Irriverente, provocatoria, a tratti dissacrante: la collezione autunno/inverno 2017-2018 di Jeremy Scott è riuscita anche questa volta a monopolizzare l’attenzione della fashion week newyorkese. Lo stilista sceglie come figure di riferimento cui ispirarsi icone del calibro di Elvis, Michael Jackson e Gesù Cristo, in bilico tra glam e suggestioni escatologiche. L’enfant terrible della moda americana sceglie l’idolatria come punto di partenza della sfilata, in un crogiolo di ispirazioni e citazioni che spaziano dalla Barbie doll al glam anni Settanta, dalla femminilità Fifties alla religione: ecco l’iconografia di Gesù fare capolino da t-shirt e felpe, mentre abitini più simili a babydoll sdoganano lo slogan “l’amore puzza”. Largo a pellicce in tinte neon che profumano di Seventies, tra capelli rosa shocking e citazioni glam rock; apre la sfilata una Gigi Hadid strizzata in completi da cow girl, tra ironia all over ed idolatria. Nel front row spiccano Kylie Jenner e Sofia Richie. Sfilano note animalier e glitter all over, tra calze a rete e tocchi fur: la palette cromatica abbraccia le tonalità baby. In passerella sfila una party girl strizzata in iconici capisaplla glitterati, tra pelliccia e mini dress iconici tempestati di paillettes e pelle nera dal mood aggressive: opulenza ed overdressing negli sfarzosi capispalla con inserti di pelliccia, tra stampe leopardate e velluti preziosi. Non mancano come di consueto le stampe cartoon, cifra stilistica di Jeremy Scott, e capi che evocano innocenza giovanile, come le ciglia finte disegnate sugli occhi delle modelle. Jeremy Scott non si smentisce nemmeno stavolta, portando una ventata di aria fresca sulle passerelle della Grande Mela.
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Moschino gioca con la moda e crea una collezione SS17 parodia
MOSCHINO PRIMAVERA ESTATE 2017 – LA MODA PARODIA DELLA MODA
Avete mai giocato a “Gira la moda“? Probabilmente Jeremy Scott sì, perché lo ha riproposto in passerella durante la Milano Fashion Week!
La collezione primavera estate 2017 a quanto pare è un gioco divertentissimo, dove poter vestire le modelle e cambiarle d’abito a piacimento, come si faceva con i modellini di carta. Così i vestiti sono dei disegni effetto trompe l’oeil con tanto di linguetta, i boa di struzzo vengono soppiantati da cartonati, i cappelli e i gioielli dipinti su carta e i mega fiocchi solo un’illusione.
Il fashion show di Moschino rimane sempre il più atteso e non manca mai di stupire, riprendendo lo stile ironico e irriverente del maestro Franco Moschino, che proponeva una moda, parodia della moda.
Le donne in questo show diventano dei manichini di carta e gli abiti uno scherzo non indossabile, anche se Jeremy Scott accontenta le fanatiche del brand con una capsule acquistabile subito dopo la sfilata, ispirata al libro “La valle delle bambole” di Jacqueline Susann del 1966, una collezione carica di una potente dose di pillole.
Pillole da successo, pillole da fama, pillole ostentazione del proprio stato sociale, sulle borse, stampate sulle felpe, pillole riconoscimento di una psicosi nuova malattia dei ricchi. Parodia anche questa?
Fatto sta che quando a indossarle sono Irina Shayk, Gigi Hadid, Bella Hadid e Anna Cleveland, diventano simbolo di potere e di charme, come quello che trasmette la Cleveland con il suo ingresso in passerella, eclettica, magnetica, scenografica.
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Jeremy Scott omaggia la Grande Mela
La collezione Primavera/Estate 2017 firmata Jeremy Scott porta sulla passerella newyorkese una ventata di colore velata da un pizzico di nostalgia. Tuttavia lo stilista non cede a sentimalismi che non gli appartengono: è piuttosto una dichiarazione d’amore alla vecchia New York a prendere forma. La New York degli anni Ottanta rivive dipinta su capi iconici, nei raggi x che vengono immortalati su mini dress che omaggiano a Warhol e ai nightclub.
Disco music e note fetish sbucano da capi dai colori vitaminici ma anche da due pezzi in pelle nera, tra borchie e latex dall’appeal aggressivo. Tridimensionali le stampe: sono volti e gambe femminili. Largo a trench in pelle, lingerie a vista, occhiali anni Cinquanta, pattern grafici audaci ed irriverenti, e ancora volumi oversize e bustier con zip frontale.
Sexy e sicura di sé, la donna che calca la passerella strizzata in abiti di paillettes sembra uscita da un party, nell’atmosfera euforica della Grande Mela. I riferimenti non sono certo velati, come è consuetudine in casa dello stilista. Riusciti gli omaggi alla Pop Art che si sposano alle consuete stampe cartoon, tanto care al designer: ora sono i grattacieli ad impreziosire i capi, per una disco queen perfettamente a suo agio nella Big Apple. Chiudono il défilé capi scultorei interamente ricoperti di paillettes, per geometrie ardite ma efficaci.
(Foto tratte da WWD)
Moschino: collezione cruise 2017 all’insegna del gipsy
La città di Los Angeles ha ospitato la sfilata resort 2017 del marchio Moschino alla quale sono accorse celebs come la top model Cindy Crawford, Caitlyn Jenner e la cantante Kate Perry, pronte ad applaudire sedute nel front-row, la collezione estremamente easy dello stilista Jeremy Scott.
Completamente fedele alla filosofia del brand, il designer americano ha confezionato una collezione ad hoc, giocando su un mix di fantasie, che rappresentano il focus di quest’ultimo défilé.
Il mood, dal sapore anni ’60, viene concepito attraverso ricami “Hippy” e patchwork, caratteristiche che riportano negli anni d’oro della libertà individuale del soggetto.
Le margherite multicolor si posano delicatamente sul giubbino nero e sugli smoking, l’unica “nota severa” della cruise 2017 di maison Moschino.
Fiori in 3D, fanno da cornice ad un caleidoscopico abito che rappresenta, al suo centro, un Ganesh (motivo peraltro ricorrente nella collezione), simbolo di un totale equilibrio tra energia maschile (Śiva) e femminile (Shakti), ossia tra forza e dolcezza e la capacità discriminativa che permette di distinguere la verità dall’illusione.
Il maculato, rasenta il kitsch e il vedo non vedo dell’abito vestaglia disegnato da Scott, dona una velatura di sensualità ad una collezione esageratamente pop e disperatamente gipsy.
Fonte immagini e cover Vogue.com
Moschino. A giugno la prima sfilata a Los Angeles
Meta sempre più ambita dal fashion biz, Los Angeles si fa spazio nella moda attirando a sé una schiera sempre più attiva di stilisti che scelgono la Città degli Angeli per presentare le loro collezioni.
Già nel 2015, Louis Vuitton, Tom Ford e Burberry, avevano organizzato eventi ad hoc per esibire i loro défilés sulla costa ovest degli Stati Uniti.
A dimostrare la forza promotrice di una metropoli che tutto offre e nulla nega, è stata la maison di lusso Saint Laurent che ha sfilato lo scorso febbraio in occasione dell’award season.
Notizia di poche ore fa, vede protagonista la casa di moda italiana Moschino che ha deciso di presentare la collezione uomo primavera/estate 2017 a Los Angeles il prossimo 20 giugno, all’interno della piattaforma di eventi internazionali Made, abbandonando al momento la passerella londinese.
Made, nata all’interno della New York Fashion Week, è un vero concentrato di divertimento con eventi di musica, arte, moda e spettacoli creati con l’intento di intrattenere tutti i suoi avventori, con un tocco di glamour che non guasta mai.
