La settimana della moda di Londra è iniziata da appena due giorni, ma è già evidente che J. W. Anderson si appresta ad esserne incoronato re. Acclamato dalla stampa, lo stilista ha fatto della sua sfilata la perfetta rappresentazione di Londra: un patchwork di stili, tessuti, colori, un continuo work in progress nella demolizione e ricostruzione della femminilità. Jonathan Anderson sembra non fermarsi mai, né con il suo brand omonimo né con la direzione artistica di Loewe. Continuamente in divenire, il suo stile rispecchia l’inquieta ricerca di cosa significhi oggi costruire la propria identità attraverso gli abiti. «Pensi a qualcosa che sia più che femminile, ma che allo stesso tempo possa essere distrutto, e in qualche modo ricostruito – racconta lo stilista dello le quinte del suo show, il secondo giorno della settimana della moda di Londra – L’idea è quella di spogliarlo per tornare a una silhouette precisa, a qualcosa di molto asciutto, e poi ricominciare a costruirlo».
Addizione, sottrazione e di nuovo sovrapposizione: così è nata la collezione autunno inverno 2017-18 che sfila sulla passerella di J. W. Anderson. Gli abiti spaziano dal workwear con stringhe e tasche a creazioni sognanti, dal pattern luminescente che ricorda la pittura di Klimt, passando per abiti fluidi e delicati che ricordano il sari e per tagli rubati alla moda uomo. Su ogni look si sovrappongono catene, piume, inserti metallici, zip, in un patchwork che potrebbe risultare eccessivo e invece trova un suo equilibrio. Abbondano la pelle, i bagliori metallici e la stampa paisley, e soprattutto la pelliccia: giacche corte in shearling e lunghi cappotti danno ai look ipermoderni un appeal retro’. Sperimentando con i materiali, le silhouette e le applicazioni, J. W. Anderson realizza una collezione stratificata e cosmopolita, che proprio come Londra accoglie le diversità, le mescola e le reinventa nella cultura del melting pot.
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MORTO GEORGE MICHAEL: IL MONDO DELLA MUSICA PIANGE ANCORA
Un anno di lutti, dodici mesi di inaspettate morti che hanno etichettato questo 2016 come l’anno nero della musica. L’ultimo ad andarsene inaspettatamente il grande George Michael, icona di una generazione che piange i suoi miti.
“Non troverete mai la pace della mente fino a che non ascolterete il cuore”. Così affermava George Michael in una delle sue turbinose dichiarazioni. Se questa condizione l’avesse o meno raggiunta purtroppo non ci sarà mai dato sapere. Il famosissimo cantante inglese infatti si è spento inaspettatamente la notte del 25 dicembre nella sua abitazione di Goring on Thames, Londra, a soli 53 anni. Una morte inaspettata, causata da un arresto cardiaco confermato dai medici subito sopraggiunti dopo la chiamata del compagno dell’artista, il primo a scoprirne il corpo senza vita.
E così il mondo della musica e dello spettacolo rimpiange l’ennesimo “eroe” perso in questo 2016 denominato, per giusta causa, l’anno nero della musica. Nel giorno in cui il suo Last Christmas veniva suonato nelle case di mezzo mondo George Michael è uscito di scena senza chiedere permesso, un po’ come aveva voluto in questi ultimi anni durante i quali, dopo scandali, arresti e depressioni, aveva optato per l’abbandono della scena pubblica. Suo ultimo grande successo “Symphonia” pubblicato nel 2014, record d’incassi, dopo il quale cause stress, una polmonite e uno stato di depressione si era visto costretto a diminuire le sue apparizioni sul palcoscenico. Una decisione sicuramente non facile per un grande artista che negli ultimi trent’anni ha tenuto testa alle classifiche di mezzo mondo: era il 1981 quanto con Andrew Ridgeley fondò gli Wham! e in breve tempo con la sua zazza bionda divenne l’idolo delle ragazzine al pari del sex symbol Simon Le Bon. In quattro anni gli Wham! pubblicarono quattro album, collezionando un primo posto dietro l’altro con brani quali Club Tropicana, Wake Up Before You Go oltre alla eterna Last Christmas. E fu così che insieme ai Duran Duran e agli Spandau Ballet divennero la colonna di una generazione senza troppi pensieri ma piena di sogni e speranze. Ma la vera natura indipendente di George si fa sempre più sentire e rimanere imprigionato dentro un personaggio che non è più il suo diventa quasi una gabbia per l’artista. Fu così che decise di andare contro tutti, agenti e major comprese, lasciò gli Wham! e decise di continuare la sua carriera da solista. E fu un successo! L’interpretazione ritorna al centro della scena, insieme ad una voce tanto suadente, quanto aggressiva e potente ma allo stesso tempo delicatissima: un mix capace di calamitare l’attenzione dei fans di mezzo mondo. E’ la consacrazione di George Michael come star internazionale, l’inizio di una produzione di successi, sicuramente non tanti come ai tempi degli Wham!, ma incisi ed indelebili.
Cinque album inediti in vent’anni, dall’acclamato Faith, all’ultimo Patience del 2004. In mezzo tantissimi successi tra i quali cover come Somebody to Love dedicata allo scomparso Freddy Mercury o Roxanne dei Police. A tutti questi successi sulla scena si affiancano però i tormenti di una vita personale che lo vede spesso al centro di denunce ed arresti per atti osceni in pubblico, come nel 1998 quando un agente di polizia di Beverly Hill lo condannò per atti scandalosi in un bagno pubblico, così come negli anni per possesso di marijuana e droghe. Una delle cause di tutto questo disagio senza dubbio la difficoltà di dichiarare al mondo la sua omosessualità, così in antitesi rispetto al personaggio pubblico di sex symbol attribuitogli nel corso della vita. Un nodo questo che provocò sempre grande disagio dell’artista, portandolo addirittura ad un litigio con l’amico e collega Elton John che, durante un’intervista, ebbe da ridire circa il tentennamento di George nell’ammettere la sua vera “natura”. Chiaritisi poi nel corso del tempi i due continuarono ad essere legati da amicizia e arte, con un George che, a poco a poco, rivelò al mondo quella verità non troppo facile da dire. Al suo fianco Kenny, il compagno di sempre, lo stesso che due mattine fa ne ha scoperto il corpo esanime. E così un’altro grande della musica se ne va, lasciando il posto al mito che, sicuramente, non ci abbandonerà mai.
Giuseppe Zanotti Design si espande, nuove aperture a Mosca e Londra
Giuseppe Zanotti Design, stilista italiano specializzato nella creazione di calzature per donna, decide di aprire nuovi flagship store store a Londra e a Mosca.
Quello di Londra ha avuto la sua cerimonia di apertura il 26 ottobre, mentre quello di Mosca il 24 ottobre.
Sono passati sedici anni dalla prima apertura di un punto vendita a Milano, appunto nel 2000, e da allora sono seguiti altri 50 punti vendita per tutto il mondo.
Ha disegnato scarpe per marchi come Pierre Balmain, Proenza Schouler, Thakoon Panichgul, Christopher Kane, Delfina Delettrez e Vera Wang e è stato nominato Designer of the Year tre volte (2000, 2007, 2009) da Fairchild e ha vinto il Marie Claire Prix d’Excellence de la Mode per la migliore collezione di calzature nel 2010.
Lo store di Londra, situato a 46 di Conduit Street, W1, nei pressi di Bond Street, si circonda di 200 metri quadri per uno spazio di tre piani di un edificio georgiano.
I piani ospitano le collezioni uomo/donna sia per quanto riguarda le calzature, che i gioielli, le borse e il ready to wear.
Inoltre, è presente una sezione dedicata interamente al wedding style e al mondo della sposa e una sezione dedicata alla nuova linea “Giuseppe Junior”, nata a maggio 2016.
Lo store presenta degli interni candidi e puliti che richiamano i primi negozi di Giuseppe Zanotti Design, infatti comprendono una bay window e un giardinetto sul retro.
Lo store di Mosca è il quarto dopo le prime tre già esistenti.
Anche questo ospita le colleezioni uomo, donna e bambino calzature, borse, ready to wear e bijoux.
