La sensualità senza tempo di capi iperfemminili si sposa con note tailoring, in una collezione eterea: Bouchra Jarrar, alla sua seconda sfilata per Lanvin, sceglie di addentrarsi attraverso atmosfere delicate e sognanti, che uniscono romanticismo e glamour. “Una femminilità tenera e forte”, quella perseguita dalla stilista, che ha commentato:” Non è un atto politico, ma nel mondo in cui viviamo oggi è importante dare bellezza e amore”. La collezione non lesina certo in bellezza allo stato puro, intrisa di note delicate, a partire dalla palette cromatica, che indugia in toni pastello, come il rosa pallido. In passerella parata di top model, dalla giovanissima Vittoria Ceretti a Bella Hadid, solo per citarne alcune. Ma se credevate di venire sopraffatti da un’irrefrenabile ondata di capi dalle suggestioni bon ton, sarete pronti a ricredervi clamorosamente: l’aura leggiadra delle prime uscite della collezione viene sapientemente stemperata da tailleur e suit dalle linee mannish, che bilanciano perfettamente la collezione conferendogli un tocco strong che non guasta. La musa di Jarrar ha un’anima bifronte: la stilista, che ha fatto il suo debutto nella maison la scorsa primavera, dopo il clamoroso addio di Alber Elbaz, resta fedele all’estetica del marchio, con una collezione che non lesina in pantaloni fluidi dal piglio sartoriale e giacche biker. Ma lo swing e la personalità della designer sembrano essere proiettati in un universo patinato che fonda le proprie radici in una femminilità in chiave couture. Ricordano quasi i costumi dell’Opera certi capi che si alternano sulla passerella, impreziositi da stampe iconiche, come i cigni, le fenici e gli uccelli esotici. Come un’etoile, la donna Lanvin ostenta tutù in chiave ready-to-wear, caratterizzati da scollo all’americana, maniche in pizzo e gonna in mousseline. Bluse romantiche si uniscono attorno al collo, in un gioco di silhouette: torna prepotentemente alla ribalta la vita alta, per gonne e pantaloni.
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L’eleganza concettuale di Lanvin
Tra arditi grafismi e suggestioni luxury sfila la nuova eleganza firmata Lanvin: Lucas Ossendrijver disegna una collezione intrisa di geometrie, giocando con i volumi e le proporzioni, in un’estetica concettuale. Lo stilista dichiara di essersi focalizzato, per la collezione AI 2017-18, “sulla forma, sulla costruzione e sui tagli”: il risultato è un tripudio di capispalla perfetti per la quotidianità. “Elevare la vita quotidiana”: questo è il mantra a cui Ossendrijver si ispira per una collezione ricca di charme, che ridefinisce i codici stilistici tradizionali della maison Lanvin. Sfila un uomo concettuale ed esistenzialista, tra camicie a quadri, parka e codici rubati ad una classicità che non smette di affascinare lo stilista. “La vita di tutti i giorni. Ma non il reale, più di quello. Fa un po’ paura questo aspetto di sembrare normali. Ma nella moda dobbiamo andare oltre, portando qualcosa di nuovo. E da questo punto abbiamo iniziato a lavorare sulle strutture, sul tailoring”, così Ossendrijver commenta il mood della collezione. Riscoprire la classicità apportando però una ventata di freschezza, a partire dalle giacche dalle silhouette smilze o ancora puntando all’essenzialità, che assume una vena provocatoria nelle sciarpe, su cui campeggia la scritta inequivocabile, “Nothing”. Nichilista ed introspettivo, l’uomo Lanvin è alla costante ricerca di nuovi stimoli. Reazionario e ribelle, l’uomo non teme di indossare il cappotto sul petto nudo, o la calza sopra il pantalone. I volumi sono over e le suggestioni predominanti sono sporty. Nulla è lasciato a caso, ma “ogni pezzo viene pensato”. Largo a parka e felpe techno, impreziosite da grafismi arditi. Asciutta eppure efficace, l’eleganza Lanvin piace per la sua scarna estetica. “Il mio lavoro è elevare ed ispirare, fare in modo che le persone vogliano acquistare i capi. Questa è la moda”, ha commentato Ossendrijver.
Lanvin: non convince il debutto di Bouchra Jarrar
Non convince del tutto il debutto del designer Bouchra Jarrar, fresco di nomina in casa Lanvin dopo l’addio alla maison di Alber Elbaz.
L’eredità lasciata dal couturier non è certo facile da fronteggiare e forse Bouchra ha agito come avrebbe dovuto fare un debuttante che ha l’obbligo di convincere una platea orfana di un grande stilista.
La collezione, difatti, appare un gradino sottotono rispetto alla passate proposte dell’azienda.
Seguendo la fisionomia della maison, Jarrar sbircia negli archivi di Lanvin proponendo sulla passerella capi minimalisti, dalla foggia maschile, abiti trasparenti e capispalla (come il chiodo) che donano un allure rock alla collezione.
