». E la sfilata riesce pienamente nell’intento. Suggestioni couture predominano su un minimal-chic sapientemente tessuto nella tela della ricerca stilistica. Largo a ricami ed applicazioni: ma i capi appaiono quasi in allestimento, come imbastiti e lasciati lì, in un autentico effortlessy-chic che tanto ha da insegnare ai fanatici dell’overdressing. Efebico e quasi timido, l’uomo Valentino avanza indossando dettagli dall’allure femminile, come le collane di catene e i dettagli metallici che impreziosiscono anche gli accessori. Niente è lasciato al caso, in una cura quasi maniacale per il particolare.
Spiccano tra gli accessori, le borse per lui: tote bag ma anche shopper e postina, mentre lo zaino rivive in chiave rivisitata. Tra i materiali usati il vitello traforato. Nel front row del salone dell’Hȏtel Salomon de Rotschild tante celebrities, a partire dagli attori Yang Yang e Benjamin Walker.
(Tutte le foto sono tratte da Madame Figaro)
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“La Traviata” Di Valentino e Coppola
Ieri, 24 maggio 2016, è andata in scena al Teatro dell’Opera di Roma, “La Traviata”: l’opera del maestro Giuseppe Verdi, rielaborata da Jader Bignamini sotto la regia di Sofia Coppola.
Presentata in anteprima ad un parterre selezionato il 22 maggio scorso, “La Traviata” si è aggiudicata il favore del pubblico, ma non ha convinto alcuni critici che vedono, secondo il loro punto di vista, un dramma depurato dalla sua natura sentimentalista.
Si apre il sipario: un lungo scalone bianco in primo piano. Sullo sfondo, un salone. Violetta, scende dall’alto e giunge sul pavimento e accende due candele posate su un tavolo: la sala viene rischiarata da una fioca luce. Inizia la festa.
Tutto è curato nei dettagli. L’ambiente è raffinato ed elegante, così come costumi di scena. Gli uomini, indossano una cravatta nera e le donne, lunghe vesti leggiadre. Violetta, interpretata magistralmente da Francesca Dotto, apre le porte della sua dimora parigina ai suoi invitati e ad Alfred Germont, interpretato da Antonio Poli. I tre atti, vengono interpretati fedelmente, ma forse la storia perde in parte il suo dramma.
La sofferenza di Violetta, che sussurra “Addio, del passato bei sogni ridenti” negli ultimi istanti della sua vita, è appena accennata. “La Traviata” di Sofia Coppola stride per alcuni versi con il libretto di Francesco Maria Piave, trascende dai sentimenti, quelli puri, raccontati una sera di domenica 6 marzo 1853, con la prima nel Gran Teatro La Fenice.
Che tanto clamore sia dovuto per gli abiti di scena Haute Couture firmati da Valentino Garavani e dagli stilisti Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli?
Violetta Valery indossa abiti di Alta Moda, lontani dai tradizionali costumi adottati per ogni pièce teatrale, solitamente confezionati con tessuti di bassa qualità.
Straordinario, l’abito nero con strascico verde petrolio del primo atto, come il vestito bianco con una liseuse de voile che Violetta indossa in campagna. Esplosione di rosso nella festa a casa di Flora nel secondo atto, con scollo abbondante chiuso da una spilla gioiello.
Il palcoscenico diventa una passerella di delicate ed eleganti creazioni. Di magnificenze sartoriali, create non solo dall’estro creativo degli stilisti, ma anche dalle mani laboriose delle sarte del Teatro dell’Opera.
Con un investimento di circa 1,8 milioni di euro, “La Traviata” ha segnato il suo primo record. Il sovraintendente del Costanzi, Carlo Fuortes ha dichiarato che già dal 20 maggio, il Teatro ha incassato 1,2 milioni di euro ricavati dalle prevendite.
Lo spettacolo sarà presentato con 15 repliche, fino al 30 giugno prossimo.
Fonte cover ® Yasuko Kageyama / Teatro dell’Opera di Roma
Valentino presenta “Wonder Woman Valentino”
Cos’hanno in comune Valentino, maison storica della moda italiana, la street art e i supereroi dei fumetti? Ce lo spiegano Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, che hanno appena sfornato un’inedita collaborazione con lo street artist romano SOLO. Nasce così un’esclusiva capsule collection dal nome altamente evocativo: Wonder Woman Valentino. Ispirazione principale è la celebre eroina della DC Comics, Wonder Woman.
Lunghi capelli scuri e fisico scultoreo, forse non tutti sanno che l’impavida Wonder Woman nacque nel 1941 dalla mente dello psicologo William Moulton Marston come stimolo per le donne, affinché si affermassero nella vita con le proprie idee e la propria personalità. Con la collezione a lei dedicata, i due direttori creativi di Valentino intendono celebrare l’universo femminile in toto, con le sue innumerevoli sfaccettature, in una collezione che si preannuncia già come un evento.
È durante il Salone del Mobile 2016 che verrà presentata a Milano l’installazione con cui si inaugura la nuova collezione del brand. Stelle impreziosiscono lunghi abiti dal mood etereo, sapientemente abbinati a giacche biker in pelle e micro borchie e bustier recanti la figura della celebre eroina: la capsule collection mantiene lo stile Valentino in un riuscito esperimento dalle suggestioni Pop Art. Il contributo di SOLO non tarderà a coinvolgere i clienti: classe 1982, l’artista romano inizia la sua produzione di street art nella seconda metà degli anni Novanta. Protagonisti delle sue opere i supereroi dei fumetti. Dopo varie mostre nelle maggiori gallerie europee ed americane, e dopo aver firmato collaborazioni eccellenti con brand del calibro di Nike, ora SOLO sarà protagonista dell’installazione firmata Valentino. L’artista saluterà i clienti delle boutique di Milano, Roma e New York con un’opera di street art.
La live perfomance prevederà dei murales all’interno degli store che vedranno la versione di Wonder Woman firmata SOLO: una live painting unica, che vedrà murales diversi per ognuna delle boutique del celebre marchio di moda famoso in tutto il mondo. Dopo il successo riscontrato a Milano, lo scorso 10 aprile 2016, dal 14 al 16 aprile 2016 sarà la volta di Roma, che ospiterà l’evento e la live perfomance di SOLO nell’esclusiva boutique di Piazza di Spagna; infine, dal 20 al 22 aprile 2016, appuntamento a New York, sulla celebre Fifth Avenue.
(Foto cover Elle.it)
Il cigno nero di Valentino incanta Parigi
Soffici nuvole di tulle, strati di organza declinati in un candido rosa: in passerella da Valentino sfila un’etoile sofisticata ed eterea. Il gesso delle punte, la dolcezza di uno scaldacuore, la disciplina che nessuno saprà spiegarti se non l’hai provata, gli scaldamuscoli, l’innata eleganza di ogni gesto.
Il mondo della danza è l’ultima ispirazione di Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli. Grazia e portamento altero, sublime raffinatezza priva di artifici e costrizioni: in una passerella di parquet invecchiato sfila il cigno nero firmato Valentino, per un Autunno/Inverno 2016-2017 dal piglio romantico e bon ton ma intriso di contrasti.
La capacità di dare vita ad un linguaggio nuovo, attraverso il movimento, come Martha Graham, la sontuosità dei Ballets Russes e la nostalgia delle note di un piano in sottofondo, con Vanessa Wagner che accompagna le ragazze che si alternano sulla passerella, mentre risuonano le melodie di John Cage e Philip Glass: questo è il fil rouge della collezione della maison italiana per eccellenza, che ha sfilato nell’ambito della Paris Fashion Week.
Eterea ma forte, la donna Valentino non sembra tuttavia voler indugiare nella stucchevole leziosità di tutù e crinoline, cigno nero che nasconde un’anima dark non priva di contraddizioni: ecco spuntare sotto ai tutù anfibi dal piglio aggressive, giacche biker decorate con strass, paillettes all over su abiti in pvc e cristalli, tra metallo ossidato che si mixa al satin e al velluto. Candore virginale nel rosa nude degli impalpabili abiti leggeri, il satin lucido rimanda a suggestioni imperiali e preziose, come le piume che adornano tutù velati, per una novella Anna Pavlova. La ciniglia giallo zafferano sembra testimoniare le infinite prove di questo ideale corpo di ballo, abituato a rigore e sacrifici.
Pulizia delle linee, minimalismo chic e austerità nel turtle neck indossato sotto le sottovesti, suggestioni punk nello stile militare dei capispalla, come i parka verde militare che si alternano alle pellicce di volpi ambrate. Il duo di designer auspica una nuova frontiera della moda, in cui le sfilate siano occasione di dialogo e non solo frenesia ed esibizionismo, tra fenomeni imperversanti quali lo street style.
(Tutte le foto sono tratte da Madame Figaro)
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