L’abbigliamento femminile di Marella, brand nato come collezione nel 1976 e come società autonoma nel 1988, si sposta in un nuovo store con sede a Napoli.
Il marchio facente parte di Max Mara Fashion Group, apre il suo nuovo flagship store in via Toledo, a Napoli, nel cuore della città.
Lo storico negozio di via Scarlatti non è più solo, è accompagnato da un nuovo punto vendita di 160 metri quadrati su due piani.
L’idea strutturale dello store ricorda le forme, il colore, l’aspetto e il calore di una casa, di un contesto familiare e genuino. Il rosa è il protagonista della nuova immagine retail del brand assieme al grigio dei pavimenti, al rame e alle strutture in plexiglass.
Il concept store interpretato e firmato dallo studio CLS Architetti di Milano, emana un gusto e un sapore italiano glam chic.
Andrea Simonazzi, direttore Generale di Marella da aprile 2015, ha commentato: “Il retail diretto fa parte della nostra storia. Il nostro obiettivo è quello di aumentare il numero di store di proprietà nei prossimi anni, ad oggi circa 160 in tutto il mondo“.
L’aumento dei punti vendita ha favorito l’aumento delle vendite stesse anche grazie al rinnovo del sito web che possiede una nuova e diversa impronta editoriale.
Inoltre, tra le città toccate dal brand, anche Treviso: è in corso l’apertura di un nuovo store con affaccio su Palazzo dei Signori, proprio nel cuore della città.
L’opening party esclusivo nel cuore della città di Napoli, ha visto la partecipazione di blogger, giornalisti, gente dello spettacolo e attori come Luca Argentero.
Tra uno scatto e l’altro, Marella ha presentato le sue collezioni.
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Intervista a LUCA ARGENTERO: L’ANTIDIVO CHE NON TI ASPETTI
Luca Argentero ovvero il divo italiano della porta accanto. Perché ti capita di guardare una sfilata o un evento mondano e lo vedi comparire al fianco di vip del calibro di Leonardo di Caprio, Tom Cruise o Cate Blanchett e la suggestione è immediata.
Un giorno fortunato succede però che hai il privilegio di intervistarlo e così, a tu per tu, scopri come “semplicità” e “gentilezza” siano le parole che più gli si addicono nonostante gli oltre 20 film girati e una carriera in continua ascesa.
Luca sei reduce da un film nelle sale “Noi e la Giulia” e uno appena terminato di girare. Come è andata?
“Sì, ho appena terminato questa commedia romantica alla “Harry ti presento Sally” (che tra le altre citiamo proprio nel film). E’ la storia d’amore tra un terapista di coppia ed un avvocato divorzista che all’inizio della vicenda continuano a litigare ma che alla fine si innamorano. Come sempre l’amore vince!”.
Commedie e fiction, in base a cosa scegli un copione?
“La risposta potrebbe essere una sorta di fraintendimento nel senso che, pur avendo la fortuna di lavorare con una certa continuità, devo ammettere che in questo periodo nel nostro settore l’offerta non è poi così alta. Quindi l’impossibilità di scegliere ti mette un po’ in condizioni di affidarti alla fortuna e dire pochi no”.
Tu ne hai mai detti nella tua carriera?
“No, forse sarà perché faccio sempre cose che mi fanno divertire. Questo è il segreto. Anche se in effetti spesso sono impegni di diversa natura come cinema, teatro o televisione. Su quest’ultima amici che gravitano nel mondo del cinema o “addetti ai lavori” mi hanno sempre consigliato di non farne, ma come dicevo prima quando mi coinvolgono in un lavoro che mi piace mi dico sempre: perché no? Credo che a volte ci si prenda un po’ troppo sul serio e questo rappresenta un grande limite”.
Cosa ti piace della televisione?
“Secondo me è ancora oggi lo strumento con il quale ci si avvicina alle persone. Se il cinema è una scelta precisa ovvero devi prendere un biglietto ed uscire di casa, la tv fa l’opposto e ti permette anche di convincere una persona a venirti a vedere al cinema. Quindi indirettamente ha dei vantaggi non indifferenti”.
A proposito di cinema, dal 2006 ad oggi 20 film. Quale ti è rimasto nel cuore?
“Una domanda da un milione di dollari, è come chiedere ad un papà qual è il figlio preferito. Forse, dovendo proprio scegliere, per affetto, per il personaggio e per dove è stato girato dico –Solo un padre– “.
Hai sempre sognato di fare questo mestiere?
“No, nonostante la mia passione per il cinema. Ai tempi facevo il barman per 50 euro a serata, mi dissero che con il Grande Fratello avrei racimolato parecchi soldi e così vi partecipai, ma senza grandi aspettative. Ed invece, eccomi qui…”
Insieme a tua moglie Miriam Catania, hai fondato anche la casa di produzione Inside Production. Una scelta coraggiosa di questi tempi: come sta andando?
“Conseguenza della passione per questo lavoro direi. Sono affascinato da tutto ciò che sta dietro la macchina da presa, il set, la troupe, l’idea di investire tempo ed energia su di una storia, non tanto dal risultato finanziario ottenuto a fine anno. Ognuno ha le sue passioni chi il calcio, chi le macchine sportive: io produco documentari. E l’auto neanche l’ho (ride)”.
Quando ti rivedi in un film che pensi?
“Lo devo guardare più volte: la prima penso a un sacco di cose, tipo cosa è successo il giorno che ho girato quella scena, se potevo farla meglio o anche solo ai dettagli come il perché ho alzato il braccio sinistro e non il destro. Dopo due/tre volte, forse, lo gusto da spettatore”.
Una domanda più “rosa” per le nostre lettrici: come hai conquistato tua moglie?
“In reatà ha fatto tutto lei, è una ragazza intraprendente! Scherzi a parte, anche io ci ho messo del mio, anche se è stato un po’ un amore a prima vista e, infatti, ci siamo subito fidanzati e dopo tre mesi vivevamo già insieme”.
Il segreto della vostra unione è…
“Non vederci tanto?!!!No scherzo, anche se un fondo di verità c’è perché la nostra vita è così movimentata che spesso non ci vediamo per giorni. Ma poi l’entusiasmo di ritrovarci e parlare di tutto non ha prezzo. Questo è il nostro modo di vivere: perdersi per poi ritrovarsi”.
Oltre a lavoro e vita di coppia sei attivo anche nel sociale con Un CaffèOnlus. Di cosa si tratta?
“Dopo tanti anni in cui mi chiedevano di aderire a gruppi come Save the Cildren o Amnesty ho pensato che, nonostante l’importanza delle loro azioni, avrei preferito portare avanti un’iniziativa più “tarata” su territorio. Ecco perché con un gruppo di amici storici di Torino abbiamo riadattato in modalità sociale l’abitudine napoletana di lasciare un caffè pagato, declinandola però su coloro che davvero ne hanno bisogno come famiglie, anziani del territorio. Quindi noi cosa facciamo? Offriamo un caffè ogni giorno e poi invitiamo le persone ad aiutarci. Un piccolo importante gesto quotidiano!”
Tornando al cinema, c’ è un modello al quale ti ispiri?
“Non ne ho uno in particolare ma cerco di cogliere da tutti qualche sfaccettatura interessante, anche in relazione al tipo di film che devo girare. Posso passare da attori come Jack Lemmon, per i film anni ’60 a Kim Rossi Stuart, il più bravo attore della nostra generazione”.
Tra i film girati hai anche lavorato al fianco della grande Julia Roberts in “Mangia, prega, ama”. Com’è stato?
“Io sono da sempre innamorato del cinema e in quanto tale poter lavorare a tu per tu con un’icona credo sia stata un’esperienza unica. In realtà però, vista dalla parte di attore, è stata un’esperienza di formazione altissima in quanto lei è una vera professionista, esigente ma fonte di consigli. Una persona stupenda, senza dubbio”.
Un sogno nel cassetto?
“Una famiglia allargata, come avviene un po’ per tutti nel percorso di una coppia. Noi abbiamo corso per anni, spesso costretti a stare lontani ma come coppia abbiamo costruito tanto per cui potrebbe anche essere arrivato il momento giusto”.