Criticare l’operato di Jarrar appare dunque ancora primitivo. Il rodaggio di Bouchra sarà giustificato solo con la presentazione della prossima collezione.
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Fonte cover madame le Figaro
Fonte gallery vogue.com
Parigi, Lucas Ossendrijver festeggia 10 anni da direttore di Lanvin Homme
“Lanvin vuol dire romanticismo” ha dichiarato Lucas Ossendrijver, da 10 anni esatti direttore creativo della moda uomo della maison. Frase che stona un po’ con una sfilata di moda tutta cinghie ed elementi metallici. Ma a ben guardare, il romanticismo c’è: rose come tatuate sulle camicie, frecce di cupido che fanno da fibbia alle cinture o da decorazione ai maglioncini, versi di poesie d’amore attorno alla cinta dei pantaloni. Dettagli poetici in una collezione di moda uomo in cui il protagonista è l’accumulo (apparentemente casuale) di strati, capi e tessuti. Sulla t-shirt a girocollo si indossa una camicia di seta aperta, e sopra ancora un leggerissimo parka. I capispalla sono stati creati da Ossendrijver e dallo staff creativo di Lanvin con una cura maniacale, per poi essere schiacciati sotto una pressa appena prima della sfilata. Eleganza noncurante, negazione della bellezza, mortificazione di tessuti preziosi hanno reso questa sfilata di moda un po’ originale e molto destabilizzante.
La stessa maison Lanvin è di fatto un territorio destabilizzato, un campo minato il cui equilibrio è stato appena sconvolto da un tornado. Dopo il burrascoso addio dello storico direttore creativo Alber Elbaz, la nuova designer Bouchra Jarrar attende il debutto ufficiale con la sfilata di moda donna del prossimo settembre. I riflettori sono puntati sulla stilista e sulle possibili rivoluzioni che apporterà all’estetica femminile del brand, e i dubbi sul futuro della maison non potevano non coinvolgere anche la moda uomo. “Sono tempi strani per la moda, e per il mondo in generale – ha dichiarato diplomaticamente Lucas Ossendrijver commentando la sua collezione – Ho deciso semplicemente di essere creativo. Non c’era molto altro che potessi fare“. Ed eccolo allora a presentare una sfilata stratificata, in cui visioni estetiche e messaggi si accumulano e si confondono per festeggiare i suoi primi 10 anni alla guida della divisione maschile. Qualunque cosa accada a Lanvin nella prossima fashion week, questo è stato il primo traguardo di Ossendrijver e difficilmente permetterà a dubbi e polemiche di rubargli la scena.
Lanvin: il post Alber Helbaz tutto da rifare
Orfana di un valido direttore creativo. Un cambio di immagine talmente repentino che ha lasciato l’amaro in bocca agli estimatori della maison storica Lanvin.
Con l’abbandono della direzione creativa di Alber Helbaz circa quattro mesi addietro, il team creativo è stato affidato a Lucio Finale e Chemena Kamali che, con immani sforzi, hanno creato una collezione autunno/inverno 16-17 quasi abbozzata e, comunque, lontana dai canoni estetici del marchio Lanvin.
Il progetto creativo punta ad esaltare gli anni ’80 proponendo capi leggeri e dai colori smorti, rivitalizzati con dettagli in pizzo o con tagli sotto il seno. Gli abiti sottana in seta proposti dal duo di stilisti, affannano ad emergere abbinati a pellicce e a stole in vello di animale che amplificano in difetto l’allure vintage della collezione.
Broccati e motivi jacquard disegnano giacche aderenti e abiti scivolati. Maxi skirts plissettate, corpetti con baschine, boleri in Principe di Galles abbinati a pantaloni abbondanti. Opulenza di ruches e di tessuti laminati. In questa miriade di contaminazioni, non mancano altresì capi extralarge e pantaloni a vita alta in velluto.
Per gli accessori dominano stiletti a punta con fasce incrociate che avvolgono il collo del piede, mini bag e bijoux importanti con cristalli.
Per le immagini fonte Madame Figaro
Alber Elbaz lascia Lanvin
Non si può mai star tranquilli, è proprio il caso di dirlo: dopo l’inaspettato divorzio tra Raf Simons e Dior tocca ora a Lanvin creare scalpore.
Aber Elbaz, dopo quattordici anni alla direzione creativa della celebre maison francese, ha lasciato il suo incarico.
A dare per primo la notizia è stato il sito Women’s Wear Daily: secondo rumours fidati, il designer israeliano avrebbe maturato la decisione di abbandonare la maison a causa degli ormai insormontabili contrasti con la dirigenza aziendale del marchio, in primis con Shaw-Lan Wang e Michèle Huiban, CEO di Lanvin.