Molto probabilmente, Jeremy Scott, attuale direttore creativo del marchio, presenterà un’anteprima della pre-collezione donna spring summer 2017 dove farà seguito un after party che vedrà la partecipazione di numerose celebrity, vicine allo stilista americano.
“Vivo a Los Angeles da oramai più di dieci anni, e l’idea di far sfilare Moschino nella West Coast è sempre stata nei miei pensieri da quando sono stato nominato direttore creativo del brand”, ha dichiarato lo stilista con enfasi in un comunicato ufficiale.
Fonte cover i-d.vive.com
Moschino mette in scena il surrealismo – in un mondo decadente di donne bruciate
Pare che dar voce alle fantasie più recondite sia il suo più grande divertimento – è così, con la riconoscibile pungente ironia, che Jeremy Scott mette in scena quello che senza dubbio si può definire lo spettacolo più atteso della Milan Fashion Week 2016 – la sfilata di Moschino!
Un po’ come faceva Lewis Carroll nei suoi libri – Jeremy Scott trasforma l’impossibile in possibile – in un’atmosfera decadente, con arredo pomposo fatto di drappeggi in velluto rosso bruciato, enormi cornici dorate rotte, un ambiente che ricorda il mondo fiabesco di La Bella e La Bestia.
Lo stesso mondo dove tutto è animato, dai candelabri ai lampadari, presenza ingombrante in passerella e applaudita a tappeto.
La donna Moschino veste una moda ribelle, di carattere, una donna che ricorda, negli abiti, una Miss Havisham in “Grandi Speranze” (interpretata dalla musa e moglie di Tim Burton, Helena Bonham Carter) – una sposa che prende fuoco accidentalmente.
Il chiodo di pelle, must have della collezione F/W 16/17 è reinterpretato in chiave pop rock, così anche gli abiti dove catene ricreano la struttura di uno scheletro – una donna surreale che indossa cappelli alla Schiaparelli e orecchini-sigaretta. Il surreale diventa il mondo in cui viviamo – ed è fatto di fuoco – fiamme e…donne!
Guarda qui tutte le foto della sfilata Moschino F/W 2016/17:
Esclusiva The Rotten Salad, compie due anni!
L’intervista alla Rotten Salad non poteva cadere in un momento migliore, visto che il 10 novembre 2015 ha compiuto due anni.
Due anni sottolineati da ironia e satira, parodie e critiche, da outfit improponibili e sconvolgimenti in programma che forse Valentina – vero nome che si cela dietro il personaggio di The Rotten Salad – qualche anno prima non si sarebbe mai aspettata.
Valentina Schifilliti è una ragazza brianzola under 30 con una spiccata capacità di metterti a tuo agio anche quando ti accorgi che hai dimenticato l’agenda ufficiale in macchina e ti puoi avvalere solamente di una super teen Smemoranda fucsia piena di adesivi per mascherare meglio la prossima entrata ai 30; è brillante, ha sempre la battuta pronta, non ti lascia mai a corto di parole e dunque non ti fa incappare in discorsi semi-filosofici alla Uma Thurman in Pulp Fiction a proposito dei lunghi silenzi. Con la stessa naturalezza con cui una ragazza parlerebbe del nuovo lucidalabbra comprato da Kiko, lei ti spiega come sia giunta a parodiare alcuni look delle tre celebri Chiara (Ferragni, Biasi, Nasti n.d.a) o come sia potuto nascere il suo ultimo personaggio Mira Le Bocc. Ed infine, diversamente da quello che ci si possa aspettare dato il seguito di followers, è di una semplicità disarmante: altri, infatti, magari mi avrebbero accolto con un look all’ultimo grido, lei si è limitata a chiedermi “Ti dispiace se nel mentre pelo le patate?”.
The Rotten Salad è nata inizialmente come personaggio – parodia delle più tre celebri fashion blogger italiane, diventando poi simbolo ironico di un modo patinato, inarrivabile, inavvicinabile e che spesso solo gli addetti ai lavori possono comprendere. Anzi, talvolta nemmeno quest’ultimi (leggete l’intervista e poi capirete perché). Dopo essersi vista sbarrare la strada del suo lavoro, quello per il quale gli anni di università erano davvero valsi a qualcosa per un certo periodo di tempo, si è reinventata totalmente.
L’intervista non poteva capitare in un momento migliore: a novembre hai compiuto due anni da Disfashion Blogger. Come hai festeggiato questo secondo compleanno?
Con il video – parodia di “Roma – Bangkok”, che racchiude tutto questo tempo dedicato al mondo del disfashion. Figurati, è anche uno dei miei video più visti, insieme a quello girato durante la Vogue Fashion Night 2015 e la Fashion Week di febbraio. In questo video ho voluto sottolineare tutto ciò che più meritava di essere ironizzato delle persone che ho “reinterpretato”, dedicando particolare attenzione a qualcuno di loro.
A proposito: hai mai avuto timore di qualche particolare affronto da parte di alcune persone parodiate?
No, perché è appunto una parodia. Io non mi accanisco personalmente su nessuna di loro, ma enfatizzo solamente alcuni aspetti del loro personaggio rendendolo meno serio e serioso. Anzi, a dir la verità mi sarebbe piaciuto ricevere qualche reazione in più come confronto, ma a parte Chiara Biasi – che mi ha anche dedicato una foto su Instagram in cui la si vede che ride davanti al mio video, non è giunta nessun’altra risata o eventuale insulto.
Quindi pensi che non ci sia più bisogno di parodiarle così tanto, se comunque non danno segni di vita?
No, io continuerò a parodiare gli outfit delle blogger ma non in modo così massiccio come successo agli inizi. Insomma, è passato del tempo e mi sono accorta che posso dedicarmi anche ad altro e altri, tanto che negli ultimi mesi ho dato più spazio a Mira Le Bocc che alle tre Chiara. Certo è che non smetterò mai di girare video e interviste durante le Fashion Week, perché mi diverte troppo avere il ruolo di giornalista d’assalto che tenta di mostrare il lato nascosto di questi eventi che paiono così cool da essere inavvicinabili. Per quanto cambiare ed evolvere il mio personaggio mi piaccia, so che posso incappare in un rischio non irrilevante, ovvero che i miei followers non condividano molto il cambio di rotta. Loro mi hanno supportato fin dagli inizi per quello che la Rotten Salad proponeva e ogni giorno mi hanno aiutato a portare avanti questo lavoro. Dall’altra parte, però, mi sostiene l’idea che il cambiamento potrebbe farmi avvicinare ad un altro tipo di utenza.
A proposito della Fashion Week, com’è andata la tua ultima intervista?
(Ride). Allora, è andata assolutamente bene se vogliamo spiegarla in chiave Rotten: durante i due video girati (uno dedicato alla VFNO e uno alla FW in sé) mi sono accorta di quanti fossero stati lì solo perché faceva figo esserci e questo vale anche per gli stessi e stesse blogger che non sono nemmeno riusciti a spiegarmi perché la serata si fosse chiamata “Vogue Fashion Night Out”. Che disdetta! (Ride ancora). Figurati che alcuni personaggi hanno sorpreso anche me! Pensavo di essermi abituata un po’ a tutto, invece il mondo continua a stupirmi. Capisci perché non posso smettere di girare i video durante le Fashion Week?
Rispetto alle ultime sfilate, soprattutto pensando a quella di Moschino che ha proposto una linea piuttosto eccentrica e dedicata al mondo della strada, un particolare abito ricorda un outfit di Chiara Ferragni parodiato anni fa. Dai, possiamo dirlo allora: il mondo del fashion si sta rivelando Rotten!
Ironia della sorte, questa. Appena ho visto la collezione ho sbarrato gli occhi e ho pensato a quella foto scattata la scorsa estate (nel 2014), in cui indossavo un pezzo di rete color arancione utilizzata per delimitare i cantieri. Nel momento in cui l’ho scattata ricordo di aver pensato che la mia immaginazione fosse davvero andata troppo oltre, ma poi mi sono ricreduta grazie a Jeremy Scott: al peggio non c’è mai un vero limite. Comunque potrei quasi vantarmi di aver anticipato un abito d’alta moda! Se chiedo il copyright dici che ricavo qualcosa?
Dedichiamo un piccolo spazio al tuo personaggio Mira Le Bocc per chi ancora non lo conoscesse. Parodia della photographer anni 2000 che vede il mondo con gli occhi photoshoppati. La tua Mira Le Bocc enfatizza tantissimo alcuni aspetti social che in realtà mettono una gran tristezza, perché fa rendere conto che mezzi nati per semplici condivisioni sono oramai diventati mezzi per l’autoproclamazione ed esibizionismo, del tutto leciti ma dei quali forse ai tempi, nella testa dei fondatori, non è mai passata nemmeno l’idea.
Esatto. Ma prima di tutto vorrei sottolineare un aspetto importante che non è stato colto da molte persone: io ironizzo il fotografo / la fotografa in sé di questi tempi, non ce l’ho con nessuno in particolare. Alcuni hanno pensato ce l’avessi a morte con Nima Benati che mi ha dato solo un semplice spunto essendo la fotografa più in vista degli ultimi tempi, ma fosse stata Tal De Tali avrei preso spunto da lei. Semplice. Esattamente come per le tre Chiara. Di questi tempi Instagram, Facebook, Twitter ma soprattutto i follower sono diventati di vitale importanza come ricordarsi di respirare: se non hai abbastanza seguaci e non sei sempre perfetta, non sei nessuno e magari qualcuno ti snobba pure. Pazienza, le persone comuni vivono lo stesso, ma questo aspetto non poteva passarmi inosservato. O meglio, non alla Rotten…
MILANO FASHION WEEK: DA MOSCHINO IL CANTIERE È CHIC
Lavori in corso da Moschino, per la Primavera/Estate 2016: sfila una collezione all’insegna della consueta ironia, con tocchi couture e suggestioni Pop Art.
Caschetto giallo d’obbligo, ma con veletta anni Cinquanta, per una sfilata ambientata su una fantomatica autostrada. Eccessiva, irriverente, fieramente sopra le righe, la donna Moschino è chic anche quando indossa capi profilati di catarifrangenti o t-shirt oversize che rappresentano veri cartelli stradali.
L’austerity di tailleurini bon ton si annulla nell’ironia di curiosi copricapi ispirati ai segnali stradali, la seriosa severità di lunghi abiti a sirena viene annullata dalle stampe ispirate a Roy Lichtenstein. Jeremy Scott non smette di stupire, in una nuova sfilata-evento in cui il mood pop si mixa al cartoon d’ordinanza, ormai sdoganato in chiave fashion dalla maison italiana.
Con l’estro creativo del designer americano, Moschino incanta Milano e si conferma come lo show più atteso ed entusiasmante della settimana della moda. Chiavi inglesi su abiti da gran soirée dalle linee Fifties: largo a sontuose gonne a ruota e punto vita strizzato, per dive contemporanee.
Funky pop per spunti paesaggistici forse ispirati alle luci di Las Vegas, i segnali stradali prendono vita e si impossessano della donna Moschino. Colori fluo per abiti Cadillac, il gran finale dello spassoso défilé ha un inedito protagonista: l’autolavaggio, con capi tubolari a frange che ricordano gli spazzoloni dei car wash. Una couture ironica, per abiti che sono vere e proprie installazioni pop. Quando l’ironia è chic.
(Foto Madame Figaro)
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