L’interno allestito come spazio espositivo, si presenta anche come un vero e proprio salotto composto da pavimenti in marmo, tappeti di color ocra e divani blu cobalto sul quale sedere a prendere un the.
Giuseppe Zanotti non si è sottratto nel commentare l’idea e l’occasione di aprire questi due nuovi store: “Sono molto soddisfatto dell’apertura di questi due nuovi flaghip store in due città che condividono la passione per la moda e per il lusso e che possono vantare una clientela dall’impeccabile senso dello stile e attenzione alla qualità. Gli store già attivi su Londra e Mosca hanno superato di gran lunga le nostre aspettative, rafforzandoci nella convinzione che il brand abbia ancora un grande potenziale da sfruttare nel Regno Unito e in Russia, mercati fondamentali per la Giuseppe Zanotti Design e pronti per un ulteriore sviluppo“.
British Fashion Awards, c’è Riccardo Tisci, Stella McCartney e Bella Hadid
Il British Fashion Council ha stilato una classifica di 1500 personalità importanti del mondo della moda, tra queste parteciperanno alla cerimonia di premiazione Riccardo Tisci, direttore creativo di Givenchy, Stella McCartney, stilista di fama internazionale e Bella Hadid, una delle top model più volute e conosciute dal mondo anche grazie al web e ai social.
Sono nove le categorie che vedono la partecipazione di talenti non solo britannici ma anche e soprattutto internazionali.
Per quanto riguarda la Gran Bretagna, compaiono le sezioni “talento emergente” tra i quali si inserisce il brand promettente di Self Portrait, “stilista per uomo”, “stilista per donna e “miglior brand”, su scala internazionale invece “miglior dirigente”, “marchio urban di lusso”, “modella”, “stilista di accessori” e “stilista di ready to wear” nella quale compaiono i nomi riconosciuti e famosi di Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci e Donatella Versace.
Già nomi in perfetta sintonia con il mondo della moda furono premiati l’anno scorso, tra questi vale la pena ricordare Tom Ford nella categoria “red carpet”, Jourdan Dunn nella categoria “modella” e Karl Lagerfeld premiato alla carriera.
Qual è allora il compito del BFC?
Così come cita il sito web: “Il British Fashion Council (BFC) è un’organizzazione senza fini di lucro che propone di favorire gli interessi del settore della moda britannica e delle sue imprese di design sfruttando la condivisione collettiva della conoscenza, l’esperienza e le risorse del settore“.
Nata a Londra nel 1983, è stata finanziata da mecenati, facoltosi del settore e da personalità politiche come il sindaco di Londra.
Cinque sono i pilastri sui quali punta il British Fashion Council, ovvero gli affari, la reputazione, l’istruzione, digitale e gli investimenti.
Il BFC mette in mostra il meglio del design di moda inglese ad un pubblico internazionale, tra cui stampa e buyer e organizza ogni anno il British Fashion Awards.
Il Fashion Awards di quest’anno, in collaborazione con Swarovski, si terrà il 5 Dicembre presso il Royal Albert Hall.
L’esito dell’Awards di quest’anno sarà quello di raccogliere fondi di beneficenza per l’Education Foundation del British Fashion Council.
Serviranno all’elaborazione di diverse borse di studio di formazione per aiutare i migliori talenti a frequentare scuole leader nel settore della moda.
Con Brexit la Gran Bretagna è il paradiso dello shopping
C’è una nuova meta dello shopping. Inaspettata. Ai piedi del Big Ben.
Londra è il paradiso degli acquisti e questo grazie a Brexit.
Più perde valore la Sterlina e più una borsa di lusso o un cappotto in puro cachemire costa meno. La proporzione non permette margini di errori: la moneta inglese perdendo il suo potere d’acquisto permette a chiunque di guadagnarci in risparmio.
L’uscita dall’UE è stata una manna dal cielo per la Gran Bretagna che oggi può sfruttare questo momento a suo vantaggio.
Ad indagare su quanto stia accadendo nelle ultime settimane in Gran Bretagna è Deloitte che ha elaborato un’analisi della situazione economica attuale del Paese.
La moneta britannica, avendo perduto il suo valore del -17% rispetto al dollaro dallo scorso giugno, attirerebbe turisti stranieri pronti per il grande affare.
La Gran Bretagna è il nuovo paradiso dello shopping?
A quanto pare si.
L’azienda ha indagato sul valore di una Speedy 30: l’iconico bauletto di maison Louis Vuitton.
Parlando in moneta americana: per acquistare la stessa borsa, in Gran Bretagna si spenderemmo 820 dollari, in America 970 e in Cina 1115.
I fatti parlano chiaro: a luglio gli acquisti effettuati da stranieri pare abbiano toccato i 3,8 milioni di sterline, con una crescita del +2% rispetto il 2015.
Fonte copertina bimag.it
Robert De Niro apre il Wellington Hotel a Londra
Anche Robert De Niro si è lasciato stregare dal settore alberghiero e aprirà, dopo l’ “Hotel Greenwich” di New York e il Nobu Hotel a Manila (che è stato giudicato il peggior albergo di lusso del 2015), una nuova struttura ricettiva a Covent Garden, nel cuore di Londra.
I lavori, che verranno avviati per l’inizio del 2017, permetteranno al distretto di Londra di fregiarsi di un hotel di lusso che disporrà di ben 83 camere, un centro relax, un ristorante, un club riservato ai membri e di una serie di negozi che verranno disposti, con molta probabilità, al piano terra della struttura, adiacenti alla hall.
Il Wellington Hotel (questo è il suo nome), sarà completato nel 2019, solo dopo un’attenta ristrutturazione dei siti adiacenti di notevole interesse storico. Questo hotel di lusso, è stato autorizzato, pertanto, dal Westmister City Council.
“Londra è una delle città più eccitanti e cosmopolite del mondo. Ha davvero un senso realizzare un hotel che racchiuda tutto questo nel cuore della sua città, in Covent Garden“, ha commentato l’attore hollywoodiano.
Fonte cover hedislimane.com
Pharmacy 2. Il ristorante-farmacia di Damien Hirst
Non è forse vero che il cibo è la cura contro tutti i mali?
Sarà stato questo il pensiero di Damien Hirst, l’artista britannico noto per essere il capofila del gruppo Young British Artists e, soprattutto, per le sue opere dissacratorie (la morte, ad esempio, è al centro della sua arte).
Hirst, dopo l’inaugurazione della Newport Street Gallery (la sua personale galleria che conta circa 3000 opere esposte), ha deciso di riconfermarsi nel mondo della ristorazione. E’ a Lambhet (quartiere al centro di Londra) che sorge Pharmacy 2, il nuovo ristorante-farmacia, inaugurato qualche anno più tardi dell’apertura del primo ristorante a Notting Hill.
Affiancato dallo chef Mark Hix, l’artista propone cibo della tradizione inglese ed anche la cucina mediterranea e in linea generale, quella europea.
Un esempio? Zucca e radicchio di Treviso, con calamari croccanti, mandorle e peperoncini verdi.
Pharmacy 2 propone, inoltre, anche la prima colazione durante la settimana, offrendo ai clienti, il brunch durante il week-end.
All’interno del locale, è possibile ammirare le opere di Hirst come “Medicine Cabinets” (una sperimentazione in corso dal 1988) e i pannelli della serie “Kaleidoscope“, ispirati alle ali di farfalla.
Come ben comprensibile, gli arredi ricordano perfettamente quelli delle farmacie. Confezioni di medicine esposte sugli scaffali e pillole pop che decorano il bancone; non mancano le spirali di DNA che abbelliscono le pareti.
Fonte cover dezeen.com
Gucci. Sfila a Westminster la Cruise 2017
Westminster, Londra.
Una storia lungo secoli. Maestosità mista arte pura. Un passato di intrigate vicende storiche, spesso macchiate di sangue e riprese nei romanzi noir che hanno appassionato milioni di lettori.
Si respira aria umida e la luce fioca filtra, dalle alte finestre; ma il glamour firmato Gucci, non lascia spazio ad epiche ed avventurose eventi di abati e pellegrini.
La collezione crociera 2017 di Gucci è un omaggio alla cultura british, in tutta la sua complessità. Diversi decenni, si avvicendano sulla passerella del pavimento di Westminster, creando variopinti e scenografici colori, spesso intervallati da toni cupi, che quasi si fondano con l’ambiente.
Dai chiodi con borchie e jeans délavé che ci rimandano alla cultura punk degli anni settanta, agli abiti floreali che ci trasportano negli anni sessanta. Nella bellezza della collezione creata da Alessandro Michele, si legge chiaramente l’abilità dello stilista nel mixare diversi stili, omaggiando totalmente la città che ha ospitato il défilé, Londra.
La cruise 2017 creata da Michele, appare un continuum della collezione Resort 2016. Plissettature, importanti e complessi ricami che ricordano la fauna esotica e ancora lurex, ruches e una sinfonia di colori.
Invita al garbo e alla compostezza, il giovane designer romano, proponendo foulards floreali che cingono il capo della donna in segno di contegno.
Gli abiti in stile vittoriano, per nulla stridano con la foggia contemporanea delle t-shirt logate e delle sweatshirt folkloristiche ma contemporanee.
Nel front-row, celebs dal calibro di Salma Hayek, Georgia May Jagger, Alex Chung e Elle Fanning.
La diretta speciale della sfilata, è stata curata da Soko, sul canale Snapchat della maison.
Fonte cover stylecaster.com
Dior presenta la collezione cruise 2017, a Londra
Blenheim Palace, Londra.
Settant’anni dopo, nella monumentale residenza di campagna di Winston Churchill, riecheggia il mito di monsieur Christian Dior: il couturier che a Londra, presentò le collezioni nel 1954 e nel 1958 con due défilé di beneficienza a favore della Croce Rossa britannica e alla presenza della principessa Margaret, contessa di Snowdon.
Nella collezioni Cruise 1017 di Dior rivive lo stile del fondatore della maison; non a caso, sul profilo ufficiale Instagram della griffe (potrete vederlo cliccando qui) appare lo stilista, impegnato negli ultimi ritocchi degli abiti, nel backstage.
Capi sofisticati che raccontano tutta la maestria del marchio di lusso francese. Lucie Maier e Serge Tuffieux dimostrano di aver la “stoffa” per portare avanti maison Dior, con grande successo.
Silhouettes garbate ed eleganti, celebrate da ricami e cristalli che elargiscono la collezione d’opulenza haute couture.
Spalline sottili e capispalla over: la collezione crociera 2017 di Dior, gioca astutamente sulle contrapposizioni ma si concentra sulle lunghezze midi.
Le gonne longuettes, fluttuano nell’aria così come gli abiti, strutturati da tagli strategici che creano movimento.
Delicati patterns floreali, rivestano le lunghezze totali dei dress, sensuali nella variante in seta.
L’iconica giacca Bar viene rivista nelle linee sciancrate e accorciate all’altezza dei fianchi che in alcuni casi, seguono gli ampi movimenti del tessuto.
Il dialogo tra lo stile inglese e quello francese ci riporta nel lontano secondo dopoguerra, alla rivincita sulla repressione e sulla voglia di libertà.
La collezione, accinge al guardaroba di una donna borghese, che ama vestire la pelle di pregiata seta proveniente dalla lontana Asia, oppure con tweed rustico e velluto devoré.
Fonte cover Madame Figaro
Chi è Sadiq Khan, il nuovo sindaco di Londra
“Strada per Strada, da sinagoga a moschea, da chiesa a gurdwara”.
Sintetico ed efficace è stato questo il messaggio, più che slogan, che Sadiq Khan è riuscito a mandare alla popolazione londinese.
Un messaggio che ha fatto si che oltre un cittadino su due lo votasse, portandolo a diventare sindaco al primo turno.
Un messaggio sociale ma anche politico molto forte, in un anno in cui la popolazione britannica ha attraversato le elezioni politiche, il referendum sull’indipendenza della Scozia e in cui si appresta a votare quello sulla cosiddetta Brexit dall’Unione Europea.
Soprattutto in un’epoca in cui l’Europa dei popoli, di Schengen, delle frontiere aperte, vede riaffiorare sentimenti nazionalisti e spesso xenofobi (quando non addirittura neo-nazisti).
Sadiq Khan fa il suo giuramento da sindaco in una chiesa anglicana – la chiesa “di Stato” britannica al cui vertice c’è la corona inglese – e lo fa attorniato da amici, rappresentanti di tutte le maggiori comunità religiose della città che condivide con New York il record di maggiore interculturalità e multirazzialità ed etnicità del mondo intero.
Un messaggio unificante per la sua città, per le comunità che la popolano e rendono tra le capitali più vive del mondo, in cui meno del 20% della popolazione è “britannica da tre generazioni”.
Sadiq Khan si candida ad essere “il musulmano più influente d’Europa”, e questo ha almeno tre ripercussioni potenti. La prima per l’Inghilterra, che si colloca nuovamente come faro in Europa, capace di mostrare un modello multietnico vincente. La seconda verso l’Europa xenofoba che ha spesso visto nel referendum scozzese e in quello sulla Brexit una “via da seguire”, e che oggi si ritrova a dover gestire questo messaggio. La terza riguarda il mondo musulmano, e le parti più radicali ed estremiste, che oggi oltre alla via dell’Isis, hanno la via londinese come contraltare di integrazione.
La campagna elettorale con il conservatore Zac Goldsmith, è stata una sorta di favola: “il buono, figlio di immigrati proveniente dalla working class, sconfigge il cattivo, ricco rampollo di una famiglia aristocratica inglese”.
Una favola inglese quasi quanto lo fu quella di Diana.
Ha criticato il gap sociale, sostiene la costruzione di case popolari e intende bloccare l’aumento dei costi dei trasporti pubblici di Londra, città con la metropolitana più cara d’Europa, ma anche in cui il servizio pubblico è alla base della mobilità, dell’economia e se vogliamo anche dell’integrazione. Origini pachistane, quinto figlio di un autista di bus e di una sarta, Sadiq Khan succede dopo otto anni a quel Boris Johnson che si candida contro Cameroon alla guida del partito conservatore.
In una Londra con seri problemi di alcolismo diffuso, specie tra i giovani, alla domanda “cosa fare per l’alcol durante le Olimpiadi” l’ex sindaco rispose “è un problema, ma per quella data faremo scorte”.
Accusato di presunto estremismo religioso, dal suo rivale, ha risposto con fermezza “Sono musulmano, britannico, europeo, laburista, avvocato, padre. Ho amici di tutte le religioni e amo Londra perché le rispetta tutte”. Ha spiegato il perché secondo lui la Gran Bretagna debba restare in Europa .
Mentre i cugini americani discutono le tesi di Trump, Sadiq Khan è la risposta inglese, e sostanzialmente vorremmo fosse la risposta europea, a quel modello. Che è di oltre Atlantico, ma anche di parte importante di pesi e regioni europee.
Mary Katrantzou: “esplosione” pop a Londra
Fascino anni cinquanta e allure vintage reso moderno da pattern vivaci colmi di messaggi.
Il cuore, simbolo di romanticismo e la farfalla, l’unione perfetta tra libertà e bellezza. Segni grafici coloratissimi e pop.
Mary Katrantzou si diletta ad immaginare una donna in tutto il suo meraviglioso garbo ma allo stesso tempo in tutta la sua sconveniente severità. La collezione autunno/inverno 16-17 della stilista greca presentata a Londra, è un esplosione di colore e di effetti grafici sorprendenti. È casta. È pudica.
La sensualità della donna va incontrandosi nelle gonne longuette fascianti e, sorprendentemente nel foulard che le cinge il capo come in segno di rispetto prima verso sé stessa, poi negli altri.
La donna immaginata dalla stilista ellenica, siede garbatamente in sella su di una vespa o si lascia baciare dal vento in una cabriolet decappottata. Ecco, la libertà: una missiva importante che vede come destinataria una donna emancipata.
Pantaloni attillati, abiti longuette fascianti, spolverini eleganti, lunghe vesti in tulle leggere e sensuali. La collezione di Katrantzou è variopinta e multiforme e si compone di pelle, tulle e chiffon e di magnifici disegnii, pois e dettagli animalier.