Una riunione straordinaria convocata questo pomeriggio tra i vertici del brand e i dipendenti avrebbe visto Elbaz fare già le valigie e lasciare il suo studio in Rue du Faubourg Saint-Honoré. Ora riflettori puntati sul suo successore.
Certo è che questi divorzi in seno alle maison più autorevoli del panorama internazionale non sono passati inosservati agli occhi degli addetti ai lavori. Se è vero che la moda è una tra le più nobili forme d’arte, assai difficile appare talora il connubio tra le strategie di marketing e le ispirazioni -mutevoli e assolutamente scevre dalle logiche di mercato- dei loro direttori creativi. Una piccola rivoluzione che sta suscitando clamore nel fashion biz, ma che auspichiamo possa magari riportare le case di moda a riscoprire la propria essenza più autentica.
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Lanvin P/E 2016: groupie metropolitana
Cinquanta e più sfumature di stile hanno calcato la passerella di Lanvin: un viaggio dal rigore formale e sartoriale fino al mood più sparkling, tra paillettes e lustrini, ma anche ruches e fiocchi: questa è la Primavera/Estate 2016 vista da Alber Elbaz.
Essenziali i tailleur, declinati nei toni black&white; tornano in auge i pantaloni a vita alta e una raffinatezza che da sempre è al centro dello stile della maison. Elbaz supera se stesso in una collezione eclettica e ricca di sorprese, che intende svelare il processo di costruzione del capo: abiti dai suggestivi drappeggi che ricordano i pepli greci vengono immortalati nelle varie fasi della loro creazione e sfilano ancora imbastiti, mostrando fieramente sfilacciature e cuciture in vista che li rendono ancora più unici.
Suggestioni Roarin’ Twenties nei mini dress con frange stile Charleston si uniscono a capi in raso impreziositi da paillettes e cappottini a stampa animalier. Corsetti in vista, pizzo nero e stampe ardite su mini abiti dalle ruches iperfemminili. Si continua con lunghi abiti stampati e dettagli di stampo vintage, come i fiocchi e le camicie. Uno stile che ricorda da vicino le Groupie anni Settanta. Collane di perle e altri vezzi femminili divengono marchi distintivi della celebre maison fondata nel lontano 1885 da madame Jeanne Lanvin, e vengono ora riproposti come iconiche stampe su abitini, borse e capispalla.
Dichiarato l’intento di Elbaz, intenzionato a mostrare gli estremi attraverso cui passa il processo di costruzione dei capi: si passa dalla genesi del capo, ancora imbastito, fino alle ultime fasi che vedono capi finiti e impreziositi da mirabili decorazioni paillettate e da maxi fiocchi couture. Una sfilata all’insegna della discordanza, quindi. L’eclettico designer ci accompagna in un viaggio dall’austerity di capi ancora in fieri fino all’opulenza di un overdressing mai scontato e ricco di inediti giochi stilistici. Gli estremi fanno tendenza, come le borse di due tonalità differenti.
Se credevate che il logo non fosse di tendenza siete stati clamorosamente smentiti: sfilano in passerella borse, capispalla e abiti recanti in bella vista il logo “Lanvin Faubourge St. Honore”. Lo stilista israeliano, classe 1961, definito da Suzy Menkes “l’amico ideale di ogni donna”, ci ha incantati.
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Eleganza dandy per la notte
Eccentrico, elegante, intellettuale, snob, nostalgico, sprezzante, superiore, esteta, anticonformista, indifferente, raffinato, questi gli ingredienti del dandy dal lontano ‘ 700 ad oggi.
Il dandy, il cui motto è “vivere la vita come fosse un’opera d’arte” è il ricercatore dell’estrema eleganza e perfezione, dall’atteggiamento allo stile di vita, dal culto dell’intelletto alla cura nel vestire.
Oscar Wilde, Charles Baudelaire, il conte Montesquiou de Fezensac, Gabriele D’Annunzio e primo tra tutti George Bryan Brummel, i dandy più famosi della storia. Fu proprio il lord George Bryan Brummel detto “il bello” ad istituire la moda del “dandy”, inserendo l’uso dei pantaloni lunghi a tubo, delle giacche da frac, delle cravatte bianche inamidate e delle vestaglie e giacche da camera. Non solo eleganza in società quindi, ma cura e ricerca estetica anche per la notte, la stessa cura che il brand Villa Delmitia valorizza per portare il lusso all’interno di casa.
Le collezioni Villa Delmitia sono destinate ad un pubblico esigente e ad una clientela dai gusti classici e raffinati. Capi destinati ad importanti brand quali Lanvin, Louis Vuitton, Christian Dior, Hermes.
Villa Delmitia utilizza materiali nobili quali la seta ed il cashmere ed è presente non solo in Europa ma in USA e Russia.
“Il modo di vestirsi è la rappresentazione esteriore della nostra filosofia della vita.” Charles Baudelaire
Qui i capi Villa Delmitia: